Recensione Outlander Episodio 313: Eye of the Storm

Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente equivale a non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato non hai mai vissuto.” (Bill Parrish, Meet Joe Black). Siamo giunti alla fine del viaggio, durato tredici settimane e lo facciamo con un episodio in cui i tasselli andranno a posto. Quasi tutti. Scritto da Matthew B. Roberts (lo avete visitato il suo Instagram?) e dalla bravissima Toni Graphia, l’episodio finale “Eye of the Storm” ha la regia del produttore fotografo. Siamo nel blu, nella pace, finalmente tutto è quiete e galleggiamo senza più pena o sofferenza, con Claire che come morta affonda nell’abbraccio immenso e materno delle acque. Questo è il quadro del Finale di stagione. Teniamolo da parte, ci torneremo. Intanto, dopo aver lasciato il marito nelle mani rapaci del capitano Leonard, Claire si avvia verso Ian. Lo cerca, lui è il motivo per cui lei e Jamie stanno affrontando tutto, quindi non può fermarsi e, come ogni volta, vi invito a considerare la diversità di trama, oramai decisamente parallela rispetto alla saga cartacea. Quando decidono di liberare Ian, Jamie e Claire giungono insieme a Lawrence Stern a Rose Hall di notte, Jamie si occuperà di cercare negli alloggi degli schiavi e Claire di andare in casa, tenendo a mente che c’è Yi Tien Cho sempre fuggitivo perché sul suo capo pende un’accusa di omicidio. Nella serie tv, invece, Jamie è fuori gioco perché catturato e Claire si avventura da sola, senza nessuno, a cercare Ian il giovane. Tornata indietro si è cambiata di abito e via. Durante il tragitto in carrozza incontra un gruppo di schiavi che si dirigono in senso opposto al suo di marcia, muniti di torce. Avete goduto come me della fotografia di queste scene, avete visto la luna sui corpi in movimento? Dopo aver dato istruzioni, Claire giunge agli alloggi e quatta e sottovoce chiama il nipote. Marsali e Fergus intanto apprendono di quanto accaduto grazie a un biglietto che Claire lascia sul vestito giallo. Lo avete notato? Messo così mi dà l’idea di una chiusura, chiude un lungo ciclo durato tre stagioni, l’abito giallo usato in Francia venti anni prima, che l’ha portata a incontrare Lord John insieme a Jamie, diventa l’emblema della vita da cui si sta staccando. A parte i grilli, qualche uccello notturno e il crepitare del fuoco, sembra che ad attendere Claire non ci sia nessuno. Si avventura tra le capanne e un cane ringhiante le indica sotto un mucchio di sterpi il cadavere di un ragazzo. Non ha tempo di fare altro che Hercules la porta in casa. Dove Ian e Geillis litigano, lei cerca di farlo parlare, lui è stanco marcio di lei, ma l’animato momento è interrotto da una schiava che annuncia l’arrivo di Claire. Geillis la accoglie amichevolmente, ma la medica non è sciocca e ha quell’occhiata in tralice che ci mette almeno al sicuro, non si fida delle profferte amichevoli della fattucchiera e le impastoia una storia verosimile. Intanto il Capitano Leonard ha una gioia di breve durata, il suo possibile comando di una nave, in quanto “catturatore” di pericoloso sedizioso scozzese è frustrato in modo magnificamente impetuoso da un Lord John davvero divino (adoro, adoro, adoro) che salva l’amico, l’uomo che ama e amerà sempre, dalla prigione. Il modo usato, di alta classe, col quale fa letteralmente a pezzi Leonard è qualcosa di assolutamente godurioso. Lo sguardo che lancia, mentre Jamie esce, arriva come una freccia direttamente nel cuore. Claire narra a Geillis il pregresso rispetto a quel momento, ma la fattucchiera non ci crede, la rimprovera di mentirle da venticinque anni, le farnetica del suo amore per la Scozia e da manipolatrice quale è dandole ripetutamente della bugiarda e lasciandola sentire vittima, la costringe a gridare quel: ero incinta! Claire le mostra delle foto di Bree, per avvalorare la sua storia, foto che invece nel libro Geillis sottrae dalla tasca della giacca di Jamie quando lui si reca a Rose Hall con la moglie, in cerca di Ian, mentre sta sistemando un torchio, Claire non c’è e quando tornano nel salone di Rose Hall le foto sono sparite. Claire le recupererà ma ne manca una di Bree, che la medica troverà in un posto che le svela i piani di Geillis. Qui è Claire che le mostra e parlano del 1968 e di Bree e del fatto che Geillis ha sempre sacrificato per passare le Pietre e Claire no, lei si concentra su chi è dall’altra parte che, in qualche modo, la attrae verso di sé. Geillis ruba una delle foto. Si mostra empatica e amichevole, ma Claire è una donna in gamba e non le crede, non fino in fondo. Mentre i tamburi fanno da sottofondo e i grilli cantano nel calore della notte tropicale, Claire si trova chiusa nella residenza della fattucchiera. Provando porte e finestre per fuggire, vede Ian portato via dagli schiavi e mentre sta per dare una solenne legnata all’intruso che scassina la porta, il Dio delle coppie felici fa si che Jamie, soldato da venti anni, si abbassi di colpo ed eviti una commozione cerebrale. Fergus ha avvisato Lord John e quegli ha sottratto l’Amico dalle manine rapaci di Thomas Leonard (quanto sprezzo nel tono di John Grey quando lo apostrofa luogotenente e non capitano…Insomma cocco stai al tuo posto) così Jamie e Claire si mettono alla ricerca di Ian. Nel libro c’è il reverendo Campbell che cerca di fermare Claire, Geillis non c’è, Rose Hall è abbandonata e solo l’intervento di Yi Tien Cho salva la medica da una morte sicura. Nella lussureggiante tenuta, i tamburi guidano i Fraser sempre più vicini, fino a fargli trovare gli schiavi che danzano in una cerimonia rituale e mentre la musica, le grida, il fuoco incalzano, ecco che la nostra mente (Roberts ci sono arrivata di colpo, grazie Uomo) torna ad un’altra notte e il parallelo tra la danza delle Donne nel Cerchio di Craigh Na Dun e questa degli schiavi di Rose Hall è servito sul piatto d’argento, adoratori di altre Divinità, con intenti affatto diversi riescono a far salire il battito cardiaco in chi guarda fino…Alla cattura. Inaspettatamente è Yi Tien Cho che li salva, che informa l’Uomo Alligatore che i Fraser sono “con lui”. Nel libro Jamie non c’è in questa fase e Claire riconosce nell’Uomo Alligatore l’ex schiavo Ishmael che ha visto quel pomeriggio stesso, mentre cercava Ian, lui scappa e lei, dopo che l’alligatore è stato ammazzato, lo saluta e và. Qui, invece, Yi Tien Cho è in compagnia di Margaret e confessa ai Fraser quel che prova per la mite indovina, a modo suo. Il Cinese è stato accettato in quanto accompagnatore della Campbell, che dà sfoggio di tutto il suo divinatorio potere: ha visto Jamie morente a Culloden con il coniglio, rammentate? E l’uccellino che occhieggia Claire fuori della casa di Boston, lei è ancora incinta. Ed ecco i fili che tirati fanno tornare a posto i tasselli. Almeno questi. I produttori e gli scrittori della serie hanno messo quelli che si chiamano easter egg lungo tutta la serie, il coniglio nel box di Bree, quello a Culloden, l’uccellino ecc…Il filo tirato riguarda Brianna che, come ho già avuto modo di dire, è presente in tutta la stagione pur non apparendo che per un terzo. Ma c’è ed è motivo, cardine, chiave e forza per i suoi genitori, da venti anni. Lei c’è. Per un momento sembra parlare dalle labbra di Margaret che, invece, cerca una approvazione dai due per la sua nuova vita. Come un coniglio dal cilindro spunta il reverendo dopo che Margaret ha messo in guardia i Fraser dal “mostro” che vuole portarla via. Abandawe. Il fratello cerca di portarla con sé, ma Jamie lo affronta e quando chiede del legame tra i Campbell e la Abernathy ottiene di sapere della profezia, così che Claire capisce tutto quello che Geillis voleva ed eccola qui, Brianna, la pietra angolare su cui l’intera stagione è stata costruita. Brianna è da salvare, assolutamente. Abandawe torna, torna come l’eco dei tamburi, sotto pelle dà dolore e sconvolge la mente. Claire non è una sciocca, controlla le foto dopo essersi allontanata dal fuoco e nota con orrore che ne manca una, quella di Bree col cane. Mette il marito al corrente di tutto, della profezia, che la fattucchiera crede che sia Brianna la bambina dei duecento anni, che Geillis userà Abandawe per trovare Brianna e ucciderla. Nel mentre Yi Tien Cho si batte contro Campbell per liberare Margaret e dopo aver avuto la meglio, lo lascia nelle mani degli schiavi i quali, portandolo via morto lo sottraggono per sempre (significativo il cambio di posto della parrucca del reverendo) dalla nostra vista. Jamie e Claire ottengono da uno dei partecipanti la direzione della grotta, che Claire rivela essere una porta per viaggiare tra i mondi esattamente come Craigh Na Dun, ed ecco un altro filo che viene tirato e un tassello che va a posto, ecco il motivo doppio del parallelismo tra le Donne delle Pietre e gli Schiavi attorno al fuoco. Diventa di primaria importanza raggiungere la grotta. Correndo nella fitta vegetazione tropicale i Fraser raggiungono il luogo, sulla cui sommità c’è un cerchio di pietre. Quando ero bambina c’era una corrente di pensiero che si appoggiava alla parapsicologia che sosteneva una teoria interessante e cioè che la Terra sia un organismo vivo, con una struttura che ricorda quasi il nostro corpo e che sia attraversata da linee di forza sulle quali, ogni tanto e a distanze calcolate e in posti precisi, per alcune caratteristiche, sorga un centro di energia. Se vi trovaste su quel centro di energia potreste vivere esperienze incredibili. Vero, non vero, fantasia, realtà, il cerchio di pietre giamaicano sorge su una grotta, che è per eccellenza un luogo sacro (fin dal neolitico) ed è un luogo di potere che avvicina alla Terra, utero primordiale, contiene ogni tipo di energia. Questa credo sia la lettura corrispondente ad Abandawe. I Fraser entrano nella grotta, c’è la possibilità che Claire sia risucchiata dal portale e non possa più ritornare da Jamie ma suo marito le ingiunge di salvare la figlia, hanno perso Faith e non possono perdere anche Brianna, Jamie che è un guerriero abbandona la torcia e sfodera la sua arma. Quello che si trovano davanti, in realtà, Geillis lo ha già fatto a casa sua, il rituale con le pietre preziose macinate, ma qui è spostato e rende la scena di un impatto molto intenso, ci arriva addosso come il colpo che non ci aspettiamo e, per quello, ci stende. Da una prospettiva del tutto nuova deploriamo la follia di Geillis la giacobita, permettetemi di dire che se Bonnie Prince Charlie avesse avuto la metà della forza di questa donna, avrebbe vinto e stravinto la sua Rivoluzione. Ian legato e imbavagliato è il mezzo che secondo Geillis le farà varcare il portale. Mentre i Fraser si difendono, vendendo cara la pelle, Jamie contro Hercules, nomen omen, e Claire contro la giacobita, il povero Ian viene cosparso di liquido infiammabile e Claire che cerca di dissuaderla (una vita per una vita dolce Claire) dall’ammazzare il nipote capisce che il piccolo lago blu e denso intorno la quale la fattucchiera sta armeggiando è il portale. Non c’è tempo, Bree e Ian sono in pericolo e dopo aver affrontato lutti e separazioni e Culloden e ritorni e fughe varie, i Fraser non si fermano davanti a niente e lottano, con la forza e la tenacia dei genitori, per salvare le vite di chi amano. Claire si trasforma da vittima impotente davanti alla protervia di Geillis a Vendicatrice, una Nemesi che finalmente abbatte il mostro, recide la testa di Geillis e …Ho esultato, confesso, che liberazione. Sempre detestata questa donna, dal principio, da oltre venti anni fa quando presi in mano per la prima volta la mia copia di Outlander. Ah che soddisfazione! “A Mhìcheal bheannaichte, dìion sinn bho dheamhainnean” Dallo sguardo inorridito di Claire che contempla Geillis morta e con la testa spiccata ecco che almeno per noi un altro tassello del puzzle, ricordate quando dissi che avremmo capito chi era la donna che Joe Abernathy mostra in scheletro a Claire per fargliela datare? Ecco che un altro tassello finisce al suo posto, quello scheletro ritrovato “in una grotta nei Caraibi” è di Geillis, cui è Claire che recide la testa per impedirle di saltare nel futuro e andare ad uccidere Brianna. La pietra angolare sulla quale la Terza Stagione fonda. Jamie fa andare via Hercules, non v’è bisogno di ucciderlo e libera Ian che lo abbraccia, Uncle Jamie, se prima lo venerava adesso è probabile che lo adorerà, liberatore impavido di nipoti rapiti insomma e Claire? Claire è una Viaggiatrice e trovarsi vicino al Portale la attrae, magneticamente e se non fosse per Jamie che la prende per mano e la riporta a sé, letteralmente, sia fisicamente che mentalmente, lei si sarebbe tuffata. Finalmente liberi, con Jamie che raccoglie amorevolmente la foto della figlia, i Fraser più Murray escono dalla grotta. È il mattino, escono correndo e mentre Jamie consola Ian, Claire riceve la rivelazione in pieno di chi sia lo scheletro trovato da Joe e di chi l’abbia ridotto così. I ricordi tornano dal futuro, paradosso temporale che solo i Viaggiatori conoscono, Claire si rende conto di ogni cosa, della connessione che provò a contatto con il cranio della sconosciuta, di quel che ha commesso e mentre Jamie la consola, ritenendola chiaramente sconvolta per l’assassinio di Geillis, sua moglie gli si abbandona tra le braccia. Se il tempo stringe, i preparativi per la partenza sono da avviare, però c’è tempo per quell’abbraccio di Jamie verso le due persone che ama incredibilmente, le stringe contro di sé, li ha ritrovati salvi. Guardate il Rosso come torreggia su tutti, la nostra roccia e il nostro Uomo, il nostro Jamie. Nostro nella misura in cui Diana Gabaldon ce lo fa amare. Bellissima la musica e lo stacco della camera, che si alza e ci consegna un quadro di stupefacente dolcezza, è un piccolo regalo. Riprendiamo il mare, dobbiamo tornare in Scozia e restituire Ian alla famiglia. Piccola digressione, in realtà Abandawe si trova su Hispaniola, nel libro, non in Giamaica, ma oramai libri e serie hanno delle storie parallele che si agganciano di tanto in tanto. Da lì i nostri due salpano per portare Ian a casa, Marsali e Fergus sono recuperati da Innes, qui salpano dalla Giamaica e hanno un interludio di coccole e baci e la scena che non è stata messa a casa degli scozzesi che li ospitano, in Giamaica, arriva qui, sulla nave, in un tripudio di passione e di amore che, finalmente, riprende una parte di dialogo proprio dal libro e si dipana in un gioco amoroso. Un gioco tra i due che rivela, caso mai ce ne fosse bisogno, quanto profondo è l’amore che li lega, incendiaria la passione e, soprattutto, viva la complicità di venti e più anni prima. Altro tassello che va a posto, stavolta grazie Mr. Roberts. Purtroppo, però, si sa che la vita di mare non è esattamente tutta liscia, quindi per i Fraser c’è bella pronta una tempesta che investe in pieno l’Artemis, sentiamo il mugghiare dell’oceano che ribolle, onde alte a spazzare via, sentiamo il legno che geme, il fischio acuto del vento, lo sforzo enorme per ammainare le vele, perché la tempesta le lacererebbe e senza vele un veliero non va da nessuna parte. Proviamo la rabbiosa impotenza di Jamie che tenta di restare non solo aggrappato al timone, ma anche di girare la ruota cercando di contrastare l’immensa, enorme, incredibile potenza dell’oceano in burrasca. Deve portare l’Artemis sottovento. Le riprese della tempesta mi hanno fatto salire i lucciconi negli occhi, che possanza, che incanto, che meraviglia! Non avreste voluto essere un marinaio su un veliero nel mezzo della burrasca nemmeno a peso d’oro. L’Artemis è un buon legno, un brigantino che sa il fatto suo ma le ondate violente divorano il ponte e gettano fuori bordo marinai e arredi. Dopo aver ringhiato a Marsali, Fergus e Ian di restare al sicuro, Claire si avventura all’esterno per dare manforte al marito in qualità di medico di bordo. Soccorre un marinaio con la gamba spezzata e cerca di raggiungere Jamie, ma diventa impossibile anche soltanto tenere gli occhi aperti. L’oceano bolle, si agita, diventa ai nostri occhi di persone del ventunesimo secolo quell’Essere temuto e rispettato che i marinai dei secoli addietro guardavano come Vita e Morte. Le onde sono alte, altissime, l’Artemis perde il trinchetto, gli resterebbero il bompresso e il maestro, ma non è solo questo, il problema, la nave scarroccia letteralmente oramai, fino a quell’onda gigantesca. In una sequenza mozzafiato, nel senso che stavo trattenendo il fiato mentre la guardavo, dopo lo sguardo che i due Fraser si lanciano, panico, consapevolezza e furia di uscirne, si abbatte sul brigantino, non lo spezza, ma si porta via Claire. Tra le grida di Jamie, che la cerca, noi affondiamo con lei (Ero come morta, tutto attorno a me era di un bianco accecante e sentivo un leggero frusciare continuo, come fossero le ali degli angeli. Ero invasa dalla pace, senza la percezione del mio corpo. Libera dal terrore, libera dalla rabbia. Null’altro che una quieta felicità.) e immediatamente la nostra prospettiva cambia, dalla furia devastante dell’uragano alla magnifica, incantevole pace della morte e della morte nell’abbraccio delle acque oceaniche, grembo di vita che accoglie, che custodisce, che culla. Sembra quasi di tirare un lungo sospiro, abbandonando il corpo, lo spirito vaga con una leggerezza insolita ed è nell’oceano che la Vita ha avuto inizio. (Custodiamo i Mari, sono il nostro spirito, sono il nostro respiro). Ma…Jamie non la lascerebbe mai morire e senza pensare a null’altro, del resto senza sua moglie la sua vita non varrebbe nulla e ne abbiamo avuto ampiamente prova post Culloden, il Rosso si tuffa e se sulle prime ci sembra una sirena che si avvicini per ricevere il corpo di Claire, ecco che il respiro trattenuto tra i denti si scioglie: è Jamie. Liberata sua moglie dalle corde che la trattengono all’albero di trinchetto, le infonde aria nei polmoni e nel bacio di vita che le dà, mentre le bolle salgono su coi due Fraser, il mio cuore ha fatto un tuffo. Un amore così è irripetibile, se al mondo sono mai esistiti due esseri umani destinati ad amarsi perdutamente sono Claire Beauchamp e Jamie Fraser. Una volta che emergono, la tempesta ha dato alle acque un po’ di relitti, così i due si aggrappano contro un legno galleggiante, che avendo cordame attorno sembra facente parte dell’alberatura dell’Artemis. Ma Claire non si riprende e Jamie con quel disperato “Maledizione Sassenach se muori proprio adesso giuro che ti uccido!” le si accascia addosso, tanto vale morire se l’amore della sua vita non è più. La ripresa sale, su, sempre più su, sembra quasi disegnare la strada delle anime di questi due amanti, salendo nell’empireo, in realtà sorpassa l’occhio del ciclone, che a vederlo così mette “il freddo in collo” (cit.) e ci porta, come sovente accade, dove non immaginiamo. In una terra sulla quale una bambina (ma sembra solo a me una piccola Laoghaire?) sta giocando accanto al mare, dove si risveglia il Rosso, sfiorato poco prima dal bastone della bambina. Distrutto, contempla con angosciante disperazione la moglie morta, la bacia e…Jamie taumaturgico la fa risorgere. In realtà era viva ma priva di sensi e nello scambio di parole (Pensavo che fossi morta, Ti ho detto che non ti avrei mai più lasciato) torna il calore di un amore inestinguibile. Intanto la bambina ha portato sulla spiaggia i genitori, i quali prima rassicurano i Fraser, l’Artemis si è arenata sulla spiaggia sei chilometri da lì e la gente del luogo sta aiutando i superstiti, poi per rispondere alla domanda di Claire (che primo piano meraviglioso di Cait!) circa quale isola sia quella, Joseph Olivier (il primo contatto con un gruppo familiare, una scena molto ma molto bella, nel sole di un pomeriggio, probabilmente) le spiega che sono sul continente, nella colonia della Giorgia. America! Il sorriso, l’abbraccio e lo stacco, i naufraghi sulla spiaggia e si alza la camera e la scena spazia e…Il verde, della nuova terra, la terra delle opportunità e della libertà, almeno nell’immaginario collettivo dell’epoca. Siamo arrivati e chiudiamo la Stagione con la musica della sigla che riecheggia quelle dei Fife and Drums Corps, che anticipa quanto ci aspetterà nella prossima.

Episodio finale, consuntivo e impetuoso, incredibile dal punto di vista narrativo dà all’intera stagione la possibilità di avere la sua fine e il suo compimento, mette a posto le risposte sui puntini di sospensione che avevamo lasciato nei vari episodi precedenti e ci restituisce, finalmente, quell’intensità densa e ferina che è stata ed è ancora il nerbo, il sangue, il cuore di tutta la saga. Episodio concludente, che non termina in modo diverso dal libro, tranne che in dettagli, pur nella brevità del tempo di durata, lo avrei dilatato un po’, ci regala un ampio sorso di fiato, dopo che ce lo ha strappato per l’intero arco di tempo. Abbiamo visto tanto, sofferto tanto, sorriso, siamo stati sballottati tra navi, tempeste, Isola delle Selkie, pirati, salti nel Cerchio di Pietre, doganieri morti, stamperie a fuoco, Cinesi poetici e incantevoli, un nuovo amore tra due meravigliosi personaggi, incatenati dalla follia di chi credevamo morta, viaggiato tra i mari tempestosi del Tempo e sulla superficie limpida o burrascosa degli Oceani e, adesso, eccoci qui. Una stagione intensa, intensa, intensa, che pur avendo preso una linea a se stante, resta un’opera eccellente per la forza narrativa, l’impatto emotivo, la ricostruzione storica e soprattutto le superbe interpretazioni degli attori, tra tutti Caitriona e Sam e David e a seguire gli altri. A volte la regia ha fatto acqua, ma si restiamo in tema, a volte lo script, ma siccome è la diversità di opinioni che arricchisce, che ben venga chi la pensa diversamente. In Finale di Stagione ringrazio come sempre tutti voi, tutte voi, che ci avete seguito, commentato, tenuto compagnia, ringrazio La Gazzetta di Outlander nella persona di Giuseppe per avermi offerto la grande opportunità di recensire la Stagione e ringrazio sempre, come ogni volta, Diana Gabaldon. La mia difficoltà è stata di non scrivere a modo mio la Stagione, ogni volta, cercando di restare una voce narrante senza sovrappormi a quella dell’episodio e spero di esserci riuscita. Ancora grazie. Siamo in America, da qui in avanti una parte di Storia che amo particolarmente e non posso che essere grata. Alla prossima Stagione.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

4 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 313: Eye of the Storm”

  1. Meravigliosa questa recensione. Devo farti i miei complimenti e anche se sarà un arrivederci, continuerò a seguirti, sempre, nell’attesa della PROSSIMA.
    Sei una grande persona e ti ammiro moltissimo. Un grande abbraccio

    Luciana

    1. Luciana carissima, prima di tutto grazie del tuo affetto e del tuo sostegno che sono davvero un privilegio. Inoltre, le parole a volte non rendono in modo adeguato le emozioni, ti sono davvero grata per esserci, sempre.
      Ti aspetto anche io per la PROSSIMA e, intanto, noi ci saremo, anche nell’intervallo delle serie 🙂
      Abbiamo qualche piccolo progetto in cantiere.
      Un abbraccio grande,

  2. Cara Cristina grazie per le tue recensioni !!! Bellissime e da leggere tutte d’un fiato !!! Buone feste e all’anno prossimo!!!!

    1. Federica 🙂 grazie a te per averci seguito, per quello che dici, che non è mai né dovuto né scontato e, quindi, maggiormente apprezzato. Buone feste a te cara, passa giorni sereni e abbi un lieto anno nuovo!
      Alla Nuova Stagione!

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