Recensione Outlander Episodio 205: Untimely Resurrection

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Ci siamo, siamo nel cuore della serie. “Untimely Resurrection” quinto episodio della seconda stagione, scritto da Richard Kahan e diretto di nuovo da Douglas MacKinnon si apre col bianco di un cavallo e col blu del giglio di Francia. Questo è il quadro, quello che siamo abituati a guardare per primo, poi arriverà nel prosieguo la spiegazione, ma teniamolo a mente. La cena è finita, ce lo ricordiamo, nel peggiore dei modi, sul capo di tutti grava la minaccia di monsieur Le Comte di fare arrivare i gendarmi. I servitori spengono le candele e portano via i resti del pasto. Altri sistemano lo sfacelo dovuto alla rissa e la voce fuori campo di Claire ci ragguaglia su quanto avvenuto, alla fine l’arresto generale ha portato via tutti a partire da Jamie. Nel libro Claire trascorre una notte angosciosa, coi ricordi dell’ultimo arresto del marito, sorretta da un fedele e coraggioso Claudel/Fergus, notte che qui lasciano intuire con una Claire sveglia sul divanetto, accanto a Fergus che si è appena addormentato. I blu sono tenui nel buio e più densi nella luce e quel rosso dei capelli di Jamie, il bacio sulla spalla che la moglie gli dà (ma quanto è alto e grande?) e Fergus addormentato tra le braccia, inerte, disegnano uno di quei riavvii del giorno in cui la veglia fa bruciare gli occhi. Ma alla luce del sole i fantasmi della notte sembrano meno tetri. Il ministro delle finanze ha convinto il capitano dei Gendarmi a rilasciare tutti e così Jamie è libero. Solo Alex Randall, accusato dallo zio di Mary, si trova in prigione e per essere scarcerato ha bisogno dell’aiuto di Mary stessa. Fortunatamente per i nostri due il Duca, che lascerà marcire Alex dov’è, ha però valutato Bonnie Prince Charlie per quello “Scarso investimento che è” ma andando via con Le Comte suscita la giusta preoccupazione di Jamie. Notate la luce morbida che si affaccia dalla finestra dietro le spalle di Jamie, è la luce del mattino, non può essere violenta, accesa, così calda e  forte, è quasi fredda. Jamie e Claire cercano di ricostruire l’aggressione della sera prima e scopriamo l’origine del nomignolo che ha generato il terrore negli aggressori (che Claire riconosce per gente non del popolo da linguaggio e abiti) : è stato Jamie, nel tentativo di liberarsi dalle prostitute della Maison Elise che il Principe Charles (nel libro è ben altro personaggio) gli propone, ad aver detto di esser sposato con una fattucchiera. La reazione di Claire è ovvia, ma Jamie ammette di aver bevuto troppo e nell’abbraccio, rassicurante, si scioglie almeno questo nodo. Nella scena successiva ci troviamo nel magazzino dei vini di Jared, finalmente. Avevo proprio desiderio di spostarmi in giro e questo mi offre la possibilità di notare, come credo abbiate fatto anche voi, quanto ogni singolo oggetto di scena sia al proprio posto, sia assolutamente perfetto. Naturalmente non sono un’antiquaria e non posso dirvi se un boccale è del 1745 o se ha di più o di meno. Ma badando ai singoli oggetti, se diamo un’occhiata sommaria, nemmeno da tecnici o da esperti, la sensazione che stiamo facendo un tuffo nel passato e non guardando una serie tv è profonda. Anche la scorsa volta notavo lo stesso atteggiamento. Probabilmente è dovuto al regista. Il suo sguardo è quello di chi squarcia un velo, non di chi mette in scena. Per farvelo capire è la stessa differenza che c’è tra vivere un momento e ricordarlo. Con Jamie c’è Murtagh, il quale, da quanto ha saputo, spiega al protetto e figlio della donna amata, che per far parte dei Discepoli (cioè degli aggressori di Claire e Mary) c’è bisogno dello stupro di una vergine. Di nuovo le donne viste come oggetti. Ma Murtagh ha qualcosa che lo divora dentro, lui che è un uomo giusto e ha un codice di onore adamantino, pur ladro di bestiame, pur frequentatore di bordelli, e quel codice lo accusa: lui ha deluso Jamie, non ha protetto Claire e Mary. Nel libro Murtagh fa un giuramento commovente ai piedi di Jamie, sul tappeto del salotto nel palazzo di Jared, come quello che si fa ad un Laird e tale Murtagh considera Jamie in quanto ha promesso al figlioccio, quando aveva pochi mesi, di proteggerlo a costo della vita, mentre qui rinnova quella promessa con la determinazione del guerriero highlander “Deporrò la vendetta ai tuoi piedi o sarò dannato” e siamo certi che la sua caccia non si fermerà fino a che non avrà portato a termine il compito. Claire va a trovare la piccola Mary Hawkins che, di sua sponte ha scritto un resoconto dettagliato che scagiona Alex Randall e che Claire porterà alle autorità. Guardiamola, vicino a Claire, non è solo l’altezza di Caitriona Balfe che fa la differenza, ma Mary è una quindicenne del 18 secolo, è una ragazza, non è alta né ha forme, sembra una bambina e con quel poco indosso e l’aria avvilita e quella cuffietta che le danno un’aria quasi ridicola, suscita la nostra tenerezza e il nostro sdegno. Si vergogna, come tutte le vittime delle aggressioni, ogni vittima ha in sé un tarlo che le rende il dolore più crudo, cioè la sensazione che, per quanto irreale e lontano sia, una parte di colpa dell’accaduto le appartenga. Permettetemi una digressione: tutte noi donne siamo cresciute in una società che, almeno una volta nella vita, ci ha fatto sentire la nostra naturale condizione di donne un peso. Una battuta volgare, un “complimento” non richiesto, una (finta) attenzione, quando non si arriva proprio all’invasione del corpo, con palpeggiamenti, violenze. Raramente c’è stato un giorno nella vita in cui la mia condizione di donna non sia stata resa più difficile da vivere, barzellette sporche, stereotipi, pregiudizi, beceraggine gratuita e da chi? Da tutti coloro che non hanno altro scopo nella vita che definire se stessi diminuendo gli altri. Chi aggredisce una donna lo fa anche con i bambini o con chiunque non possa o non sappia difendersi. Non permettiamo che una violenza, fisica o verbale, passi impunita. Denunciamo, sempre. Anche quando questo ci porta nell’occhio del ciclone, una vittima è tale sempre, non se lo cerca, mai. La vittima non ha colpe, mai. Claire rassicura Mary, non avrà un bambino perché l’atto non è stato consumato del tutto, questa è la speranza di Claire e almeno Mary non dovrà sposare quel “vecchio verrucoso” del Vimconte. Il punto è che la ragazza la informa che sposerà Alex, hanno deciso così. Se nel libro Claire ha i suoi forti dubbi (Alex è povero, ricusato dal Duca e cagionevole di salute) qui dà seguito a quanto Mary afferma con la tentazione di bruciare la deposizione che le viene fiduciosamente consegnata: liberare Alex e farlo sposare con Mary e quindi dire addio a Frank oppure lasciarlo in prigione e sperare che Mary finisca tra le braccia di Black Jack e sia la linea di sangue di Frank? Anche Jamie ha i suoi problemi. Sua Altezza Reale il Principe Charles Stuart lo raggiunge nel magazzino per informarlo che entreranno in possesso, per la causa giacobita, di diecimila sterline. Chi presta tanto denaro? Qui ci starebbe bene quel “ta daaaa” che Loki esibisce al fratello quando volano radenti in un passaggio stretto tanto che il rischio di sfracellarsi è più che reale. Il nostro amato, si fa per dire, prezzemolino cioè Le Comte ha intenzione di vendere un carico di Madeira portoghese e per acquistarlo si procura un socio in affari, povero in canna, ma dotato di Nome, cioè il principe stesso che ha firmato un prestito per la metà della somma, così con quella intera e il ricavato della vendita non si finanzia un esercito, come obietta ovviamente Jamie Fraser. Il quale è un guerriero oltre che un uomo che di numeri sa qual cosina, ma si getta fumo negli occhi del ministro delle finanze che, a sua volta, convincerà il Re a finanziare il tutto. Il Principe non crede alle dicerie che vogliono Le Comte un eretico o un seguace di satana, la figura è storica e si diceva proprio questo di lui, tra le altre cose, e per far si che il nobile francese sia controllabile dà a Jamie l’incarico di vendere il loro vino, così uno controllerà e l’altro sarà controllato e lui, il Principe, avrà i fili di tutti tra le regali dita. Claire ha lasciato vincere la sua rettitudine, ha liberato Alex Randall. Passeggiano nei giardini e Claire affronta di petto, come fa di solito, la questione del matrimonio, dissuadendo Alex dal relegare Mary ad una vita in fuga e grama, in fuga dalla povertà che li coglierebbe a più riprese e, oltretutto, Alex malato la costringerebbe a fargli da infermiera. La decisione è presa. Alex si alza, dopo aver porto i ringraziamenti alla premurosa amica della sua amata Mary. Guardiamo Claire, immersa nella luce del giorno, in un posto così delizioso mentre spezza il cuore di Alex e lo fa non solo per affetto verso la ragazza, ma perché Frank deve nascere. Lei non sa che cosa ne sarà di sé nell’immediato futuro, probabilmente immagina una vita intera con Jamie nel 18° secolo, eppure lotta per far si che quell’uomo che l’ha amata (e che la ama) e che lei ha amato (e che ama) possa nascere. Claire è sempre divisa tra due mondi, perché le scelte, portano ad altre scelte, non c’è mai un momento in cui ci fermiamo, grandi o piccole, banali, giuste, sbagliate, leggere, responsabili, le scelte che compiamo non sono mai definitive, non del tutto. Teniamolo a mente. Jamie incontra Le Comte e dai due uomini la sola cosa chiara che esce è che entrambi si minacciano, entrambi si ammazzerebbero volentieri e entrambi sono pericolosi. Tornato da sua moglie, Jamie la mette a parte del risultato dell’incontro e mentre Claire tra la morbida rotondità del suo ventre e quella delle luci delle candele (guardate quante ne servono per dare la luce adatta a guardarsi in viso) progetta un piano per fingere il vaiolo nella ciurma di St. Germain, Jamie le fa un regalo splendido, i “cucchiaini degli apostoli”. Siccome quando trovo qualcosa che mi incuriosisce approfondisco, ecco che vi servo le mie ricerche “Le collezioni di cucchiai degli Apostoli sono antichi e rari servizi di cucchiai, spesso realizzati in argento; su ogni cucchiaio veniva rappresentata la figura incisa di un Apostolo. Furono prodotti durante il medioevo – principalmente durante il quindicesimo e il sedicesimo secolo – ed erano regali molto in voga tra le classi abbienti europee. Il tipico set di cucchiai dei 13 Apostoli comprende, oltre alle figure dei 12 Apostoli, quella del Maestro. Ogni raffigurazione è dotata di simboli identificativi propri. E’ importante notare che i cucchiai degli Apostoli non sono stati prodotti in Inghilterra, e che tutti gli antichi esemplari provengono dai paesi Europei, solitamente dai Paesi Bassi, dalla Francia, dall’Italia e dalla Germania.” (più oltre vi citerò la mia fonte). Il regalo di Jamie è quindi oltre che speciale anche molto sentito dal momento che appartiene alla sua famiglia da generazioni. Se lo è fatto spedire da Jenny, che è felicissima per la notizia. Claire si pone la domanda che ogni donna incinta, probabilmente, fa a se stessa: sarò una buona madre? E Jamie, che è un essere meraviglioso, la rassicura, quello che non sa, lo imparerà, anzi, lo impareranno insieme. E dalle magnifiche musiche di McCreary siamo trasportati nella fastosità di Versailles. Jamie deve aiutare il Duca di Sandrigham a scegliere dei cavalli. Il colpo d’occhio, le figure che sembrano danzare tra i viali geometricamente disegnati, i colori degli abiti e la sontuosità del palazzo ci tuffano in una mattina abbagliante, in cui quel damerino perfetto del Duca accoglie Jamie e Claire come solo un doppiogiochista bronzeo (di faccia) sa fare. Dopo i convenevoli, Claire si allontana e Jamie sceglie i cavalli per il Duca, tra un commento sulla Bastiglia e la durezza della vita. Se sei un poveraccio, chiaramente. Claire indossa un altro splendore firmato dalla meravigliosa signora Dresbach, con un vezzo tra il diciottesimo secolo (la forma dell’abito, il panier, il taglio delle gonne) e quel cappellino così “moderno” e la bellezza dei ricami su tessuto. In quella, accanto ad uno dei tavoli colmi di cibo e di fiori, arriva Annelise. Non so voi ma io una passeggiata nei giardini reali me la sono goduta, anche col chiacchiericcio del Duca che definisce il Principe Charles in maniera impietosa, che trattiene Jamie in ciarle e che, da mente fina quale è, ha sicuramente un suo piano. Annelise sembra voler irritare Claire con il dirle come era e come non è più Jamie, ma, alla fine, in realtà la loda per averne fatto un uomo. Peccato che il momento sia sciupato dalla resurrezione inopportuna e assurda che il Fato, come dirà il risorto stesso poco dopo, opera da par suo: Black Jack Randall appare, colpo di scena, nei giardini. La francese va a cercare Jamie e lascia Claire da sola con un uomo che, vedendola, sembra anche troppo felice. Notate il suo viso, quella allegria quasi sensuale, perché lui è un uomo di passioni profonde, quelle che siano, mai leggere, mai superficiali. La loro conversazione però, è interrotta (che si fotta il re!) dall’arrivo del Re di Francia. Prima di questo, lasciate che ve lo dica: l’apparizione di Black Jack, man mano, da sfocato a nitido, sempre più vicino, mi ha stretto la gola. Ho provato l’impulso di bloccare l’immagine, di prendere fiato, di dire a me stessa che, tutto sommato, non era necessario continuare. Perché? Perché quest’uomo è, e resta, l’incarnazione del male perpetrato per il piacere di farlo. Nessuno discende negli inferi avendo trovato sul proprio cammino solo pareti lisce, ci si scende dopo aver ignorato vari appigli per tornare su. Il panico che ho provato, nero e denso, mi ha portata a sospirare di sollievo all’arrivo del Re. Un Re che, non so voi, trovo irresistibilmente sensuale, molto femmineo quasi nelle pose, eppure molto mascolino, nella maniera in cui lo è un maschio cui non difetti esporre la propria emotività. Mentre Il Re, Louis XV, riempie di complimenti Claire e discorre con quel soldataccio di Black Jack, che rivela se non altro anche qui le sue doti oratorie (non dimentichiamo quando ne ha fatto sfoggio) ecco che giunge Jamie. La mano del Capitano dei Dragoni che stringe la spada è spettacolare. Eppure lui stesso ha detto a Claire che nessuno può estrarre la spada davanti al Re (questo nel libro lo dice spesso Jamie) perché sarebbe messo a morte. Nondimeno quando l’imponente, bellissimo, misurato vulcano dalla chioma di fuoco lo accosta, la reazione naturale di un uomo passionale è quella di mettere mano alla spada. Jamie lo prende in giro (un incidente con le pecore) e Randall spiega e minimizza. Claire, in un gioco di scacchi, sposta la torre dall’alfiere e domanda il motivo della presenza di un graduato inglese su suolo francese. Il Capitano spiega e il Re suggerisce ma, malauguratamente, il Capitano non capisce e dà vita, suo malgrado, ad un pezzo assolutamente esilarante (quel “In ginocchio” mi rimarrà impresso nella mente per i secoli a venire!) che permette di spezzare la tensione terribile con una risata liberatoria (i miei gatti mi hanno fissato perplessi) e a Claire e Jamie di allontanarsi. Purtroppo, però, Jamie sfida Jonathan Randall a duello e quello (l’avete notato il tocco sul petto di Jamie?) accetta, perché “gli deve una morte”. Non si può dire che a entrambi manchi un macabro sense of humour. Tornati a casa, mentre Jamie e Murtagh si confrontano sulle possibili scelte dell’arma da parte dello sfidato, cioè Randall, Claire torna annunciando di averlo (falsamente) accusato di essere stata da lui aggredita, con Mary. Il confronto che segue tra i due definirlo drammatico è riduttivo: in quel cupo marrone quasi violaceo, tra le ragioni di Claire e quelle di Jamie, si arriva alla resa dei conti della crepa che si è aperta due episodi fa, infatti, se Jamie uccide adesso Randall, Frank non nasce. Per farsi valere sul marito, Claire si aggrappa in maniera non degna al debito che lui ha nei suoi confronti, avendogli lei stessa salvato la vita due volte. Di chi, però, sta chiedendo di risparmiare la vita? Ad un uomo che ha abusato del più specchiato e cristallino essere che esista al mondo. E, questo, è un momento in cui, a dare corso alle passioni, il matrimonio è fratturato, l’intesa perfetta è incrinata, l’unione tra i due è perduta. James Fraser è un uomo d’onore, paga i suoi debiti e dalla moglie, sempre più affranta, perché Randall lo ammazzerebbe lei con le sue mani, si sente chiedere proprio la vita del più nero tra i demoni come pagamento. Guardiamo Jamie, enorme, eppure piegato, ferito dalla donna che adora, che si staglia su quello sfondo viola, che richiama il dramma di un fondale di scena. Assistiamo ad una rappresentazione teatrale, di quelle elisabettiane, in cui passioni e spade e amori e veleni erano gli ingredienti mescolati divinamente dal più grande che mai abbia messo in versi tragedie. Jamie bacia la spada, suggella il patto, accetta la dilazione di un anno (ma non un giorno di più) e suggella anche la frattura tra sé e la moglie, non permettendole, dopo che il sollievo invade il viso stravolto di Claire, di toccarlo.

Le resurrezioni non sono spesso cose buone, ci sono cose e persone che dovrebbero restare sepolte, ma il passato, come la vita, è fatto di pieghe nascoste, di anditi bui in cui aspettare il momento opportuno e, soprattutto, è fatto di fili che ci trasciniamo dietro nel presente, perché se per Carofiglio “Il passato è una terra straniera”, (che riprende, sono andata a cercarlo, lo ammetto, la prima frase di un romanzo – L’età incerta- di L.P. Hartley, che recita originariamente: “The past is a foreign country: they do things differently there.”) in cui quelli che eravamo, non siamo più e non riconosciamo nemmeno più, il presente è invece intessuto di passato, perché le scelte, come si diceva prima, qualunque esse siano, non terminano mai. Noi terminiamo di scegliere con l’ultimo respiro, le scelte che abbiamo compiuto ci sopravvivono e quella compiuta da Claire avrà una forte risonanza per  sé e per suo marito. Episodio denso di tensione, con il consueto (si siamo viziati!) sfoggio di costumi e di recitazione impeccabili, esaltato con quel momento grandioso per cui sarò eternamente grata al Re (in ginocchio, mi raccomando) e declamato in versi, tragici, nel finale degno di un’opera che richiama altri echi e altro rintoccare di lame. Vive Le Roi!

Recensione a cura di Cristina Barberis.

(Fonte: Per la spiegazione dei Cucchiai degli Apostoli mi sono avvalsa di questo 62days)

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 205: Untimely Resurrection”

  1. Mamma mia Cristina, che meraviglia! ho terminato or ora di leggere la tua recensione che mi ha
    commosso quasi quanto la puntata; tutto giustissimo e devo aggiungere che Black è grande nel male, non un delinquente da strapazzo: lo paragonerei all’Innominato dei promessi sposi, che nella sua
    crudeltà
    avrà pur sempre degli ammiratori; Vero è che si redime mentre il nostro capitano no.
    Mi è piaciuto molto la tua riflessione sulle donne che ahimè, ancora oggi, vittime degli orrori che solo
    menti malate possano perpetrare, e ce ne sono tante! La spiegazione dei cucchiai è veramente
    interessante, in effetti mi ero chiesta che origini avesse questa tradizione…. cara Cristina un abbraccio grande e…GRAZIE. Come già detto riguardo la puntata con occhi nuovi e gli attori Sam in primis è STUPENDO

    1. Grazie di cuore e dal profondo, Luciana 🙂 davvero! Mi spingi a migliorarmi, ogni settimana e questo è per me un vero piacere. Black Jack Randall è tutto fuorchè un criminale da poco e quello che lascia senza fiato è che a lui piace essere come è. Ricordiamo il pugno a Claire e la spiegazione che egli rende di sè.
      Sam è stupendo, Claire è incantevole ma Tobias è insuperabile.

      Grazie a te, di nuovo e sul serio!

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