Recensione Outlander Episodio 510: Mercy Shall Follow Me

2 Che parte mi assegna Dio di lassù e che porzione mi assegna l’Onnipotente dall’alto?
3 Non è forse la rovina riservata all’iniquo e la sventura per chi compie il male?
4 Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei passi?

(Giobbe, cap 31)

Ci siamo, l’episodio che aspettavo da tanto tempo, finalmente. Il riassunto ci parla solo di lui, Stephen Bonnet, pirata di cattiva fama, ancor più nero animo, stupratore e assassino. “Mercy Shall Follow Me” è il decimo episodio della quinta stagione, entra di diritto nella sporca tripletta che ci accompagna, come ogni stagione, verso il finale. Scritto per la tv da Megan Ferrell Burke e diretto da Annie Griffin, ci porta il consueto quadro: le mani abili di un calzolaio sistemano il tacco di una scarpa, in un paio rosse davvero interessanti. Niente fibbie, cuoio usato. Rosse. Procediamo. Ci troviamo nella fangosa Wilmington e in un bordello ci sono i due amici per la pelle ovvero Stephen “non sarò mai un gentiluomo” Bonnet e quel doppiogiochista di Gerald Forbes, avvocato. La loro discussione verte essenzialmente sul riconoscere il piccolo Jeremiah McKenzie come figlio, i testimoni sono stati messi in una bella lista nelle mani del magistrato, Forbes batte di cassa per la sua percentuale e Bonnet pensa solo a quando metterà le mani sulla fortuna di Jocasta Cameron Innes. Magari con un incidente che provvidenzialmente renderebbe il piccolo Jemmy erede di tutto. Quando i due finiscono ci spostiamo in un’altra location, siamo nella locanda, dove Jamie e Claire, Bree e Roger discutono del necessario da fare con Bonnet. Brianna deve aver ereditato da qualcuno una piccola chiaroveggenza perché quel suo presentimento si rivelerà esatto. O, forse, con uno così le cose non possono mai filare davvero lisce. Li raggiunge il Giovane Ian nella versione “intermediario” ovvero sia Mr. Alexander Malcom. Il piano, lo sappiamo, è attirare Bonnet al molo di Wylie e ucciderlo, su questo sono tutti d’accordo. Siccome “Bonnet è solo un uomo” i cinque sono d’accordo sul piano e con quella si dividono. Claire e Bree commissionano una siringa ad un artigiano, pensiamo alla difficoltà da parte di una donna di richiedere strumenti che nessuno ha ancora mai visto, soprattutto un ago cavo prima di regalarci una delle perle dell’episodio “Conosci tuo padre, ha un talento nel farsi quasi ammazzare ogni volta che si alza dal letto. Davvero quell’uomo è come un gatto, ha nove vite se non di più.” E mentre Claire esprime queste considerazioni qualcuno osserva lei e Brianna. Non è difficile immaginare chi sia, vero? Roger, Jamie e il sedicente Mr. Malcom si dirigono al molo di Philip Wylie. Un piccolo attracco privato che sembra solo un innocuo capanno. Il presentimento di Bree e il nostro coincidono. Jamie si aspetta che Bonnet non venga da solo ma con i marinai, i quali, a detta di Roger, seguono il pirata solo per fame e senza nessuna devozione. Claire e Brianna si trovano sulla spiaggia, raccolgono alghe per lo iodio e conchiglie per il calcio. Ed è un altro dei momenti della sigla che, oramai, non ha più immagini da svelare. Il puzzle è finito. Una passeggiata serena tra madre e figlia, ricordi che torneranno come bolle in una pentola di acqua calda. Il Giovane Ian è bene in vista mentre suocero e genero si trovano al riparo, nel capanno. Roger arroga a sé il diritto di uccidere Bonnet e Jamie glielo concede, in virtù, secondo me, di quel che Roger dice, Bree è sua moglie. La mia testolina è andata ad un momento preciso, quando un giovane scozzese di ventitré anni se ne sta appollaiato su una finestra con una pistola scarica minacciando un certo capitano dei dragoni che sta per stuprare una donna. La moglie dello scozzese. Jamie capisce, sì. Raggiungono un “raro accordo”. Jamie, col soprabito di pelle marrone come una rockstar è sempre lì che aspetta. Claire e Brianna sono benedette dalla visione di balene che spuntano fuori dalle acque oceaniche, i predatori di balene ancora non ne fanno strage. Pensate alle migliaia di busti vittoriani, fatti tutti con stecche di balena, per non dire degli altri mille usi dell’innocente animale. Le baleniere esistono ancora oggi, tanto che le balene sono specie protetta. Bree oltre a dirci che ama Moby Dick, cosa importante, ricorda anche quando, da piccola, correva sulla spiaggia con sua madre. Basta uno sguardo e le due ripetono quella felice esperienza, forse con meno fiato e agilità ma con uguale divertimento. Si dividono, Bree con l’intenzione di mettere i piedi in acqua e Claire di raccogliere altre conchiglie. Al moletto, intanto, si avvicinano tre uomini in barca. I nostri tre sono pronti ma noi voliamo con Brianna nelle fredde acque dell’oceano, con sua madre che si arrampica sulle dune e la guarda dall’alto. La scena è pacifica e irritante allo stesso tempo. Tutto questo episodio mi ha ricordato la struttura di uno di Criminal Minds. Quiete. Tranquillità. Colpo di scena. Violenza. Colpo di scena. Ancora straniamento. Colpo di scena. Finale. Non è un rimprovero, ma c’è stata più di qualcosa che non mi è proprio piaciuta, però lo dirò dopo. Intanto al moletto la prima sorpresa, Bonnet non è coi tre che ha mandato a controllare la merce. Ma guarda tu che sorpresa vero? Non so voi ma io non mi aspettavo assolutamente la presenza del pirata qui, soprattutto perché Claire e Bree sono chiaramente seguite da qualcuno. Peccato che non ci siano dei profiler. O forse no. I tre marinai di Bonnet sono adeguatamente accolti dai nostri tre, ho adorato questa scena, soprattutto “Perché ci hai messo tanto?” di Roger e la replica di Jamie “Stavi andando così bene, non pensavo ti servisse aiuto.” E, in effetti, Roger ha dimostrato minor impaccio nella lotta. Jamie cerca di sfilare al marinaio dove si trovi Bonnet ed io ero lì che fremevo: aspetta Rosso che te lo dico io, tipo deus ex machina. Lo abbiamo capito anche noi dove sia, esattamente dove non vorremmo che fosse. Dopo l’approccio piuttosto irritante con Claire, che riesce a sopraffare, giacché il colpo di pistola di Bree si inceppa (ah le armi ad avancarica nei giorni umidi!) e anche il tentativo della Rossa di salvare la madre và a vuoto, Bonnet porta via Brianna con sé. Permettetemi un piccolo inserto in tutto ciò: sul libro, parlo di Vessilli di Guerra, nei capitoli finali, tutta questa parte è giocata da Claire, Marsali e Brianna e Bonnet viene sopraffatto da un colpo di pistola sparato da Brianna nelle cosiddette parti molli. Tocco che, peraltro, ho apprezzato moltissimo. Jamie e Roger sono vittime di un agguato orchestrato da una miriade di personaggi e scampano per il rotto della cuffia. Nel libro è tutto molto più complesso e organizzato. Capisco l’esigenza di dover ridurre e non poter introdurre altri personaggi e/o situazioni, ma tutto il rapimento in stile psicopatico alla Criminal Minds non l’ho apprezzato per niente. Per quanto sia funzionale, per carità, anzi, ci aiuta a capire e a apprezzare le grandi doti recitative di Sophie Skelton e di Ed Speelers. Fine momento torcibudella. Il risveglio di Claire è chiaramente drammatico e ci fa tanto male immedesimarci nella disperazione di una madre che conosce la sorte di sua figlia ed è impossibilitata ad aiutarla. Ocracoke è un luogo conosciuto per gli amanti della pirateria, come me, infatti fu l’ultimo posto in cui il celebre Barbanera fu visto vivo, ucciso lì il 22 novembre del 1718 giacché era porto pirata. Si tratta di una isola che non è mai stata semplice da raggiungere, teatro di numerose menzioni, iniziando da Giovanni da Verrazzano che nel 1524 la superò nel tentativo di arrivare a Pamlico. Ed è il posto sul quale Brianna si risveglia, in una gran bella casa. Qui, invece della sigla di Criminal Minds, la musica che fa da sottofondo, cioè i rumori di scena, serve a darci la misura del profondo disagio di Brianna che si vede Bonnet in veste di padrone di casa, che si atteggia a perfetto chaperon. Informa Bree di aver lasciato Claire sulla spiaggia, giacché non ha problemi con lei e quando è la Rossa che obietta che sono tutti loro ad averne uno con lui c’è una battuta che ricorda un po’ il vecchio Bonnet, quello del libro “Non è perché non mi ricordavo il tuo nome in prigione, vero?”. Ovviamente non è per quello ma ho apprezzato lo spirito del Bonnet cartaceo. Mentre Bonnet mostra a Brianna delle marionette per Jemmy, con lei che impugna l’attizzatoio e lui che sorride come se avesse previsto la mossa, con una condiscendenza che ci fa chiedere se sia afflitto da uno sdoppiamento di personalità o tenti disperatamente di sembrare quel che non è, la scena diventa quasi surreale. Bonnet apre il suo cuore dannato a Brianna: vuole essere un vero padre per Jeremiah. Quando Bree raccoglie la marionetta, simile al nostro Pulcinella, ho realizzato che la chiave dell’episodio è tutta lì. La finzione. Megan Ferrell Burke ce lo dice chiaramente, Bonnet finge. È teatro, ma non quello coi grandi nomi, no, è teatro da guitto, da strada, un teatrino da marionette dove chi dà le voci a quelle mascherine interpreta più ruoli. Pirata, possidente, gentiluomo, padre e compagno premuroso. Sono ruoli. Sono stata colpita dalla rivelazione e tutto quello che verrà dopo e che sto per raccontarvi ha assunto una propria solidità all’interno della narrazione. Ma badate che non è solo Bonnet che recita. Claire incontra marito, genero e nipote acquisito nel bosco, lei a cavallo e loro sul carro e li informa del rapimento di Brianna da parte di Bonnet. Quella Rossa che, abbigliata con un abito sontuoso, in oro, che un comune mortale pagherebbe un bel po’ ma essendo il nostro un pirata c’è la possibilità che sia frutto di rapina, fa una entrata davvero splendida. Esitante ma splendida e quando Bonnet, in rosso, la invita a sedersi, scostandosi persino la sedia, come per darle sicurezza che non la sfiorerà c’è quasi da credere che tutto possa aggiustarsi. La tavola ha porcellane, cristalli, argenti, non sfigurerebbe a River Run. La discussione è punteggiata da espressioni non proprio da signora da parte di Bree e dai tentativi di Bonnet di farsi passare per quel che non è, con la richiesta a margine di essere un allievo della Rossa, per quanto riguarda le maniere da gentiluomo. “Tu puoi mostrarmi come comportarmi nel tuo mondo e nel suo.” afferma Bonnet a Bree. Il nocciolo di tutta questa pantomima è che Bonnet, in apparenza, desideri solo essere accettato. Vuole essere un gentiluomo perché, secondo lui, Bree ha visto qualcosa in lui. Perché, a parere suo, sono fatti uno per l’altra. E questo ce la dice lunga sulla scarsa capacità di Bonnet di vivere nel mondo reale. Lui non esiste nel mondo degli altri, lui vive, rapina, ammazza, ruba, in un mondo che è un microcosmo, un sottobosco, una quinta di un teatro di periferia. Il suo contatto con la realtà è mediato non dalle esperienze contratte, ovviamente, ma dalla sua non comprensione di chi abbia davanti. È una mezza tacca che non sa distinguere e che procede seguendo il vento. Anche il piano di prendersi Brianna, Jemmy e la tenuta di Jocasta è dato dall’avidità. Dopo di che non ha un disegno vero e proprio. Non è un uomo di pensiero, ma un lurido bandito da strada. Quando Bonnet nomina il figlio ecco che per Bree l’interruttore scatta, glielo vediamo nel viso, grande prova attoriale di entrambi, così si adegua a quel che il pirata le chiede. Lo corregge nella postura e mentre i suoi accorrono per cercarla, lei è in camera con Bonnet. La stanza è, al pari di qualunque altro posto nella serie tv, estremamente curata, non c’è un solo particolare che sia stato messo a caso. Mi viene in mente quella battuta di Sergio Leone sul cinema e sulla necessità di posizionare anche più oggetti di quelli che ci aspetteremmo perché, sullo schermo, diceva, si vede tutto. È una lezione che la Starz ha imparato alla grande. Il gentiluomo che Bonnet interpreta ha una fiammata di pirateria quando replica a Bree che se non vuole stare sola con lui può chiedere ai suoi uomini di unirsi. Che cosa fanno due persone del loro rango per passare il tempo? Giocare a tressette col morto mi è venuto da dire, ma Bree è più in gamba di me e propone una sessione di lettura, ad un uomo che fa una O col bicchiere, il quale, però, sembra davvero interessato di quel che piace a Jemmy. Brianna fa un’altra incursione nel fantastico mondo della immedesimazione, quando dice che ama interpretare vari ruoli, mentre legge. Altro tassello del sotto testo, recitano entrambi, lui l’impacciato gentiluomo e lei la damina. Brianna ferisce l’orgoglio del gentiluomo pirata definendolo poco meno di un volgare ladro quando manifesta quel che secondo lei anima Bonnet ma lei ribatte che non è per amore che lei sia lì, sfidandolo a dimostrarle che sbaglia, dal momento che non si fa del male a chi si ama e di sicuro non è per vendetta perché lei non ha fatto nulla a Bonnet. Il quale, però, in questo suo gioco di ruolo ha una parte solida “Ogni storia ha sempre due versioni. Non conosci la mia” e sedutosi, serio, fantastica sull’imparare ad amare. Bree può insegnarglielo, vero? E cosa ancora più grande “Forse potresti imparare ad amarmi per il bene di nostro figlio. Io credo di poter imparare ad amarti.” Eccolo qui: ha confessato chiaramente che lui sta imparando, è come il primo giorno di scuola per quest’uomo. Ma non una scuola dove si educhi al rispetto o all’empatia, ma è seduto dietro il tavolo di una bettola e modula se stesso in base a chi ha davanti. Quel suo “imparare” è tutto qui. Imitare, comportarsi come il dirimpettaio, gioca di ruolo Bonnet. Come quando da bambini giochiamo e ci dividiamo i ruoli: io faccio questo, tu quello, io dico così e tu rispondi cosà. Anzi, lui vuole saltare la prima lezione. Si avvicina alla Rossa e le confessa che “Quando sei venuta in prigione e mi hai detto che sarebbe rimasto qualcosa di me su questa terra non sono riuscito a dimenticare come mi sono sentito. Non si trattava di vendetta o di denaro. Dunque mi insegnerai ad amare?” farebbe tenerezza se non sapessi che è un farabutto della peggiore specie. Ma c’è poca tenerezza in quel che dice, lui parla di come si sia sentito lui, di come stesse Brianna incinta post stupro non lo accenna manco per sbaglio, non gli interessa. C’è solo lui nel centro del suo mondo, come qualunque mezza tacca che fa di sé una leggenda nella propria narrazione, staccandosi deliberatamente dagli ormeggi che lo legherebbero alla realtà. Brianna non può rispondere sì e continua nella sua recita della damina/madre che tratta il proprio stupratore che vuole esserne l’amante come se fosse un bambino un po’ disadattato. Si siedono e lei prende un trattato di agricoltura e recita a memoria Moby Dick. Tutto ispirato Bonnet quando crede che a Jemmy piacciano le storie di mare, per lui tutto combacia, hanno gli stessi gusti, ovvio no? La lettura procede, la luna, velata da nuvole, si alza nel cielo, la notte cresce nel suo viaggio. Ma Bonnet non ha desiderio di ascoltare tutto il racconto, vuole sapere come andrà a finire. Guardiamolo, eccitato, preso da quella storia, così entusiasta,vero? Sembra quasi “normale”. La sua delusione nell’apprendere la vera fine della storia è evidente. La riflessione di Brianna sul ritenere mostro Achab o Moby Dick dà il via ad una serie di considerazioni di Bonnet sul mare e sulla pericolosità dello stesso e di chi lo abita, che in parte suonano come autentiche e in parte mutuate dalle leggende che ogni marinaio conosceva a memoria. Quello che segue è il solo momento di tutto l’episodio in cui provo pena per lui, per il suo incubo che sembra una predizione, una premonizione. Morire da solo, annegando. Anche Brianna prova pena, questo è chiaro, cerca di rassicurarlo che si tratti solo di un sogno e che non pensa male di lui perché le ha confessato quella debolezza. “Non potrei mai pensare male di te.” È un tocco di colore all’interno di una scena surreale più che tragica e lo è, irreale, perché un altro le avrebbe riso in faccia. Ti ho violentata e rapita e non penseresti mai male di me? Non Bonnet, non lui. È così concentrato solo su di sé, privo di bussola morale, buona o malvagia che sia, come ha detto Bree poco prima, che non capisce assolutamente la falsità esasperata di quella affermazione. Un altro avrebbe capito, lui no, fa del male perché è la sola cosa che sappia fare. È vero che le esperienze passate lo hanno segnato, lo hanno privato di tutto, famiglia, amore, capacità di giudizio scevra da traumi. Ma non è nemmeno grande nel male. Bonnet è uno che ammazza con la facilità di chi beve una tazza di tea. Perché è un analfabeta emotivo che invece di portare su di sé il proprio dolore lo sfoga sugli altri. Il ché, in un mondo in cui almeno le basi per capire che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato le avevano tutti, è imperdonabile. Il racconto di sé come orfano, il chiedere come poter confortare Jemmy in caso di incubi (ma anche l’ignorare che Brianna gli abbia appena detto che il bambino ha bisogno di lei) è carpire una informazione, lo capiamo dalla diversa e subitanea espressione che Bonnet ha, dal pianto alla decisone, dimmi che cosa fare. Grande interpretazione di Ed Speelers che, nella realtà, è un marito innamorato e un bravo padre. Bonnet prova ad abbracciarla e a farsi abbracciare ma Bree si disimpegna, segno che anche lei è sul chi vive, per quanto emotivamente possa esser stata colpita dalle disgrazie dell’orfanello (che ad ogni modo potrebbero essere bugie, non dimentichiamo la facilità con la quale quest’uomo racconta storie) guardando un pirata che gioca a galantuomo congedarsi con una frasetta piuttosto stereotipata. Recitazione, niente di più. Il mattino non arriva mai troppo presto. Una volta sveglia, vestita di nuovo come una donna e non una bambola, Bree osserva il pirata e una delle prostitute del bordello che apparecchiano per la prima colazione. Smanceroso, addirittura radioso, quando Brianna chiede dove vivranno, sembra il ritratto della felicità. Ma siccome in ogni mela c’è un verme, mentre Brianna spiega il suo piano per recuperare Jemmy e tornare da Bonnet, questi inizia, con una mimica spettacolare, plauso all’attore, a manifestare chiari segni di sospetto. Si agita, lo si vede chiaramente, cerca di dominarsi, perché ritiene che un gentiluomo non debba essere impaziente. Tutto fila liscio, lui accetta la proposta di Brianna e le chiede un bacio per suggellare il tutto. Peccato che, anche se con tutte le accortezze del caso, nel bacio di lei manchi totalmente ogni coinvolgimento sentimentale, cosa che riesce a capire anche un ritardato emotivo come Bonnet. Se non altro perché è abituato a destreggiarsi con i desideri. Almeno i propri. E quel bacio non è secondo quel che lui vuole. Sperava, la rimprovera, che lei fosse sincera e qui c’è un altro racconto, di quando la squadra con la quale lavorava lo aggredì dopo averlo fatto ubriacare, per sotterrarlo nella cantina dello stabile. Mi ha fatto venire in mente i vari “sacrifici” di propiziazione per l’erezione di un nuovo edificio, spesso fatti a spese di poveri innocenti gatti e a volte, Criminal Minds docet, con il cadavere di ignari passanti. Davanti alla scena di violenza consumata ai danni della prostituta, ma Bonnet sa fare sesso solo così, rapinando il proprio piacere, Brianna resta attonita e sconvolta. Bonnet và a prendere i soldi per la prostituta e Brianna tenta vanamente di farsi aiutare da lei, ma la donna è troppo impaurita dalla crudeltà del pirata per sentirsi minimamente in empatia con la figlia di Claire e c’è di più, siamo portati a credere che in ognuno alberghi del sentimento e che basti toccare le giuste leve per farlo saltare fuori. Non è così. È una menzogna. Nella fangosa e piovosa Wilmington Jamie e Roger riescono a farsi confessare da Wylie che a volte Bonnet si reca nel bordello di Mistress Sylvie e date istruzioni a Ian e Roger di restare alla taverna, perché Bonnet è imprevedibile, Jamie intende recarsi nel bordello con Claire. Nella splendida River Run, intanto, Jocasta, dopo un piccolo saggio di intemperanza ai modi di Duncan, riceve Gerald Forbes. Vi prego di osservare la scena con attenzione, è quella di una donna che ama la propria famiglia e vuole destinare loro quanto è suo e di un criminale rapace che, mentre lei parla, valuta con l’occhio del padrone quello che lo circonda. Jocasta Innes vuole dare ai suoi congiunti la propria fortuna, peccato che Forbes la consideri propria, almeno al venti per cento. Intanto Jamie e Claire giungono al bordello. Ed è proprio la Nostra che deve usare tutta la diplomazia, che di solito le difetta, per chiedere di Bonnet alla cui menzione del nome scende un velo di consapevole colpevolezza sulle donne presenti. Jocasta, intanto, ignara, enumera le varie somme da destinare ai suoi familiari perché “è meglio dare che ricevere” e quando la menzione di mille sterline ai McKenzie risveglia in Forbes il ricordo del rifiuto di Bree di sposarlo e, soprattutto, è il lasciare venticinque sterline persino a Lizzie, che il nostro avvocato sente che non può più sopportare oltre. Si rifiuta, decisamente. Fino al fastidio, alla rabbia, mentre Jocasta fa lasciti sempre maggiori, fino alla tremenda aggressione ai danni di una donna anziana e cieca. Tenta di soffocarla ma nel dibattersi Jocasta fa cadere il campanello e come una furia entra Ulysses che strangola Gerald Forbes. Era ora. Per soccorrere, poi, disperato, la propria padrona, con quel “Jocasta” che la fa quasi rinvenire mentre lui le bacia la mano. Mi sono commossa e mi sono chiesta quanto quell’amore fosse profondo, perché di amore si tratta. Se non come un uomo verso una donna, sicuramente come un amico, fedele, leale, che conosce tutto di lei. Conosce tutto o quasi della propria arte anche Claire che, non avendo ottenuto nulla da Eppie, nota la camminata della prostituta e le spiega come mai soffra di terribili mal di schiena. Si tratta di anisomelia, la differenza di lunghezza di due arti uguali. Non solo le spiega di che cosa soffra ma le dà anche il rimedio. Ed ecco che ci torna in mente il quadro, con il calzolaio che mette uno spessore sotto ai tacchi. Ovviamente Claire non fa niente per niente e dopo essersi offerta di dare un contributo per le nuove scarpe di Eppie, ottiene dalla ragazza dove sia rinchiusa Brianna. Roger, Jamie e Claire si preparano e Ian ha trovato la barca, barattandola con gli abiti di Alexander Malcom. Del resto è un giovanotto in gamba e che è vissuto con i Nativi per un bel pezzo. Bonnet ha rinunciato alla recita, non vuole più la propria vita con Brianna e il figlio di lei, decide, infatti, di venderla al Capitano Howard per sei sterline. La scena dell’esame della ragazza come merce ricorda da vicinissimo quella che si faceva per gli schiavi. Nonostante le suppliche, Brianna non smuove quel cuore dannato di Bonnet che resta quel che è sempre stato: un farabutto fatto e finito. I soldi li ha un uomo della ciurma, ragione per la quale escono dalla casa di Bonnet diretti verso la spiaggia. Dove ci sono i nostri. Un colpo da cecchino stende Manny e il borsellino, Bree si libera, Bonnet cerca di afferrarla per minacciare lei e gli altri ma sono troppi, inoltre Roger non sembra intenzionato a mollare e Bonnet capisce che deve scappare. Ian tiene sotto tiro il Capitano Howard, il quale chiede ed ottiene di andare via, con l’altro marinaio, mentre Roger finisce di colpo la sua trasformazione da uomo del Novecento a guerriero del diciottesimo secolo con una serie di colpi a Bonnet che mettono KO il pirata. Scena liberatoria che riscatta Roger (che ha recuperato la sua voce se avete fatto caso) e lo eleva al rango di “uomo degno di ammirazione”. Brianna, custodita dai genitori, non ha modo di vedere lo sguardo di stima di Jamie per Roger ma mentre legano il pirata lei osserva quella feccia, seria. Ian fa un lavoro egregio con le corde e Jamie ragiona sul fatto che i marinai non verranno a cercarlo, hanno la Gloriana e la libertà e non devono nemmeno ammutinarsi. No, nessuno verserà una lacrima per Stephen Bonnet. Misericordiosamente (o forse no) Jamie lancia una fiasca a Bonnet (puoi averne un sorso per la tua anima) solo per dirgli che qualunque cosa accadrà, l’ultimo viso che il pirata vedrà non sarà quello di un amico. Ma Brianna vuole che sia processato a Wilmington. Sua madre obietta che con i suoi traffici Bonnet può aver corrotto un sacco di gente. E qui si riallaccia, in effetti, a tutto il capitolo saltato e trasformato a piè pari, in cui lo Sceriffo e altri due personaggi, incontrati nella scorsa stagione, aiutano Bonnet, oltre allo stesso Wylie che non è assolutamente remissivo come abbiamo visto qui. Roger ricorda a tutti che esiste Tryon, il quale non è assolutamente corruttibile da una mezza tacca come il pirata legato come un salame e Jamie aggiunge che il Governatore è in debito con loro per Alamance. Lo sguardo di disgusto di Claire è quello che ho sentito più mio di tutto quanto visto in questa decima incursione nel mondo di Outlander. Le oche volano via e un funzionario declama “Stephen Bonnet, noto pirata e contrabbandiere, è stato processato questa mattina dal comitato di sicurezza di Wilmington e dietro testimonianza dei suoi crimini, presentata da un ragguardevole numero di persone, è stato dichiarato colpevole e condannato a morte per annegamento.” Così sotto gli sguardi di chi è accorso per godersi lo spettacolo (spettàcolo s. m. [dal lat. spectacŭlum, der. di spectare «guardare»]) finalmente, dopo tanta attesa, Bonnet è incatenato ad un palo e immerso in acqua, condannato, come nel suo incubo, ad annegare senza che nessuno lo aiuti. A volte la Giustizia segue vie venate di umorismo macabro ma apprezzabile. Man mano che la marea sale, in un mattino grigio e freddo, le persone accorse si allontanano e come nel proprio sogno Bonnet resta solo. O quasi. Ci sono i Fraser e i McKenzie. Le acque oceaniche, di un argento quasi vivo, salgono, indifferenti, per seguire la loro natura. Oche, solitudine, il viaggio di Bonnet volge al termine. L’acqua sale sempre di più, sempre di più, lui si agita, non vuole affogare, fino a che lo vediamo bloccarsi. Guarda verso riva, fisso, lo sguardo è diviso tra resa e sollievo. Il colpo di fucile lo trapassa sul lato sinistro della fronte. Brianna Randall McKenzie fredda come un cecchino ha spedito il suo aggressore nell’altro mondo. Quando suo marito le chiede se lo abbia fatto per misericordia o per assicurarsi che fosse davvero morto, Bree lo guarda e poi fissa quel che resta di un uomo che ha dato solo dolore, lasciando a Roger e a noi il trovare una risposta. L’ultima inquadratura è per il cadavere del pirata, che la corrente fa ondeggiare, mentre il sangue tinge l’argento dell’acqua.

Episodio che conclude un lungo, lungo ciclo e che ci voleva, condotto in modo magistrale soprattutto grazie alla bravura degli interpreti. Se dimentichiamo che è stato stravolto il libro e inventato di sana pianta, la scrittura di quanto visto è davvero degna di menzione. Anche se, a onor del vero, avrei voluto vedere Spencer Reid in qualche momento e non è una battuta. L’intera costruzione dell’episodio si regge sull’analisi comportamentale di Stephen Bonnet, una analisi che viene portata e lasciata a chi guarda, ovviamente e che non viene messa mai in risalto da chi la vive. Avendo trattato Bonnet come un villain a tutto tondo, forse era inevitabile. Piccola aggiunta, nel libro River Run è assalita dagli uomini di Bonnet e ridotta male. Che cosa ci aspetterà? Alla prossima e non dimenticatelo, siamo in dirittura di arrivo. Pronti?

Recensione a cura di Cristina Barberis.

4 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 510: Mercy Shall Follow Me”

  1. Grazie Laura <3 sei sempre molto gentile. Davvero. E' un episodio che ho faticato a masticare e mandar giù, digerire ancora più faticoso. Ma è pur sempre Oulander. Un mondo che amo.

  2. grazie Cristina, sei fantastica…. a me è piaciuta molto questa puntata, solo che avrei voluto vedere Brianna più “guerriera”. Nel libro lo è molto di più…. e cmq Bonnet è interpretato in modo magistrale e dico una fesseria se mi piace più di Roger?
    Perdonami, un grande abbraccio, sei unica…

  3. Carissima Luciana, sempre un piacere leggerti. Puoi dire che Bonnet ti piace più di Roger 😀 i gusti sono personali, avrei preferito che fosse stato rispettato il personaggio dei libri, questo analfabeta emotivo che ha una lastra di lucida selce al posto del cuore e della mente è odioso dall’inizio alla fine, strumentale, per di più, quel suo essere odioso, non ha toni carichi di cupezza alla Black Jack e non è guerresco come Dougal McKenzie. Ed Speelers è molto ma molto bravo ma, per cambiare, vorrei vederlo in una parte alla Roger e lì sì che dovrebbe darci prova della sua stoffa.
    Un abbraccio enorme a te e grazie infinite.

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