Recensione Outlander Episodio 208: The Fox’s Lair

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Ogni ritorno è un viaggio diverso, ogni ritorno parte dal cuore, prima che da una serie di spostamenti atti a portarci alla nostra meta. Questa seconda stagione ci sta dando molto, in termini di emozioni, oggi non farà eccezione. Tuffiamoci nel verde della Scozia, dove la differenza di tonalità è semplicemente una nota sulla partitura del più bel pezzo musicale mai scritto da mano divina. The Fox’s Lair è scritto da Anne Kenney (la ricordiamo? Dobbiamo a lei il famoso episodio del matrimonio, una molto a suo agio coi sentimenti) e diretto da Mike Barker. Il primo ritorno è quello della sigla, che mutua il francese del ritornello e le immagini parigine con quelle più decisamente scozzesi, una sigla che mantenendo quel che mostra, mostra moltissimo. Ed ecco che, dopo il quadro, una gran bella volpe con il suo sfolgorante rosso contro il verde della radura, ci tuffiamo in un mare di verde e di blu, per sentirci trasportare dalla musica (Ah McCreary sei un genio!) direttamente “a casa”. Non abbiamo dovuto sbattere i tacchi delle scarpette rosse, ci è bastato desiderarlo. Dalla volpe al volo d’angelo sopra il fiume, al cervo (quello della sigla, finalmente amico, eccoti qui!) e alla voce di Claire, che ci riporta indietro di un anno, come l’attacco ideale di ogni episodio, cioè la voce narrante. Ed è Claire che ci racconta che l’arrivo in Scozia ha dato loro la calma della routine, che ha portato una scompigliata pace nelle anime ferite. Sono di nuovo zii e la vita è quella di prima. Ma con un apporto, il piccolo Rabbie e le patate. L’interno di Lallybroch ci porta direttamente a quella vita che avremmo voluto, per i nostri due, contadina, serena, dedita alle patate (era stata Claire a raccomandare a Jenny di piantarle) e alla famiglia. Ritroviamo Ian e anche Murtagh e c’è il nostro amato Fergus, l’incredula Mrs Crook col nuovo nato tra le braccia, quindi la scena è quanto di più familiare ci sia. Lettere che arrivano, pacchi, battute. Ma quanto ci vuole a spezzare un cuore? Basta una frase. A volte basta una lettera. Jared scrive a Jamie, Prince Bonnie Charlie è sbarcato in Scozia, sta radunando un esercito e tra coloro che approvano c’è anche un certo James Alexander Malcom MacKenzie Fraser. La firma è falsa ma il pericolo è vero, si chiama tradimento. Jamie cerca di raccogliere le idee sotto un cielo così scozzese, di un grigio livido di blu, con Claire che è di nuovo vestita come si conviene a quelle lande. Raggiunto dalla moglie, che vorrebbe portarlo via da lì, perché in quanto firmatario e traditore rischia letteralmente il collo se lo trovano, Jamie rifiuta di scappare in Irlanda, questo significherebbe abbandonare la sua terra, la sua famiglia, fittavoli compresi e sappiamo quanto egli sia leale. Inoltre poiché è sicuro che la moglie possa cambiare il futuro, lui le conferma di voler combattere per la loro famiglia, al fianco di Prince Charles Stuart. Se sul viso di Claire si staglia l’accettazione, che Jamie benedice con un bacio, non è dello stesso parere la combattiva Jenny, che rimprovera al fratello la decisione di andare a chiedere l’aiuto di Lord Simon Fraser, signore di Lovat e capo del clan Fraser. Costui è un personaggio realmente esistito che è passato alla storia con un nomignolo che lo ritaglia in un piccolo ritratto perfetto: “la vecchia volpe”. È il nonno di Jenny e di Jamie e tra loro non c’è buon sangue, pur di impedire una unione tra MacKenzie e Fraser tentò, senza successo, di far rapire la madre di Jamie e di chiuderla in un convento, motivo per cui fu sempre inviso a Brian. Ma Jamie è irremovibile: considera suo strenuo dovere la difesa della famiglia e della Patria, anche se questo vuol dire andare da un uomo come Lord Lovat. Confessa poi alla moglie quello che, secondo lui, è un grave torto che le ha arrecato: non le ha detto, prima di sposarla, che lui discende dai lombi di un bastardo. Il padre di Jamie e di Jenny è figlio di Lord Lovat e di una donna di cucina di Beaufort. Per Claire non fa differenza alcuna, chiaramente. E mentre Jamie le apre il cuore, lei gli apre le braccia e nel chiuso della stanza da letto, nella dolcezza morbida di quelle candele, i coniugi Fraser ritrovano un momento di intimità. La stessa che Claire avrebbe voluto per sé, quando vede Jamie che, al piano di sotto, parla in gaelico con l’ultimo nipote, una scena di una dolcezza incredibile, che lascia nel cuore della moglie più di un dolore lancinante, è rimpianto quello che c’è nel viso della donna. Mentre contempla la scena viene raggiunta da Jenny, che le spiega che siccome figlio e fratello non riuscivano a dormire, come sempre Jamie ha fatto della propria generosità un atto quotidiano, ha preso il nipote e lo ha tenuto con sé, per far riposare la sorella e il cognato ed è Jenny, mormorante, che spiega a Claire, in un buio in cui i loro visi emergono come isole nella notte, appena rischiarati dalla luce, che ad un bambino puoi aprire il cuore senza timore di giudizi o di dover frenare le parole. È il modo delle donne, spiega col suo modo diretto Jenny, perché gli uomini devono aspettare di avere il figlio tra le braccia per poterlo stringere e piangere, perché non sanno che cosa accadrà a quella nuova vita. Il bambino dorme, mentre tutti gli altri sono svegli, in questa notte di buio e di legami. Al mattino è ora che quei legami si sciolgano, almeno fisicamente: si parte. I saluti tra Jamie e Jenny rivelano quanto Fraser siano, sempre e comunque e in qualunque circostanza e poi c’è quello tra Ian e Claire, che ho amato moltissimo, in cui i due si raccomandano reciprocamente la cura del proprio Fraser e quello tra Claire e Jenny. Il pezzo tenero, ma vi dico proprio tenero, è quello di Fergus, che a cavallo di un mulo, intende partire con loro, perché il suo posto è con Claire e Jamie. Mentre tutti dicono di no, argomentando anche in maniera correttamente ovvia, Jamie gli dà il suo assenso, ma lo pone sotto l’egida di Murtagh. Il che vuol dire che il piccolo Claudel resterà lì, a Lallybroch, con gli altri “uomini”. E, finalmente, partono, accompagnati da una musica che più “scozzese” non si può, il “canto” delle donne nel cerchio di pietre, e che ci allarga il cuore e ci lascia quel brivido di infinito nell’anima, proiettandoci in mezzo ad uno dei posti più incantevoli che un Dio abbia mai disegnato. Ritroviamo il verde e il blu, ma qui è un verde di tale intensità che sembra nascere dal ventre della terra e il blu è quel drappo di infinito, messo lì a fare da contrappunto. Mentre arrivano al castello di Beaufort, Claire ci dà un ritratto di Lord Lovat per nulla ammirevole, marito infedele, politico spietato, voltagabbana e anche maneggione, non c’è che dire, proprio il tipo d’uomo che inviteremmo volentieri ai compleanni, vero? Introdotti in un ampio salone, arredato, c’è il caso che lo si debba dire? In maniera impeccabile, i due aspettano il Lord, ma arriva, inatteso, perché i fili dei legami si tendono, si aggrovigliano, ma non si spezzano mai, Colum MacKenzie. Accolto freddamente da Claire, ovviamente, il Laird asserisce che lui non ha preso parte volontariamente all’arresto e al processo di Claire, rea di trovarsi “al posto sbagliato nel momento sbagliato”. Ricordiamo, infatti, che la sua preda era Geillis Duncan. Ci dice che ha fatto battere Laoghaire, e stavolta nessun Jamie può averla difesa, e che non l’ha cacciata perché Mrs Fitz ha assicurato che l’avrebbe tenuta a bada. L’entrata in scena della Vecchia Volpe è quanto meno degna di quel farabutto teatrante quale egli è, ma il nipote rivela uno spirito sciolto che gli tiene testa. Cacciata via Claire, avete notato quanto è alto? Jamie supera il metro e novanta e il nonno è più alto, i tre uomini restano a parlare di politica. Una luna piena e coperta di nubi è quella che accoglie Claire nel suo girovagare nel castello di Beaufort dove, come una di quei pupazzetti a molla, evocata dalle parole gettate in viso a Colum, arriva fresca come una rosa, una apparentemente contrita e pentita Laoghaire, che in ginocchio chiede perdono a Claire, adducendo che è volontà di Dio che tutti siano lì. Claire, da par suo, le confessa invece ciò che le avrebbe fatto più che volentieri (pira accesa sotto i piedi compresa) e che lei non può aiutarla nel suo riavvicinarsi a Dio. Le dice che non avrà mai quello che vuole (anche se purtroppo nessuno è profeta in patria) e la lascia piangente. Accolta, in versione muta alla tavolata degli uomini a cena, perché Lord Lovat ama le decorazioni non parlanti, Claire ascolta Jamie argomentare in maniera infervorata della necessità di unirsi al Principe. Ovviamente Colum gli è avverso, non è un giacobita dichiarato come Dougal, e altrettanto ovviamente alla sua tavola un uomo come Lord Lovat non dà modo ad un altro di mettersi in luce, né di attirare simpatie, con la propria loquela. Il povero Giovane Simon, diretto erede del vecchio maneggione, rimedia una magra figura e Laoghaire, invece, una manata dove non le serve dal vecchio porco, che trova anche il modo di umiliare il figlio. Secondo Jamie, che parla alla moglie davanti le fiamme del camino (ma quanto era buio nel salone? Ci fate caso? Nei film ci avevano abituato a saloni scintillanti, mentre una certa cinematografia ha seguito a ruota i serial degli ultimi anni, quelli storici ben fatti, e sono pochissimi, dove allo sfavillare di candele che farebbero impallidire una centrale elettrica, hanno dato la più morbida luce di quel poco che, effettivamente, doveva esserci nella realtà.) Lord Lovat vuol solo “irrobustire” suo figlio, ma Jamie capisce che ha bisogno di parlare da solo col nonno, senza che suo zio Colum, che non gode della fiducia del Lord, e la cosa è reciproca, usi le argomentazioni di Jamie per far capire alla Vecchia Volpe che lui vorrebbe una neutralità dichiarata. Il colloquio tra Jamie e Lord Lovat non è esattamente un sereno parlottare tra nonno e nipote, proprio perché nonno e nipote sono due come loro. In una luce chiara e morbida del primo mattino, che penetra dalle finestre dello studio, aiutata ad esistere dalle candele nella stanza, Jamie chiarisce che non giurerà fedeltà a Lord Lovat in nessuna maniera, gli renderà solo il giuramento fatto a Colum, al tempo dell’adunanza. Ma le mire della Vecchia Volpe sono sull’unica cosa che Brian non gli ha mai voluto dare, Lallybroch. E per quanto insulti e dica, il nipote è irremovibile: quindi lo minaccia di disonorare Claire, ma non lui direttamente, ma i suoi uomini e, allora, Jamie usa il trucco della Dame Blanche. Un trucco che, esposto con l’arte oratoria di un grande attore, delle capacità istrioniche di Jamie non abbiamo mai dubitato, fa presa sul vecchio Lord. Perché la Vecchia Volpe, come Jamie spiega a sua  moglie, è uno che al soprannaturale ci crede e se anche la veggente Maisri non sembra godere dell’approvazione del vecchio, ella non è certo pari alla Dame Blanche. A questo punto, se non vogliono che la loro proprietà finisca nelle mani di Lord Simon Lovat, i due devono escogitare un piano e, quel piano, ha le guance tonde, gli occhi celesti e i capelli biondi di Laoghaire che Claire spinge tra le braccia dell’innamorato Giovane Simon, con la promessa che se la ragazza lo convincerà ad unirsi ai Ribelli (così il Vecchio sarà costretto a dare il suo appoggio almeno in difesa del figlio) allora Jamie perdonerà la bionda nipote di Mrs Fitz. Siccome i legami sono fili che non si spezzano, nemmeno quando li recidiamo, continuano a penzolare, dandoci quel dolore che il tempo anestetizza, ma non quieta mai del tutto, Colum e il nipote hanno uno scontro deciso e, lasciatemelo dire, molto intenso: lo zio non vuole che Jamie sacrifichi uomini e mezzi in una Ribellione che è destinata al fallimento come la precedente, perché come quella non ha appoggi esterni e prega, e ve lo dico, mi sono quasi commossa pensando che potesse essere sincero Colum che prega Jamie, lo implora di non dare a Lord Lovat Lallybroch, in cambio di un piccolo esercito e Jamie, chiaramente, promette. Che cosa? Che lui metterà in salvo quello che ama, esattamente come farà suo zio. E i due si lasciano così, con Colum che crolla sulla panca, con un viso segnato dal dolore e dal rimpianto. Ma poi ho pensato che c’è un motivo meno nobile, per Colum, nel non voler dare a Lord Lovat Lallybroch ed è quello che quella proprietà è strategicamente importante come confine per i Mackenzie e, ve lo dico, ho ritrovato la mia stima e il mio fastidio verso Colum intatti. Esattamente come sempre. Mi fa pena, ma almeno non lo commisero e, questo, mi ha dato sollievo. È più piacevole stimare un nemico che compiangerlo. Detto e fatto, Claire porta il Giovane Simon in un incontro “casuale” con Laoghaire che, guarda caso raccoglie funghi proprio lì vicino. Ed ecco che, lasciati soli i due, quando Simon jr sa che alla ragazza piace la poesia, si lancia in una recitazione alquanto tenera, raffazzonata e impacciata di alcuni versi poetici. Rimasti soli, i due avviano una conversazione un po’ stentata. Claire, intanto, nella cappella trova Maisri ed ottiene dalla veggente di farsi narrare che cosa ha visto e non ha voluto dire al Vecchio: la morte del Lord per mano di un boia. Magari avrebbe altro dalla donna, ma Laoghaire richiama Claire piuttosto rumorosamente: il tentativo di abbordaggio del Giovane Simon è fallito, perché quando la conversazione languiva, la biondina ha ben pensato di fargli dare una sbirciata sotto il vestito. Ovviamente, essendo un animo poetico e incline alla contemplazione, il ragazzo se l’è filata. Claire racconta a Jamie dell’esito della cosa e di quel che Maisri ha visto ma siccome Jamie, oltre alla parola di Claire, non ha molto da opporre a Colum e al nonno sul fatto che la loro unica salvezza è combattere e vincere, si trova davanti alla scelta di capitolare e cedere Lallybroch. Sta per firmare, nonostante non sia quello che vuole, ma Claire, alla quale va la nomination di Migliore Attrice Drammatica Non Protagonista per il 1745, finge di avere una visione. Colpo di scena geniale a dir poco, che mi ha fatto saltare su dalla sedia, in cui Claire rivela a Lord Lovat il suo destino (e qualunque manuale di storia ci conferma che sarà quella la sua fine appena due anni dopo, circa) cioè morire per mano del boia, decapitato. Ovviamente i nostri due aspiranti all’Oscar ce la mettono tutta ma quando Claire dice a Lord Lovat che sarà un boia di Re Giacomo a decapitarlo, ovviamente il vecchio cerca di ucciderla. Ci aspettavamo altro da lui? Ma è il Giovane Simon che gli si oppone con un coraggio ed una integrità che ce lo fanno amare, questo sparuto erede Fraser. Lord Lovat, contrastato dal figlio davanti a tutti ma ammirato dal suo coraggio, non lo umilia, non lo maltratta, ma firma però l’alleanza con i MacKenzie. Il tentativo dei Fraser va a vuoto, non hanno gli uomini per il Principe ma almeno salvano la proprietà. L’indomani mattina è tutto pronto per la partenza, il giovane Simon parte con il cugino, che ha ancora un confronto con lo zio, ma questa volta pieno di affettuoso rispetto, seppure in contrasto. Salutato Colum, Jamie va a ringraziare Laoghaire, sospinto dalla moglie (ringraziarla di cosa, di non averti fatto arrestare in questi giorni?) e lei gli confessa che spera di avere anche il suo perdono, un giorno e, mentre il nostro Rosso preferito si allontana, la biondina ci mette del suo con quel “…e il tuo amore” che è di troppo. Perché avrà da Jamie. Ma non amore. Jamie Fraser ama ed amerà una sola donna nella sua vita, l’erborista guaritrice, l’infermiera, la bestemmiatrice che assomma Roosevelt e Cristo nella stessa frase e la viaggiatrice nel tempo, la più incredibile e la più perfetta, per lui, delle donne che potessero capitargli: Claire Elizabeth Beauchamp Fraser. Il viaggio di ritorno inizia e ci immerge nella campagna scozzese, con il suo fango, le sue eterne piogge, il suo verde striato di grigio e quel marrone che rintuzza il blu del cielo che si perde nell’abbraccio degli alberi. Di quegli alberi che però non possono celare agli occhi dei viaggiatori uno schieramento di uomini, che sbucano dalla cresta della collina. Sono gli uomini di Lord Lovat il quale, da vecchio politicante uso a voltar gabbana, confessa a Jamie e a Claire di avere sempre e comunque, secondo lui, la vita salva: se vince Prince Charlie si dirà che lui ha mandato suo figlio in guerra per ripristinare il legittimo Re. Se invece vince Re Giorgio, si dirà che lui non poteva impedire ad un figlio già adulto di prendere il comando dei propri uomini e, comunque la si veda, è un uomo che, se non altro, non ha proprio peli sullo stomaco. Ma non ha ancora avuto Lallybroch. Jamie, invece, ha avuto gli uomini di Lovat e, con la bandiera al vento, la musica con le cornamuse di sottofondo e la speranza nel cuore, i nostri scivolano via dalla vista per tornare a casa. Perché, come spera Claire e come dice Maisri, un’azione può ancora cambiare tutto.

Episodio di passaggio, tra un periodo intenso e difficile e un altro, che arriverà, segna lo spartiacque tra quello che avremmo potuto e quello che avremo. E come Jamie prega Claire di non essere così rigida circa l’accordo di dirsi sempre tutto, quando lei gli confessa di vedere molte cose in comune tra lui e il nonno, così anche noi vorremmo che qualcuno ci narrasse una realtà diversa da quella che la Storia ci ha consegnato. Per un momento avrei voluto entrare nello schermo e confutare a Claire che no, non basterà un’azione per cambiare tutto. Non per tutti. Perché lo spettro di Culloden Moor è lì. E il 16 aprile del 1746 non si tornerà indietro. Ma adesso siamo anche noi in viaggio, col cuore diviso tra realtà e speranza, con la gola stretta tra la necessità del pianto e quella di un grido di battaglia e la sensazione che, dalla prossima volta, le nostre forze saranno messe a dura prova. Impeccabile episodio, con il ritorno nell’amatissima Scozia, questo ottavo ci consegna dritti nelle mani della Storia. Da questo momento in poi non abbiamo più che una sola strada da seguire. Lunga vita al Re!

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 208: The Fox’s Lair”

  1. Cara Cristina, recensione bella e particolareggiata come al solito. Puntata colma di eventi, veloci che non mi hanno dato il tempo di elaborarli. Anche per questo, apprezzo il tuo punto di vista attento ai dettagli,
    per riguardare la puntata con più attenzione. E’ vero, la Scozia è magnifica e praticamente è la vera
    protagonista , con i suoi colori accompagnata da una musica che scioglie il cuore…. eppure mi manca
    qualcosa, non sò… credo la tenerezza fra Jaime e Claire. E credimi, non sono una “casalinga disperata in cerca di emozioni sessuali”, ma il fatto è che nella prima serie di sesso ce n’era in abbondanza, forse anche troppo… e adesso neanche un pò, frettoloso e non perchè è sesso gratuito, ma bensi hanno tolto brani del libro tenerissimi che ci fanno amare sempre più Jaime. Forse la Starz o il produttore si sono spaventati per le critiche, ma “Outlander” è anche questo, tenerezza fra due amanti, scambiarsi anima e corpo. Non voglio essere fraintesa e mi fermo qua, però spero che nelle prossime puntate dove ci sarà da piangere ( di nuovo), ci sia un ritorno di passione. Grazie Cristina e scusa lo sfogo… un grande abbraccio a te e a tua figlia

    1. Il sesso è un veicolo potente, porta con sè tenerezza, porta con sè gioia, allegria, ma anche dolore o umiliazione, arroganza o sopraffazione, non dovrebbe mai essere usato gratuitamente, come nessuna altra manifestazione dell’emotività umana. In tutta la saga di momenti erotici ce ne sono a migliaia 😀 una volta trovai un Tf americano in cui ne parlavano, come “quello dove lo fanno sempre”! E questo ti fa capire quale parte del emssaggio possa essere passato, in realtà nella saga il sesso o l’erotsmo non è mai fine a se stesso e questo è un grande merito di Diana Gabaldon. Personalmente anche io lo uso, nelle cose che scrivo, come uso le altre emozioni o manifestazioni emotive, ma deve essere calibrato. Capisco che nella prima stagione c’era la scoperta e come puledri ruzzanti nei prati, Jamie e Claire erano sempre dietro un cespuglio, c’è da dire che adesso c’è stato l’aborto…Ma anche questo non regge, perchè prima ci hanno mostrato aperture di episodi con scene spinte e non hanno battuto ciglio, adesso non capisco perchè lo limitano. Chiariamoci, non sono nè pro nè contro, sono per il raccontare le cose come stanno e, nel libro, ci sono anche queste cose. Forse è per quello che dici, le polemiche e la Starz deve vendere, dobbiamo sempre tenere a mente che nelle altre sue serie ha fatto vedere di tutto e il contrario di tutto, quindi forse cerca di preservare Outlander dalle critiche. Non so perchè abbiano imboccato questa via. Claire e Jamie sono molto uniti e le loro tenerezze tra le lenzuola, perchè ne hanno tantissime anche dopo, in America, cementano, come succede in una coppia innamorata. Non so perchè, ripeto, so solo che adesso ci aspettano tante “mazzate” 😀 e magari due baci in più proprio fastidio non mi avrebbero arrecato!

      Grazie infinite a te Luciana, per tutto. Ricambio l’abbraccio <3

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