Recensione Outlander Episodio 312: The Bakra

Non c’è nulla di più prezioso della libertà. Di vivere la propria vita, in libertà e pienezza. Questo penultimo episodio, il dodicesimo della terza stagione “The Bakra” è condotto da una trama che affonda i propri fili in tutto quello che della libertà ci priva. Scritto da Luke Schelhaas  e  diretto (di nuovo) da Charlotte Brandstrom questo penultimo incontro con i nostri amati Fraser si apre in modo diverso. Dopo il riassunto che, come ogni volta, focalizza l’attenzione sui personaggi di cui si tratterà non presenta subito il consueto quadro ma ha un inserto, molto ben congegnato, che ci porta direttamente nel momento in cui Ian viene issato a bordo del Bruja. Che a Ron Moore piacciano le navi è un dato di fatto e che le conosca a menadito anche, vi invito a guardare la ricercata attenzione che pone ogni volta nel sovrintendere alla creazione di un ambiente marino. Siamo sul Bruja e per ricollegarci al momento in cui Ian viene issato forzosamente a bordo sentiamo le voci di Jamie e Claire e poi, eccoci, su un veliero del diciottesimo secolo. C’è da dire, come lo scorso episodio era stato per me autentico godimento tra velieri, spiagge assolate e calore, questo lo è per i motivi di cui vi dirò man mano. Iniziamo: Ian è a bordo, sballottato dalla rudezza dei pirati e qui ecco il primo grande indizio, il viaggio del Bruja per l’Isola delle Selkie è stato commissionato niente di meno che dalla Dame Blanche, The White Witch di cui farneticava il prigioniero scozzese morente in Ardsmuir, rammentate? E’ lei che ha pagato l’incursione del vascello pirata per recuperare un tesoro che le è ben noto. Apprendiamo anche che alla Bakra piacciono i giovinetti e con questa eccoci catapultati dal freddo grigio della Scozia al calore verde e dorato della Giamaica. Il primo impatto di Ian Jr. con quella isola è lo sconforto di una prigione. Che non gli viene minimamente alleviato, semmai accresciuto, dal racconto di un prigioniero, Henry, che lo metta a conoscenza per nostra fruizione personale, del triste destino di quelli che mancano. In sei all’inizio, sono stati portati dalla Bakra e non sono mai più tornati ed ora restano Abekee e Henry. Oltre al nostro Ian. Le palme che slanciano le chiome frondose verso il cielo, tra il canto delle cicale e degli uccelli, precedono un istante di quieta bellezza, in cui ammiriamo la eleganza di Rose Hall. Ma è solo un istante perché precipitiamo in una circostanza assolutamente horror. L’enorme schiavo africano, di cui nel libro ci viene detto il nome cioè Ercole e che non parla mai e non fa altro che obbedire, porta al cospetto della padrona di casa il ragazzo Murray. E lei emerge, lentamente, da una vasca di sangue. Personalmente l’ho trovato di cattivo gusto, non serve ad accrescere l’antipatia che si ha nei confronti di questa personaggia né sottolinea la sua assoluta mancanza di empatia nei confronti di chiunque. Anzi, come replicante o antesignana della Bathory l’ho trovata inadeguata e, soprattutto, fuori luogo. Non accresce, non dà brividi, sembra un modo per far capire che lei sia un po’ fuori di testa. Come se, prima, non fosse stato chiaro. Emerge un piede insanguinato e la sua voce, la ricordiamo bene, inizia col parlare a Ian. Lei non sa chi sia lui, ma è giovane e scozzese e, perché no, prestante. Promettente. Se nel libro tutto questo è completamente assente, qui è funzionale nel rendere l’impatto emotivo con la resurrezione della creduta morta Mrs. Duncan, Geillis Duncan, ava di Roger MacKenzie, madre dell’illegittimo avuto da Dougal e dato in adozione a delle brave persone. Eccola che emerge dal sangue, nuda, sinuosa e perfettamente a suo agio, con quella patina viscosa sopra che a suo dire dovrebbe preservarle la giovinezza. Attraverso le proteine del sangue di capra. E questo è fuori luogo, parlare di proteine a uno del diciottesimo secolo che prende tutto quello per stregoneria è un po’ comico, anche se involontariamente. Ad ogni modo la nostra seduttrice che nel libro è una grassa e attempata signora che si destreggia con notevole e determinata cattiveria nelle proprie vicende, qui ha l’aspetto più giovane di Ian, o quasi e credo che né il ferro né le “proteine” del sangue possano mai darle questa facoltà. E’ qualcosa che cozza legnosamente con il fatto che Jamie e Claire siano “invecchiati” e lei no. Geillis però è rimasta la stessa almeno nella crudele protervia. Non ha un filo bianco nei capelli ma ha il cuore putrido, nonostante ciò Ian ne è spaventato e ammaliato, che lei lo seduca è evidente, che Geillis intenda giocarci anche. Non serve dispiegare tutte le sue batterie e i pezzi da otto per conquistare un’anima candida come Ian, sembra un po’ artificioso, ma è almeno “giustificato” dal fatto che, tra una carezza, una lusinga e un tea che non è tale, ma una bevanda che costringe il ragazzo a non poter dire che la verità (se esistesse non sarebbero mai serviti i servizi segreti né le spie) la nostra ammaliatrice apprende chi sia il suo giovane ospite e chi lo zio che voleva recuperare il tesoro cioè quello scrigno che lei considera suo perché apparteneva ai MacKenzie e, quindi, secondo Geillis a lei, essendo stata l’amante di Dougal. Mentre Ian cade tra le braccia della risorta, o mai morta (e nel libro si parla di zombie) dopo la sigla, sempre molto coinvolgente, ci arriva il quadro: mani di donna rovistano nello scrigno in cerca degli zaffiri. Ce ne sono due. Uno lo prese Jamie quando era prigioniero ad Ardsmuir. Quel medesimo Rosso che giunge finalmente in Giamaica a bordo dell’Artemis. L’entrata nel porto, tra il blu oceanico e il verde delle braccia di terra che sembrano invitare la nave ad avvicinarsi è di una bellezza incredibile, assaporiamolo con le parole di Claire: La Giamaica, il gioiello dei Caraibi. Avevo visto delle foto in opuscoli di viaggi. Bevande a base di rum con dentro degli ombrellini. Questa Giamaica era un po’ più arretrata. Nonostante ciò, dopo tutti quei mesi trascorsi in mare, il traffico del porto non poteva che essere la vista più desiderata. La nostra più cara speranza era che il giovane Ian fosse vicino. E che il Capitano Leonard non lo fosse affatto.  Mentre Claire riflette, noi la vediamo scendere dalla nave con Jamie e notiamo che Fergus e Marsali sono già a terra, per gustare delle fette di ananas mentre Yi Tien Cho aiuta l’equipaggio a scaricare le casse. Jamie manda Fergus a chiedere di spostare la nave in una insenatura protetta così che il Focena, al suo arrivo, non la avvisti e nel mentre inizia finalmente la ricerca che li ha portati qui. Quando Claire propone di separarsi per cercare a più ampio raggio, Jamie rifiuta perché non vuole perderla di nuovo. Credo che, se fosse stato in lui, se la sarebbe legata con una manetta al polso, pur di averla vicina. Notiamo quanto vivido e realistico sia l’andirivieni nel porto, fulcro di ogni ricerca, partenza e arrivo, vendita, acquisto e furto. Al loro arrivo i Fraser sono avvicinati da Kenneth McIver, che lavora per Jared. Una volta che l’uomo si presenta, Jamie tira un sospiro e si dichiara a sua volta senza lesinare su titoli, parentele e appartenenze varie. Insomma, il sollievo di trovare un pezzo di Scozia nel caldo languido e abbacinante della Giamaica e  un pezzo di gente fidata, soprattutto. Tra un convenevole e una informazione, McIver invita i due al Ballo che si terrà nel palazzo del governatore (non c’è romanzo con un po’ di esotismo e di pirati che non abbia un governatore e un ballo, qui manca la figlia dell’uomo di legge che nessun pirata può rapire, ma per il resto abbiamo tutto). Claire rifiuta il ballo perché la questione Ian è urgente, ma Jamie intravvede nella gentilezza del connazionale un modo per reperire notizie del ragazzo. (Notate la vita che si snoda e ferve attorno ai nostri, una ricostruzione perfetta, fin nei dettagli, la gabbia nelle mani dell’uomo che parla con la donna vestita di rosso e la veste di lei, da secoli tono riservato alle prostitute, qui è semplicemente colore locale) La Bruja ha ormeggiato lì ma è ripartita da poco, diretta forse in Africa o in Portogallo. Purtroppo McIver non sa nulla del carico umano della nave pirata ma consiglia di dare uno sguardo al mercato degli schiavi, conducendoli poi a degli alloggi (sul libro i nostri due vivono con la famiglia scozzese). Nonostante la premura di Lesley che si preoccupa della rispettabilità di Claire, comprandole un parasole, la medica non è una che si atteggia a dama settecentesca e lo chiude subito (sul libro lo apprezza molto perché questa scena si svolge sotto il sole del mattino, calura cocente). Aggirarsi nel mercato e vedere persone dentro le gabbie, come animali a quattro zampe, fa male e lo stesso sentimento provoca in Claire la vista degli africani trattati da bestie. Lo sconcerto, lo sgomento che leggiamo sul viso di lei si tramuta nell’indignazione del mercante di schiavi, alla domanda di Jamie che cerca Ian, lui si difende con quel “Vendo solo selvaggi, per chi mi avete preso?”. Insomma queste sono bestie, non umani. E come tale sono trattati, marchiati a fuoco come i manzi (qui la ragazza è marchiata sulla spalla e nel libro sul seno) e magnificati nelle loro proprietà. Ma a Claire il veder maltrattare, trattare proprio male delle persone, la sconvolge e se le due donne col parasole e l’uomo restano indifferenti al dolore della ragazza, Claire no e inizia a venir meno la sua sopportazione. Allontanatasi da Jamie, che intanto apprende che il Governatore ha comprato schiavi dalla Bruja e questo lo induce ad andare al ballo, la nostra medica si ritrova davanti ad una scena usuale ma sgradevole, un ragazzo africano viene venduto come schiavo per la riproduzione, né più né meno che come stallone, e per avvalorare la sua capacità al compito gli viene afferrato, scoperto e oggettivizzato quell’organo che, invece, è personale, privato. Come qualunque altra parte di un corpo che ha diritto alla dignità. Claire non resiste e colpisce il mercante, dando luogo ad una bagarre che vede intervenire subito, a differenza del libro, il marito. La dove era Fergus e un altro a dare manforte a Claire, qui è Jamie in versione rompighiaccio che forte della sua stazza si fa largo e sottrae la moglie dal pericolo. Ma siccome nemmeno lui da solo può contrastare una folla, ecco che la soluzione per rabbonire tutti è acquistare lo schiavo! Così una Claire attonita e assolutamente non consenziente si ritrova padrona di un essere umano per venti sterline inglesi, Temeraire. Jamie acconsente a liberare lo schiavo, ma non a Kingston dove sarebbe di nuovo catturato e lo strappare l’atto di proprietà non sarebbe utile a nessuno. Claire non potrebbe provare che Temeraire è suo e lo schiavo potrebbe finire nelle mani di chissà chi. Per quanto detestabile come realtà è la sola che per ora protegga tutti. Come sempre Jamie ha agito in modo da aiutare chi gli preme. Rivelato a Claire il motivo per il quale è bene partecipare al ballo, Jamie spiega che se i domestici di casa del governatore potrebbero non fidarsi di un bianco, potrebbero però farlo dello schiavo. Motivo per cui Temeraire andrà con loro. Altra differenza con libro, in cui lo schiavo, mal tenuto, è curato sulla nave e non c’è alcun accordo. Ad ogni modo i Fraser riescono a stabilire un contatto franco ed empatico con Temeraire e ne ottengono la collaborazione, assicurandolo sul fatto che lo libereranno. Se dalle parti dei Fraser i sentimenti sono puliti, forti e intensi, da quelle di Geillis sono ciò che ci aspettiamo da lei, con in più l’intervento del reverendo Campbell. Ve lo ricordate vero? Lui e Margaret erano diretti nelle Indie Occidentali e adesso sono al servizio di Geillis, in un certo modo. Lei ha bisogno dei tre zaffiri per dare vita alla profezia che parla del nuovo Re Scozzese. Nel libro sappiamo che lei è ancora una giacobita a causa dei ninnoli, cimeli e del nome della tenuta e del grande tappeto del salone con la rosa degli Stuart. Qui è adombrato dal suo voler a tutti i costi usare Margaret per la profezia. Da una domanda per coprire una rivelazione sappiamo come Geillis sia arrivata in possesso del tesoro dell’Isola delle Selkie. Lasciata la fattucchiera ai suoi affari, seguiamo la carrozza che porta i Fraser al Ballo. Il mio indice di gradimento è schizzato alle stelle, tra abiti perfetti, gioielli, acconciature e atmosfera esotica di fine diciottesimo secolo. Se Jamie è sontuoso in scuro, Claire è bellissima in giallo, colore che le dona e non sfigurano nemmeno Fergus e Marsali, anche se Yi Tien Cho è un incanto in blu. Sulla soglia Claire incontra il reverendo, cui si rivolge urbanamente, felice di vederlo mentre sul libro è timorosa che lui possa collegarla a Jamie o dire a tutti che Mr. Fraser è in realtà il sedicente Alexander Malcom. La loro entrata con Yi Tien Cho suscita la distrazione che Jamie si ripromette e se nel libro sappiamo che Claire non nutre molte speranze che un gigantesco rosso con i capelli incipriati e qualche neo finto possa apparire inosservato, ma che passerà per francese (da qui la battuta di Fergus nell’episodio) qui il Nostro si presenta col suo vero nome. Un’altra differenza macroscopica col libro è che Yi Tien Cho non ha alcun contatto o legame con Margaret e che mentre in quello è accusato di un delitto, qui non accade nulla e lui è sano e salvo e a piede libero, padrone di soccorrere amorevolmente l’indovina scozzese e di accudirla quando il fratello di lei non c’è. Ma torniamo ai Fraser che stando in fila, a causa e spronati dall’amoreggiare di Fergus e Marsali danno vita, tra una battuta e una facezia, ad un lungo e carezzevole, passionale sguardo che parla più e meglio delle parole e che rende palese il legame profondo e indissolubile che c’è. La regia è la medesima dello scorso episodio e qui si esplicita al meglio e, soprattutto, il legame che c’è sta per essere messo nel crogiolo. Dalla persona che meno lo vorrebbe e che più ne è innocente. Perché, colpo di scena, il Governatore della Giamaica è niente di meno che Lord John Grey. Se nel libro lo sapevamo, Claire lo incontra sul Focena e lui la riconoscerà poi al palazzo, qui nella serie è stato tutto posposto. Quando Jamie lo vede fa un riferimento interessante ai fantasmi che tornano nelle loro vite attirati da loro come loro stessi sono attirati uno dall’altra. Spero di esser stata chiara. Sapete che ho pensato? Al Fantasma che Frank Randall trova a spiare sua moglie durante la notte di tempesta. E se fosse stato attratto anche lui dall’indissolubile legame? Noi tutti pensiamo di sapere chi sia quel fantasma ben piantato, col berretto scuro che ha una spilla col cervo a fermargli il mantello. Ma Diana Gabaldon non ne ha mai parlato. Avete percepito la stessa possibilità? Che sia Jamie che torna da Claire? E qui parte una ridda di domande che ci vogliono due recensioni, quindi ne parleremo un’altra volta. Assolutamente attonito, euforico, deliziato e sorpreso, John vede Jamie, l’uomo che ama, che amerà sempre e poi Claire. Più incontro questo personaggio e più lo adoro, la sua emotività così portata allo scoperto (delizioso il tentativo da se stesso frustrato di trattenere l’abbraccio al Rosso) e così occultata agli occhi di tutti, a partire da quella che credeva morta, Claire. Una volta nello studio del Governatore la conversazione si sposta su Willie e se Claire rispetta l’amore di Jamie per quel figlio di cui lei ha solo sentito parlare, non le sfugge però l’intenso e vibrante sguardo che parte da John e trafigge Jamie. Non è che gratitudine e amicizia da parte del Rosso, ma dall’altra parte è amore e adorazione e qui Claire non sta più zitta e chiedendo di come John sia diventato governatore riporta la conversazione sul motivo per cui sono lì. John assicura loro tutto l’aiuto e resterebbe lì a far chiacchiere se Jamie non notasse che incastonato in un pendente di stoffa finemente lavorato c’è il famigerato zaffiro. John lo indossa a ricordo dell’amicizia, dichiara, ma poi quel “Mio Dio che piacere rivederti!” che è quanto di più decoroso possa dire per esprimere la sua felicità è captato da Claire nella maniera esatta. Claire capisce dell’amore di John per Jamie, nel libro, quando spia non vista e per caso l’incontro tra il marito e il governatore e dal viso radioso e colmo di sentimento di quello le è chiara ogni cosa. John si scusa e torna agli ospiti e mentre lui non sa staccare lo sguardo da Jamie, che segue McIver per incontrare un massone, ce lo dicono così qui che Jamie lo è, che potrebbe sapere di Ian, la Nostra resta da sola sorseggiando champagne. In un momento di rara dolcezza Yi Tien Cho esprime a Margaret quel che prova e subito torniamo da Claire, affiancata da John. La loro conversazione parte da lontano, da quella notte in cui John ragazzo credette di difendere la donna inglese dalla brutalità scozzese e, poi, si sposta su Willie e così si capisce che i Fraser non hanno segreti e, si finisce, invece, sullo zaffiro di cui Claire non sa nulla. Per scivolare definitivamente in quella che è, per John, una realtà: ecco la donna per cui il cuore di Jamie ha sempre battuto. Mentre lui si commuove in questa ammissione, il suo è un dolore mitigato dalla felicità del Rosso, appare, con il canto delle Druide del cerchio di Pietre, un altro fantasma del passato: Geillis. Sconvolta, Claire si scusa con John e segue Geillis in giardino. Nel libro la sconosciuta Mrs. Abernathy le si rivela a Rose Hall per la rediviva compagna di prigionia. Geillis dà la sua versione dei fatti nel suo solito modo colorito e crudo, non è cambiata in nulla, semmai è peggiorata e Claire ascolta l’intera storia in silenzio. Viene a conoscenza di come Geillis si sia poi sposata dopo Culloden con un ricco piantatore di zucchero che, guardate la combinazione, è morto da qualche anno. Nel libro si specifica che questo è almeno il terzo matrimonio ma qui ve lo dico io, un marito lo ha usato per passare tra le Pietre la prima volta, un altro lo ha avvelenato ed è finita a Cranesmuir e un altro le è “morto” dopo averla portata in Giamaica. Claire la ringrazia per averle salvato la vita, dobbiamo ricordare che se Jamie porta via sua moglie a cavallo di Donas, lo stallone che odiava le persone, fu però Geillis a inscenare il diversivo che salvò Claire, accollandosi interamente una colpa che avrebbe dovuto dividere con la medica. Appreso da Claire il motivo per cui si trovano in Giamaica con Jamie, l’inossidabile Geillis si offre addirittura di aiutare come amica i nostri Fraser. Una volta davanti a Jamie si comporta da quella civettuola che è ma l’apparizione dello zaffiro (il vero argomento di conversazione, povero John) svela la sua natura stramba e rapace. Raggiunto il reverendo, Geillis costringe Margaret a leggere il futuro col solo scopo di includere nella divinazione il Governatore. Il quale, pur essendo un magnifico gentiluomo dotato di spirito e di savoir faire, non può sottrarsi alla cosa. Il reverendo conferma l’intuizione di Claire, poiché la persona facoltosa che pagava il viaggio ai due Campbell è proprio Geillis. Campbell è una persona odiosa, che tratta sua sorella esattamente come se fosse una bestia da circo, cosa che ferisce sia lei, che vorrebbe solo aiutare, che Yi Tien Cho. Una volta che John viene costretto a sedersi e che Geillis ottiene proprio lo zaffiro, avviene la trasformazione di Margaret: la scena è quanto meno singolare e con voce e sguardo completamente trasformati, la nostra innocente e dolce chiaroveggente predice qualcosa sul Re Scozzese. Esterrefatto come tutti, John fa esattamente quello che avrei fatto io, stacca la spina. Tolto lo zaffiro dalle mani di Margaret tutto si calma, lui si alza con una battuta brillante e Geillis si fa spiegare, in giardino, che cosa vogliano dire le parole della Campbell. Salirà sul trono un Re Scozzese dopo che sarà sacrificato il bambino che ha duecento anni nel giorno della sua nascita. A noi viene in mente chi potrebbe essere questo bambino da sacrificare? A me si sono drizzati i peli sulle braccia come si suol dire, ma Geillis pensa a Benjamin Button (ottima citazione) e se ne va quieta, o quasi. Fergus e Marsali che amoreggiano scherzosi in giardino avvistano il Capitano Leonard e avvisano Jamie, per tempo. Scappano tutti dalla residenza del governatore e il buon Temeraire li relaziona su quanto ha saputo cioè che Geillis è una bugiarda, ma guarda un po’ e che Ian si trova a Rose Hall. Jamie gli conferma il loro patto e Temeraire aggiunge che gli schiavi fuggiti e quelli liberi si nascondono sulle montagne vicino Rose Hall, quindi Jamie lo porta con sé, per liberarlo come promesso. Temeraire, da occhio di falco, scorge il segnale sull’albero di notte e si fermano, lo liberano, con la loro benedizione ma tutto precipita. Come il perfetto rompitasche della situazione arriva Thomas Leonard che arresta Jamie, il quale riesce appena a mettere in salvo il ritratto dei figli e nonostante una combattiva e rabbiosa Claire ricordi al Capitano Leonard perché sia ancora vivo, lui procede lo stesso e sul viso addolorato e smarrito di Claire cala il sipario di questa penultima incursione nelle vicende dei Fraser.

Episodio intrecciato a doppio, talvolta triplo filo, sui ricordi, le apparizioni, le sparizioni e la privazione della libertà che fa scaturire una serie di comportamenti abietti verso i nostri simili, risente di troppi tagli, uno su tutti l’omicidio di cui è ritenuto responsabile Yi Tien Cho che qui è visto come il salvatore e cavalier servente di Margaret. Tagli necessari perché cucire un episodio di quasi un’ora da diversi capitoli è quanto meno necessario ma resta un enorme peccato. Una puntata in aggiunta e avremmo visto diverse cose di più. E’ altresì l’episodio del ritorno di Geillis Duncan Abernathy, fattucchiera, bugiarda, spergiura e ladra, che non solo è coerente con se stessa restando intatta almeno nel servire solo se stessa e nel piegare, per questo, tutti gli altri a sé, ma diventa suo malgrado la capostipite di una famiglia il cui rappresentante più conosciuto è niente meno che Joe Abernathy il chirurgo amico di Claire. Spero che il motivo ci venga svelato nell’ultimo episodio o, già è li che mi aspetta, lo farò io quando tirerò tutti i fili e intesserò la recensione finale, andando a tratteggiare tutto quello che vi ho fatto notare e che abbiamo posato man mano in attesa di riprenderlo definitivamente. Bravi, bravissimi gli attori ma menzione d’onore all’australiano David Berry che personalmente adoro, credo che sia uno dei più dotati e splendidi interpreti che ho mai visto negli ultimi anni, una rivelazione. Il suo afflato, il pathos, la passione, l’amore, il dolore, tutto gli sale da dentro e passa attraverso i suoi occhi. E, a questo punto, che dire? Ormai ci siamo, pronti per liberare Ian, per liberare Jamie, per capire, scoprire e sapere e, so che sarà così, per arrivare ad un finale coi contro fiocchi. Noi ci saremo.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

3 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 312: The Bakra”

    1. Ti ringrazio 🙂 Antonella, per me è sempre un piacere legere che quel che scrivo è apprezzato in questo modo. Un abbraccio grande!

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