Recensione Outlander Episodio 107: The Wedding

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Come si inizia la recensione ad una puntata simile? Con “C’era una volta, duecento anni fa…” come se fosse una fiaba? Oppure con qualche frase spiritosa “Sapete che cosa c’è sotto il kilt di Jamie? Beh io so anche dove teneva la giarrettiera Claire…” o che almeno tenti di fare una battuta? Ci ho pensato a lungo, perché l’ho vissuta in maniera inebriante, una coppa di spumante e petali di rosa,  e ho deciso così…

Duecentosettantuno anni fa le cose non  erano tanto diverse da oggi: niente luce elettrica, vero, al più candele o lumi. Niente bagno in casa, vero, al più pareti consenzienti di castelli, di catapecchie o buche scavate per terra. Niente medicinali, è vero, tisane, infusi e decotti e qualche miracoloso cataplasma. Si. Mortalità infantile altissima, femminile puerperale altissima. Possibilità di rimanere storpi a vita, altissima. Eppure…Dopo aver visto questa serie, finora, fino ad oggi, ci tornerei anche subito indietro. Si! Perché oggi parleremo di un mondo ricco di emozione, di forza, di persone che sapevano che cosa volesse dire lottare contro le ingiustizie (dalle maggiori delle quali tutti noi siamo al riparo) e contro soprusi con acutezza di spirito e di ingegno, con  coraggio e senza mai arrendersi!

Il settimo episodio, atteso fin dall’inizio della serie, è intitolato semplicemente “The Wedding” e scritto, mi ha fatto piacere vederlo, da una donna, Anne Kenney e diretto da una donna: Anna Foerster. Per quel che sappiamo di Ron Moore potrebbe essere stata una scelta meditata, far narrare a due donne l’episodio cardine della prima tornata della serie. E’ una puntata di fili tesi e tirati da tante direzioni che qui si intessono e si intrecciano, alla maniera degli amanti e danno vita ad una cronaca simile e per certi aspetti diversa da quella che pensavamo potesse essere. La guarderemo con  il punto di vista di Claire, di Jamie e anche dal nostro. Siete comode, siete attenti? Eccoci qui, iniziamo.  La puntata si apre coi resti di un banchetto sul quale, sarei pronta a scommetterci per via del mantello che mostra, una gatta sta sfamandosi in silenzio e subito siamo catapultati nel primo inserto che deve intrecciare l’ovvio e necessario parallelismo all’altro che tutti aspettiamo: Claire Beauchamp e Frank Randall, lei con un delizioso due pezzi grigio, cappellino e scarpe con tacco e lui con un elegante completo marrone, passeggiano per una via cittadina, quando lui la ferma, le chiede se sia pronta e quella fermata non è a caso, infatti, si trovano davanti ad una coppia che si sta sposando. Frank la sposa con un matrimonio a sorpresa, quanto di più romantico e di inaspettato può esserci in questa situazione perché, ricordiamocelo, l’Europa è pervasa dalle urla della guerra. Noi siamo Claire, sentiamo il cuore che batte? Sentiamo la sorpresa e il piacere che salgono su dal nostro stomaco e si spandono dappertutto? L’uomo che amiamo ci ha chiesto di sposarlo, così, di getto, come in un  romanzo, come in un racconto di quelli d’avventura. Nonostante le nostre obiezioni, tutte pratiche e corrette, lui si dichiara emozionatissimo. Ed è si. E quel si è seguito dal bacio, un bacio che, come per magia, ci porta a duecento anni prima, tra le braccia di nostro marito. Un uomo alto, rosso, giovane e scozzese. (E brava miss Foerster che ci fa viaggiare nel tempo senza nessuno strappo!) Ma guardiamolo bene il viso di Claire: è davvero contenta? E dal bacio, che sancisce la seconda unione (La linea del matrimonio è biforcata!) torniamo indietro, alla preparazione della notte di nozze. Abbiamo lasciato Claire a convincersi di non poter sfuggire da Randall che con un matrimonio, la vittima sacrificale, Jamie, non sembra nemmeno troppo indisposto, ma noi come ci sentiamo? Ed ecco che Claire ce lo dice. Ha paura di smarrire i ricordi delle cose che amava, che sfuggono via come le perle di una collana quando si rompe, destinate a non essere mai più trovate. Deliziosa similitudine, teniamola a mente. Siamo nella stanza della locanda che servirà alla prima notte di nozze con il nostro nuovo marito. Siamo sedute, con quell’abito rimediato da altri, di nuovo non abbiamo scelto un vestito per le nozze, non noi, ed ecco che entra, il marito, il neo sposo, l’imbarazzo, il non saper che dire o che fare, un nuovo brindisi, perché no? E quell’impaccio tenero che ci fa bene al cuore ma che acutizza quella sensazione di disagio, di li a poco dovremo rendere legale il nuovo matrimonio e nonostante il ragazzo sia giovane, bello e prestante e molto garbato, nonostante ci sia molto simpatico e lo stimiamo, siamo pur sempre legate all’uomo che ci sta cercando, a quello che ci ha sposate per primo. E’ un tradimento? Non lo è? Oppure, abituate dalla Guerra, seguiamo la linea del “fare ciò che si deve con il minore dispendio di energie”? O forse una sbronza, dopotutto, non è male? E mentre Jamie aspetta un contro brindisi al proprio, dolce e galante, Claire tracanna letteralmente un bicchiere dopo l’altro. Certo che la perplessità di Jamie ci sta tutta (come si sarà sentito? Adesso ce lo dice lui!) e quando sollecita Claire a non avere paura, lei gli pone la fatidica domanda “Perché hai accettato di sposarmi?” e la regista dipana per noi i fili dell’intreccio, fateci caso è una puntata a scatole cinesi, una scena si inserisce e si incastra nell’altra e ci fa spostare dovunque potendo seguire tutto. Quante volte abbiamo sentito di quelle riunioni goliardiche di uomini che fanno sbronzare il quasi sposo, gli addii al celibato conditi da strip tease o da incursioni in bar e /o festicciole che, a dirla tutta, mi hanno sempre un  po’ disturbata da una parte e dall’altra? Qui no, il consesso maschile attorno al promesso sposo è piuttosto serio e sopracciglioso, Murtagh, in qualità di padrino di Jamie, Ned Gowan, l’uomo di legge del Clan, Dougal McKenzie, zio e facitore del matrimonio e ovviamente Jamie Fraser che , in tutto quello, l’unica cosa che pensa, la sola persona cui pensa e che cerca di far stare bene è lei: mrs Beauchamp, la guaritrice, la donna che dice parolacce, che cavalca con gli uomini e che è di una onestà e di una forza che lui trova probabilmente irresistibili. Quando Ned Gowan ribadisce l’importanza che il matrimonio sia consumato, Jamie si preoccupa per Claire e il successivo scambio di battute tra Murtagh e Dougal ( avevi detto che non ti piacevano gli stupri, Dougal! – Non uno stupro, persuasione!) e la reazione di Jamie ai consigli di Dougal sul non barare ci proiettano dritti nei sentimenti del nostro giovane scozzese: se Claire non volesse consumare? In fondo è vedova da poco, no? Costringerla con la forza? Inaudito. Eppure lo si deve fare. E siamo certe che lui sta già arrovellandosi sul come. Ed eccoci, siamo li, a sentirci le gambe come gelatina quando Jamie le fa quella dichiarazione di intenti (Hai il mio nome, il mio clan, la mia famiglia e la protezione del mio corpo!) che detta in quella maniera è più di un  giuramento. Noi siamo Claire, come ci sentiamo? Riconoscenza, gratitudine, ammirazione, stima: la protezione di quel corpo che noi abbiamo messo a posto tante volte e che abbiamo visto piagato per atti di assoluta generosità…E’ più di quanto una donna possa reggere senza sentirsi piegare. E qui facciamo capolino noi, spettatrici e spettatori: guardate l’emozione sul viso di Jamie e l’imbarazzo sul viso di Claire, che viene spazzato via dalla decisione. E guardate la trepidazione, il desiderio, l’attesa, l’impaccio e quel torrente di sensazioni che corrono sotto pelle come il fuoco che animano ogni singola espressione di Jamie…Possiamo onestamente ancora pensare che sia stato scelto un attore a caso? Qui assistiamo non a recitazione, ma ad uno spaccato di vita e quello che vediamo, portato avanti con maestria dalla regista e dagli attori, raggiunge livelli di intensità altissimi. Jamie sta gustando quel bacio, il primo affondo nel corpo di Claire, quella donna che desidera da matti e lei lo gela “Parlami della tua famiglia”. Quella risata di incredulità di Jamie è spettacolare. E lui vi si adatta e dipana per lei, per la sua sposa ritrosa, la storia della sua famiglia, padre, madre, sorella, fratello, così le ore passano, il sole declina, le ombre si allungano e l’intimità cresce. Claire, ce lo dice, ascoltando quelle storie, bevendo, si sta rilassando e si sente molto meglio. L’intervento a valanga di Rupert e Angus mandati da Dougal a verificare la legalità del matrimonio, imbarazza Claire e fa infuriare Jamie che li caccia via. Ma Claire ride e Jamie le spiega “Rupert è un lontano cugino” ma poi l’inevitabile è giunto: andiamo a letto, dice Claire. A letto o a dormire? Replica Jamie e da li, inizia tutto.

In fondo, se dobbiamo farlo, pensa Claire, questo è il momento giusto. Claire è una donna pratica, alla quale è stato insegnato ad essere sempre pronta dinanzi alle situazioni, dallo zio Lamb, prima, dal servizio come infermiera poi. Se una cosa la devi fare, tanto vale farla e non pensarci più. Ma qui, qui c’è differenza: si tratta di andare a letto con questo giovane e sempre più vicino scozzese che ci ha promesso di proteggerci da tutto, che diventa man mano più attraente, e non è effetto del vino, e che sa aspettare. Lo abbiamo notato? Jamie ha una pazienza e un rispetto che in pochi uomini si possono ravvisare. Ed inizia quella spogliazione di Claire da parte di Jamie che è estremamente seducente e che tra un imbarazzo (ma quanti occhielli ha un bustino di donna su davanti?) e una carezza, tra un bacio e un respiro mozzato dall’emozione, conduce tutti noi in una scena di rara emotività, perché qui quello che davvero emerge è il sentimento: attrazione, imbarazzo, attesa, eccitazione, desiderio come fuoco bollente, smarrimento, gratitudine, intimità, complicità. E’ sempre molto difficile da rendere il sesso in tv o al cinema, le musiche (qui i flauti, perfetti!) e le luci rendono meno violenta (pornografica) la scena più intima, in genere, se l’intento è quello di dare emozione ma non volgarità. Qui la regista guida così con mano sapiente il tutto che noi non siamo più li come terzo incomodo a guardare, siamo Claire e siamo Jamie e siamo il fuoco e i respiri e quei baci e il silenzio che presto si riempie di suoni. (La battuta di Jamie, sono vergine ma non un monaco è tal quale al libro, una volta di più!) Ed ecco che Claire ottiene se non altro di poterlo avere di fronte, non da dietro come Jamie pensa che si debba fare (Ha visto gli animali accoppiarsi e ha ben capito che uno dei due stava sopra.) Insomma, come primo affondo non sembra proprio andato benissimo no? Guardate l’imbarazzo, i sorrisini, tesi, più tesi di quando dovevano ancora iniziare tutto. Che cosa è andato storto? Noi siamo Claire, ci rendiamo conto che il nostro neo marito ha bisogno di un minimo di “istruzioni per l’uso”. Dopo l’ovvia domanda (non lo avevi mai visto fare?) e l’ovvia risposta (si, i cavalli…) lui le chiede se le sia piaciuto e lei ovviamente non può mentirgli e non  lo fa e Jamie conclude un po’ dispiaciuto che Murtagh e Rupert e anche Ned glielo avevano ben detto che alle donne non piace molto. Ma poi lei non può mentirgli e non può farlo nemmeno a se stessa (ero una bigama e un’adultera e mi era anche piaciuto). Claire esce dalla stanza  ed è accolta dalle battute volgari di tutti e Jamie si offre di pigliarsi le prese in giro e di procurare il cibo per tutti e due. Dougal è forse geloso? I due sposi mangiano, Jamie prova a toccarla ma Claire si sposta. Siamo Claire, proviamo a capire come mai. In fondo, è nostro marito, non è nemmeno brutale ed è dotato di grande pazienza. Perché quindi? Perché quel ragazzone scozzese così pieno di qualità è pur sempre un estraneo, non sono due mesi che lo conosciamo e non si può tradurre la stima e il rispetto con l’amore e conseguentemente con il desiderio di fonderci e di placare quell’ansia del cuore che cresce man mano. Non c’è da fare, ci vuole tempo. E la domanda di Claire sui colori del kilt Fraser da vita ad uno dei pezzi che ho amato di più, Jamie e Murtagh, nella stalla, al mattino.  Un brano di familiarità e di profondo affetto che si alterna a quello più rude dove Dougal e Willy cercano di convincere un sacerdote riluttante  a celebrare le nozze e a quello divertentissimo in cui Rupert e Angus fanno coniare un anello al fabbro e, infine, a quello tenero e imbarazzantissimo in cui Ned Gowan circondato da prostitute si deve procurare un abito per Claire perché tutte queste sono le condizioni di Jamie: sposarsi coi colori Fraser, celebrato da un vero sacerdote, in un luogo sacro, con Claire vestita da sposa o quanto meno bene e con un anello che le si possa mettere al dito. E tutti si muovono, per accontentare lo sposo. E il racconto di Jamie a Claire si scioglie e si riannoda e si intesse e si dispiega e lei vede tutti che si danno da fare e le chiede come sia stata la sua mattina e lei torna indietro con la mente e porta tutti noi al mattino, al matrimonio.

Jamie sorge letteralmente dall’apertura della Chiesa (inquadratura della macchina da presa assolutamente mozzafiato) quando giunge Claire ed è di una bellezza che leva il fiato, come dice Diana Gabaldon, vedere uno scozzese vestito con  la gloria dei colori del clan e con tutto (kilt, sporran, calze e scarpe e giacca e camicia e scialle e fibbie e armi) quel che consta dell’abbigliamento di uno scozzese è senza dubbio un colpo al cuore e non c’è nessuno, per quanto brutto o storto, che ne esca rappresentato male, figuriamoci un ragazzo, alto, ben fatto, bello e con fiammanti capelli color del fuoco che al sole di quel mattino strappano riflessi di un biondo di fiamma. E Claire? Meravigliosa in quell’abito che tutti guardano compiaciuti, persino Dougal, persino Murtagh, o Ned: tutti vedono quanto sia bella. L’inchino di Jamie  e la presentazione e lo snocciolarle quei nomi, e la faccia confusa di Claire che più che sposa sembra una vittima pronta al sacrificio e quella mano tesa che viene scambiata per un invito a prenderla e metterla sul braccio…Tutto si apre e rotola giù dal libro e dalla nostra mente e ce lo dipinge così, come lo avremmo sempre voluto vedere, il matrimonio di Claire e di Jamie. E quel matrimonio si mostra, vero, reale, esce dalle pagine del libro e si tinge di colori e di suoni e se la dichiarazione in gaelico dell’handfasting è quanto di più poetico e toccante ci sia mai capitato di ascoltare, il bacio che segue (puoi baciare la sposa) e il sorrisetto di Jamie spezzano il cuore: lui è eccitato, felice, pieno di attesa, lei no. Lei è frastornata e a quel bacio si aggrappa, come l’unica cosa vera in un momento in  cui le sembra che tutto sia solo una recita o meglio che tutto stia capitando ad altri, la formula del matrimonio, e il sacerdote e gli invitati: è tutto vero? Ed è quello il racconto che ci vuole perché Claire perda indugio e spezzi il muro e accorci la distanza che la separa da Jamie. Perché noi siamo Claire e siamo donne e sappiamo bene che per noi la seduzione e l’abbandono passano per la testa: dobbiamo essere convinte di voler cedere, condividere, accogliere e dare. Altrimenti è uno stupro. O, alla meglio, è una imposizione, non ci divertiamo, non  collaboriamo, siamo passive, come è capitato a troppe di noi. Invece qui no: Claire prende l’iniziativa, vuole vederlo quel giovane marito scozzese che sa entrarle così nel cuore al punto che dopo la prima volta, che ha reso legale il tutto, lei ne cerca una seconda. Ed è quella intensa e complice e particolarmente divertente, per lei, che si improvvisa ad ammaestrare quel suo giovane marito nella dolcezza dell’unione tra uomo e donna, ove non serve la rudezza per compiere un atto che per gli altri animali, anche se non tutti, è solo dovere, ma servono complicità, intesa e voglia di dare, si chiama reciprocità ed è quella che Claire mette in atto. Questo suo giovane sposo scozzese le sta entrando nel sangue. Sempre di più. Lo sguardo che gli dona dopo è di dolcezza e di tenerezza e di compiacimento, per aver dato a quell’uomo in particolare qualcosa che nessuna gli ha mai donato prima: amore.

Ed eccola la gatta dell’inizio che mangia sul tavolo, mentre Claire sta prendendo qualcosa per sé e per Jamie e appare Dougal che ci lascia sconcertati, esattamente come Claire (sono la moglie di Jamie!) che riceve quella dichiarazione da Dougal e che solo l’arrivo di Rupert riporta al naturale ordine delle cose. Adesso Claire sa anche questo:  Dougal la desidera per sé. Claire, non piagnucola, non fa scene, anzi, ringrazia Rupert per l’anello e lui si congratula e torna in stanza, da Jamie. Quando Jamie si sveglia, la raggiunge, le dona la collana (sono solo perle di fiume) che è stata di sua madre e adesso di sua moglie. Colpita nuovamente al cuore dalla dolcezza di quel gesto, dalla sincerità di quell’uomo, Claire torna ad amarlo, con una complicità crescente e quando, al mattino dopo, lui si veste e le annuncia che deve procurarsi da mangiare, si baciano come due amanti, come due innamorati, tutto sembra andare per il suo verso. Se non fosse che dal corpetto di Claire, mentre lei sistema l’abito, cade la fede nuziale di Frank. Quanto smarrimento c’è adesso, nel rendersi conto di essere bigama? Di essere sull’orlo di due mondi? Di amare due uomini? Sebbene di uno non ci si sia ancora concesso l’ammetterlo? E la puntata si chiude così. Con l’espressione smarrita di Claire.

Il punto di vista di Jamie: lo abbiamo visto esitante, lo abbiamo visto emozionato, pieno di eccitazione, insicuro, incerto. Lo abbiamo visto sincero e dolce e tenero. Ma lui, come si deve essere sentito? A chi ha pensato, per tutto il tempo? A lei, a Claire, a quella donna che gli è entrata nel cuore, lui è innamorato di Claire e per lei è disposto a tutto. Anche a farsi da parte, se serve. Non vuole imporsi con la forza. Non con lei e vuole che lei abbia un vero matrimonio, che possa dirsi una vera sposa e tutti obbediscono a Jamie, perché, di fatto, lo stimano e lo rispettano e qualcuno, Murtagh, lo ama in maniera paterna e sincera. Jamie che cosa prova? Nel vedersi quella donna dinanzi vestita come una sposa? Piacere, soddisfazione, orgoglio, una punta di genuina gioia. Eccitazione, attesa. Si sente goffo e impacciato nella notte di nozze ma lui è lo sposo e tutto deve ricadere sulle sue spalle, nel suo mondo, è l’uomo che comanda, la donna esegue. Non c’è verso che sia contrario a questo, ma durante il passare delle ore, Claire lo stupisce, lo affascina, lo irretisce, anche più di quel che lui non sia e lui si sente spaccare il cuore (credevo che mi si sarebbe spezzato il cuore) in più modi e in  più occasioni. Questa notte Jamie si innamora definitivamente di Claire. Sua moglie. Non c’è al mondo un uomo più limpido e con più alto senso di giustizia di James Alexander Malcom McKenzie Fraser e lui si comporta sempre in maniera giusta. O in quella che suo padre gli ha insegnato a seguire. Vuole non solo proteggere Claire da Randall ma la vuole per sé. E si apre, come un fiore che si schiude al mattino ai raggi del sole,  lui si apre del tutto e si dona anima e corpo alla moglie. Jamie Fraser è un uomo che a differenza dei suoi contemporanei sa come comportarsi con una donna e lo sa tanto più quanto maggiore è la sua inesperienza in  materia, perché lui agisce col cuore, quel cuore guidato da una sensibilità rara e da un’acutezza di pensiero che gli permette di percepire il disagio di sua moglie.

Questo era l’episodio così atteso e così voluto e che dire? A me è piaciuto, molto, moltissimo. E’ un episodio diretto magistralmente, come un intreccio che si annoda e si snoda e disegna e intesse e alla fine mostra il capolavoro di trama e ordito che rivela l’intero disegno. I colori di questo disegno sono le emozioni e i fili che le tengono insieme sono i gesti e la genuinità di queste, qualunque esse siano: amore, rispetto, eccitazione, desiderio, nostalgia, paura, attesa, trepidazione, pazienza, corresponsione, reciprocità, gelosia. E’ la puntata delle emozioni, più che del sesso o dell’atto in sé, che pure, diciamolo, è condotto con rara delicatezza e questo ci permette di viverlo appieno. È la puntata dei pensieri e dei desideri, delle attese e delle rincorse, di tutto quel che gira attorno al cuore e ai sentimenti e qui la mano di due donne, non  me ne vogliano i signori uomini, c’è e si vede alla grande. Un applauso alla maestria di aver saputo donare un’ora di emozioni intense pur con un tema delicato come questo, senza scivoloni, senza volgarità, senza ammiccamenti, se non con le necessarie dilazioni all’epoca (le battute del clan in locanda, quella di Rupert con Dougal che gli fa prendere un pugno per gelosia) e al contesto. Le musiche tutte azzeccatissime, intimiste e accompagnatrici, in sordina, di momenti dove le voci compongono un’armonia di suoni fatta di parole, di esitazioni e di respiri che a volte sono sospiri e a volte gemiti. La fotografia è spettacolare, sul serio, gli interni sono così ben resi che sembra di esserci dentro. Gli attori? Un dieci e lode a entrambi, a Caitriona e a Sam, sempre più bravi e sempre più affiatati, perché girare certe scene con il necessario sentimento (smarrimento, desiderio, dolore, attesa, frustrazione, gioia e stupore, per dirne solo alcune) non è facile e certamente la Tv a differenza del cinema rende tutto “più vero”, il cinema è più roboante, la Tv è più intima e tutto diventa irto da donare, da rendere con bravura e loro ci sono riusciti. Come il resto del cast, che con sorrisi, occhiate e tono di voce sa davvero alzare il livello di un prodotto già di enorme classe. Come non dare una lode alla costumista? I vestiti di nozze di Claire e di Jamie sono due capolavori, così come lo sono sempre anche nelle altre puntate ma qui…Si è superata! Prima che finisca datemi la possibilità di parlare di lui, di Murtagh Fitzgibbons Fraser, il padrino di Jamie, quel custode in carne e ossa che ripiega le sue ali sotto la corazza dell’uomo che parla poco e agisce molto. Qui tocchiamo con mano quanto gli amori antichi diventino devozioni paterne e quanto il legame di sangue sia qualcosa che si costruisce con la volontà. Come Murtagh. Come Jamie. Come succede in quel mondo che vorremmo, anche solo per un istante, poter toccare con mano.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 107: The Wedding”

  1. Un romanzo che ne affianca e ne supporta un altro! È così che vedo e mi godo letteralmente le recensioni di Cristina.
    Brava! Bravissima! Spero che vada avanti così per tutto il resto della serie. Per tutte le serie!

    1. Grazie di cuore Raffaella, sul serio! La nostra intenzione è di recensire tutta la serie 🙂 vedremo come si svolgono le cose. Ma sul serio, ti ringrazio.

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