Recensione Outlander Episodio 404: Common Ground

Non è la ricchezza che manca nel mondo, è la condivisione (Proverbio cinese)

Per giungere dove siamo compiamo sempre un viaggio, come se qualcuno nella nostra vita tirasse fili nascosti, che muovono pezzi di noi, parti che necessitano di sgranchirsi. Il riassunto di questo quarto episodio “Common Ground” è già di per sé intenso, li studio sempre, perché non sono fatti a caso, come in quelle vecchie serie tv in cui si prendevano momenti qualunque per far capire dove si fosse giunti. Ogni riassunto è un prologo. Ci siamo, lo sapevamo, ma ci siamo: il quadro si apre con la vestizione di uomini nativi. Scritto da Joy Blake e diretto da Ben Bolt, ci fa arrivare di soppiatto alle spalle di Jamie che occhialetti inforcati e sorriso sul viso, ha appena firmato l’atto per la terra che ospiterà Fraser’s Ridge. Piccola digressione iniziale: avete notato come è composto un atto ufficiale? C’è la parte col titolo, l’atto vero e proprio (ho adorato quella grafia!) e poi il sigillo, la firma del Governatore: William Tryon Esq. E quella del Rosso, esattamente sopra al suo nome indicato per esteso, così come si farebbe ancora oggi. Ovviamente i tre sigilli rossi li avete visti, pendevano da strisce di tessuto. Jamie Fraser è appena diventato padrone di diecimila acri di terreno, concessi da Sua Maestà Re Giorgio III. Che incanto quella mappa disegnata con accuratezza, amo moltissimo il lavoro di chi fa queste cose per i film (ricordate la magnificenza de Il Signore degli Anelli?). Tra fuoco scoppiettante e magnifici arredi, basti notare il nitore in grigio scuro della stanza (guardate la luce naturale che, oltre ad essere un pregio della fotografia di scena è anche un richiamo al fatto che le candele si usavano di sera, principalmente) con tanto di fiori… Fiori, nella stanza. Ci sembra normale vero? E’ un lusso, i fiori fino a qualche secolo fa si usavano solo negli addobbi per le Feste quelle con le maiuscole. Ricordate che anche River Run ne aveva? Un modo per dirci che queste persone vivono nell’agiatezza se possono permettersi di pagare per dei fiori. Tra fuoco scoppiettante e magnifici arredi e discorsi su Claire che il marito definisce sia dotata di molta forza, è anche una guaritrice, e un ribadire di Tryon sulla necessità di scegliere bene i propri coloni (i Regolatori stanno creando problemi nel Piedmont contro gli esattori del Governatore) sul pagamento delle tasse, che non arrivano ai tesorieri grazie alla disonestà degli Sceriffi incaricati, il Rosso è un proprietario terriero. I discorsi scivolano quindi su come Jamie intende metter su il Ridge e il Governatore che fa un raffronto tra i Nativi e gli highlanders selvaggi si vede arrivare impacchettata una risposta splendida “I selvaggi esistono in molte forme, vostra eccellenza” che a noi ricorda anche ciò che quella divisa rossa ha perpetrato nelle Highlands post Culloden. Chi erano i Selvaggi, allora? I due si confrontano quasi alla pari (finalmente vedo delle rughe sul bel viso del Rosso!) e mentre le ombre dividono a metà il viso di Jamie ma danno luce all’azzurro dell’occhio puntato su Tryon, come se ci fossero davvero zone di ombra e di luce su di lui, ecco che tra complimenti e inchini usciamo nel grigio dei tetti, della baia e della luce mattutina del North Carolina. Stanno partendo dalla locanda, il locandiere riempie il cesto di provviste e la povera Marsali, assalita dalle nausee, ne parla a Claire. Il momento che segue ci fa riconsiderare, se mai ce ne sia bisogno, ancora il legame tra Claire e Marsali. A questa manca molto sua madre e a Claire manca la figlia ed entrambe (tua madre ti ha cresciuta bene) trovano il conforto di cui hanno bisogno. Jamie fa piani con Fergus sulla ricerca dei coloni (che siano preferibilmente Highlanders e ex prigionieri di Ardsmuir) quando tornano in Locanda e mentre Jamie si accomiata da Fergus e Marsali, il solo a essere eccitato per il carro carico è l’impareggiabile Ian. Jamie scorge l’emozione negli occhi di Claire che ci confessa che alcune volte è pentita di aver lasciato Bree da sola, specialmente perché nel caso in cui avesse bisogno di sua madre, questa non ci sarebbe e Jamie replica che quando Claire non c’era si è aggrappato ai ricordi e che Bree farà lo stesso e nello sguardo che si scambiano si legge tutto l’amore che ha portato questa Donna a rinunciare ad una figlia per stare accanto all’uomo che ama. I Fraser partono, con un raggiante Ian, attraversando foreste di abeti per giungere lì dove Claire non si stanca mai del panorama, il luogo dal quale è stato avvistato per la prima volta il cuore del Ridge. Diamo uno sguardo ai visi carichi di attesa e di piacere dei nostri due, che finalmente avranno quello che sognano da più di venti anni: una casa tutta loro, insieme. Con Claire che legge l’ampiezza dei confini Fraser dalla mappa e Jamie che pianta paletti con nastri rossi a delimitare i suoi possedimenti, siamo all’inizio di ogni cosa. Claire recita i versi di un inno (presumibilmente di Katharine Lee Bates “America The Beautiful” del 1895, successivamente musicata da Samuel Ward nel 1910) che induce suo marito ad un momento del tutto giocoso. Quanto orgoglio c’è in Jamie mentre recinta la sua proprietà (atto primo di qualunque inizio, segnare un confine, dare una traccia di quel che stiamo per compiere) e quanta la gioia che sprizza dal viso di Claire? Non minore della soddisfazione di Ian che trova una coppia di alberi che sembrano le porte del Fraser’s Ridge. Sono “alberi testimonianza” e segnano il confine più lontano delle terre di Jamie. Il Rosso incide le iniziali della proprietà sul tronco di uno dei due e poi, in pieno stile gabaldoniano, pesta degli escrementi. Questo dà modo a Claire di ricomporre in maniera nemmeno troppo didattica tutta la fauna esistente in quei luoghi, ma Rollo che è un vero cane da guardia inizia ad abbaiare e, sbucati dal silenzio e dall’immensità della foresta, ecco i Nativi: sono vestiti esattamente come nel quadro iniziale. Claire resta di spalle (c’è qualcuno alle nostre spalle?), Jamie le è al fianco, fronteggiando gli intrusi (ma chi è il vero intruso?) sulla sua proprietà e Rollo ed Ian li guardano, uno aggressivo e l’altro impietrito. Consideriamoli anche noi: sono cinque giovani guerrieri, vestiti con elementi di contaminazione europea, ma sappiamo tutto sulle Guerre Indiane di questo periodo, vero? E posseggono armi, archi e frecce, certo, ma anche fucili ad avancarica. Jamie, in un momento di acutissima tensione, si fa passare il pugnale dalla moglie, che si volta e guarda il pericolo, Ian è frenato dall’intenzione amichevole di parlare coi Nativi da suo zio e questi, mentre Rollo ringhia, fa quello che ci aspettiamo da lui: a petto in fuori fronteggia il rischio. Allarga le braccia, il gesto è iconico e del resto la gestualità umana serve a questo, lascia cadere il pugnale e si presenta: James Fraser, I’m James Fraser. I nativi se ne vanno, resta solo quello con il tessuto rosso, magnifico, che lo valuta e poi si allontana con gli altri. Pausa: avete notato la cura nel vestiario? Non da parte delle grandiose costumiste, quella la do per ovvia, ma nei Nativi? Che cosa c’è di rozzo, di sporco, di selvaggio, di trasandato? Certo, sono quasi cinquanta anni che si incontrano e scontrano con i coloni, ma questo non è sinonimo di maggiore cortesia o educazione, basti pensare che la metà degli Highlanders dell’epoca viveva in modi assai meno civili di tanti Nativi Americani. Allora che cosa ci dice quell’abbigliamento? Che la commistione è già iniziata, che se la maggioranza dei veri americani è stata trucidata con guerre e malattie, molti sono semplicemente spariti nelle file dei coloni, assorbiti, come potrebbe essere accaduto agli Etruschi con i Romani. Siamo nella Oxford University, 1971 e Roger non sente nemmeno una sola parola di quanto il collega, Peter, gli sta dicendo. Quando si scusa per quello, all’altro non resta che invitarlo a bere qualcosa e lasciarlo lì, tra libri di uno studio da prof che è tutto un programma. Diamo un’occhiata rapida agli oggetti, i telefoni, i posacenere, i portapenne, l’intera atmosfera è così impregnata del luogo in cui si è che mi fa sorridere di tenerezza. Nei miei lontani ricordi quegli oggetti li ho visti usare. Certo, magari simili, ma erano lì. Andiamo avanti. Afferrato dalla nostalgia, Roger trae dal cassetto il libro che Bree gli ha regalato pochi mesi prima, osserva con emozione il loro ritratto e poi l’occhio gli cade sulla didascalia di una foto che parla, indovinate di che cosa? Si, proprio del Fraser’s Ridge e di quegli insediamenti di Scozzesi che hanno dato vita allo Stato e mentre Roger legge, noi vediamo quegli stessi Scozzesi all’opera, mentre disboscano, sistemano, puliscono, per dare vita al loro abitato. Nell’alzare una pietra Ian trova una punta di freccia: non è bellissima? E non lo è, forse, l’espressione di Roger quando si lascia rotolare nella bocca il nome della terra Fraser? Jamie recinta fisicamente la casa, o meglio, il perimetro della loro casa, con la moglie che scherza con lui (the front door i presume?) e vediamo una capanna di tronchi che li ripara dalla notte e quello che è a tutti gli effetti un inizio. Anche le città sono nate così. Jamie illustra la casa con tutte le sue caratteristiche e poi a domanda diretta su che sia un particolare angolo di quanto verrà su, risponde che quello sarà proprio per lei: un luogo dove mettere le sue cose da medicA e quando ci saranno altri coloni potrà ricevere lì i pazienti, se lei vorrà (tu pensi a tutto). Non è il paletto che pende la maggiore preoccupazione di Jamie, quando Ian arriva urlante e terrorizzato c’è quel secondo incontro coi Nativi: dall’alto dei cavalli quello con la stola rossa ovvero sia Tawodi dice qualcosa dal tono chiaramente minaccioso e piantano a terra i pali di recinzione messi su in precedenza da Jamie. Un avviso chiaro e tondo: questa terra è nostra. Mettiamoci per un minuto solamente dalla loro parte: persone mai viste prima, del tutto diverse, in ogni aspetto della vita, che arrivano e recintano, spianano, disboscano, costruiscono e, presumibilmente, non con intenzioni passeggere. Da qualche giorno è passato il Giorno Del Ringraziamento. Per anni e anni ci è stata imbastita la favoletta dei Padri Pellegrini che in totale pace coi Nativi mangiavano, scambiandosi doni. Ci sarebbe piaciuto, lo ammetto, a me per prima. La realtà è ben diversa: di Jamie Fraser con moglie medico al fianco quanti ne sono arrivati? Ecco, la stessa cosa che penso io, la maggioranza dei coloni era gente che non possedeva quel giusto grado di cultura e di rispetto, nemmeno tra coloro che da elevati di classe avrebbero potuto possederne, verso gli altri. Perché questo che vediamo sullo schermo è proprio il tempo in cui ci si ribella al giogo considerato ingiusto se posto dai pari, ma gli altri, i diversi, li si considera inferiori. Nativi americani e Neri sono i manifesti di questo pensiero e ne pagheranno in modo disumano le conseguenze. Anche i più “illuminati” tra i Coloni erano razzisti e se eccettuiamo i nostri Fraser, il resto era esattamente quel che pensiamo: figli del loro tempo, carichi di sospetto, di odio e di sopraffazione, dal lato opposto dello schieramento c’erano coloro che vivevano su quelle Terre da sempre, non così ben disposti a dividere. Come disse Myers: alcuni sono amichevoli, altri meno. E questo non è un giudizio su di loro, tale che possa dare il beneplacito allo sterminio, ma solo la realtà. Del resto il “mito del buon selvaggio” è una invenzione tutta nostra che Rousseau esplicita in un vedere dogmatico. Ma resta né più né meno che razzismo, vestiamo gli altri della nostra cultura e in base a questa giudichiamo chi vive e chi muore. O, almeno, chi lo merita. Non c’è nulla di buono in tutto questo. Intanto nella università di Oxford al nostro Roger arriva un plico dall’autrice del libro che Bree gli ha donato. La storica gli allega i documenti che ha usato (posso dire che grande fortuna averli?) e, guardate il caso, sono proprio la riproduzione degli originali di Jamie. “Oh my God!” di Roger esprime esattamente tutta la sorpresa e la portata storica della scoperta (c’è anche una bellissima lettera datata 21 febbraio 1769) e lo induce a vincere la resistenza che si è imposto e fa squillare un telefono, in quel di Boston: dopo gli impacciati saluti iniziali, con la coinquilina che si allontana con un bel Carlino in braccio, ecco la bomba! Ho notizie di tua madre! Roger spiega ad una trasecolata Brianna che Claire ha trovato Jamie, che insieme hanno costruito un luogo chiamato Fraser’s Ridge, che esiste un atto dal quale si evince che Jamie ha ricevuto diecimila acri dal governatore del North Carolina (sono i primi americani, dice Bree) e c’è una lettera di una donna (Marsali) che scrive a sua madre e parla del luogo e della moglie di Jamie, Claire, la guaritrice. La gioia si fa vedere, baldanzosa, dagli occhi dei due. Una felicità per il destino dei Fraser che, però, si muta in rimpianto quando i due non sanno confessare reciprocamente quel che provano. Nella notte, che non porta consiglio, Claire prova ad esternare a Jamie la necessità di spostarsi dal confine (il titolo dell’episodio è emblematico, al solito) se non altro per non aizzare il risentimento dei Nativi e Jamie obietta che ci sono indiani ovunque andranno, quindi spostarsi non farebbe la differenza. Claire prova a illustrare meglio il suo punto di vista con l’esempio dello spirito del guerriero morto che le è apparso ma a Jamie non fanno effetto alcuno né vivi né fantasmi e con un pragmatismo tutto scozzese chiarisce che è la Montagna stessa che lo ha chiamato ma siccome lui è uomo di principi si ma non rigido, accetta il consiglio di fare un gesto di cordialità verso i Nativi. Purtroppo per i Fraser i Cherokee non sono gli unici a dover prendere in considerazione, nella notte, infatti, il loro insediamento è attaccato da un orso che ferisce gravemente il cavallo di Ian e ruba le provviste. Il mattino seguente Jamie và da Myers, così tra l’odore della carne arrosto (che mi ha fatto pensare ai bucanieri caraibici, per il modo di cuocere la carne su graticole di legno) e la praticità del Mountain Man ecco che il consiglio per approcciarsi ai Cherokee è di portare loro del tabacco. John si offre di aiutare Jamie ma lo consiglia caldamente di aspettare nel costruire la capanna, perché la prossima volta, se non si calmano ora, i Nativi potrebbero non essere così indulgenti. Intanto all’insediamento Fraser, Claire pulisce i pesci che Ian ha pescato e scopriamo che non solo lui sa esattamente come si lavora a maglia, gli ha insegnato sua madre (che si dice oggi del gap di genere?) ma non può credere che Claire non sappia farlo. Proprio perché tutti sanno lavorare maglia, uomini e donne. Si chiama praticità. Jamie torna in tempo per mostrare a sua moglie e a noi il reale funzionamento di un fucile ad avancarica. Adoro questi squarci ludico didattici. Nella Luna immensa e bellissima che si erge al di sopra del bosco una decina di Cherokee si aggira, torce alla mano, tra gli alberi e proprio quando crediamo che abbiano deciso di farla finita con i Fraser, ecco che questi trovano Myers attaccato dall’orso mentre i guerrieri arrivano in una capanna dove una donna fa uso di fumo mentre chiama l’Orso, o meglio, lo Spirito dell’Orso. Qui permettete l’esultanza, perché io adoro Tantoo Cardinal, da quando era Scialle Nero in Balla coi Lupi, adoro questa attrice, per il suo lavoro, per il suo attivismo. Claire si occupa di Myers e Jamie, che ordina a Ian di restare con lei, con la musica incalzante, l’arancio del fuoco e dei suoi capelli e la possanza del guerriero, và alla ricerca dell’Essere. Nella capanna la danza segna un rito, assistito dalla Sciamana, mentre tra la musica incalzante, il battito del cuore, la mira di Jamie e il colpo di fucile…Jamie è attaccato non da un orso ma da un uomo che ha sembianze di un orso. La lotta è cruenta, ma alla fine, ferito e spossato, in una sorta di rivalsa, forse non voluta, Jamie uccide l’essere con un paletto della recinzione. Il mattino che porta il sole vede Jamie con un travois che riporta l’uomo orso all’accampamento dei Cherokee. E lì, lo dico a chiare lettere, ho esultato: in un brano di pura magia, Tawodi prende la parola e spiega chi fosse l’uomo orso e di come fosse stato esiliato perché aveva fatto del male (violentato!) sua moglie un anno prima e di come e quanto senza accettare la decisione collegiale fosse tornato per essere riammesso. Impossibilitato dalla decisione tribale, aveva perso il senno. I Cherokee non potevano uccidere quel che era già morto, per loro, ma Jamie si, e in un confronto coraggioso e pulito, arriva la comprensione. Myers è fuori pericolo, Claire lo ha salvato e quando Jamie gli propone di restare con loro fino a che non sarà fuori pericolo, ecco Nahowali, capo dei Cherokee di questo posto, che scortato dai guerrieri è lì per ratificare che non ci sarà più versamento di sangue tra loro. “Uccisore di Orsi” come sarà chiamato da quel momento in poi, dai Cherokee, il nostro Rosso adorato, invita tutti a sedersi. Questo è il vero significato del Thanksgiving Day. Peccato che sia successo solo qui. Con Nahowali ci sono due donne: Giduhwa e la “mia” Adawehi, nonna del marito di Giduhwa. Adawehi è una potente guaritrice, ha fatto un sogno su Claire, un magnifico, bellissimo sogno e le dice che quando Claire sarà anziana, avrà un sapere assai maggiore nella medicina come non potrebbe immaginare. Ma le dice anche di non temere, perché la morte è mandata dagli Dei. A questo punto, chiaramente, Claire non può capire. Chi ha già letto la saga, si. Ma tacendo, vi porto con me, a sederci accanto agli altri, in un contesto pacifico che è forgiato dal rispetto e dalla bellezza che talvolta sappiamo creare. A casa di Fiona, recuperato tutto, Roger scopre che l’impareggiabile, apparentemente tutta casa e chiesa Fiona ha sempre saputo tutto di Jamie (il leggendario highlander) e di Claire e di Bree. Ma non è tutto, mentre stava sistemando le carte del reverendo, Fiona si è imbattuta in qualcosa che l’ha turbata e lo mostra a Roger, la copia di un giornale di due secoli prima in cui si dice che James McKenzie Fraser è morto con sua moglie, nella conflagrazione dovuta ad un incendio che ha distrutto la loro casa. Due anni dopo, presumibilmente, aver ricevuto il terreno. Roger addolorato sa che non può spezzare così il cuore di Brianna e decide di tacere. Sotto la spinta di una musica incantevole riempiamoci cuore e occhi con le immagini dei Fraser che costruiscono il Ridge, perché ogni nascita presume una morte. Ma non tutte le morti vengono per chiudere un ciclo. Resto volutamente al di sopra di questo punto, perché non posso e non voglio dire nulla, non ora. Jamie che come un novello sposo, finalmente dopo venti anni, solleva la moglie oltre la soglia di casa (moglie coi pantaloni, notatelo, splendido scorcio di costumi ispirati all’epoca) e che spiega come sarà disposta la casa strappa un sorriso carico di amore e commozione a sua moglie ed un sorriso caldo e pieno di speranza a noi. Finalmente Rosso, finalmente. “E’ perfetto!” dice Claire e lo crediamo anche noi. Prendiamo un lungo respiro, immagazziniamo questa meraviglia e facciamo nostro il cruccio infinito di Roger. Quando si decide a telefonare gli risponde Gayle, la coinquilina: Brianna è andata in Scozia a trovare sua madre. Immaginiamo lo sconcerto di Roger. Lui sa fino a che punto siano profonde quelle parole. Non c’è tempo, Bree è partita da due settimane.

Episodio denso anzi densissimo di contenuti, ci ha catapultati all’interno di un mondo sconosciuto dove tutto può ancora accadere. Restiamo a sognare con loro, i guai non sono ancora arrivati, ma come tutti i fatti della vita, arriveranno, esattamente come le gioie.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 404: Common Ground”

  1. Che meraviglia…. grazie ! Sei proprio brava, dai voce ai miei pensieri che non saprei esprimere in maniera così veritiera.
    Questa quarta serie mi sta piacendo davvero molto, sono attori bravissimi e gli indiani, diciamolo pure sono, oltre che fieri anche belli. La loro cultura, il loro modo di vestire, di cacciare, sono affascinanti.
    Grazie Cristina, un forte abbraccio… alla prossima

    Luciana

    1. Luciana carissima, leggerti è sempre un vero piacere.
      Questa Stagione è davvero incantevole, per le location, i costumi, le sceneggiature e, ovviamente, le interpretazioni.I Nativi sono stupendi, oltre ad essere “belli” di per sé sono anche molto curati (poteva essere diversamente?) dal punto di vista storico. Il che ci porta alla ovvia conclusione che andremo in crescendo!
      Grazie mille a te e un abbraccio.

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