Recensione Outlander Episodio 307: Crème De Menthe

Le bugie sembrano espedienti di cui si può usare a piacimento o per necessità. Sebbene non siano mai giustificate, a volte diventano il mezzo ultimo che usiamo come scappatoia da una situazione nella quale ci siamo messi e, spesso, dalla quale non sappiamo come uscire. Perché nessuno vuol levarsi di impaccio a testa bassa, da sconfitto, ma possibilmente se non da vincitore, almeno senza tanti strascichi. Il filo conduttore di “Crème De Menthe” ovverosia il settimo episodio della terza stagione, scritto da Karen Campbell e diretto da Norma Bailey (che torna da noi in prosecuzione di più fili intrecciati) è a mio avviso la necessità di limpidezza, senza la quale nella vita mentire diverrebbe quasi un’abitudine. Il quadro iniziale ci mostra delle persone che attingono acqua con dei secchi e ne riversano altrettanta attraverso dei tubi. Per capirlo dovremo aspettare quasi la fine dell’episodio, ma intanto dove eravamo rimasti? Claire, amatissima Claire, si trova nella stanza del marito in compagnia, sgradita, di uno sconosciuto. Lui la aggredisce e lei si difende, ma nella colluttazione lo sconosciuto cade all’indietro, batte la testa e sembra morto. Quando Jamie raggiunge la moglie, lei lo mette al corrente di quanto è successo, sconvolta e atterrita, ha lo stesso la forza di volersi adoprare per il suo aggressore non appena si rende conto che è ancora vivo. Alla legittima domanda di Jamie, Claire replica quel limpido “Perché sono un medico.” Che oltre alla deontologia professionale che vi si specchia in mezzo, fa notare l’altruismo della donna in questione. Per dirvela in breve, non sono certa che avrei salvato un uomo che voleva dapprima violentarmi e poi ammazzarmi. Non farò una figura splendente lo so, ma non so che cosa avrei fatto al posto di Claire. Lei invece si, lo sa. È un medico e i medici curano chiunque, a prescindere da colore di pelle, credo religioso, nazionalità e altre cose che, in genere, dividono. Sopraggiunti Fergus e Madame Jeanne, assistono al disvelamento di una parte di puzzle: John Barton, l’uomo moribondo che Claire tenta di aiutare, è un doganiere inviato da Sir Percival. Questo creerebbe dei rilevanti problemi sia all’attività di contrabbando di Jamie che al bordello di madame Jeanne che ospita le botti del Rosso. Ma Jamie dispone che tutto sia portato via e sotto il suo sguardo perplesso e quello esterrefatto di Madame Jeanne, Claire chiede ed ottiene un trapano da barbiere. Per forare il cranio di Barton e ridurre l’ematoma epidurale. Jamie però ha premura di far notare, diciamo anche così, a sua moglie che rivolgersi alle autorità del luogo e dell’epoca, dopo aver eventualmente salvato la vita a Barton non è esattamente come farlo nel ventesimo secolo (Gli importerà solo che eri in un bordello con un uomo che non è tuo marito) e questo ci dà, oltre l’estrema preoccupazione di Jamie per Claire, anche un assaggio di quella che è la vita sul finire del diciottesimo secolo. Se state pensando di partire per un viaggio nel tempo, tenetelo a mente: il salto non sarà la sola difficoltà che incontrerete. Claire però non è una che si fermi di fronte a qualche ostacolo trascurabile, come l’essere arrestata per aggressione e altre amenità simili, così mentre lei va in Farmacia per comprare l’occorrente per Barton, un Jamie decisamente contrariato và a sbarazzarsi del carico. Sarà il cinese Willoughby a prendersi cura di Barton mentre Claire non c’è e il Giovane Ian, accompagnato da Fergus, a vendere le botti, con un delizioso “Non ti deluderò zio Jamie” che ha il suo giusto contrappunto nel sorridente “Per questo ti ho affidato l’incarico.” Così seguiamo Claire, in questa Edimburgo di grigi palazzi e di cieli, mentre giunge in una farmacia. Qui c’è la prima differenza con il libro, ormai siete abituate a queste mie digressioni, mentre nel libro la scena della farmacia è più lunga e curata e ci dà modo di capire che Claire si fosse servita venti anni prima nello stesso luogo, non sarà stata quella meravigliosa di maitre Raymond a Paris, ma pur sempre una conoscenza di Claire, qui non v’è modo di capirlo e nell’economia del racconto filmico non ha valore, perciò è tagliato via. Per passare prima di un cliente, Claire si offre di curargli la sorella, tale Margaret Campbell, di quel reverendo Archie Campbell stretta congiunta. Di non inferiore qualità è la trattativa che il Giovane Ian conduce per conto di suo zio, non solo vende le botti al prezzo che stabilisce, contrattando da vero adulto, ma ha anche quel guizzo geniale di togliersi di torno la Crème de menthe. Congratulato da Fergus, che sentiamo finalmente parlare francese, in una di quelle allegre giornate piovose come solo la Scozia sa regalare, i nostri due commercianti in erba parlano di Claire e mentre Ian ne vuol sapere, Fergus gli descrive la moglie di Jamie come una donna briosa, coraggiosa e decisa, non la persona che si vorrebbe avere per nemica. E con questa ammirata considerazione, saltiamo dal moribondo Barton, trattenuto a forza da Jamie e da Willoughby proprio mentre torna Claire. Il doganiere sta peggiorando, deve operarlo immediatamente e in quella, perché una ciliegina dove va se non sulla torta? Arriva Sir Percival Turner per incontrare Jamie. Così mentre gli uomini giocano ad una partita in cui mentire è un’arte che si apprende e si affina, man mano di più, passando dallo stupore alla dissimulazione alla più piena bugia, tra prostitute in azione e la tenutaria apparentemente impassibile, Claire esegue una trapanazione cranica di tutto rispetto. Una operazione che si è sempre fatta, nonostante la gravità della stessa, sin dagli albori dell’umanità, vi invito a fare un giro in rete e a cercarla, troverete delle sorprese davvero interessanti. Quindi la nostra coraggiosa e scrupolosa Claire non è che uno degli anelli della chirurgia che nei secoli è stata applicata come sollievo per curare vari mali. Che i risultati non siano stati eccellenti è vero, ma molti, moltissimi casi di teschi con trapanazione presentano rimarginazione e anche guarigione delle ferite, segno che dopo una cosa simile, senza anestesie complesse, ospedali, sale operatorie e ambienti sterili, i pazienti sono sopravvissuti almeno per dar modo al tutto di guarire. Il ché è assolutamente incredibile. Con dovizia di inquadrature e di rumori, ci è mostrata l’operazione che Claire esegue sotto lo sguardo ammirato del cinese. Non il medesimo sguardo che Madame Jeanne rivolge a Jamie, quando quegli invita Sir Percival Turner a controllare di persona in cantina né quello del capo dei doganieri non appena si rende conto che laggiù tra presunte chiazze di umidità e assenza di botti non v’è assolutamente nulla di cui possa accusare il nostro Rosso e la tenutaria. Ma, ovviamente, sir Percival Turner non vuol perdere questa partita e se ne va sconfitto in battaglia ma non in guerra. Jamie apprende dalle labbra stesse di sua moglie che Barton non è sopravvissuto e mentre Willougby, che la loda davanti a Jamie per coraggio e forza, và a chiamare due uomini del Nostro per far portare via il corpo, Fraser alias Malcom si trova davanti ad un aspetto della vita che non ha vissuto con sua moglie: la dedicazione e l’abnegazione che Claire ha perseguito come medico negli ultimi quattordici anni della sua vita. Lei tenta di far capire al marito quanto il perdere un paziente, chiunque esso sia, non possa che lasciarla sgomenta e con un senso di fallimento che raccoglie tutto su di sé. Jamie tenta di consolarla e qui si apre, per noi, uno dei pochi brani davvero teneri e affettuosi che possiamo trovare in questo episodio (e qui apro letteralmente una parentesi giacché avendo la scorsa volta ravvisato la mano mascolina nella scrittura di un vicenda che ha dato ugualmente pathos e intimità, sono costretta, se non voglio mentire anche io, a rilevare che, tranne questo brano particolare, non noto la tanto agognata mano femminile e voi che ne dite?) in cui Claire confessa al marito di essergli piombata addosso e aver creato non pochi problemi. Così Jamie può rassicurarla, con una dolcezza infinita, che in realtà lui le è assolutamente grato per aver percorso migliaia di chilometri e duecento anni di distanza per ritrovarlo. “Da quando te ne sei andata ho vissuto immerso nell’oscurità. E poi sei entrata nella tipografia e (sorriso dolcissimo, sospiro pieno di accettazione) …E’ stato come se il sole fosse tornato e avesse scacciato l’oscurità.” E noi quella oscurità la ricordiamo bene. Così questa affettuosità scivola nella preoccupazione di Jamie, che non vorrebbe mandare sua moglie da sola, giacché siamo pur sempre nella Edimburgo degli anni sessanta del diciottesimo secolo. Ma, come ha detto lui, Claire ha attraversato chilometri e secoli, sarà bene in grado di attraversare la città per andare a visitare Margaret Campbell. Jamie accetta che lei non voglia con sé Fergus ma, quella domanda, ci arriva al cuore come una freccia “Quando hai finito tornerai?”. Eccola tutta qui, su un bel piatto servita, la paura più grande di Jamie Fraser, che gioca a chi le dice più grandi e migliori con sir Percival Turner, che non ha pietà dell’uomo che voleva uccidere sua moglie ma che proprio nella scomparsa di questa troverebbe la sua fine, perché perderla ancora, dopo averla ritrovata, quasi fosse un vero miracolo, lo annienterebbe. Jamie sorride ma non appena può si arrende al dover fare quello sforzo di fede: credere che se anche lui non segua passo passo sua moglie, lei sarà in grado di tornare da lui. In una taverna Fergus e il Giovane Ian brindano al successo della trattativa di affari e il francese si rende conto che l’altro non sta a sentire, quasi, i complimenti che gli rivolge tanto la sua attenzione è catturata dalla avvenente Brighid. Appurato che per Ian sia decisamente la donna che, al momento, incarna i suoi sogni, decide di dar consigli di praticissima sostanza e mentre snocciola un delizioso “menage a trois” che tradotto fa esclamare un bel “Christ!” a Ian (Si…E’ stata un’esperienza piuttosto mistica) ecco che lo istruisce sull’arte della seduzione in un Bignami scozzese che ci fa sorridere ma che ci porta anche al nocciolo della cosa. Dirle che è bella guardandola negli occhi, offrirle da bere e ripetere la cosa a totale consumazione dell’atto stesso, per scivolare allegramente al resto. Così mentre il Giovane Ian con gli occhi colmi di ardente ammirazione spara le cartucce una dietro l’altra ottenendo almeno la considerazione ridente della bella Brighid, l’aiutante di Sir Percival Turner, l’uomo con un occhio solo, lo controlla da vicino. In una città grigia che lei ferisce col proprio blu carta da zucchero, Claire raggiunge l’abitazione del reverendo Campbell e, qui, c’è la seconda differenza con il libro. Claire esegue là una visita accurata che ravvisa lo stato di abbandono della donna, seppur curata da una fedele e simpatica cameriera e governante, apprende di come sia caduta in questo stato (ed è davvero uno dei brani più drammatici del libro) e le prescrive delle cure dopo averla visitata con attenzione. Qui, invece, Margaret diventa una indovina che suo fratello, un prete, aiuta nella traduzione delle visioni (ne fa una piuttosto forte a Claire stessa) e quando Claire diagnostica in lei non una chiaroveggente ma una malata con disordini mentali, il reverendo ammette che sua sorella sia sempre stata così fin da bambina. Nel libro, invece, noi sappiamo che Margaret era una bella ragazza piena di vita e perfettamente sana e innamorata del suo promesso sposo, venti anni prima, nel bel mezzo della Ribellione. Vi confesso che non so capire perché mai abbiano scelto di riscrivere la sua storia, dal momento che l’altra era decisamente più attinente a Culloden, agli orrori della guerra e più piena di partecipazione. Andiamo avanti. Claire scopre che la preoccupazione di ottenere dei tonici da parte del reverendo è per non far infuriare la superstizione dei marinai che, con una passeggera stramba come Margaret a bordo, potrebbero gettarla fuori e questo scapiterebbe i due giacché sono attesi da un ricco cliente nelle Indie occidentali. Decisamente toccata dalla cosa, Claire torna dal marito. Il Giovane Ian, reso ardente dall’alcol e dalla bellezza di Brighid le canta, stonando, un testo che definire a doppio senso è dir poco e definitivamente conquistato dalla ragazza, le si sottomette dolcemente in un trasporto sensuale che ci fa tenerezza e un pizzico di invidia: un uomo che si offre con quelle parole è, quasi quasi, reale solo nel mondo del romance. Preso da tutt’altro impegno è Jamie che conta gli incassi quando sua moglie torna a casa, ormai è notte. La informa che, data la proverbiale mancanza di interesse degli scozzesi per la crème de menthe, Barton passerà un riposo eterno tutto sommato godibile e che loro due, i Fraser, insieme possono affrontare momenti “di scompiglio” come questi. Jamie ostenta una certa sicurezza che fa sorridere sua moglie, un sorriso di complice affettuosità, prima di chiedergli un posto tutto loro, per non vivere in un bordello, lei visiterebbe dei pazienti per guadagnare e lui avrebbe la tipografia, potrebbero “essere felici” a Edimburgo. Ma sull’onda di queste considerazioni arriva Ian Murray, padre del Giovane Ian che sta conoscendo (quasi) l’esperienza mistica di Fergus. Suo figlio è scappato di casa, da settimane non ne hanno più notizie. Dopo aver abbracciato Claire con una commozione decisa e rustica, la guarda quasi la accusasse di averla pianta per anni assieme a Jenny, pianta morta, ed esser lieto e stravolto, insieme, di vedersela viva lì davanti, ascolta il cognato che gli mente bellamente: il Giovane Ian non è lì, non da lui e promette a Ian, che glielo chiede, che se il nipote si farà vivo lo riporterà a casa. Ian Murray è chiaramente stravolto, Claire osserva con pena crescente quell’uomo e, con assoluta mancanza di risposte, suo marito che mente. Mente a qualcuno che è caro ad entrambi e che si trova in una situazione di grande angoscia: non sapere che fine abbia avuto il figlio. Mentre lo accompagna alla porta, Jamie ammette di non aver ancora detto a Claire la “notizia” e Ian osserva giustamente che se il cognato aspetta il momento opportuno è altamente probabile che attenderà per sempre. Come un novello Cassandra, Jamie profetizza che andrà tutto bene. Non deve aver fatto questo per campare o sarebbe finito subito. Ma intanto la notte del giovane Ian si interrompe bruscamente: l’uomo con un occhio solo irrompe nella tipografia in cerca delle botti e dopo un confronto con il ragazzo, molto coraggioso da parte di questi, scopre i libelli sediziosi che Jamie stampa. Qui c’è il terzo discostarsi dal libro (e badate che non è peccato mortale, ci mancherebbe, solo che cambiando i fatti adesso, cambieranno le conseguenze dopo, quindi mi metto da parte stavolta e osservo dove andranno a intrecciare i fili) perché mentre in quello dalla lotta di Ian il Giovane scaturisce un omicidio, qui l’uomo di sir Percival Turner fugge dopo che il ragazzo lo colpisce con dei solventi. Ma tutto brucia e il figlio di Ian e Jenny resta intrappolato nella tipografia dove, tra legno, solventi, inchiostri e carta, il fuoco ha un banchetto nuziale da consumare. Spostiamoci da quel fuoco furibondo a quello che arde nel camino dietro Claire, che accoglie il marito con uno sguardo a dir poco perplesso. Di quello proprio parla Jamie, nonostante siano passati anni ancora lo rammenta e la discussione scivola sul fatto che lui menta alla sua famiglia, che non approverebbe quanto il Giovane Ian fa a Edimburgo e la necessità, sostiene Claire, di informarli almeno che il figlio sta bene e che è sotto la tutela dello zio. Lei continua a non capire la opportunità delle bugie e lui sostiene che loro ne hanno dette sempre, per arrivare a Parigi, per esempio, per dire a Ian dove fosse stata Claire negli ultimi 20 anni e quando lei argomenta che era solo una bugia piccola per non dover spiegare una verità che Ian Murray  non avrebbe compreso, Jamie obietta che non sapeva che le bugie fossero di dimensioni differenti. Ed eccoli i Fraser arrivano al punto: quando Claire lo rimprovera di non poter capire lo strazio del cognato e della sorella perché non è il padre di Ian, Jamie ribatte, a denti stretti, che lui è il padre di Brianna. Che lui non le avrebbe permesso di indossare il bikini e mentre Claire gli ripete quanto sia stato un meraviglioso padre per Brianna, quel Frank Randall dal quale Jamie stesso venti anni prima l’ha rimandata, il discorso si accende, come le fiamme nella tipografia e divora le facciate per lasciare a nudo gli scheletri fumanti: la rabbia di Jamie nel non aver avuto la possibilità di vedere sua figlia crescere, la gelosia verso Claire (è stato un marito meraviglioso?) e la sua paura che lei si sia innamorata poi di Frank. La nostra chirurga ha appena la possibilità di ribadire che l’amore per Frank è stato vero prima di conoscere Jamie, che questo è mandato da Madame Jeanne a Carfax Close: la tipografia brucia. È notte e le uniche luci provengono spettralmente dal fuoco che arde. Jamie, che sa bene che il Giovane Ian dorme nel retro, si getta letteralmente in mezzo alle fiamme e in un momento assolutamente favoloso, con nulla da invidiare agli eroi Marvel o DC Comics, recupera il nipote, lo solleva di peso, se lo carica in spalla e si arrampica agile come un gatto su per la tipografia, scendendo non dalle finestre come nel libro, ma dalle scale, annerito e esausto di fumo ma con il nipote preziosissimo sano e salvo. Come sano e salvo è il ritratto di Willie che Jamie ha recuperato dal retro bottega. I pompieri cercano inutilmente ma con gran coraggio di domare le fiamme ruggenti. Purtroppo però tutto brucia, inesorabilmente e nell’insegna annerita che cade tra scintille e pezzi di legno ancora carichi di fiamme, c’è la svolta del destino di Jamie e quel trovarsi, di colpo, di nuovo senza un appoggio e, quasi, in mezzo alla strada. Con Claire ci sono anche Fergus e Willoughby che ascoltano dalle labbra di Ian il racconto di quanto avvenuto. Come sempre, Fergus fa a Jamie la domanda: che cosa faremo Milord? E Jamie che è il capo famiglia, talvolta il capo guerra, il capo dei contrabbandieri, torna a vestire i panni di quello che deve prendere rapidamente una decisione. Partirà con Ian il Giovane e Claire per Berwick ma Claire lo contraddice, davanti a tutti, ingiungendogli di riportare il ragazzo dai genitori, dove sarà al sicuro. Jamie conviene che sia il caso e dà una parte dei guadagni al cinese, raccomandandogli di porre attenzione e a Fergus, chiedendogli di avvisare Ned Gowan e dinanzi allo stupore del francese, apprendiamo che Jamie ha un’altra moglie. La più probabile e la meno gradita ma c’è. Claire resta accanto a Ian e Jamie contempla lo sfacelo della sua tipografia, con le fiamme che ormai hanno distrutto tutto, con i rossi capelli, che gli anni hanno schiarito, in un controluce che ci racconta di una parte finita della vita del Nostro. Una luce che disegna sul viso di Jamie un’emozione profonda che non è possibile ignorare. Ormai non c’è che una cosa da fare: tornare a casa. Un bisogno del cuore, che non mente mai. In qualunque circostanza salga sulle labbra, porta allo scoperto il desiderio imperioso di tornare in un luogo che chiamiamo calore e protezione. Per Jamie e Claire e Ian significherà intraprendere un viaggio per fare, anche, i conti con le cose che hanno lasciato in sospeso. E noi saremo lì. Con loro. Come sempre.

Episodio strutturato in modo da costituire un continuum con il precedente, assai denso e con quello che seguirà, probabilmente altrettanto corposo, non solo devia ma cambia passaggi e momenti del libro e dove lì era tutto un rutilare di azioni e successive reazioni, qui si stempera in una alternanza di momenti assai più calmi, ma non meno incisivi. Il discostarsi dalla saga cartacea ha senso nel momento in cui sopperisce a precise esigenze narrative che far passare da carta a pellicola non avrebbero altra strada da seguire, ma se serve ad impostare una storia “diversa” in qualche modo, mi lascia sconcertata e un po’ delusa. Non ho nulla da eccepire ad una puntata assolutamente intensa e disposta con colpi di scena, momenti esilaranti e drammatici ben congegnati. Da fan della saga cartacea mi riservo un giudizio a posteriori, da fan della saga filmica ho da assegnare un gran bel voto anche in questo caso.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

6 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 307: Crème De Menthe”

  1. Sinceramente cara Cristina, a me questa puntata non è piaciuta molto, anzi, non è piaciuta Claire. Come fa a dire a Jaime che non sà, cosa vuol dire essere padre dopo quello che è accaduto? Non sò perchè cambiano cose che nel libro vanno benissimo e che andrebbero bene, come hai detto tu, anche nel filmato. Mah! A me è sembrata una puntata di transizione…. vedremo.
    Bello, spettacolare l’incendio e la bravura di Sam, a vedere tutto finito ancora una volta, strazia il cuore.
    Bravissimi e simpatici Fergus e il giovane Jan, ma perdonatemi, a Claire avrei rifilato due schiaffoni. Appena tornata, già detta condizioni, opera (nel vestito nemmeno una goccia di sangue) quando non è il caso. Perchè gli sceneggiatori o chi per essi ce la mostrano così antipatica? Nel libro non lo è… speriamo nelle prossime puntate.Scusa Cristina, tu sei eccezionale… un abbraccio

    1. Cara Luciana grazie prima di tutto perché ci segui sempre 🙂 e per quello che scrivi sulla recensione. Parliamone un pò, il Jamie dei libri non si sarebbe mai comportato così, non avrebbe affermato peregrinamente che lui e non i genitori di Ian sappiano cosa sia meglio per il ragazzo. Ma tu ce lo vedi Jamie Fraser così arrogante? Io sono rimasta stranina e, invece, capisco Claire, questa della serie, che gli fa presente che almeno lei per venti anni ha saputo che cosa possa aver voluto dire allevare una figlia, ma Jamie che esperienza diretta ha? L’episodio sembrava un pò quel secondo capitolo delle saghe cinematografiche in trilogia che deve raccordare primo e terzo film. La trapanazione è stata una scelta, secondo me, un pò azzardata, ma ci può stare dal momento che vogliono restituire a Claire la sua figura di guaritrice, qui con bonus visto che si tratta di un medico chirurgo. Lei detta condizioni? Chiede, se si può, bene, se no…Il suo esser medico la spinge a voler salvare il proprio aggressore, lo capisco. Quanto al dire a Jamie che invece di andare a Berwick si deve tornare a casa, le dò ragione, Jenny e Ian sono angosciati per via del figlio, quanto altro bisogna tener loro nascosto dove sia? Se lo avessero fatto, mio fratello con mia figlia, io sarei stata molto meno simpatica di Claire xD Dici che Claire risulti antipatica? Come mai? A me pare che dica solo cose di buon senso in fondo, tranne che per l’operazione, ma ho detto prima quanto penso in merito. Quello che mi preoccupa Luciana è l’aver stravolto Jamie, rispetto al libro sta andando oltre il Pg che tutte noi amiamo e non ne capisco il motivo. Non chiedere scusa, anzi, poter parlare con una persona che segue tutto da così vicino è un vero piacere e grazie mille <3 ancora di quanto scrivi e pensi di me. Ricambio con piacere l'abbraccio!

  2. Sono anch’io dello stesso parere di Luciana . Claire nell episodio e’ insopportabile . Quando ho letto il libro non ho provato questo risentimento .. tuttavia sono fiduciosa nella straordinaria trasposizione televisiva . Fino ad ora i cambiamenti che sono stati fatti non mi sono dispiaciuti . Complimenti a te Cristina !! Sei straordinaria !

    1. Federica, prima di tutto grazie perché ci segui e grazie per i complimenti che mi rivolgi, fa un piacere immenso leggere che quello che si prova si condivide e viene apprezzato, quindi doppiamente grazie!
      Per Claire ho espresso il mio parere nella risposta a Luciana, quanto all’aver fiducia nella solidità del prodotto in toto sono d’accordo con te. I cambiamenti che sono stati apportati ante sesto episodio non erano profondi, adesso iniziano a esserlo (certamente ad eccezione di Murtagh che resuscita!) e sono francamente curiosa di capire dove ci porteranno anche perchè come sappiamo, dai libri, bolle ancora parecchio in pentola e quindi, nel prossimo episodio, ci sarà davvero da vedere il ritorno a Lallybroch come sarà. Intanto aspettiamo fiduciosamente 🙂 e un abbraccio a te.

  3. Penso che la puntata va rivista e così farò. Amo troppo questi personaggi e non voglio buttarli certo giù…. mi devo ricredere e giuro lo guarderò altri 10 volte…. magari qualche particolare mi è sfuggito.
    Grazie Cristina, un bacio e alla prossima. Speriamo facciano vedere la famosa “litigata” con acqua fredda… aggiunta!!! Non vedo l’ora!

    1. Grazie infinite a te Luciana 🙂 eh si, aspetto quel momento 😀 con una certa curiosità! Un abbraccione e alla prossima!

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