Recensione Outlander Episodio 405: Savages

“Se dovessimo svegliarci una mattina e scoprire che tutti sono della stessa razza, credo e colore, troveremmo qualche altra causa di pregiudizio entro mezzogiorno.” (George David Aiken)

Il quinto episodio della saga ha il titolo, sin troppo chiaro, di “Savages” ed è diretto niente di meno che da Denise Di Novi, regista e produttrice che ha al suo attivo un curriculum splendido. E’ stata una vera sorpresa trovarla qui. Scritto da Brownwyn Garrity, altra donna con un bel curriculum, ecco che il consueto quadro ci proietta tra le mani di chi vende, una bambola di porcellana, e chi compra. Qualcuno mi ha fatto notare una specie di parallelismo tra questo quadro e quello dell’episodio in cui Claire, travestita da uomo, cerca di racimolare soldi cantando e ballando, con chi? Lo ricordate? Guardiamo la bambola, non abbiamo altri elementi per ora, ma quel dono ha in sé la tragicità delle storie antiche. Il rumore delle acque del fiume ci apre una scena splendida, Claire e Adawehi si scambiano parole e erbe. Due donne molto simili, due mondi diversi, due lingue sconosciute, sedute in tutta pace sulla riva del fiume. Se gli incontri tra le due civiltà fossero stati così, oggi la Storia sarebbe stata affatto differente. In quello scambio di parole, che mi ricorda da vicino gli approcci didattici tra Balla coi Lupi e Alzata con Pugno, ecco che le due donne si capiscono molto bene, fino a che Adawehi non parla di figlie…Avete notato anche voi che non intendono esattamente la stessa cosa? Ho avuto un piccolo sussulto quando Adawehi ha parlato di Bree (Tua figlia è qui) perché può voler dire che lei è negli Sati Uniti e anche che sia lì in linea di tempo. Molto ben messa quella frase. Sapete che mi fa piacere notarlo, perciò ve lo dico: avete fatto caso all’abbigliamento della Donna Medicina? Ai gioielli sulle dita, agli orecchini, al magnifico pettorale? Guardiamo la cura che questa donna pone nel suo vestire, la sua nitida eleganza, la sua solida femminilità. Si trovano simpatiche, si piacciono, si stimano. Due guaritrici, entrambe considerate all’interno della loro comunità. Si scambiano il sapere, parlano: che cosa c’è di migliore di questo? E dal rumore del fiume la musica si sovrappone e ci porta al Fraser’s Ridge! Guardiamolo, com’è bello, vero? Niente di meno è terminato, ha recinti per gli animali, ha anche un calesse con un cavallo e c’è quell’aria di insediamento vero e proprio, non una rozza capanna di tronchi, ma qualcosa di più lussuoso, del resto tra la firma sull’atto del Governatore e il carro pieno di masserizie e regali di Jocasta Cameron, i nostri Fraser non sono certamente poveri. Mentre uno dei maiali gioca col cappello di Jamie, lui lo cerca in una casa che non ha nulla di rozzo, non so come immaginiate voi le case dei coloni, ma per quelli abbienti sono così. Forse siamo attestati coi ricordi sulle log cabin de La Casa nella Prateria, per i più vecchi (come me!) che sono di giusto cento anni dopo o quasi, ma per lo più se andiamo a fare un giro su uno dei siti che ne parlano, troviamo meraviglie. Vi ho già citato il caso di un’intera città, Colonial Williamsburg, in Virginia, che vive di turismo dove bravissimi uomini e donne ricostruiscono, in modo davvero accurato, usi e costumi: se si và li si vive in una città dei tempi pre rivoluzionari, con tanto di possibilità di incontrare Washington mentre siede al tavolo di una locanda. Perché vi parlo di questo? Il motivo è semplice, la città è stata restaurata e rimessa a posto esattamente con la maniacale cura degli storici, quindi possiamo ben vedere che i coloni di prima della Costituzione vivevano in ambiti quasi europei. Certo c’era molto più legno e meno pietra ma ogni luogo ha i suoi materiali. Torniamo a noi, la casa dei Fraser è ampia, pratica ma lussuosa, ci sono mobili, suppellettili, stoviglie, piatti, bottiglie, lampade, tavoli, robuste sedie attorno al tavolo. Claire sta preparando la sua borsa e mentre le sue mani lavorano, lei e il marito discutono del fatto che lui stia offrendo la sua terra a titolo gratuito agli abitanti di Woolam’s Creek. Ha bisogno di affittuari, quello è uno dei requisiti scritti nella concessione governativa. Jamie sposta, si muove e noi vediamo vetri, finestre. Il vetro non era industriale, niente di quello che vediamo è fabbricato in una industria, quindi se tutto è prodotto a mano, il suo costo, per quanto ragionevole sia, ha inciso sulle sostanze dei Fraser. Mentre Claire recupera le sue cose, si sta recando da una famiglia tedesca per far partorire una delle donne di lì, Jamie prende un candelabro e lo mette via, probabilmente con l’intenzione di venderlo? Il siparietto con Ian, che mangia di continuo, come tutti quelli della sua età, ci mostra un momento di intimità. Possiamo permetterci il lusso di osservare i due sposi innamorati, di guardarli nel loro contesto, mentre lei si veste e lui la aiuta e, poi, ecco che precipitiamo nello sguardo sorpreso di Claire quando suo marito le chiede se Bree abbia o meno un segno (una voglia) sul collo. Come fa a saperlo? L’ha sognata, la notte passata, ha visto quel segno, Claire, emozionatissima, lo conferma. Vi ricordate che sui libri è spesso lei che sogna della sua vita passata? Mi piace che sia lui, adesso, perché è come se il passato non fosse un capitolo, una serie di capitoli, a parte, ma fosse la radice, una delle radici dell’albero che è la nostra esistenza. Un padre che ama incredibilmente una figlia che non ha mai visto, non di persona, che la sogna e sogna di darle un bacio su quel punto, come chissà quante volte deve aver fatto sua madre, non vi commuove? A me si, ma non commuoverebbe Roger, il quale, in pieno 1971 ci riporta a Inverness, nella stessa piazza dove un trentennio o poco meno, prima, Claire era scesa dall’auto, col suo cappottino blu, assieme a Frank, per la luna di miele. Raccoglie notizie su Bree, dieci giorni prima si è recata in taxi a Craigh Na Dun (non c’è molto da quelle parti, forse doveva incontrare qualcuno) dopo che il tassista l’ha prelevata dal B&B di Miss Baird. Roger và dalla donna, che sta spazzando proprio all’esterno e le chiede di Bree, si certo che la signorina (miss!) la ricorda l’americana, le sembrava tanto Ali McGraw (la famosissima protagonista di Love Story, uscito esattamente un anno prima negli USA) ma non ha lasciato nulla, nessun libro, abito, nulla. Lo storico e l’innamorato si fondono, sperava di capire, con indizi, qualcosa di più ma, forse, non tutto è perduto. Miss Baird lo richiama e gli consegna una lettera. Bree aveva chiesto a miss Baird di inviare la lettera a Roger dopo un anno ma la scozzese non sa resistere, in fondo Roger ha il cuore spezzato, dovrebbe cercarsi una “brava ragazza scozzese” e dimenticare Bree (si, forse lo farò) e mentre lei lo guarda con compassione noi torniamo due secoli addietro, nel bel mezzo del mercato. Le vediamo le piccole mele nelle cassette, le verze, tutto così tipicamente autunnale? Oggi siamo abituati talmente nel profondo a mangiare pomodori a dicembre e zucchine a febbraio che non ci rendiamo conto che abbiamo perso il ritmo delle stagioni, non solo il contatto con la terra, per cui ci sembra uno sproposito pagar cari i peperoni a novembre, quando una qualunque delle nostre nonne o una delle loro, di nonne, ci riderebbe dietro per una decina di clamorosi minuti. Questo non è progresso ma solo industrializzazione e le cose non coincidono. Jamie ha fatto stampare dei fogli che distribuisce, in giro, giacché Myers ha detto a Ian che lì a Woolam’s Creek vive circa una dozzina di famiglie scozzesi. Il Rosso cerca gente per sé. Cento acri di terra, questa è la magnifica offerta. A Ian piacerebbe avere di nuovo famiglie intorno, del resto in Scozia si viveva così, a Jamie qualcuno con cui giocare a scacchi. Ian lascia i fogli nei negozi e Jamie li distribuisce in giro, per la riunione dell’indomani. Tempo grigio e fangoso, un ché di vecchia Inghilterra nella porta sulla quale Jamie picchia. E’ quella dell’argentiere McNeil ma lui non c’è, si trova a Cross Creek dice sua moglie, così la richiesta di Jamie di sapere se ci sia un altro argentiere in grado di fabbricare un candelabro come quello che ha cade nel vuoto (non col talento di mio marito), perciò la mia speculazione sul fatto che volesse venderlo non solo và a finire nel dimenticatoio, ma mi rende edotta che i nostri Fraser non sono a corto di soldi. Se ne deduce che siano in grado di far fruttare al meglio quel che hanno. Dall’europeggiante città alla capanna nei boschi, dove Claire si è recata per far partorire una ragazza tedesca. Perdonate la digressione, la prima volta che lessi di tedeschi che vivevano in America in case simili a quelle fu in Piccole Donne di Louisa May Alcott, il primo libro che mi fu regalato. Ne vidi una versione che adoro, diretta da Gillian Armstrong e prodotta da Denise Di Novi, del 1994 con Winona Ryder, certo siamo oltre, molto, Guerra Civile e tutto il resto, ma ne vale la pena. Pensavo a questo fatto e a quando si ammala Beth, pensavo alle condizioni di vita e alle speranze di quelli che, per cento anni, erano sbarcati sulle coste Americane, in cerca del mondo migliore e il cuore mi si è stretto. La casa è piccola, del resto non tutti hanno le possibilità dei Fraser, ma ben messa e sorge tra gli alberi, vicino un fiume. Si sentono dei canti, le donne, la partoriente e sua madre, cantano, canta anche Claire, che fascia la bimba e la porge alla neo mamma, con tutto il piacere di una donna che ama sia i bambini che il proprio lavoro. Il fatto che Claire dica, ridendo, che se la bimba non fosse nata prima avrebbe imparato tutta la canzone ci induce a pensare che sia una qualche usanza che le tedesche si portano dietro dalla loro nazione. Claire è evidentemente di casa, perché alla domanda se abbia nipoti (a noi risuonano le intenzioni indipendentiste di Bree) e al diniego, le viene offerta la possibilità di condividere quelli dei tedeschi, cioè di far loro da parente adottiva, il ché è creare un legame molto forte. Quello che, invece, Jamie non riesce a fare. Alla riunione nella locanda della città, nonostante il Rosso spieghi per filo e segno la proposta che chiunque voglia aderire e diventare colono del Fraser’s Ridge riceverà cento acri e nessun affitto fino a che la terra non darà un buon raccolto (praticamente è sulla fiducia) la sola cosa che raccoglie è un educato, deciso diniego. Perché? Sei contadini hanno rifiutato, dice un attonito Ian, una terra offerta a titolo gratuito? Perché mai? Ma Jamie, che è un uomo che sa stare al mondo e ha trattato con re e con principi, vuol vederci chiaro. Lo aggancia con la dimestichezza del soldato (allora eri alla mia sinistra Bryan) e fa breccia. Il punto nodale di tutto sono le tasse, vi suona vero? Per che cosa si batteranno i coloni, sganciandosi dall’Inghilterra? Gli esattori si sono comportati con i coloni scozzesi esattamente come gli Inglesi post Culloden, quando non potevano pagare, dopo averli ripetutamente tassati, li hanno spogliati. Così contadini nati e cresciuti tali hanno deciso di rinunciare alla terra e sono andati a lavorare in città. Bryan invita a sua volta Jamie ad una riunione e noi, invece, torniamo da Petronella Mueller che tiene orgogliosamente in braccio la piccola Klara, così chiamata in onore di Claire che sembra davvero far parte della famiglia e incontriamo il capo famiglia e il figlio, il fratello di Petronella e sarebbe un idilliaco momento famiglia/medica se non fosse che Rollo avvisa che qualcosa non va. Dei Cherokee stanno prendendo acqua dal fiume che passa accanto la casa dei Mueller, naturalmente che succede? Che Mueller accusa gli indiani di aver rubato l’acqua per i cavalli. È un crimine così grande? Per il tedesco si, del resto se sta lì vuol dire che lui ha pagato e paga tasse, ma per i Cherokee quella è la loro terra, la loro acqua. Per Claire, invece, che tenta, drammaticamente, di farsi ascoltare, mentre Petronella e la madre pregano e basta, la cosa si riduce a: hanno solo preso l’acqua per i cavalli? Perché lei è per la condivisione, fosse stato per lei ci sarebbe stato un fondo di verità nel Giorno del Ringraziamento. La scena che segue è altamente drammatica, i Cherokee da una parte, col diritto di chi ha vissuto lì da secoli, i tedeschi dall’altra, col diritto di chi si è pagato la terra su cui campa, in mezzo la totale assenza di interesse a comunicare. Questa volta, nonostante tutto, va bene, ma quegli attimi sono così drammatici che ho avuto il cuore in gola. Claire, la moglie di Uccide gli Orsi, appiana la disputa solo che il gesto di Tawodi di benedire le acque sarà foriero delle peggiori conseguenze. Perché la paura del diverso, di quel che non si conosce si risolve in due modi: con la conoscenza o con l’odio. Claire torna, sola con Rollo, a casa. È esausta la nostra donna di frontiera. Al mattino che segue inizia coi suoi compiti, dar da mangiare agli animali, tritare le erbe medicamentose, lavorare a maglia (Ian deve averle insegnato!) e quando arriva la sera prepara la cena per sé, con Rollo che vorrebbe darle un parere tecnico, e si rende conto che manca un candelabro. La medesima scena al mattino seguente con la nostra medica che si concede un bicchiere di distillato, sotto lo sguardo attento di Rollo mentre Jamie e Ian sono pronti per tornare a casa. Certo, dopo tre incontri, nessuno si è presentato, la cosa li preoccupa e mentre il Rosso dichiara che lui proteggerebbe gli affittuari dalle tasse ingiuste, lo sa fare bene, vero, il proteggere? Il morso del cavallo si rompe e Ian viene mandato dal fabbro locale. Qui il nostro cuoricino malvagio ha un sussulto perché il fabbro altri non è che… Murtagh Fitzgibbons Fraser! Quel Murtagh, esatto, quello che nei libri è morto eroicamente a Culloden, mentre qui quando Jamie andò a Clearwater lui fu mandato nelle colonie. Lo stavamo aspettando? La sua entrata non potrebbe essere delle migliori, estorce ben 21 scellini al povero Ian, che non può farsi dire di no come gli ha intimato lo zio che cerca ancora l’argentiere. La donna che apre è molto ben disposta verso il Rosso, mentre lui, non proprio e con la battuta sulla cucina di Claire torna da Ian. Quando sente la cifra pagata dal nipote, il suo carattere scozzese esplode ed entra gridando nella fucina. Lui non può vedere la sorpresa sul viso di Murtagh, ma noi si e possiamo vedere quella sul volto del Rosso, quando Murtagh si gira. Jamie è stato come un figlio per lui, lo ha protetto, devotamente, ha fatto lo stesso con tutti coloro che erano nell’orbita di Jamie, gli ha voluto bene, lo ha consigliato, lo ha affiancato nella Ribellione e poi ne ha perso le tracce dopo Ardsmuir. E Jamie? Questo è il suo padrino, non un titolo vuoto, ma qualcuno che lo ha affiancato, consigliato, curato, protetto e gli ha voluto bene e dal quale è stato strappato quando credeva che la vita non avesse più senso per lui ed ora? Ora lo ritrova qui. La loro riunione è incantevole, si, lo so, avrò il cuore che si commuove spesso, ma ho pianto. Del resto Duncan Lacroix è un attore meraviglioso. Lasciamoli per un momento e dal cuore pieno di gioia passiamo ad una notizia ferale. Tommy, sua sorella Petronella e la piccola Klara sono morti, per morbillo. Padre Gottfried porta la notizia ad una attonita Claire e la ferma dall’andare dai Mueller perché la madre di Petronella teme che il marito possa nuocere a Claire, ritenendola responsabile delle morti dei figli e della nipote, visto che ha permesso ai Cherokee di maledire l’acqua. Claire ripete che era una benedizione e il prete ci crede, ma le raccomanda di andare altrove, temendo una vendetta di Mueller. Claire resta, col suo fucile (si tratta probabilmente di un Brown Bess o di uno simile, quindi con canna liscia e poca precisione ma visto che lei parla di Rifle potrebbe essere il “Pennsylvania” cito da Wikipedia: conosciuto anche come fucile del Kentucky, aveva la canna solcata da scanalature a spirale, che imprimevano al proiettile una rotazione tale da conferirgli maggior precisione su distanze più lunghe. I primi produttori di questo fucile furono gli immigrati tedeschi stabilitisi in Pennsylvania che, dal 1720 in poi, cominciarono a produrlo con una canna lunga all’incirca 1 – 1,14 metri) e con Rollo. Claire carica il fucile e aspetta, altrimenti che cosa altro può fare? Murtagh racconta dei suoi 12 anni di prigionia, del resto erano vincolati almeno per 14 anni, dal fabbro Barker, un tipo al quale avrebbe staccato la testa più volte ma quando morì, la vedova diede a Murtagh la fucina. Il nostro padrino si è impadronito di tutti i tipi di forgiatura e questo spinge Jamie a mostrargli il candelabro di Ellen. Il discorso scivola su Claire e a Murtagh viene rivelato che non solo Claire è tornata da Jamie, dopo venti anni, cosa che provoca uno scoppio di autentica gioia nel fabbro, ma che la figlia di Jamie è viva e sta bene nel 1971! Al complimentarsi di Murtagh (in età da avere bambini) ecco che Jamie lo informa che Bree va all’università, lo dice con orgoglio e al perplesso padrino spiega che nel futuro le donne hanno più diritti di quanti ne abbiano in quel momento. Non vi fanno tenerezza questi due uomini, che hanno accettato l’inverosimile, che parlano di viaggi temporali e diritti delle donne, due cose assurde anche oggi, ahinoi, come se fosse qualcosa di giusto e di possibile? Vorrei vedere il mondo coi loro occhi. Nonostante sia tentato, Murtagh non accetta la proposta di Jamie di trasferirsi al Ridge. Claire aspetta col fucile in braccio, vi invito a notare quanto sia enorme quell’arma, mentre scende la notte e suo marito và a una riunione, dove il leader è niente meno che Murtagh. Ci sono i sei contadini che hanno detto di no a Jamie e anche altri uomini, tutti scozzesi autentici, in questa saletta di una locanda, ma presto gli animi si scaldano e da autentico leader Murtagh ci fa capire da che parte tiri il vento. Questi uomini sono I Regolatori, che proteggono i coloni e i piccoli proprietari, i fittavoli, dalle ingiustizie perpetrate dal Governo Inglese. Sono già attivi, hanno partecipato ad una sedizione importante, sono stati il braccio armato di altri impulsi di rivolta e non spariranno facilmente, ci saranno anche loro dietro i fuochi di Boston. Del resto ad uno come Murtagh che volevate far fare? Sono i tempi dei “Sons of Liberty”, oramai sono maturi. Jamie ha dato la parola al Governatore che avrebbe punito le ribellioni e Murtagh sa quanto vale la parola di Jamie ma, per amore del padrino, il Rosso non impedirà che i Regolatori si riuniscano. Claire riceve la visita di Mueller che non solo le ripete della maledizione, si tratta di un uomo distrutto dal dolore e dall’odio, ma le porta un regalo. Sulle prime ho pensato: ma che carino, le porta la bambola della bambina morta…E poi sono inorridita, perché quello è lo scalpo di Adawehi, col suo pettorale e il gemito di Claire l’ho sentito nel cuore, nel profondo. Uccidere una donna come Adawehi, perché ritenuta una strega, una untrice di morbillo, una persona malvagia, mi ha annientata e sono certa che Claire abbia rammentato il proprio processo per stregoneria. Ho ricordato tutte le donne processate e uccise dopo accuse sommarie perché brutte o storpie o ribelli o semplicemente scomode o sfortunate e mi sono salite le lacrime agli occhi. In qualunque tempo le donne sono sempre state le vittime ideali. Così mentre Mueller grida il proprio odio e Claire lo fronteggia, sentendolo parlare di Selvaggi, mi sono chiesta, esattamente come voi, chi siano i veri selvaggi: quelli che usurpano o quelli che reagiscono? Ed è così, sempre. Mueller parla della “sua terra” ma per i Cherokee l’acqua non è di nessuno, quindi il problema è proprio nel modo di intendere la vita. Sarebbe stato così terribilmente semplice se solo la volontà di capirsi avesse goduto di un peso maggiore. Claire allestisce un piccolo rito funebre per Adawehi, con l’amore e la riverenza di chi dà l’addio ad una persona cara e dalle fiamme del camino di Claire che liberano lo spirito della guaritrice ci troviamo, nella notte profonda, in quelle che i Cherokee usano per appiccare fuoco alla casa dei Mueller. L’odio di Mueller ha causato la morte di sua moglie e la propria, oltre a quella della guaritrice Cherokee e di sicuro molti altri guai, che arriveranno. Perché l’odio è come quelle fiamme, se non lo si spegne, brucia tutto, a partire da chi lo prova. Il mattino non potrebbe presentarsi col viso più gentile, dolce e sorridente di Jamie, che stringe a sé la moglie, sconvolta, in quello che è il più solido e rassicurante degli abbracci. Una splendida inquadratura del Ridge dall’alto, con le montagne innevate, ci permette di goderci il principio di inverno che si è posato sul North Carolina. Claire raccoglie la legna e, in quel momento, spuntato dal nulla e da quel mondo popoloso che è il passato, arriva dritto dritto Murtagh! Fischiettando il vecchio motivetto col quale raccoglievano i soldi per liberare Jamie, si fa riconoscere da Claire, con un altro dei momenti incantevoli di questo episodio: sei davvero tu? Non sono certo l’uomo nero! Murtagh usa questo modo di dire che affonda nello slang perché il genere musicale in questione fu sviluppato dai neri americani e da loro ha preso, in un certo qual modo, il nome. Per uno che arriva, una che va. Craigh Na Dun accoglie un’altra viaggiatrice e col sottofondo della lettera che Roger legge, vediamo Brianna che si avvicina alle Pietre, tocca quella principale e… L’inquadratura successiva ci restituisce il vuoto. La sigla è quella notissima delle donne al Cerchio di Pietra e con la mente riandiamo indietro di quattro Stagioni e oltre venti anni, intrappolate in un incanto senza fine.

Episodio fondato sulle diversità e sui sentimenti, profondi, a volte troppo, che legano le persone e sulla fragilità dei legami, ci sta avvicinando sempre di più al momento che aspettiamo: Brianna che arriva dai genitori. Non tutti i viaggi ci portano dove vogliamo, ma questo, lo speriamo, questo si e così continua, come deve andare e noi saremo lì.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *