Recensione Outlander Episodio 306: A. Malcolm

“Io ve lo direi anche buongiorno, ma per saperlo con sicurezza dovrei aspettare stasera.” (Charles M. Schulz, Peanuts)

In fondo la frase summenzionata ha un tre quarti di verità in sé e uno di speranza. Una buona giornata è quella che ci auguriamo tutti, in ogni parte del mondo, davanti ad un caffè o ad un tea o dove questo bisogno ci coglie. Questo è l’augurio che Alexander Malcolm al secolo Jamie Fraser fa a se stesso. L’episodio sesto della terza stagione “A. Malcolm” è speciale sin dall’inizio, non si apre con il consueto quadro ma, dopo il riassunto che verte tutto su di lui, ci regala un’intera parte dedicata a Jamie e solo ben quasi dopo nove minuti di beatifica visione ci dà la sigla, il cui caratteristico andare è accompagnato poi dal titolo e, edizione speciale, adoro questa gente!… Scrittore e regista della puntata li “stampa” Jamie mostrandoceli. Perché è tutto qui il cuore pulsante: A. Malcolm, printer. Scritto da Matthew B. Roberts (per il quale vi rinnovo l’invito a cercarlo su Istagram) e diretto da Norma Bailey questo evento cardine ha un’apertura spettacolare: è il giorno, uno come tanti per il nostro tipografo, e senza che lui lo sappia, il più importante della sua nuova vita. Si veste, con le mani di madame Jeanne che lo aiutano, una scena di grande intimità che potrebbe far pensare a ben più intenso menage, soprattutto a causa del sospiro di lei, poi il nostro gigante rosso esce e allora guardiamolo, lo abbiamo aspettato venti lunghi anni. Si muove a suo agio nelle strade di Edimburgo, una fredda e grigia mattina, di quelle che solo la Scozia sa dipingere con tratto imperioso, il tipografo è un uomo ben conosciuto, lui saluta ricambiato, si dirige verso la sua stamperia. Permettete una digressione, mio padre ha lavorato per oltre trenta anni come tipografo (e litografo) ed è sempre stato, per me, un mondo affascinante sebbene le macchine da stampa come tutto abbiano subito cambiamenti epocali, dal torchio settecentesco alle prime a caratteri mobili, di piombo, con inchiostrazione a mano, ne trovate una in “La banda degli onesti” con Totò e Peppino De Filippo per andare alle immense rotative super computerizzate che decidono tutto da sé. Eppure in quell’inferno di rumori, con il naso affondato nel piccante dei solventi e degli inchiostri, con gli occhi catturati dal movimento ipnotico dei braccetti meccanici che facevano scorrere i fogli, io ci sono cresciuta ed ero assolutamente ammaliata. Torniamo al nostro Tipografo. Lo avete notato il gesto di pulire la macchiolina sulla sua insegna? Lui è quello, A. Malcolm, printer e in un mondo dove tutto si basa su quale posto si occupi in società, il suo deve essere ben chiaro. Un solido uomo d’affari, scozzese doc, rispettabile e sicuramente ben avviato. Entriamo. L’interno è quanto meno spettacolare, pulito e ordinato quell’ufficio dove il nostro proprietario riceve la clientela e quindi i lavori su commissione, ci dà lo spaccato, che abbiamo assaggiato nei minuti precedenti, della vita del diciottesimo secolo, non mi stancherò mai di farvi notare l’accuratezza della ricostruzione. Ogni volta noi passiamo attraverso le Pietre immergendoci in un’altra era. Lui compie i gesti di sempre, si priva del mantello, del tricorno e si avvia verso il piano inferiore dove c’è il torchio che, con il suo peso, in funzione avrebbe causato problemi di cedimento strutturale a quello superiore. Si sentono dei rumori e, di colpo, l’espressione gioviale di Jamie si trasforma in sospetto, afferra il suo pugnale e scende con cautela. Le voci appartengono ai suoi collaboratori, egli ha intessuto una fitta rete che poi ci svelerà, ascoltiamo come lo chiamano:Mc Dhub. Ve lo ricordate? E’ il suo nome nella prigione fortezza di Ardsmuir, quindi questi uomini hanno peso e importanza. Gente fidata. Il giovane Ian (quello che Jamie regge tra le braccia quando è un fuggiasco alla macchia post Culloden) ha detto loro che potevano dormire nella stamperia e Jamie dopo aver ribadito che le sue attività devono restar distinte, gli dà un compito: portare dei libelli sediziosi, giacobiti e pericolosi al proprietario dei Tre Cardi, un papista, ad Arbroath (la dove troveremo altro!) ed ecco che arriva Geordie, l’aiutante di Jamie, un uomo magro, altero e ombroso che relazionandosi coi due ha un battibecco e poi esce, perché deve procurare la liscivia per le presse (anche se in originale parlano di ashes, cenere ed è corretto perché la liscivia dalla cenere si ottiene) e Jamie resta solo. Noi ce ne stiamo li, a guardarlo mentre inizia a lavorare, controlla il registro, poi scende, inizia con il sistemare l’inchiostro sulla lastra che contiene il testo da stampare, lo preme con dei grossi tamponi, lo mette per bene, sistema il foglio, fa funzionare il carrello, manda il foglio in stampa e lo controlla, inforcando gli occhiali e questo ci dice che la sua vista è peggiorata e, anche, per me è un gesto consueto: dopo il primo giro, mio padre fermava la macchina, prendeva i fogli, li metteva sul tavolo, accendeva la luce sotto e con un lentino controllava l’esito…Mi sono sciolta, per me è un gesto naturale. Andiamo da Jamie con gli occhi strizzati che legge la stampa e continuerebbe se la porta non si aprisse: Sei tu Geordie? No, sono io, Claire. E guardiamo dalla prospettiva di Jamie, la volta scorsa non potevamo, sta bevendo birra, e osserviamo ogni minima variazione espressiva sul viso come in una partitura musicale in cui le note, se le ascoltiamo, iniziano da un movimento leggero e basso fino ad un crescendo intenso e, finalmente, eccola lì. La donna amata, amatissima, che lo guarda, radiosa nella sua felicità, commossa e lui? Lui non sa reggere, sviene. Per qualche istante crolla. È una cesura, tra il prima, Culloden, la separazione, la prigionia, il piccolo Willie, il ritorno a casa e il dopo: Claire. Certo che non l’avrebbe mai più vista. Invece è lì, su di lui. Sei reale? Dopo averla sognata e desiderata così intensamente da materializzarla nei momenti più decisivi, lei è lì, vera. Tu non sei qui…Sei reale? Si e anche tu. E lo tocca e quel tocco lo rende al mondo dei vivi. Ti credevo morto. Claire. L’amore che c’è in quel nome è incredibile e…E’ Jamie, non si balocca con lei, dopo venti anni, si sente umido, ma è effetto della birra e si alza. Le chiede di voltarsi ma lei, più pratica di lui, sebbene con una certa timidezza, replica che sono sposati, lo avrà ben visto senza pantaloni no? Lo percepiamo l’imbarazzo? E la consapevolezza nello sguardo di Jamie quando si rende conto che sono sposati? Non è una cosa da poco e ha un bel peso per la loro storia. Intanto andiamo con ordine. Si spoglia e lei cerca di non guardarlo, ma lui la controlla a vista. E dopo venti lunghi anni che cosa fa Jamie? Le salta addosso, la stropiccia di baci, la abbraccia? No, nulla di ciò, le prende la mano dove lei ha la fede nuziale. E la dolcezza del gesto riverbera nelle parole di Claire Non l’ho mai tolta e nel groppo di commozione di Jamie. Ed è un gesto che ci riporta alla loro prima notte, ve lo ricordate? Nel libro stabiliscono di toccarsi per superare l’imbarazzo, e di parlare, ma di sfiorarsi con gesti calmi, sulle prime. Ed è ovvio, non credete? Il contatto noi umani lo stabiliamo con lo sguardo e con le dita. Sempre. Ed eccolo, il sangue che ribolle nelle vene, passione, desiderio, amore e sta per baciarla e un altro lo farebbe, tout court, ma lui no, Jamie le chiede il permesso, vorrei tanto poterti baciare, posso? E Claire ovviamente accetta e, finalmente, il lento procedere delle labbra che si accostano percorrono con noi quello spazio di venti anni e, nel primo tocco, esplode il cuore. Avete notato che la scena si illumina? Grandiosa trovata, la luce aumenta, la musica si alza e noi restiamo senza fiato. La luce declina, la scena diventa intima, stretti, uniti, fiato che si mescola, il calore del corpo dell’uno contro l’altra e la confessione di Jamie che rivela di averla sognata, vista senza che lei abbia mai toccato Jamie. Va bene, Diana Gabaldon, hai creato un Uomo irripetibile, sai che ci hai messe in condizione di far venire la depressione al resto del genere maschile vero? Nelle parole di Jamie, che ve lo dico che piangevo, commossa? In quel suo dirle quel che ha vissuto c’è l’immenso, immenso e commosso amore di quest’uomo per quella donna. Piangono tutti e due, piangono d’amore. Posso toccarti adesso, non avere paura e lui non ne ha: adesso siamo di nuovo insieme! (Qui ho esultato!). Guardatela Caitriona e ditemi, davvero, se avete dubbi su di lei, perché lei è Claire. Ci può stare che non sia la Claire della saga cartacea, che sia diversa, che molti non la sentano vicina, ma…Questa è la migliore riduzione dei libri della Gabaldon, davvero. Sono così certa di questo che posso sottoscriverlo col sangue. Arriva il secondo bacio, ce ne sarebbe un terzo, se non fosse che entra Geordie, stavolta e dopo aver veemente espresso il suo parere sulla scena se ne va. I due Fraser restano soli e nella necessità di pigliare un nuovo paio di pantaloni, A. Malcom conduce Mrs Fraser nella sua stanzetta che ha in Tipografia, candele accese (tutte per noi, dal momento che è giorno e non servirebbero) e “E’ davvero bello poterti rivedere Claire” è proprio da Jamie! Arriva il primo dei momenti che ho tanto amato nel libro, quando Jamie chiede del figlio, non sa che è una rossa valchiria. Così Claire tira fuori il pacchettino delle foto. Dopo lo stupore di Jamie, cui Claire fa seguito con una spiegazione non male, il momento che segue, in cui si confrontano col tempo che è passato è decisamente emozionante e offre l’opportunità di ragionare sull’amore, quello che radica nel profondo e non muore. Ora mostrami mia figlia. Si emoziona e si siede. Parlano di Bree, commentano ogni foto e apprende che sua moglie è un chirurgo e ha il sorrisino soddisfatto. La reazione però alla fine di quella visione di foto è strana, Jamie si alza turbato e mentre Claire presume che si tratti per il bikini di Brianna, lui le rivela di Willie. Facendo il paragone col libro, lei saprà di Willie molto dopo, ma qui è funzionale che lo sappia, un modo per riallacciare i fili della serie. Jamie le racconta di quando Willie è stato concepito e la sola cosa che Claire chiede, come ogni donna, è: Amavi sua madre? Il ritratto di Willie mi ha ricordato molto Brian, il padre di Jamie. Molto  affascinante.  Jamie chiarisce la sua posizione e il discorso che verte su Frank è di basilare importanza, dal momento che sentirsi sbattere in faccia di aver amato altre persone sarebbe terrificante ma Claire lo rassicura, lei e Frank hanno solo cresciuto Bree e lui è stato un buon padre per Brianna. Escono, Jamie deve andare ad un appuntamento e parlano di Bonnie Prince Charlie, immersi nella Scozia del diciottesimo secolo. E poi l’incontro con Fergus, un uomo di trenta anni ormai, che al posto dell’uncino del libro ha una verosimile mano di legno, parlano, Fergus e il suo traboccante affetto, anche se due parole sul fatto che non si potesse, chiaramente, avere Roman Berrux le voglio dire: il Fergus della saga è il ragazzino, l’attore che lo interpretava da bambino, aveva la passione, l’accento e le movenze del personaggio dei libri. Ma spero che questo saprà farmi ricredere, non vedo l’ora. Fergus informa Jamie di Willoughby, considerando anche il ritorno di Claire in modo di moglie legale. Jamie giustamente ritiene di doversi servire dei consigli di Ned Gowan (si è ancora vivo, sebbene assai anziano) e i due parlano del socio del Nostro. In taverna, Claire fa la conoscenza del socio e quando si sta presentando come Randall, Jamie la corregge in Claire Malcom, my wife. Il Rosso lascia Claire con il proprio socio e scende nelle cantine della taverna. E mentre lei apprende del vero nome, noi dovremmo fare un lungo salto sul libro, e lo conosce qui e non nel bordello, il nostro gigante ci fa scendere nelle cantine dove scopriamo un altro pezzo di questa sua nuova vita: paga perché gli mantengano i controlli lontani dal lavoro clandestino. Quando torna, Claire ha intrattenuto una piacevole conversazione con il socio cinese. Nel libro la conoscenza è più rocambolesca, ma andiamo con ordine. Ci sono cose che, certamente, Jamie ha fatto senza di lei e se prima lo ha visto parlare con Fergus da parte, cosa che l’ha lasciata un po’ male, non ci sono mai stati segreti tra loro, anche apprendere che Jamie parla cinese è, nell’espressione di Claire, un altro tassello della vita che lui ha condotto senza di lei, medico chirurgo veniente dal ventesimo secolo. Usciti da lì scivoliamo nella notte con loro e, finalmente, un altro pezzo di vita di Jamie perché dal ritorno di Claire noi resteremo con lui. Entriamo nello stesso posto dal quale è uscito al mattino e…Sopresa! Si tratta di una casa di appuntamenti altrimenti detta bordello, gestita da Madame Jeanne, che accoglie A. Malcolm con affettuosità e che da questi è trattata in modo apparentemente uguale, ha clienti e prostitute che si dispiegano nelle attività favorite. L’imbarazzo prima, il sospetto e la diffidenza di Claire trovano un momentaneo sollievo quando Jamie la presenta come sua moglie, anche se l’espressione incredula di Madame Jeanne e la sua esitazione nel chiamarla col titolo dovutole, danno a Claire più di un dubbio. Capiamola la tenutaria, la mattina Jamie esce ed è un rispettato “single” e la sera torna con una moglie. Un grave affronto per le ragazze che lavorano lì! Insomma entriamo per un momento nella mentalità del luogo: le mogli sono quelle che, in una certa ottica distorta, provocano il lavoro delle prostitute e ci sarebbe da fare un lungo discorso sull’amore coniugale inteso come debito, orribile parola a dirla interamente e considerato invece come scambio di affettuosità ma le cose nelle vite ordinarie delle persone si muovono ancora in quel modo e portare una “moglie” in un bordello non è cosa acconcia. I Fraser salgono e noi con loro, nel ruolo del Coro che recita le parti più intense, nella stanza che Jamie ha nella casa di tolleranza e qui tutti i nodi, i dubbi, la distanza degli anni, le nuove vite avute, loro malgrado, bollono nella pignatta e vanno su: Claire perché sei qui? Il colloquio che segue disegna una mappa emotiva che affonda i suoi punti cardinali nelle paure e nelle speranze reciproche ma la domanda essenziale resta quella: perché? Mentre Claire tenta di dirgli che sa che lui può avere altri legami, Jamie entra irruentemente nelle parole “Ti ho desiderata per così tanto tempo che non ne hai idea”. Ma sono passati venti anni che li hanno consegnati ad altre vicende e altre persone e nella paura di Jamie c’è la realtà, quel trasudare incertezza che ha fondo e sostanza. “Vuoi che me ne vada? No, non voglio che te ne vada, ma voglio sapere una cosa: tu mi vuoi? Chiunque tu sia Jamer Fraser, si, ti voglio davvero!” Quando ci si sposa si esprimono delle promesse e sono quelle, non tanto l’anello che è un simbolo o la benedizione del sacerdote o la frase del sindaco, a legare i due, le promesse e solo quelle. E qui Claire e Jamie in quello scambio di battute sul motivo per cui sono li (tu mi vuoi? E’ fondamentale, lo deve sapere, essere desiderato per sé. Per amore.) rinnovano i voti nuziali. Guardiamoli mentre il parallelo con la notte di nozze ci sale alla memoria, anche lì una cena, in una locanda, stavano raccogliendo le rendite per Colum, qui sono in un posto pubblico e privato insieme, dove la discrezione regna più sovrana della locanda ma anche dove il via vai è libero. Un micro mondo in bilico tra sole e luna, come la vita di Jamie da venti anni in qua, apparenza e segretezza. Si avvicinano, si baciano e…Entra Pauline, dopo essersi annunciata, la cameriera cui madame Jeanne ha chiesto la cena per Jamie e la moglie. Lascia il pasto e noi ci immergiamo in questo piccolo banchetto nuziale in cui la stessa Claire ci spiega che il cenare lentamente ha dato loro modo di assaporarsi, riscoprirsi e raccontarsi aneddoti sulla vita passata insieme e quella da lontani per conoscersi di nuovo e scoprire se siano gli stessi e se possano, ancora, tornare ad essere uno. Ma la cena ha un termine, serve da preparazione per qualcosa di più intimo e che entrambi per venti lunghi anni hanno agognato e si sono negati. La scena dello svestirsi è di una intensità incredibile, recitata solo con occhi, sorriso e gesti, ha dalla sua la densità e lo spessore di un primo incontro, in cui i due, dopo essersi presi reciprocamente le misure e aver lasciato sedimentare il desiderio, perché entrambi sono al di là dell’irruenza giovanile, niente covoni di fieno per capirci, offrono alla passione modi e tempi, le insegnano a parlare, a muoversi e a camminare e, quella, adesso và da sola. (La cerniera? Che forza, mentre c’era da guardare le mani di Jamie e la pelle fremente di Claire io fissavo i laccetti della sua camicetta e mandavo benedizioni a  Terry Dresbach). “Claire sei la donna più bella che abbia mai visto”. Tutto quello che teme, si scioglie. Finisce. Claire ricorda al marito l’espediente della prima notte di nozze, toccarsi per azzerare le distanze e funziona, ancora.  Ma la loro passione, dopo venti anni, da brava ragazzetta quale è, prova le sue forze e quella che segue è una delle scene da top ten della serie, il colpo sul naso e la testata sono da applauso. Tali e quali nel libro, non spezzano né la tensione erotica né il filo emotivo, che si intrecciano, per dare vita ad una struggente, estasiante unione. Qui faccio un po’ l’avvocata del tipetto là sotto. Ma dopo venti anni, volevate davvero che durasse di più? Fisiologicamente, anzi, che Jamie sia riuscito, perché riesce alla grande dall’espressione e dai gemiti di Claire, a soddisfarla è davvero encomiabile. Questo è un particolare di non secondaria importanza in un mondo, quello del romance scritto o filmico, in cui gli amanti hanno prestazioni da super eroi. No, i protagonisti della saga sono umani ed è per questo che li amiamo visceralmente, Moore si attiene ai libri. Favoloso. La loro notte di nozze è lunga, lunghissima, proverò a renderla in modo che non sia noioso per voi leggerla e per me il dirvene. Consumata l’attesa, subentra la dolcezza, il ritrovarsi, il riscoprire il piacere di toccarsi, la vicinanza e la tenerezza e le battute (quella della bicicletta è deliziosa) e quell’amoreggiare con le parole, il tocco leggero delle dita, il gusto profondo di assaporare la consapevolezza che la persona amata è lì. Così, con un chiaroscuro illuminato dal sorriso e con i toni caldi dell’intimità, Claire prova a indovinare quale sia la vera attività di Jamie e posto che lui non sia un ruffiano (nel senso pieno della parola) ecco che lei gliene elenca un po’, partendo dal presupposto che lui sia ( e noi confermiamo) in smagliante forma per fare solo il tipografo: non un ladro, non un rapitore, non un traditore, non ancora, ma Jamie le dice che è stato in prigione proprio per quello e lei ammette di sapere un po’ di cose su di lui, il quale è ovviamente stupito. A domanda diretta Jamie spiega che è un tipografo, ma è andato sei volte in prigione negli ultimi due anni, per sedizione ma la Corte non ha trovato prove per impiccarlo. E mentre lui la imbocca e lei si gode quei momenti, pur parlando di argomenti delicati, col rumore del fuoco in sottofondo, con una fotografia e luci spettacolari, arriva finalmente il cuore di tutto: sono tornata per restare con te. Tutto qui, anche se per farlo non ha preso un treno o un aereo, ma ha attraversato i secoli, in maniera dolorosa, ha lasciato dietro di sé il proprio mondo e soprattutto l’amore più caro che ha, Jamie escluso. Ma, lo sappiamo, Claire non ha mai escluso Jamie da  sé ed è per questo che ora è in quel letto, in un bordello, a fare l’amore con l’uomo della sua vita. Quando ha l’occasione per dirle tutta la verità Jamie non lo fa. L’uomo che non mente mai, esita e tergiversa. Il terrore di perderla, ce lo dirà poi, è raggelante e preferisce essere qualcuno che non abbiamo mai conosciuto: un vigliacco. Si definirà così sul libro, in realtà è comprensibilissimo che taccia su una larga fetta della sua vita, la donna che ha amato è tornata indietro, il suo cuore è finalmente tornato a pulsare, lui non è più il fantasma di se stesso, potremmo mai biasimarlo? Le confessa del contrabbando ed è un momento importante, un altro, un’altra perla che si aggiunge alla collana di rivelazioni, perché le rivela che cosa lo leghi a Madame Jeanne e che non hanno altri accordi che quello commerciale e che tutto ciò che lo riguarda, riguarda anche sua moglie. Come prima, come sempre. Li vediamo muoversi come pezzi su una scacchiera? Passione e dolcezza ma anche esitazione e una leggera ansia che è data dal poter perdere tutto, di nuovo? Ancora esplorazione, nel chiaroscuro lunare, desiderio e soddisfazione e quella unione che si intensifica e li lega e li fa vicini. Quando Claire scorge la cicatrice sulla coscia di Jamie, possiamo vedere quella sotto il pettorale, frutto dell’aver estirpato la iniziale di Black Jack. Amo l’attenzione ai dettagli che hanno in questa produzione. La cicatrice sulla coscia dà modo ai due di fare il punto una volta per tutte: Claire non deve rimproverarsi di averlo dovuto lasciare, e con lui una parte di sé, perché ha salvato la loro figlia e grazie a lei, loro vivranno per sempre. Ed è la migliore definizione di eternità che io abbia mai sentito, vivere nelle persone cui diamo la vita. Chi di noi non passerebbe ore a guardare qualcosa che ci piace? Succede coi quadri, con le foto, con i film. Con le persone. Jamie Fraser tipografo non fa eccezione. Mentre la luce dell’alba scende sgocciolante dalla finestra, una luce ancora fredda, i Fraser soggiacciono alla legge secondo cui l’amore vero, se ben radicato, fiorisce ancora. Dopo venti anni non sanno ancora spiegarsi che cosa ci sia tra loro, ma c’è. Non che non sappiano di amarsi, ma un amore così totalizzante a volte può avere più sfumature e sulle nuances di questo sentimento hanno costruito la loro esistenza. La tenerezza si snoda tra le parole e quando Jamie confessa di essere stato sicuro che non avrebbe mai più riso, cioè avuto dolcezza, condivisione e complicità, nel letto di una donna, arriva la seconda possibilità di dire tutto. Teniamolo a mente. Dinanzi alla esitazione del marito, Claire suppone che sia restio nel confessare il suo istinto mascolino del corpo di una donna e lo invita a non affrettare le cose. Ma una vuol saperla: se Jamie si sia mai innamorato di un’altra dopo che lei è andata via e nel timore di guardarlo negli occhi quando le dicesse di si, china il viso, che lui le alza per dirle no. Jamie Fraser è un uomo di parola, lo sappiamo, sebbene abbia avuto due occasioni mancate, questa la centra “Sei l’unica che abbia mai amato.” L’amore prende di nuovo il sopravvento e Jamie respinge la prima colazione, così quando Claire si sveglia ormai è giorno e Jamie si sta vestendo. Costumi sempre impeccabili, anche perché non lo sembrano, ma abiti che si potrebbero davvero indossare se solo ci fosse uno squarcio nel Tempo a condurci lì. Prima di andare via e lasciare sua moglie, paciosamente soddisfatta nel letto, il Rosso le raccomanda di ricordarsi che loro sono Malcolm, non Fraser a Edimburgo. Ed ecco un’altra direzione della serie, dopo aver “resuscitato” Murtagh, dopo aver dato a Willoughby un’entrata più pacata, anche l’incontro tra il Giovane Ian e Claire è diverso, più calmo e composto, tra una rivelazione e l’altra Ian non arrossisce più di tanto, non biasima, non scappa. Mentre nel libro i personaggi a questo punto passano da pochade a tragedia, qui sono ancora sulla pochade ed entrano ed escono dalla scena con una consapevolezza diversa. L’attore scelto per il ruolo di Ian il Giovane è a dir poco perfetto, rispecchia quello del libro e ha un portamento che più Murray di così non si potrebbe. Claire non è di certo ritornata dal mondo delle Fate anche perché la sua fame è genuina e quando scende al piano di sotto le ragazze del bordello la scambiano per una nuova e tra una battuta salace e un consiglio ben dato, la intrattengono in un quadretto decisamente pittoresco, verace e che rende alla perfezione quella che, pur non essendo una professione, vi prego di non chiamarlo mai il mestiere più antico del mondo giacché si tratta di sfruttamento mentre un mestiere è qualcosa per cui non ci si degrada, resta però una realtà che ha dalla sua storie colorite e persino cortigiane divenute famose, pur restando limitate e incasellate su un piano assai diverso dal resto del mondo. Madame Jeanne “recupera” Claire che sale in camera ma trova un uomo, il “cliente” di poco prima che sta rovistando tra le cose di Jamie. Proviene dal ventesimo secolo Claire e da un mondo in cui la Legge mette al riparo, in cui basterebbe intimare di uscire per essere obbedite la più parte delle volte ma nel secolo di Jamie non funziona così, soprattutto di fronte a delinquenti prezzolati. L’uomo cerca i registri di Jamie e quando Claire prova a reagire, l’aggredisce.

L’episodio ha una forte connotazione emotiva, ma questa emotività è prettamente mascolina, passa attraverso la scrittura di un uomo e questo si percepisce, la esprime con una misura più riservata, più intimista e se questo non dispiace assolutamente, c’è stato durante il racconto qualche momento in cui ho sentito la mancanza di Anne Kenney. Dopo una lunga attesa la narrazione non delude, i fatti sono densissimi e si dipanano seguendo uno svolgimento che non tralascia nulla, l’attenzione ai particolari è meticolosa, la recitazione è ad altissimi livelli, ma il pathos, quel sentire che sarebbe esploso dinanzi all’impatto con una figlia mai vista, si nasconde tra le pieghe di una emozionalità, una reattività contenuta almeno esteriormente. Non è un rimprovero il mio, anzi, me la sono goduta tantissimo, ma sicuramente Matthew B. Roberts ha dato il meglio in altri ambiti narrativi della Stagione. Con una conclusione di episodio simile, non resta che incrociare le dita. Noi ci siamo, dai Claire!

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 306: A. Malcolm”

  1. Eccezionale come sempre, e stai tranquilla, tu, non annoi mai! Sei veramente molto brava e con te, praticamente riguardo l’episodio. Vero è, che mi sarebbe piaciuto più approfondimento nei riguardi di Brianna, ma tutto sommato hanno reso bene l’idea. Però, diciamolo…. le donne sono superiori e si vede che l’episodio è dato da un punto di vista maschile. Cmq bello, bello…. già riguardato 3 volte…. ma sarò normale?

    1. Prima di tutto grazie Luciana 🙂 sei sempre molto gentile e sapere che ci sono persone che aspettano la mia recensione, non dico come l’episodio ma comunque sia con un determinato interesse, mi fa davvero felice. La parte dedicata a Brianna, che è il motivo per il quale Jamie allontana Claire, quindi dice addio sostanzialmente all’amore della sua vita, è stata un pò deludente, voglio pensare che dipenda dal fatto che la mole di cose da narrare nell’episodio fossero molte e che libro e film non fruiscono dello stesso modo di narrare un stesso fatto. La mano maschile si sente, molto e in modo apprezzabile in tantissimi punti della puntata, meno in quelli in cui avrebbe …Ma sei normalissima 😀

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