Recensione Outlander Episodio 505: Perpetual Adoration

“La vita non ha l’obbligo di darci quello che ci aspettiamo.” (Margaret Mitchell)

C’è un momento, a volte più di uno, nella vita di tutti, in cui il passato torna prepotentemente a galla e ci fa domandare se abbiamo davvero fatto la scelta, le scelte giuste. A volte possiamo solamente guardare, non c’è tempo per tirare le somme. Ma le conseguenze ci accompagneranno, in ogni passo. In questo quinto episodio della quinta stagione “Perpetual Adoration” ritroviamo tutte le linee del cuore. Perché, alla fine, passa tutto da lì. Dopo il riassunto, che ci proietta nel bel mezzo della stagione passata e ci porta a spasso in questa, arriva il piccolo inserto pre quadro, la novità del montaggio di questa stagione. Ed arriva con il viso di Claire, subito dopo un ostensorio con la particola consacrata dentro, per l’adorazione perpetua. Di una Claire nella seconda metà degli anni Sessanta del Novecento. “Quante volte ho messo le mie speranze, le mie paure, i miei desideri segreti, nelle mani di una creatura che non posso vedere, che non posso sentire e nemmeno percepire? E quante volte le mie preghiere sono state esaudite?” e da quella donna addolorata, in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento, guardiamo la Claire del tardo diciottesimo secolo che al microscopio osserva la muffa e, finalmente, l’ha trovata. Le preghiere sono state esaudite o è la tenacia di una donna che non si arrende ad averle dato quel che cercava? In un delizioso duetto con Marsali, diciamo anche noi “Eureka”, Claire ha sfidato il tempo e la Storia e ha vinto. Che meraviglia quell’abbraccio tra Claire e Marsali. Dopo la sigla, che personalmente amo molto, perché ha tutto il periodo più amato della storia Americana dentro, ecco il quadro: una donna sceglie delle letture e si imbatte in un romance storico (esattamente com’è Outlander, del resto) e lì il mio cuoricino ha sussultato. Era da tempo che sognavo il riferimento ad uno dei brani che più mi hanno divertita e fatta riflettere. Scritto da Alyson Evans e Steve Kornacki, ha la regia della scrittrice e regista Meera Menon. Passato il quadro, che è quello che possiamo dire, dopo tanti anni, il cuore pulsante dell’episodio, è ancora Claire che ci parla “Il tempo si ritrova in molte delle cose in cui le persone riconoscono Dio. La preesistenza e l’eternità, la nozione di onnipotenza, perché niente può fermare il tempo, nemmeno le montagne o gli eserciti. Col giusto tempo, tutto viene sistemato, il dolore diventa parte di noi, le avversità vengono cancellate, le perdite sono accettate, cenere alla cenere, polvere alla polvere. Ricorda uomo polvere sei e polvere ritornerai. E se il tempo è anche solo simile a Dio, immagino che la memoria debba essere il diavolo.” e mentre le lo fa noi vediamo Claire e Frank, sposini, Claire che torna indietro incinta di Bree, Claire in Francia col famoso abito rosso, Claire sul cippo dei Fraser a Culloden, Claire in sella a Donas con Jamie, Claire che rimette a posto la spalla di Jamie, il Cerchio di Pietre, il momento in cui Claire è appena tornata indietro, incinta, la morte di Frank, Geillis che torna indietro nel tempo dagli anni ‘60, Claire che arriva ad Edimburgo e troverà Mr A. Malcom, gli occhi di Claire nell’alba al cerchio di pietre quando sa che Jamie è vivo, il matrimonio di Jamie e Claire, la Pietra che parla, Claire che si affaccia nella tipografia, Jamie che la guarda…e Claire seduta sulla panchina, sul finire degli anni Sessanta. Ho trovato questo momento, questa narrazione nella narrazione, assolutamente incredibile e molto efficace. Ci ha presi per mano e ci ha mostrato qualcosa che tutti sappiamo: partiamo da Claire ed arriviamo a Jamie, all’unico uomo che lei abbia amato, che ama e che amerà, sempre. Claire aspetta Brianna, studentessa universitaria. Si incontrano per andare da Jeveli, un ristorante. Una circostanza rara probabilmente, quando Bree chiede a sua madre se va tutto bene, aveva una voce strana al telefono, Claire risponde di sì (guardiamo la scalinata, il sole, le persone lì sopra, in un parco, la vita di ogni giorno. Quanto c’è di bello nelle nostre giornate? Facciamoci caso) ma in realtà ha perso un paziente. Il defunto ha avuto una reazione allergica alla penicillina, il test non ha rivelato nulla, un raro falso positivo che ha mandato quella persona a cospetto del suo Creatore o del Tempo (giusto per ricordarci che la Scienza non è infallibile ma si basa sulla sperimentazione, in genere sulle persone). Da questa passeggiata ci troviamo catapultate in casa McKenzie, un risveglio intimo di Brianna e Roger, in cui scherzano e parlano di quanto successo a Brownsville e Brianna mette in luce l’aspetto positivo: Roger sa relazionarsi con le persone. L’idea di una possibile frequentazione o creazione di una università, che per un professore di Storia non sarebbe poi così male, viene messa da parte perché il giuramento che Roger ha prestato al colonnello Fraser è valido sia per Fraser che per lui (splendida la rossa chioma di Bree illuminata da sole) e da quel momento idilliaco passiamo al grigio e piovoso arrivo della Milizia di Fraser a Hillsborough. L’accoglienza che gli riservano i cittadini, scambiandoli per Regolatori, non è cordiale. Solo quando apprendono chi siano veramente, li indirizzano dalle Giubbe Rosse. Fermiamoci un momento: le ribellioni, le rivoluzioni, hanno mai, in qualche modo e in qualche tempo della Storia umana, favorito il popolo? O sono sempre state orchestrate da chi era al di sopra, o all’esterno? La verità è che le persone vogliono vivere in pace e bene. Vogliono vivere, per lo più e fino a che la loro vita non è davvero messa in pericolo, o lo sono i loro figli o le persone che amano, non muoveranno un dito per turbare lo status quo. Del resto chi di noi non sa che le cose potrebbero peggiorare? Potrebbero andare meglio, vi sento mentre lo obiettate, ma sapete, come me, che il prezzo da pagare è sempre in vite umane, morti adesso o viventi in condizioni miserevoli, dopo e tutti noi abbiamo a cuore le persone che amiamo ed è per loro che agiamo o non agiamo, più spesso di quanto pensiamo. Jamie Fraser affronta l’unico che dà voce a tutti, espone il motivo per cui sono lì e alla replica sulla esiguità del valore in soldi della vita di un uomo, risponde da quello splendore che è “Non si può dare un prezzo al coraggio di un uomo.” Così raggiungono le Giubbe Rosse nella taverna di William Reed. La prima immagine che abbiamo di questo locale è il manifestino di Ricercato per il Capo dei Regolatori ovvero Mr Murtagh Fitzgibbons. Che riceve un pugnale nel centro della fronte. Lo usano un po’ come il bersaglio delle freccette, pub che vai, bersaglio che trovi. Dopo che Jamie ha dato l’ordine di comprare un barile di rum per gli uomini, accolto benissimo da Myers, è il tenente Knox che introduce il Rosso, ribadendo la sua fiducia nelle azioni di un uomo che stima e ammira. Knox deplorando il tiro al bersaglio ci rende noto che Murtagh è introvabile, come gli aveva suggerito Jamie nel loro addio. Ma se per Jamie quella che Knox gli dà potrebbe essere una buona notizia, per il tenente Red Coat non lo è: il governatore Tryon, infatti, intende graziare tutti i capi dei Regolatori. Dopo tutto quel che hanno fatto, secondo Knox, non è giusto. Ma sappiamo bene che politici e militari raramente vedono le cose nello stesso modo. La preoccupazione di Knox di apparire codardi agli occhi dei suoi soldati, la morte del Regolatore, per sua mano, in prigione, gli dà di che pensare, non deve essere un atto commesso invano, già è pesante da sopportare così. Ma Jamie è pacificatore “Tutti meritano una seconda opportunità!”. Oggi gli direbbero che è “buonista”. Jamie consola Knox, mette via gli occhiali, gli rende il dispaccio e si avvicina al ritratto di Murtagh. Il suo sorriso e lo sguardo con Fergus che gli porta la birra scivolano sulle parole del Tenente che è felice di considerare Jamie un amico e che lo informa, non solo di avere ancora una piccola speranza di catturare il padrino del Rosso, ma di aver fatto richiesta di ricevere il registro dei carcerati di Ardsmuir, perché spera che da quei nomi possa ricavare una traccia che porti a Murtagh. Del resto è più che sicuro che quelli che, tra loro, sono in America, possano aver dato asilo al Capo dei Regolatori. Ma quel “non è servito a nulla” di Jamie l’ho capito diversamente da Knox, a me è parso un: tutto quel dolore e siamo daccapo. Bello anche lo sguardo di Fergus nel sentir parlare della prigione dove Jamie è stato chiuso. Mentre Jamie ovviamente fallisce il lancio in mezzo agli occhi del ritratto del fuggitivo, Claire ci parla ancora (è lei che ci conduce sempre sui passi di tutti, ma qui è come se fosse di nuovo nella prima stagione, in cui la sua voce narrante era molto presente, un altro legame messo su in fase di montaggio, molto apprezzabile) “Da bambina, fissavo le ragnatele aspettando che un insetto vi restasse impigliato. Sebbene una parte di me fosse inorridita dal vederlo agonizzare ero ipnotizzata dal modo in cui le più piccole vibrazioni della ragnatela segnalavano al ragno la vicinanza della preda. Mi chiedo se il tempo è l’eterna ragnatela di Dio, fili di seta che si estendono attraverso il tempo e il cui tocco più lieve provoca vibrazioni che riecheggiano nell’eternità.” Claire sa che cosa voglia dire sentire il tempo vibrare, lo sa. Ed eccola la medicA che dalla chiesa in cui  si trova la vediamo, invece, nella camera di ospedale di un simpaticissimo paziente scozzese, chissà che cosa ha provato Claire nel sentire quell’umorismo, quella parlata, per dirgli che ha dei calcoli e deve essere operato. Ha la colangite, una infezione delle vie epatiche extrabiliari. Mr Menzies (che bella l’assonanza col cognome di Tobias, il nostro Frank!) cerca di far breccia nelle difese da medico di Claire e lei lo riporta sui binari giusti. Mr Menzies è non solo simpatico, ma anche scozzese fino al midollo e vedovo. Il fatto che scambi Claire per una scozzese è bellissimo, se ci pensate, lei inglesissima (Sassenach!) e straniera per gli scozzesi, che da uno di loro viene scambiata per una donna col tartan. Perché? Perché capisce perfettamente quel che lui dice o per quelle occhiate piene di simpatia e calore? Claire spiega ogni cosa, ascolta le battute del paziente e quando sta per andare, lui dice qualcosa di interessante “E’ solo un’altra cicatrice, nulla su cui valga la pena rimuginare.”. Quante cicatrici ci portiamo dentro che, di colpo, tornano a prudere, ci ricordano perché sono lì, sotto strati di ricordi? Da operazione a operazione, con l’assistenza di Marsali, Lizzie e Mr Bug, Claire opera i gemelli alle tonsille. La penicillina, pare, non ha dato reazioni allergiche. Mi ha fatto pensare, ve lo dissi già, a quando ero piccola e dovevo fare iniezioni di penicillina proprio per le tonsille sempre ammalate, fino a che a sette anni me le tolsero e via. Oggi preferiscono curarle e lasciarle in sito, ma fino a metà degli anni ‘80 si levavano, era una operazione di routine. Un po’ meno cruenta di quella che Claire mette in atto, poco ma sicuro. Mi ha fatto tenerezza la comprensione tra Kezzie e Josiah, si chiama linguaggio criptico dei gemelli, succede tra gli omozigoti, parola mia che ne ho una di gemella. Anche se non parlate, verbalmente, vi capite. Telepatia? No, semplicemente una intesa maggiore che coi fratelli normali, data dal guardare l’altro e vedersi, compiere le stesse tappe e via dicendo. Ha un bel da fare anche il nostro Roger che, mentre cerca di distrarre Jemmy che piange, fa una scoperta non voluta. “Dio è il ragno che ci accompagna in un abbraccio attraverso la morte e la resurrezione o è semplicemente il tessitore della tela che osserva la seta brillare e vibrare attraverso il cosmo? Risveglia così i veri ragni, quelli che si nascondo nei recessi della nostra natura?” La voce di Claire ci accompagna anche in questo momento drammatico. Roger, infatti, tra i pochi gioielli di sua moglie, in un involto di stoffa, trova una pietra. Non una qualunque. Ma una che ha visto maneggiare da Bonnet mentre era sulla nave. In una partita, ovviamente truccata, Bonnet scommette la pietra ma non solo non la perde ma vince anche dei soldi a Roger. A parte le idee di Bonnet sulle donne, c’è qualcosa che ci colpisce ed è la necessità di Roger di vedere, da vivo, la donna che ama, quindi accetta la disonestà di Bonnet. Teniamolo a mente, tornerà, sotto altra forma. Mentre lui ricorda, torna Bree, lontana anni luce dal pensare che Roger abbia vissuto certe cose o che abbia scoperto della pietra. Il confronto è almeno drammatico e ci fa sentire quanto dolore e quanto amore ci sia tra loro due. Una cosa, però, non mi và giù, il fatto che si dubiti della paternità di Roger. Jemmy è suo oltre ogni dubbio, ha lo stesso neo che ha lui e nello stesso posto (ops spoiler…) nei libri lo sappiamo, qui perché no? Un neo o una caratteristica che ci accomuna ai genitori non spunta come i finferli di Brianna, dopo un po’. C’è da subito. Immagino che tutto ciò serva a far crescere la tensione nello spettatore, ma se si leggono i libri, le cose vanno a posto. Inoltre altra cosa non da poco che Brianna non rivela al marito è che sia andata in prigione non per dare conforto a Bonnet, ma per perdonarlo e dare conforto a sé (ci ricordiamo la lettera che Jamie le ha scritto, al proposito?) e quindi c’è una discrepanza con la stessa serie tv, prima dicono una cosa e ora un’altra. Anche perché la reazione di Brianna che si toglie di dosso il peso del rancore ha senso, quella di Brianna di consolare lo stupratore morente dicendogli che, tutto sommato, il figlio restava al mondo, non ha senso. Bree non amava e non ama Bonnet, perché dirgli quelle cose? Francamente ho trovato questa parte dell’episodio molto fastidiosa. Umh. Ad ogni modo, andiamo avanti. Dalle lacrime di Brianna arriviamo da Claire che, sul finire degli anni ’60, va in chiesa durante l’adorazione perpetua. Le si avvicina il parroco della chiesa, parlano di Graham Menzies, epitome di tutti gli scozzesi che Claire ha curato nella sua vita, ne viene fuori un bel ritratto del morto e una considerazione su amore e devozione tra moglie e marito che trova negli occhi addolorati di Claire la migliore delle repliche. Lei come marito ha avuto Frank e tra loro c’è stato forse amore ma non devozione. Non c’è stato matrimonio, ancora, con Jamie, l’unico che ha ardentemente amato e cui dopo venti anni è ancora devota. Menzies le ricorda una persona che ha perso, Frank o Jamie? A darci una risposta non ci vuole molto, vero? “Nessuno è perso se non viene dimenticato.” Ci dice il parroco e mi ricorda l’usanza religiosa degli egizi antichi che scrivevano preghiere per i defunti, in cui si pronunciava il loro nome, perché il nome racchiudeva l’essenza della persona, era la persona e se il nome era pronunciato, la persona viveva. Un concetto che ho sempre trovato estremamente poetico. Dopo una notte trascorsa fuori, per poco Roger non spara a sua suocera. Claire si è alzata presto per cercare dell’idraste, una pianta tipicamente americana che oltre ad altre peculiarità è un ottimo antisettico locale, per le ulcerazioni da operazione nella gola dei gemelli. Claire, che sa riconoscere i segni e anche le persone, capisce che Roger è rimasto fuori tutta la notte. L’intuito tra moglie e marito si sviluppa con il tempo e l’ascolto, afferma Claire e Roger le replica che il tempo non gli manca. Il matrimonio con Frank, racconta Claire, è stato molto complicato. In questo periodo Claire sta pensando molto al matrimonio con Frank e questa è una cosa che ha fatto, all’inizio de La Croce di fuoco, e poi man mano (per dire adesso siamo nella terza parte del libro come racconti, anche se alcuni che abbiamo visto per es. Isaiah Morton e Alicia Brown, si trovano dopo rispetto alla narrazione della serie tv). Il fatto di aver mentito a Bree sul vero padre non ha mai fatto pentire Claire, in passato e non ne è pentita nemmeno ora: contava solo che Bree si sentisse al sicuro, amata da entrambi i genitori. Guardiamo Roger che pensa a queste parole? Se l’onestà è la scelta migliore, dice Roger, la verità a volte fa molto male, replica Claire. Per non sprecare il tempo che ha con Brianna, che è quanto gli suggerisce Claire, una volta tornato a casa, Roger porta non solo i finferli alla moglie, ma anche le sue scuse, le chiede perdono per tutto. Solo che c’è dell’altro, Bree rivela a Roger che Bonnet è vivo, confermato anche da Lord John al matrimonio. Roger reagisce affermando che non ha importanza né il fatto che la moglie non glielo abbia detto né Bonnet ne ha, perché appena potranno, torneranno nel futuro e nell’espressione di Bree brilla tutto il dolore, perché non vuole lasciare i genitori e il timore che Bonnet possa fare del male a lei o a Roger o a Jemmy. Non se la passa bene nemmeno Jamie che apprende dal Tenente Knox che la manovra di perdono generale non include, da parte del Governatore Tryon, anche Murtagh. Il governatore ha ordinato a Knox di continuare la sua caccia al Capo dei Regolatori. La Milizia sarà sciolta, Jamie potrà consegnare il registro dell’arruolamento e poi partire coi suoi, sulla via del ritorno consegnerà gli atti di grazia a coloro che abitano a Ovest di Hillsborough. Da uno scozzese ad un altro, il governatore vuole che Fraser comunichi ai criminali perdonati, tutti scozzesi, il proprio desiderio di essere misericordioso e giusto. Quando Jamie si dichiara dispiaciuto di non poter assistere Knox nella caccia a Murtagh, quegli replica che ci penserà lui e che Jamie può tornare dalla famiglia e per uno scozzese che và ce n’è un altro che resta, purtroppo. Siamo nella camera di Graham Menzies e ascoltiamo lo scozzese chiedere a Claire di farlo tornare in piedi per l’adorazione, a St Finbar, del venerdì alle sedici. Perché non è mai mancato da quando la moglie è morta ed è il suo modo per averla vicino e crede che, in quella maniera, anche la moglie gli sia vicino. Probabilmente nel concetto cristiano della comunione dei santi che non sono i canonizzati ma tutti i morti in Cristo e, quindi, nella gloria di Dio. A Claire il sentirsi così vicini ricorda Jamie, ovviamente, mentre nelle parole di Graham c’è il rimpianto del non poter più vedere la Scozia, anche se potesse andare, non lascerebbe mai la moglie, che è sepolta in America. Claire si accomiata da Menzies e Jamie arriva da Knox, per restituirgli il registro della Milizia. Knox, che ammira sinceramente Jamie, lo invita a dargli la rivincita a scacchi (e perdonate se ho ricordato le partite tra Jamie e Lord John, ma immagino che quel registro di nomi proprio di Ardsmuir abbia acuito la mia percezione). Jamie e Knox scherzano su scuri e vanghe e fucili e soldati che vogliono essere contadini e noi vediamo Claire che apprende, sorpresa e inorridita, della morte di Menzies per allergia alla penicillina. Così ritorna un personaggio secondario amatissimo ovvero sia Joe Abernathy, diretto discendente dello schiavo nero aiutato a fuggire dalla piantagione di Abernathy, in Giamaica, di proprietà di uno dei mariti di Geillis. Joe nota il libro “Il pirata impetuoso” del quale, però, nei libri Claire ci dice che manca della copertina e di alcune pagine e nella conversazione che ha con Joe ne rinvangano alcuni brani, anche piuttosto divertenti nei loro commenti. (Vi prego di notare la copertina di genere, molto in voga negli anni 70 e il nome dell’autrice che è McKibbeh, molto scozzese, non è così?) Qui, invece, il libro intonso è stato messo da Joe nella saletta relax perché aiuta a distrarsi. Nel libro il discorso è più articolato, Joe dice chiaramente che dopo lunghe operazioni o stress o pazienti morti qualcosa del genere è decisamente rilassante. Claire si confida con Joe, le rincresce essersi legata emotivamente a Menzies e sente che c’è qualcosa che la sta portando in una precisa direzione anche se non sa che cosa sia o dove e pensa che debba apparirgli fuori di testa. Ma Joe, da conoscitore delle persone e di Claire in modo particolare, le mette in chiaro che il problema non è nella testa ma nel cuore e dallo sguardo intenso di Claire passiamo al sorriso di Jamie che gioca a scacchi con Knox. Il quale, a costo di apparire sentimentale, confessa che se avessero dovuto combattere non avrebbe voluto al proprio fianco nessun altro che Jamie. Il Rosso ringrazia e asserisce che è raro nel mondo trovare persone affini, brindano e tutto sembra incline ad una bella serata di congedo, gli scacchi, il whisky e il fuoco, in una atmosfera serena. Ma gli eventi che accadono spesso li provochiamo. Knox si dice certo che persone come Murtagh non cambino mai ma che, alla fine, giustizia sarà fatta. Mentre giocano, arrivano i fogli dei registri carcerari di Ardsmuir post Culloden. Jamie, da persona che affronta sempre le situazioni, anche spinose, a testa alta, dichiara che in quella lista c’è anche il suo nome. L’amico minimizza, chissà quanti James Fraser ci sono in Scozia, ma uno solo di Broch Tuarach, ribadisce Jamie. Per voler verificare Knox scopre che Murtagh Fitzgibbons si chiama anche Fraser. Viene tutto fuori, è il padrino di Jamie, il quale, dinanzi ad un inorridito e attonito tenente, dichiara Murtagh un brav’uomo. Ma la situazione, certamente, precipita. “Che razza di diavolo disonesto si nasconde dietro l’onore e si riempie la bocca di giustizia e misericordia?” Knox sarà privo di esperienze vaste ma un calcolo semplice sa farlo e capisce, lo dice a Jamie in forma di accusa, che è stato Jamie a far scappare i Regolatori e che è stato lui a proteggere Murtagh (Tutto quello che avete fatto era per il suo bene). Pur sconvolto e addolorato, Knox è deciso a mandare Jamie in galera per tradimento. Perché se anche sono stati simili, affini, finora, Jamie è stato pronto a fare il doppiogioco per non far catturare e uccidere un parente, uno che ama, mentre Knox non avrebbe tradito, afferma, il giuramento al Re e alla Patria. Jamie prova ancora a far ragionare Knox (ho fatto un giuramento alla mia famiglia, sono certo che capirete, siete un brav’uomo) ma il tenente non recede. Ne nasce una lotta in cui l’esperienza del corpo a corpo di Jamie prevale e Knox muore (Perdonatemi per non avervi concesso una morte da soldato). Jamie lo mette nel letto, inscenando una morte nel sonno, per soffocamento. Difatti brucia i fogli coi nomi (in quel momento ho pensato a quel poveraccio che li aveva copiati tutti), apre l’aereazione del camino e dal fumo che invade la camera al fuoco che divampa c’è un soffio. Jamie recupera il registro, esce da una finestra. La notte è ancora nera e silenziosa, quasi. Jamie, ombra grigia sul grigio, scivola via. Fermo immagine: quest’uomo non è un killer, anzi, è uno degli uomini più giusti e leali che ci siano, mette sempre prima il benessere dei suoi e poi il proprio. Eppure ha ucciso Knox quando ha capito che era il solo modo di evitare la galera e lasciare i suoi nei guai. E sarebbero stati guai grossi, confisca dei beni, fame, umiliazioni…Non solo la famiglia, ma anche i fittavoli. Così non solo uccide Knox ma altera la scena del crimine, diremmo oggi. Siamo inclini a condannarlo? O avremmo fatto lo stesso? A volte è la mancanza dell’aiuto di Dio a determinare le nostre azioni o siamo noi che scegliamo? Mentre si mette al riparo ecco finalmente il gatto che tutti aspettavamo, niente di meno che Adso, una palla di pelo tonda e grigia, bellissimo. Il fuoco è divampato, cercano di spegnerlo dalla locanda. I soldati portano fuori il corpo senza vita del tenente. A guardare la scena c’è Fergus, che viene raggiunto da Jamie. Il quale afferma che “non possono fare più niente per lui.” Cioè per Knox. Ed è chiaro che ci sia altro dietro, ma Fergus non chiede. In un bel mattino di sole Jamie fa ritorno al Ridge, dove ferve la solita attività. Claire, che lavora all’orto, lo raggiunge, felice, per salutarlo. Un momento dopo fa la conoscenza di Adso, trovato in un vicolo che si cibava di insetti e di vermi. Adso come il gatto della madre di Jamie, simile a questo. Jamie e Claire e Adso si avviano verso casa e Claire e Brianna, al parco, parlano…Della proposta di Claire di andare a Londra. Nonostante tutte le rimostranze e i pretesti addotti da Bree, alla fine del semestre, potranno andare. Perché Londra? Perché Frank voleva portarci Bree, prima di morire. Adso beve latte sotto lo sguardo soddisfatto di Jamie, dritto nel portico e quando Claire ringrazia Jamie del regalo del gattino, non può immaginare che cosa possa fare il marito per amor suo. Jamie, che conosce sua moglie, e qui ritornano le parole di Claire a Roger, capisce che qualcosa non va. Lei gli rammenta di Menzies, gliene ha parlato. Dopo tutti quegli anni Claire ha compreso quanto gli deve. Perché la sua morte la spinse a prendersi un’aspettativa dal lavoro, andare a Londra con Brianna e lì seppero che era morto il reverendo Wakefield, così conobbero Roger e scoprirono che Jamie era ancora vivo. Perché alla fine di ogni traccia, alla fine di ogni via, c’è sempre Claire che cerca e, alla fine, trova Jamie e viceversa. “Dio l’infinito, Dio il misericordioso, Dio l’eterno. Un giorno sarò alla presenza di Dio e riceverò una risposta a tutte le mie domande riguardo ogni cosa del suo universo e ho davvero tante domande. Ma non chiederò della natura del tempo, l’ho vissuta.” È il finale, con la voce di Claire che prega davanti all’ostensorio. Claire la viaggiatrice del tempo, nel tempo. Claire la donna che non si arrende, Claire, la donna che vorrei al fianco nei momenti di bisogno.

E mentre guardavo la sigla finale, il mio pensiero è andato a Dio, a tutto quello che gli attribuiamo, alle nostre sconfitte, alle nostre benedizioni e lo ringraziamo se le cose vanno bene e lo malediciamo se le cose vanno male quando, invece, tutto quello che accade, tutto quello che traina la nostra vita è opera nostra, che sia un merito o una sconfitta. Se Dio esiste è la proiezione dei nostri desideri più intimi, dei nostri sospiri più dolorosi, delle nostre gioie più fragili. Se Dio esiste è tutto quello che vorremmo capire. Quello che c’è da scoprire. Se Dio esiste, il Dio della Bibbia, è dietro ogni fiore e ogni gattino. E’ il Dio che Gesù ha portato. Misericordioso ed eterno. E un po’ sordo. L’età c’è per tutti. Ma Dio è dentro di noi, fuori di noi. Dappertutto, dove riconosciamo che c’è perfezione o fragilità, bellezza o dolore. Dio è lì.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 505: Perpetual Adoration”

  1. Dopo il primo,a mio avviso,l’episodio più bello in assoluto (per me)
    La tua recensione è magistrale! ci riporti (come le pietre) indietro passo dopo passo,ci fai rivivere questa puntata che ho amato moltissimo.
    Grazie Cristina.

  2. Grazie a te Laura e di cuore, sul serio.
    Amo scrivere di Outlander, per me è un raccontarlo man mano.
    Questa che sarà l’ultima stagione di recensioni, per me, su questa piattaforma, sta assumendo un rilievo ancora più intenso. La bellezza e l’intensità struggente degli episodi diventano sempre più nitidi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *