Recensione Outlander Episodio 106: The Garrison Commander

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Ci siamo: siamo ad un punto di svolta. L’ho attesa e l’ho anche detestata questa puntata. Si, ve lo confesso. Sapevo che sarebbe stata intensa, ma non così. Una puntata che ha visto snodarsi forze psichiche e fisiche di grande, intensa, inaudita violenza. E, lo confesso, pur se rapita dalla interpretazione di Tobias Menzies (il suo Black Jack Randall è divinamente cattivo) ho sofferto molto la visione. Sono un’empatica, quindi le emozioni hanno in  me una facile preda e sentirle rovesciare tutte così, sopra, con questa potenza è stato doloroso. E bello. E inauditamente intenso.

Ci siamo: il tenente dei Dragoni di Sua Maestà Britannica, Jeremy Forster, ha appena circondato Claire e Dougal al fiume. Le ha chiesto se sia prigioniera o libera in mezzo a quei “lerci “ highlander. Eravamo rimasti qui, vero? Chi di noi non ha pregato in una risposta di Claire che mettesse assieme “capra e cavolo”?

Il primo impercettibile cambiamento è nella sigla : adoro scoprire immagini nuove. Voi l’avete vista? Questa puntata è stata scritta per la tv da Ira Steven Behr e diretta da Brian Kelly.

Analizzeremo la puntata con tre chiavi di lettura: il punto di vista di Claire, il punto di vista di Black Jack e la storia come si dipana.

Iniziamo da Claire, dalla protagonista della saga che, però, si fa da parte e ci lascia vedere tutti gli altri, fino a pensare che il vero protagonista sia Jamie e lei null’altro che una “voce narrante”. Ma basta leggere l’importanza che tutti le annettono per capire che non è così. Claire da la risposta che ci aspettavamo “Sono un’ospite del clan McKenzie” il che dovrebbe mettere tutto a tacere. Ma il tenente è di diverso avviso, pur fingendo di crederle, le chiede di seguirlo lo stesso al Comando. Ovviamente Dougal la segue. Stiamo vedendo la puntata dal punto di vista di Claire, ricordiamocelo, quindi: che cosa ha provato Claire? Probabilmente sollievo, si trova tra soldati inglesi. Ma, se leggiamo bene in lei, anche una punta di disagio: perché essere invitata al comando? Mentre si recano, Claire riflette su quel che deve provare Dougal, quando attraversano un villaggio scozzese sulle terre dei McKenzie: la presenza delle Red Coats fa sentire anche lui, probabilmente, un “Outlander”. Ottima osservazione, denota  acume ed empatia. Due caratteristiche di cui Claire abbonda.  (Avete notato i paesaggi mozzafiato, vero? Questa serie ci sta facendo perdere la testa per la Scozia!)

L’ingresso di Claire nella sala dov’è il comandante della guarnigione è estremamente positivo e lei stessa si adegua ai loro costumi: è subito invitata tra i complimenti a sedersi a tavola con loro, cosa che lei ovviamente fa. Ricordiamoci che Claire vuole arrivare a Craigh Na Dun. Non è positiva l’accoglienza fatta con la solita alterigia inglese a Dougal, il quale replica in merito alla richiesta di “chi sia costui” fatta dal comandante al tenente, elencando tutte le sue credenziali. Lasciando di fatto Claire ridacchiante, lei lo conosce, e i presenti inglesi sbalorditi da tanta aria di sufficienza. Claire resta serena anche quando gli altri lo prendono in giro (“è un insulto chiedere che cosa ha uno di loro sotto quella gonna di lana”).  Claire calma un alterco violento tra Dougal, che è preso in giro dal Comandante, (uno sbarbatello che china lo sguardo di fronte al Capo Guerra McKenzie) e quello stesso e si intrattiene amabilmente a tavola con gli inglesi: ci pensate? Claire non è una “rosellina inglese” del 18 secolo, è un’infermiera che ha finito la II Guerra da sei mesi, la cui imprecazione preferita è quella di uno Yankee (Jesus H. Roosevelt Christ). Che cosa ha provato mentre è li, a fingere, ancora? A fingere di essere chi non è? Sta andando tutto bene: ha ottenuto dal Comandante che il tenente Forster la scorti a Inverness (che per lei significa vicina a Craigh Na Dun) quando irrompe in maniera sgarbata e prepotente lui: Jonathan Wolverton  Randall, “Black Jack”. Non possiamo negare che manchi di carattere o di teatralità! E tutto precipita, perché lui, che è una bella testa pensante, insinua il dubbio in tutti loro e fa scattare in Claire quel che è davvero: una donna che non tace mai, nemmeno di fronte a situazioni in cui sarebbe stato più “politico” ma meno “morale” (ottima contrapposizione dei termini nella scena) tacere o fare la “pallida rosa inglese”. In fondo deve tornare a casa, giusto? Non sarebbe Claire. No. Ha un profondo senso di giustizia e non dimentichiamoci che lei arriva dal 1945 ed è abituata a dire quello che pensa e ovviamente è abituata a pensare di suo! Ma se fosse stata più “politica” non sarebbe stata Claire e quando il comandante, Lord Thomas, si stupisce delle sue simpatie verso gli Scozzesi, che Randall, con quel sorrisino compiaciuto ha fatto scattare, ecco che Claire stessa è sorpresa dalla sua reazione: “la mia lealtà va al Re”. Già. Ma quale Re? Non c’è tempo per capirlo, perché mentre Lord Thomas vuole che Claire raggiunga subito i suoi parenti, irrompe un soldato che informa di una sparatoria e che c’è un ferito Claire si precipita, ovviamente, è lei, a 360°, deve aver sentito scattare dentro di sé la stessa molla di quando era negli Ospedali di Guerra. Dougal si preoccupa di lei, lei di Jamie e di Dougal. Si Claire sta entrando in questo mondo di “barbari scozzesi”.E assistiamo ad una scena di rara violenza, che ci rende edotti, se mai non lo fossimo stati, di quanto la vita del 1743 e quella in Guerra nel 1945 si somiglino: Claire aiuta ad amputare quel braccio, a vivo, senza anestesia, immersa nel sangue e nel dolore. Credete davvero che una donna così possa arrendersi quando le viene chiesto? O forse la Guerra ha fatto scattare quel meccanismo per il quale non ci sia arrende di fronte alla sofferenza, ma si limitano i danni, si combatte e si va avanti? Solo una pallottola può fermarla. Ci pensate? Io si, ho pensato questo: questa donna è forte come gli uomini del 1743, ma anche come quelli di oggi. E’ una donna iper femminile, ha tutte le caratteristiche emotive femminili (dolce, empatica, materna, accogliente, comprensiva) ma ha la forza di un uomo, di un guerriero. O, meglio, di una donna guerriera. E’ una di quelle combattenti che avrebbe suscitato l’ammirazione di Boadicea. Torna a tavola, sporca di sangue e non c’è più nessuno: il comandante è andato a scovare i ribelli ma c’è Black Jack, cui un soldato sta facendo la barba. Ecco un inserto che ci porta alla medesima scena, non dimentichiamo che stiamo guardando tutto come se fossimo Claire, ma con altro Randall (la capacità di Tobias Menzies di rendere i due caratteri completamente diversi nello stesso modo pieno di talento è fenomenale) quel Frank col quale Claire stava passando la Luna di miele. La scena è particolarmente tenera, qui c’è scherzo e complicità e sentimento, lei fa la barba a Frank con un rasoio vecchio di duecento anni (vi dice nulla?), per quanto tesa e violenta e carica di tensione di contro è questa con Black Jack, in cui per un momento pensiamo che Randall possa abbandonarsi ad un atto di violenza sul ragazzo che lo ha appena ferito.  Noi siamo Claire: che vediamo? Che Randall, Black Jack,  sa dominare i suoi nervi. Che infligge violenza in maniera metodica e solo dietro calcolo. Sempre. Sia quando colpisce Claire, sia quando frusta Jamie. C’è calcolo e volontà di imporre la propria forza. E questo Claire lo capisce. Capisce che Blak Jack è molto pericoloso. Capisce che non è da sottovalutare, né da sfidare. E’ un pericoloso avversario. Ma lo capisce dopo, a sue spese. Randall  sa benissimo che lei non è chi dice di essere, ma vuole che lei lo ammetta (sono fedelissimi al libro, la battuta sull’accento del Sussex e sul relativo commento di Black Jack è uguale).  Proprio quando speriamo, con Claire, che Black Jack creda alla storia che lei gli propina (la violenza del presunto amante) lui continua nella sua strada (avete notato il viso sarcastico di lui  mentre lei piangeva? Di chi pensa che le donne usino le lacrime per fingere? Probabilmente Lord Thomas si sarebbe commosso!) e cerca in tutti i modi di estorcerle che lei è un a spia scozzese: non è terribile? Povera Claire, costretta a subire per due volte la stessa sorte e mentre il Capitano le spiega perché non le crede, arriva la scena più terribile di tutte: Jamie viene frustato per la seconda volta mentre la sua schiena è ancora una ragnatela di piaghe e di dolore. Lo ammetto, ero impietrita. Dal racconto di Black Jack, che non sa spiegarsi la reazione di Jamie, che non implora pietà, da quella scena che è terribile: la schiena si spacca, il sangue che cola, Jamie che non riesce a tirarsi su per via del suo stesso sangue che lo fa scivolare. Avete visto il padre di Jamie? Io no, l’ho visto nella seconda volta, con i sottotitoli in italiano, perché la prima tenevo gli occhi semichiusi, nascosti dietro le mani! Gli stessi soldati sono sconvolti e non si può guardare una cosa del genere e non  sognarla tutte le notti. Teniamola a mente questa scena, quando Jamie vedrà Claire tra le mani di Black Jack. Non dimentichiamola, quando le infliggerà le cinghiate. Non mitigherà quella umiliazione, no. Ma teniamola a mente. Soprattutto perché mentre pensiamo che Black Jack si sia pentito, mentre racconta sembra partecipe, lui ci sbatte in viso che è compiaciuto: ha creato un “sanguinoso capolavoro” la “più bella cosa che abbia mai visto”. Capiamo chi è? E’ un sadico, nel senso letterale del termine. Quest’uomo è pericoloso. Troppo. Noi siamo Claire, come ci sentiamo? Io sarei scoppiata a piangere disperatamente e ve lo confesso quando Claire gli parla con quella dolcezza (Scegliete di essere l’uomo che vorreste essere) mi sono commossa e, per un momento, ho tentennato, pur sapendo a memoria come va davvero la storia. Forse ci pensa, forse prende in considerazione quella preghiera fatta col cuore, forse…Forse no. Non appena pensiamo, non appena speriamo, lui torna ad essere chi è: la colpisce a tradimento, quel pugno nello stomaco io l’ho preso assieme a lei e credo che anche a voi ha fatto lo stesso. E’ il pugno di un uomo che usa le emozioni per manipolare, ha manipolato il cuore dolce di Claire (che in lui vede Frank) e l’ha usato. Ma lui è Black Jack ed è fiero di esserlo. Costringere il caporale Hawkins a prendere Claire a calci significa fare di quel ragazzo un altro come lui. Lui è fiero di essere sprofondato nelle tenebre. Che cosa prova Claire? Dolore, certo, dolore fisico e dolore emotivo, soprattutto. Mai abbassare la guardia. I colpi peggiori arrivano quando non ce li aspettiamo, sono quelli che ci mettono al tappeto. E arriva anche la cavalleria, nella persona di Dougal MacKenzie, che non ho mai amato tanto come in questo momento, che la porta via, minacciando di fatto una guerra agli inglesi che hanno percosso una ospite del clan sulle terre del quale risiede la guarnigione. Claire è salva ed ecco la scena della fonte di St. Ninian: Claire riesce a provare di non essere una spia ma non c’è pace per lei. Immaginate di aver scampato ad un simile orrore e siete precipitate in un’altra ingarbugliata faccenda: per non essere più una signora inglese dovete diventare scozzese. Come? Col matrimonio! Ma voi volete tornare dal vostro vero marito, quello che sta soffrendo per voi perché siete scomparsa e voi sapete che è così! Si. La puntata si chiude con Claire che tenta strenuamente di convincere Jamie a non sposarla, opponendogli una serie di ragioni e non so se Claire sia più attonita per il fatto di doversi sposare o perché Jamie le confessa ( e l’ho adorato esattamente come nel libro) che lui è vergine e che il fatto che lei non lo sia non è un ostacolo: qualcuno deve sapere che cosa fare. E Claire decide di berci su. E’ la miglior cosa, in fondo: vuole solo tornare indietro dal marito e loro, pur per salvarla, la obbligano a sposarsi. Lei è una donna onesta. Di sentimenti e di abitudini. Un po’ di alcol aiuterà! Adoro questo umorismo che è tutto della Gabaldon.

Siamo Black Jack, che cosa vediamo? Non vi porterò in giro per la puntata, di nuovo. Io sono Black Jack e per qualunque motivo, e ne ho più di uno, sono diventato così, questo in un certo qual modo mi è più semplice e più facile rispetto ad essere compassionevole, giusto e buono. Voglio fare carriera e mi sbattono qui, in questa landa di puzzolenti montanari che parlano un inglese terribile, che non vogliono chinare la testa, nemmeno a forza di spiccargliela dal collo, arriva questo ragazzetto e osa resistere mentre lo sto torturando, quell’idiota del soldato è svenuto, mentre lui no, il ragazzetto non implora pietà. Immaginate la sensazione di potenza di ridurre a nulla un orgoglio del genere, schiacciare una simile forza? Non c’è nulla di più bello, nulla, di più  meraviglioso. È come diventare invincibile. Può davvero commuovermi una donnetta inglese con le sue finte lacrime, con le sue stupide bugie? Deve imparare chi sono. Fido che questa volta lo abbia capito. Ci rivedremo, vero Mrs Beauchamp?

Randall che “perdona” il ragazzetto che lo rade e che costringe il caporale a picchiare Claire, una donna e indifesa, è un essere abietto, della più totale e assoluta abiezione che fa sprofondare nel baratro chiunque gli si accosti. All’inferno non ci si va mai da soli. Ci portiamo sempre qualcun o dietro. Lasciatemelo dire: Tobias Menzies è un Attore con la A maiuscola. Interpretazione di altissimo livello. Nessuna sbavatura, nessuna gigioneria, nessun ammiccamento o compiacimento. E’ perfetto. Come perfetta è Claire, davvero: Caitriona dimostra di sapere che cosa significhi diventare un’altra persona. Diventare Claire. Lei ci è riuscita.

Che dire della puntata? Al di là dei pochi paesaggi mozzafiato intravisti la storia si dipana in maniera lineare solo in apparenza, è ricca di colpi di scena, uno dietro l’altro, tensione a non finire e proprio quando stiamo per tirare un benedetto sospiro di sollievo, ci arriva un colpo in pieno viso. Il regista sa quello che fa e anche lo sceneggiatore. Non c’è dubbio che non abbiano reso altro che uno spaccato di come verosimilmente potessero essere andate le cose in Scozia, nel 1743. Noi siamo abituati alla violenza, i nostri programmi tv che la scaricano a vagonate, la maggior parte delle volte in maniera inutile. Ma è una violenza tutto sommato “finta”. Questa no: è vera. E’ storica. Ma qui, la violenza non è fine a se stessa. Serve, si.  Mi dispiace, si, doverlo ammettere, perché ho sofferto moltissimo questa puntata. Ma serve (è in funzione di): questo succede a colonizzati e a colonizzatori. Non esistono guerre giuste, non esistono invasioni giuste. Ogni volta che si invade un’altra Terra, questo è quello che succede. Spero che lo ricordino tutti coloro che voteranno il 18 settembre. E ricordiamolo anche noi, quando sentiamo parlare di “portare la civiltà” a chi è “incivile”: non esistono inferiori o superiori, civili o incivili. Quello che il regista ci dice è semplice: a guardare nell’abisso, si viene risucchiati. Solo un cuore puro (anche se non beve alla fonte) se ne trae fuori. Puro, come Jamie Fraser. Come Claire Beachamp. Non come Jonathan Wolverton Randall. Black Jack. Appunto.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

5 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 106: The Garrison Commander”

  1. Devo essere sincera.Guardo ogni episodio senza realmente vedere.Forse perché presa a leggere i sottotitoli.
    Cristina -ma forse mi ripeto- mi porta oltre.Una visione a 360°. Mi fa sorgere dubbi sui miei giudizi. Mi fa rivedere le cose.
    Magnifico!

    1. Raffaella ti ringrazio infinitamente! Sul serio, le tue parole mi fanno un grandissimo piacere. Questa è la mia chiave di lettura dell’episodio, non è “la” chiave. A noi fa piacere anzi che tutti ne abbiano una (o più) così da potersi confrontare e parlarne.

  2. Il non chiedere pietà porterà blake jake ad avere un’ossessione x jemie e il suo compito sarà spezzare il coraggio di questo ragazzo !

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