Recensione Outlander Episodio 309: The Doldrums

La cosa più affascinante al mondo non è tanto dove ci troviamo, ma in che direzione ci stiamo muovendo: per raggiungere il porto del paradiso dobbiamo navigare a volte con il vento e a volte contro il vento, ma dobbiamo navigare e non restare fermi ancorati.” (Oliver Wendell Holmes Jr.) Scritto da Shannon Goss e diretto da David Moore, il nono episodio “The Doldrums” ha come quadro iniziale l’Artemis, nave che avrà tanta parte nella vita, nuova, dei nostri protagonisti. Iniziamo col notare che la sigla è cambiata e si è arricchita di tutte quelle immagini che ci lasciano presagire quel che ci attende e non solo, anche il ritmo è cambiato, molto meno “celtico” e molto più caraibico. Sia detto per inciso nel vedere tutto quell’oceano, tropici, sabbia e sole ero felice come davanti ad un bel regalo. Quando la sonorità dei tamburi termina, torniamo nel gelido blu e nel freddo mattino, siamo al porto e tra voci di marinai e operai, rivediamo volentieri il cugino Jared, colui che venti anni prima ha avuto larga parte nelle vicende dei due. Il tempo è stato clemente anche con lui, ad ora il solo invecchiato è il buon Ned Gowan. Devono avere una ricetta segreta di eterna giovinezza da qualche parte in questo clan. Al porto Jared, che fa partire Jamie come commissario di bordo del brigantino Artemis, li informa sulla Bruja e del fatto che il suo porto naturale è la Giamaica. Calcolando che era molto pesante, Jared spiega che era in partenza dal porto, non in arrivo. Questo cambia le rotte: Indie Occidentali. Qui hanno tagliato tutto il viaggio per la Francia, dandoci solo l’epilogo. Dopo che Jared li ha salutati ecco che Jamie esterna i suoi dubbi, Dio lo ha punito perché lui ha desiderato troppo, stare con la moglie, insomma per avidità. Ma Claire gli spiega che nessun Dio degno di questo nome lo avrebbe privato del nipote solo perché desidera essere felice. Il tutto con il rumore del mare e delle voci che fanno da controcanto. Ed ecco la seconda coppia comica, nel senso puro del termine, della serie, dopo i nostri amati Angus e Rupert, Hayes ed Lesley dicono a Jamie a che punto sono le cose sulla marea e sull’imbarco, Claire li ringrazia e Hayes sta per tradirsi su Fergus, Lesley inventa e poi li si vede battibeccare mentre Claire e Jamie parlano di Jenny e Ian che li credono diretti in Francia. Quindi li mandano, spostando Jared, direttamente nelle Indie Occidentali. La nave salpa, la musica incalza e i brividi di piacere mi raggiungono la nuca, con gli schizzi del mare che sferzano lo schermo e i marinai che dispongono vele e velacci per la navigazione. Claire cerca di dare consigli a Jamie che si sente male, ma lui è preoccupato per Ian e lei lo rassicura: lo ritroveremo. Vedete la tenerezza di Claire sebbene ci sia una certa distanza o la percepisco solo io? Intanto ecco i marinai che, superstiziosi come sono, baciano il ferro di cavallo sul pilastro di legno e salutano solo Jamie.  Jamie stesso bacia il ferro di cavallo, Claire, da donna non superstiziosa, lo tocca “ma solo per farti un favore” e dopo l’ennesimo che saluta solo Jamie, lei chiede se sia invisibile, così suo marito ha modo di ragguagliarla sul fatto che una donna a bordo è considerata una sfortuna, ma anche i rossi di capelli ed è per tale motivo che i marinai parlano per primi a Jamie, così che evitano la malasorte e questo non solo in Scozia ma dappertutto. La comparsa di Fergus, però, non è indolore, ha con se Marsali, copia fatta e sputata, si direbbe, di sua madre Laoghaire e se il primo impatto è assolutamente detestabile, la ragazzina vede Claire con gli occhi della madre, anche Fergus prova a domarla, ma lei continua imperterrita, quella sua testardaggine e determinazione le ottengono che il “padre” accetti che i due viaggino con loro fino alla Giamaica (pur essendo legati con l’handfasting) ma impone alla coppia di non giacere insieme, relegando Claire e Marsali assieme, cosa che disturba parecchio entrambe. L’Artemis è un gran buon legno, sostiene le onde e il mare grosso con impareggiabile savoir faire, che invece, manca del tutto a Jamie. Se ricordiamo bene il Rosso è un po’ come Poirot, entrambi sono capaci di star male ancora mentre il natante è all’ancora. L’oceano aperto è quasi in tempesta, immaginiamo l’estrema gioia del Nostro. Lo troviamo seduto, aggrappato come ad uno scoglio, contro le pareti della cabina e finalmente abbiamo modo di esplorare la pancia di una nave di tonnellaggio medio piccolo come L’Artemis, che si permette anche cabine di tutto rispetto. Legno a profusione e la sensazione di essere nel ventre del mare. Per me sarebbe incantevole, come prospettiva, per Jamie assai meno ed eccolo che, mentre Claire tenta di ristorarlo con del tea allo zenzero e per chi non lo sapesse la radice di zenzero è portentosa contro ogni tipo di nausea, Jamie non si dà pace che Fergus gli abbia mentito e che il francese e la figliastra si corteggino da agosto, così la moglie gli fa notare che non hanno pensato alle conseguenze di una vita assieme esattamente come loro. Nel baule portato da Fergus ci sono le cose di venti anni prima, lo ricordiamo l’abito giallo di Claire a Parigi? Jamie lo ha conservato perché non avrebbe mai potuto vendere dei ricordi (inorridisce quando la moglie glielo propone, per noi, che gli abiti li compriamo è ovvio, no? Venderli, regalarli ecc… Ma all’epoca è impensabile, un abito è fatto su misura, si passa di madre in figlia e, caso mai, si ritocca, non si vende e non si regala, se non per un grande atto di generosità) e mentre Jamie peggiora Claire viene chiamata. Manzetti, uno dei marinai, ha avuto un incidente e lei lo cura tra l’ostilità degli uomini, quella di Mr. Warren che parla di funesti presagi e il Capitano Raines che le cita Shakespeare e Claire ribatte, recependo un invito a cena. La scena si sposta e nella cabina di Jamie c’è Fergus che cerca, con una certa duttilità di argomentazione, di spiegare il suo punto di vista. Lui conosce bene la storia di Jamie e di Claire e sa che Jamie non è stato forzato a fare nulla. Portento di quando apriamo il cuore a qualcuno e, poi, siamo inchiodati dalle nostre stesse parole. Fergus non ha detto nulla perché stato un codardo e quando Jamie tira nel discorso Marsali, il francese alla enunciazione delle sue precedenti fiamme non sa che ribattere se non che lui è stato fedele alla ragazzina da quando è iniziato il corteggiamento e nonostante ciò Jamie è, giustamente, scettico ben sapendo che le bugie non portano da nessuna parte. Intanto notiamo che il viso del nostro Rosso si tinge sempre più di un pallore cadaverico, sudore e una sfumatura di verdognolo. A cena con il capitano Claire ha modo, in un interno che è curato fin nei minimi particolari e che ci dà un assaggio pieno della vita su un veliero del diciottesimo secolo, dicevo ha modo di capire l’ostilità dei marinai, per calmare la superstizione lei e Marsali dovrebbero stare a petto nudo, sulla tolda immagino e questo spiega perché le polene sono sempre nude. Una superstizione che oltre a essere un tantino sessista, spero che, in qualche modo, si rifaccia al potere di nutrimento del seno e che nulla abbia a che fare con la sessualità. Mentre Claire mangia, più o meno allegramente, con il peso della superstizione dei marinai addosso, Jamie svuota violentemente lo stomaco. L’intervento di Mr. Willoughby, che parla della resezione di una parte del corpo importante per un uomo, trucco usato sul libro da Claire per indurre Jamie ad alzarsi dalla cabina e lasciarsi curare, dopo giorni e giorni di sofferenze, ci offre la possibilità di capire che il Cinese ha a cuore, a modo suo, la salute di Jamie. Marsali è una spina nel fianco per Claire, anche se a leggerla la prima volta mi prudeva la mano, ho provato a immedesimarmi nel suo punto di vista: una quindicenne la cui vita regolare, sebbene dura, viene sconvolta dall’arrivo della prima moglie dell’uomo che le fa da padre. Sua madre rischia la rovina, sia economica sia sociale, perché non è nemmeno ripudiata, non è mai stata sposata, le figlie sono senza sostegno affettivo ed economico. Non deve essere una prospettiva rosea e non dimentichiamo la naturale diffidenza dei montanari scozzesi. Nel considerarla così, poi Marsali è anche nell’età in cui tutto è assoluto, la giovane McKimmie ha una parte di ragione. Claire non insiste oltre e si chiude nella cabina, delizioso lo sportello di assi ben tornite. Il mattino dopo, cielo sgombro e la polena dalle fattezze di donna, come spesso accadeva, la nostra protagonista è una tra i pochi che possa vantare almeno un colorito sano. L’umore no, quello glielo leggiamo negli occhi e nella posa delle braccia, conserte. Quando scende sottocoperta vede Jamie perfettamente ristabilito che mangia. Lui non le spiega, come sappiamo sul libro, che il “miracolo” è stato operato da Mr. Willoughby e dalla cura con gli aghi, ma viene avvicinato da Marsali e da Fergus che vogliono essere benedetti (approvati) da Jamie, il quale, nonostante sua moglie interceda per i due giovani, sostenendo che al limite la loro relazione potrebbe naufragare lo stesso ma almeno Jamie non ne avrebbe colpa, sotto lo sguardo stupito di Marsali, Jamie ribatte che la sua paura è proprio quella che la storia dei due finisca così non dà la sua approvazione. Il tempo sulla nave è misurato in maniera differente a ogni termine di quarto, che è una unità di misura del tempo, “nell’uso antico, sinonimo di guardia, come durata di quattro ore di ciascuno dei turni di guardia: fare il q., il primo q.; ufficiale di quarto, l’ufficiale di guardia: l’ufficiale di q. s’impadronì del cannone, ma la vittoria fu di breve durata (Salgari).” (cit.Treccani) quindi ogni quattro ore c’è una clessidra da girare e una campana da suonare, notte e giorno. Impiega il suo tempo tracciando segni, scrivendo, il Cinese che interrogato da Claire su che cosa stia facendo, spiega che sta scrivendo una poesia e che “Raccontare una storia è come vivere una vita”. Ho trovato incredibilmente poetico e toccante questo pensiero, le storie, tutte le storie, andrebbero raccontate. I libri hanno sostituito la narrazione orale ma non c’è nulla che possa incantare di più di una storia raccontata da qualcuno. Quando Claire chiede di ascoltarlo, il Cinese si rifiuta, con una nota di orgogliosa malinconia, perché una volta raccontata dovrà lasciarsela alle spalle la sua storia e si allontana, mentre la medica resta a fissare i segni che svaniscono dal tavolame. Sul libro, il Cinese siede spesso da solo, oggetto di scherno dei marinai e di dispetti, sotto lo sguardo di Claire, preoccupata e di Jamie, che accetta il tutto sostenendo che il suo sottoposto non fa nemmeno nulla per rendersi accettabile. In effetti, Willoughby si ritiene superiore a tutti. Persino a Jamie, cui deve la vita ed è per tale motivo che gli sta attorno. Claire ci dice che i giorni passano, con lei che si tiene occupata curando ferite e producendo da sé i rimedi, che le piace la frugalità della vita cui si sta dedicando. Qui c’è un’altra divergenza dal libro, ma ormai siete abituati a leggere le mie digressioni. Claire sa benissimo dell’uso dell’agopuntura sul libro, anzi, è grata al Cinese per questo e anche affascinata dal metodo. Qui, invece, sorprende il marito e il socio di quegli, come se fossero ad un randez vous segreto. Questo imprevisto ci riporta, finalmente, ad un punto cruciale: Jamie sostiene che il loro rapporto sia in equilibrio precario, motivo per cui non le ha ferito i sentimenti dicendo che la nausea passa grazie all’agopuntura e non ai tea allo zenzero e lei ribatte che non vorrebbe mai che lui soffrisse solo per salvarle l’orgoglio. Così entrambi parlano del ritorno, e finalmente, scampanio a festa, c’è la conferma del loro amore. C’è però una sorpresa non lieta in tutto questo: hanno perso il vento. Oggi, per noi, che usiamo la forza dei motori l’aver perso il vento non è un danno, ma per un veliero è come avergli tagliato le gambe. Chiaramente tra la presenza di Claire e di Marsali e di Willoughby a bordo e l’agopuntura, qui portata allo scoperto, nel libro no, i motivi di risentimento della ciurma nei confronti dei Fraser aumentano. Il malumore è denso come una torta al cioccolato ma non altrettanto buono. Una nave che incappi nella bonaccia è una nave destinata alla morte, ci sono leggende, storie e canti sul destino dei marinai che imbattono in questa tragica fatalità. Ma c’è anche la bellezza della notte, l’incanto della Luna, la possibilità di vedere di nuovo Claire e Jamie vicini, innamorati, presi uno dall’altra e con la bellezza della Luna, il rumore delle acque e la dolcezza del clima, quei piccoli momenti di condivisione, strappati alla quotidianità, offrono ai due il respiro, il riposo. C’è modo di parlare dell’allunaggio ma anche di Brianna, cui la madre leggeva libri la sera, Brianna che manca terribilmente a sua madre. E’ stato un sacrificio enorme per Claire, questo, il lasciare la figlia e da madre ve lo dico col cuore aperto, non so se ci sarei riuscita. I nostri figli non sono nostri dice Gibran e ha ragione, ma sono lo stesso parte di noi, quella proiettata nel futuro e sono il motivo per cui noi siamo vissuti, come ha modo di spiegare John Cinque in Amistad. Avranno la loro vita e la loro strada ma, a dividerci, può esserci un continente, saliamo su un aereo e siamo li. Mai duecento anni di distanza. E’ come non averli più, deve essere straziante. Come lo è quell’esitazione di Claire nel rispondere a Jamie, prima di quel “terribilmente” perché sta ingoiando i singhiozzi, grandissima e toccante prova di Caitriona. La bonaccia diventa una sensazione di straniamento, proviamo ad immaginare di essere sperduti in mezzo all’oceano, senza vele, senza remi, senza nulla, in balia di un vento che non vuol decidersi a tornare. È la morte. Non c’è scampo. È peggiore di una tempesta o di qualunque fortunale che può spezzare una nave in due. Senza vento non c’è possibilità di fare nulla. Non è il solo guaio, anzi, l’acqua è contaminata. E i marinai decidono di buttare a mare chi porta sfortuna. A tavola con il capitano Raines Jamie e Claire apprendono che malgrado tutto quegli potrebbe non essere in grado di impedire alla ciurma di farsi giustizia da sé. La situazione precipita drammaticamente, Hayes, minacciato dagli uomini della nave e salvato dall’amico, si ubriaca e minaccia di saltare giù, una specie di sacrificio che renda il vento alla nave. Jamie non può permetterglielo e mentre il nostro stomaco si attorciglia come un canapo, il Rosso si arrampica sul sartiame e con una invidiabile forza, con un sangue freddo che solo un uomo che mantiene le sue promesse, Ardsmuir, cerca di convincere Hayes a scendere, argomentando che lo aiuterà come in prigione e man mano la scena è sempre più carica di tensione, rotta solo dalla vista di un uccello che solca leggiadro le acque immobili dell’oceano e avvistato dall’altro reietto di bordo, il Cinese. Jamie salva Hayes ma quando scendono li attendono i marinai che non vogliono assolutamente che si salvi, accusandolo di essere un Giona (ricordate il personaggio biblico e la tempesta in cui finisce?) motivo per cui deve essere buttato a mare. Nasce una rissa (scena del tutto mancante nel libro) sedata, però, inaspettatamente, da Mr. Willougby che inizia a raccontare la sua storia e per un marinaio poche cose hanno una considerevole attrazione come un buon racconto. Narratori di miti e di leggende loro stessi, non v’era marinaio, in nessun secolo, che non sapesse una buona scorta di storie di mare, seguono l’attrazione esercitata dalla parlata del Poeta che, in un inglese sporcato dal cinese, narra di sé. Il racconto di Willougby e la sua descrizione delle donne fa breccia nel cuore dei marinai, che sopra ogni cosa, ci dice Diana Gabaldon, erano dei romantici amanti dell’Idea di Donna. Il racconto prosegue, tra facezie e doppi sensi, poi, l’intento buono del Cinese è sovrastato dal suo carattere, la confessione del disprezzo di cui è oggetto fa tacere tutti, abbassa persino la testa di Mr. Warren. Il Cinese ha perso tutto, la sua arte, il suo paese, la sua vita e dopo aver concluso il racconto, qui non diventa di nuovo motivo di disprezzo come sul libro, si arrampica sulla murata e butta in mare la sua vita scritta su dei fogli. Il vento gonfia le vele, il clima diventa brillante, l’umore gioioso, la vita torna. Il Cinese spiega come mai sapesse del vento, così dopo il ringraziamento di Hayes e di Claire, arriva la pioggia. Tutti possono bere, altra benedizione, vista l’acqua guasta che c’era nella stiva. Questo porta al Cinese ancora gratitudine. Lui ha dimostrato di essere un ottimo narratore e un uomo da rispettare. La pioggia è benedetta, rappresenta la vita, l’essenza stessa della vita, noi siamo formati quasi del tutto da acqua, la vita stessa proviene dal mare. Ricordiamocelo quando ci andiamo coi nostri oli solari, la nostra plastica e i nostri rifiuti. Uccidendo il mare uccidiamo noi stessi. Gioia e allegria tornano tra la coppia più bella che ci sia, e complicità e desiderio, e finalmente quella passione così a lungo trattenuta che esplode tra i sacchi nella pancia della nave. A Jamie piace il grigio nei capelli di sua moglie, perché sembra luce argentata. Finalmente arriva uno dei momenti che ci aiutano, tra scorribande, incendi, risse e problemi, un interludio in cui i Nostri si promettono, dopo essersi presi le misure e tra loro e col tempo, di nuovo amore (quello che c’è tra noi non cambierà mai) sono di nuovo innamorati ma assai più consapevolmente, si fidano uno dell’altra, di nuovo, c’è il loro legame che si rinsalda e guardate che bella la scena: Claire tra le braccia di Jamie, le spalle larghe di lui che danno sicurezza, il petto ancora possente e quindi oltre ad attrattiva sessuale richiama proprio l’idea di una solidità cui affidarsi e lei, rannicchiata su di lui, stretta, lei che è una tra le donne più combattive che conosco, lei non perde assolutamente nulla della propria natura, indipendente e decisa, ma sempre donna, sia quando lotta che quando si appoggia all’uomo che ama. E che bello il blu della gonna di Claire che somiglia ad un drappeggio, quasi che ci si trovi in teatro e si guardi qualcosa da dietro una tenda, un istante di assoluta intimità. Teniamolo a mente, ci servirà. Una nave da guerra inglese ordina all’Artemis di fermarsi: purtroppo i guai arrivano a secchiate. Una nave da guerra può requisire, per farli lavorare alle proprie dipendenze, qualunque cittadino britannico, all’epoca l’arruolamento forzoso era la pratica consueta. Jamie rischia di essere nel novero e raccomanda alla moglie che se succedesse, di essere arruolato, lei deve proseguire per la Giamaica per cercare Ian. La nave inglese è un magnifico veliero a tre alberi e come minimo ha tre ponti, con un numero impressionante di bocche da fuoco, basterebbe una sola bordata per fare a pezzi l’Artemis. Quello che sale a bordo è, però, un ragazzetto, il Capitano Thomas Leonard, che per età potrebbe fare il Guardiamarina. La situazione a bordo della nave Focena è tragica, il capitano e i due luogotenenti più anziani di grado, oltre che di età, sono morti, su cento ammalati, di quattrocento effettivi, ottanta sono già morti. Una volta ascoltato il racconto, Claire che ha dalla sua esperienza e determinazione, si offre di aiutare. È il giuramento di Ippocrate, oltre alla natura di questa Donna eccezionale. Nonostante il parere decisamente contrario del marito lei deve andare e lui, che la ama profondamente, comprende e le assicura che terrà gli occhi costantemente fissi sulla nave. Una volta sulla Focena Claire è accolta dalla marzialità delle regole, i marinai le tributano un saluto rispettoso, i fischi ricevono il giovanissimo Capitano, quindi la medica scende tra il dolore e la sofferenza. Lo spettacolo è dei peggiori: uomini immersi nei loro stessi rifiuti, tra vomito e dissenteria, topi e miasmi sembra l’anticamera dell’inferno. Claire appura di che cosa si tratti e lo rivela a Thomas Leonard, dandogli ogni indicazione per il decorso della febbre tifoide. Fornisce modi e cure e si offre di aiutarli. Sarà coadiuvata da un mozzo, o almeno ha l’età per esserlo Mr. Pound, al quale dà ogni istruzione. Fermiamoci, per un momento, a considerare la necessità assoluta della disciplina, guardiamo il capitano e il ragazzo, così giovani e chiediamoci che cosa li tiene fermi nel loro posto, senza impazzire? La disciplina, assestata a frustate, con metodi di punizione durissimi, che inducevano un numero elevato di persone a darsi alla pirateria ove possibile, e chiaramente anche la struttura gerarchicamente fissa, piramidale. Giovane o vecchio il Capitano su una nave era come Dio, soprattutto su una nave da guerra. Faranno eccezione solo i pirati caraibici, i quali potranno destituire e anche contestare il capitano, ma loro seguiranno regole del tutto nuove. Daranno al mondo la vera democrazia, ma questa è un’altra storia e, magari, ve la racconterò un’altra volta. Purtroppo però mentre lei litiga con il cuoco di bordo per farsi dare quanto le serve, la nave si muove. Salita sul ponte apprende con sgomento che il capitano la porta via con sé, ne ha disperatamente bisogno e la riconsegnerà poi sana e salva in Giamaica. Mr. Pound la avvisa che i malati sono pronti per essere spostati. Vai Claire, tocca a te.

Eccolo qui il primo degli episodi marini e caraibici, questo nono ci regala momenti di poesia assoluta e di intensa commozione, la scena di Jamie e Claire sotto la luna a parlare di Bree e la storia narrata da Mr. Willougby hanno toccato vertici di bellezza narrativa, ve lo assicuro, finalmente mi sono sentita riportare indietro. Pur vedendo i nostri due più adulti e più saggi, li ho amati, come nella prima stagione, sono di nuovo i Fraser. Ci aspetta tanto, ci aspetta tutto. Ci aspetta un mondo caldo, esotico, carico di suggestioni primordiali, di danze e di fuochi, di notti stellate e di spiagge bianchissime e di determinazione e di forza e di amore. Che non manca, non mancherà mai. Anche quando tratterremo il fiato, consapevoli di non poter resistere ancora, ce la faremo. E arriveremo fino in fondo, in una Stagione che si riprende la sua S maiuscola, del tutto.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

5 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 309: The Doldrums”

  1. meravigliose parole…. brava e ancora brava. Ormai non ho più aggettivi per congratularmi con te . …
    e bada bene, non sono adulazioni, ma quello che dico lo penso veramente. Un abbraccione

    1. Luciana carissima 🙂 per me è sempre un piacere scivere di quel che amo, condividerlo e capire che viene vissuto allo stesso modo. Quindi immagina con quanta gioia io legga le tue parole <3 sei un tesoro. Grazie infinite, resta con noi, hai il tuo posticino tra le persone più care.

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