Recensione Outlander Episodio 303: All Debts Paid

Pian piano ci spostiamo, addentrandoci nel tempo e nello spazio, che si srotolano davanti a noi per farci arrivare là dove il nostro cuore è da “venti anni”. Siamo al terzo episodio della terza stagione, “All Debts Paid” diretto da Brendan Maher e scritto per la televisione da Matthew B. Roberts (del quale vi invito a cercare il contatto su Instagram).  Il quadro è illuminante, tra candeline su una torta e una tavola apparecchiata, ci attende un evento importante. Eccoci, in una mattina grigia siamo a Boston nel 1956 e in cucina c’è un sorridente e solerte Frank che prepara una vera colazione all’inglese mentre sua moglie si aggira con dei libri in mano. Sappiamo che sta studiando per diventare medico (vi prego di soffermarvi a guardare il realismo perfetto degli arredi, dei costumi, dell’atmosfera) e nella deliziosa atmosfera familiare i due coniugi parlano, Claire chiede di andare a vedere un film al cinema, Frank replica che li ha già visti. Con chi? Con la ragazza di turno (avevamo detto di essere liberi…) e mentre Claire non ha altro che il lavoro, Frank avrà diverse “ragazze” nel corso degli anni. Arriva Brianna, una bambina dai fiammanti capelli rossi, che dà alla madre un disegno e lo sguardo di Claire al marito dice molte cose. La scena si sposta ad un’altrettanto uggiosa mattina, siamo in Scozia ed esattamente nella prigione di Ardsmuir e nel 1755. A nove anni da Culloden. L’imponente costruzione per nulla piacevole alla vista, del resto la sua funzione non è quella di intrattenimento, sorge in una landa che poco ha da invidiare a qualche girone infernale. Siamo subito nel vivo: si sta avvicendando il comandante della prigione, arriva Lord John William Gray. Adulto, sebbene giovane, perfetto nei panni dell’ufficiale, a Lord John Gray tra un camminamento e una discesa, scale strette e passaggi ripidi (guardate il grigio delle pietre, il muschioso dell’umidità e provate a immaginare la vita lì dentro) viene detto dell’oro francese di Bonnie Prince Charlie, mandato da Sua Maestà Luigi XV, oro che tutti cercano e nessuno sa dove sia. Tratteniamoci a guardare il rosso di quelle divise contro la cupezza cinerea dell’intorno: il confronto tra la vita, sebbene limitata, e la non esistenza. Un prigioniero, anche oggi, ha limiti angusti fisici imposti dal dover scontare la pena per il reato commesso. Soffermiamoci però col pensiero sui prigionieri politici, su quanti innocenti sono finiti in galera. Un limite fisico è, di per sé, l’esplicitazione della condanna. Gli ufficiali inglesi si muovono, parlano e sono liberi, pur in prigione loro stessi, ma i prigionieri sono condannati al freddo, all’umidità, al buio, al rancio scarso, all’assenza di sollievo in caso di febbri, dolori e malattie. Del resto si trovano in un luogo in cui devono scontare i debiti accumulati. Il colonnello Quarry dà notizie a Lord Gray ed egli chiede, ci sono highlander giacobiti? Si, sono qui, docili come pecorelle, nessun rancore dopo Culloden. La compagnia e la civiltà sono il parlare con gli ufficiali e con un solo prigioniero: voi conoscete Red Jamie Fraser? Battito di ciglia, cuore che palpita in John Gray e “Certamente”. Deve essersi sentito riportare all’indietro, ai sedici anni e a quella notte. Il colonnello mette al corrente John Gray di chi sia Jamie Fraser, l’unico ufficiale giacobita e l’unico in catene, e quale sia il suo ruolo li dentro e guardiamolo il viso di John Gray: lo vedete sprofondare nell’emozione? Le guardie lo temono, gli altri lo rispettano e chi lo vide combattere a Prestonpans lo ritiene il diavolo in persona. “Poor devil, now”.  Il colonnello consiglia a Lord John Gray di usufruire della collaborazione di Jamie che qui chiamano Mac Dubh per rispetto, è un titolo, ma John non vuole. Adesso sprofondiamo nel buio a malapena rischiarato dalla torcia in cui Jamie si aggira. Noi siamo lì, con i prigionieri scozzesi, diamo uno sguardo: sporcizia, acquosità cupa, qualcuno tossisce e passano una bevanda a McDubh che, seduto, fa considerazioni sul nuovo governatore con una voce a noi nota. Ebbene si è proprio lui l’amatissimo Murtagh Fitzgibbons Fraser. In realtà lui muore a Culloden il sedici aprile del 1746, nella serie tv si è scelto di farlo restare come perno, una pietra angolare. Le condizioni fisiche dei prigionieri, aggravate già dal freddo e dal cibo di pessima qualità, sono funestate anche dai topi. Rumore di catene, lo sentite? M’è venuto in mente, di colpo, che le catene le associamo alla rappresentazione di maniera dei fantasmi (pensiamo a Marley che arriva da Scrooge con una lunga catena) ma che cosa sono questi uomini se non fantasmi? Non vivi né morti, legati ad un posto, senza possibilità di fare altro. Una definizione di fantasma da manuale. Discorsi sulla condizione attuale (ci riconoscerebbero se ci permettessero di indossare un kilt…Che è quello che Murtagh ha tra le dita, un legame tenace con chi è, chi era, chi sarà, sempre) e tra il  crepitio della torcia e la musica che incalza emerge Claire dalle parole strozzate di emozione del marito. In qualità di rappresentante e portavoce dei prigionieri, Jamie viene ricevuto da Lord Gray. Come si sono ribaltati i ruoli, fateci caso, Jamie non è più il temibile giacobita Red Jamie e il maggiore non è più il ragazzino audace ma atterrito, uno è diminuito, l’altro ingrandito. Jamie è a testa china, uomo che non vuole vivere, John Gray è in postura eretta. Entra uno dei prigionieri con il cibo del governatore della prigione, ci sono topi dappertutto (molti dice Jamie) e Gray chiede dei gatti. Jamie fa notare che i prigionieri non sarebbero felici di avere dei gatti in giro perché questo impedirebbe loro di mangiare i topi, guardiamo l’atteggiamento scuro, minaccioso in un certo senso (non so che cosa abbiate fatto per essere mandato qui ma per il vostro bene spero che lo meritaste) e il sollievo di Gray quando Jamie viene strattonato via (ha sempre le catene a polsi e caviglie). Scivoliamo dal buio di Ardsmuir a Boston di due anni dopo. L’atmosfera è del tutto diversa, una piccola e intraprendente Brianna scatta foto a Claire e a Joe, che hanno conseguito il diploma di laurea. La foto successiva, ai genitori, rivela nella mimica facciale e nella postura dei due quanto sia, in realtà, collaudato sul quieto vivere quel rapporto. Frank non può restare, Joe e Claire scherzano, Claire che apre la porta e si trova davanti una donna, presumibilmente una delle amanti di Frank e per levare tutti dall’imbarazzo li porta al ristorante anzi tempo. Le cose si schiariscono non solo lì ma anche in Scozia. In una mattina assolata un uomo male in arnese, che parla solo gaelico e francese, incontra un drappello di giubbe rosse che lo portano ad Ardsmuir. John Gray chiede l’aiuto di Jamie per tradurre, sostanzialmente, quello che Duncan Kerr dice. Non è un personaggio da poco. Jamie si rifiuta (sono un prigioniero, non un interprete) e John Gray che è fiducioso, lo fa liberare dalle catene (una delle immagini chiave della sigla). Gli offre di salire un gradino nella scala della considerazione. Alle due condizioni di Gray, Jamie ne oppone una per il bene dei prigionieri e quando Gray ribatte che non gli è possibile Jamie lo chiede per Murtagh. Allora abbiamo un accordo signore. Il ritorno di Frank mezzo ubriaco non è dei migliori. Claire gli riversa addosso tutta l’amarezza (mi hai umiliata davanti ai miei nuovi colleghi…Benvenuta nel club) giacché un uomo che il giorno della laurea di sua moglie invece di seguirla per festeggiare deve “lavorare”, con una giovane donna, è chiaro che abbia un’amante. Anche oggi. Ma all’epoca il puritanesimo di certi atteggiamenti era terribile. La discussione è intensa, accesa, questo è un matrimonio felice solo per finta ma non convince nessuno. (Te la sei fottuta nella nostra camera?La nostra camera è già molto affollata non credi?) Parole terribili, pesanti, catene, catene che soffocano. Poniamo attenzione all’atteggiamento di Claire, che sta ingoiando un dolore dietro l’altro, nei suoi occhi passa una scritta lampeggiante: non posso più andare avanti così. Chiede il divorzio, avrai la tua libertà, ma Frank si oppone, quando Jerry e Millie hanno divorziato (ricordate la coppia dello scorso episodio?) lui ha avuto la libertà e perso i figli. Frank non vuol perdere Bree e rimprovera a sua moglie di non esser capace di mantenere una promessa. Di che sta parlando se non di quella di nozze? Pessima, pessima stoccata. Sono prigionieri, anche loro, anche se l’ambiente in cui vivono è fisicamente spazioso e non limitante sono prigionieri delle regole, della società, delle apparenze, dei desideri e del non poterli realizzare. Il pianto silenzioso di Claire, li vedete i singhiozzi che le si aggrappano alla gola, la serrano, gli occhi che seguono i pensieri? Ci fa ingoiare il dolore. Grandissima prova di Caitriona Balfe, amo questa Attrice. E saltellando tra prigionieri moderni e quelli antichi, i corvi schiamazzano su Ardsmuir. Tra gaelico, francese e inglese, Jamie raccoglie le parole dello sconosciuto, con Lord John che resta al di là, fisicamente prigioniero del suo ruolo di persona onesta e leale e l’impellenza di sapere dove sia l’oro. La storia che racconta il morente è intensa, lega i McKenzie, Ellen compresa, una Strega Bianca (the withe witch…Ricorda nulla?) e una “profezia” il cui accenno possibile è su Claire? O no? Lei cerca un uomo coraggioso, un McKenzie, lei verrà a cercarti. Alla richiesta di spiegazioni di Gray, Jamie oppone un frammento di risposta che non accontenta l’inglese. (Ne parleremo ancora Mr Fraser) e nel viso di Jamie che si volta a guardare il morto c’è qualcosa di diverso, da quanto visto finora: c’è la possibilità di un collegamento con il suo passato, personale. Abituato da sua moglie a stranezze spazio temporali che noi oggi, con libri di fisica quantistica alla mano, non possiamo che immaginare, Jamie resta un uomo del suo tempo e lo sguardo intenso che volge al morto è pieno di timore e di speranza. Ed eccolo il quadro, l’evento, il compleanno di Brianna, notevolmente cresciuta, genitori che si guardano, esprimi il desiderio, non sperare nella macchina, si che puoi. Consideravo…Bree ha mai pensato che moglie e marito si vogliano davvero bene così “freddamente”? Chissà. Murtagh beve e parlano della rivelazione del morto, di Claire (lo credi possibile?) e della sofferenza di Murtagh che prega per Claire e per il bambino e di Jamie. Murtagh è lì nelle vesti di persona fidata, confessore, spalla, fratello e padrino di Jamie. Un ruolo che non avrebbe potuto rivestire un altro personaggio. Nel libro Jamie è quasi solo, ma ha delle spalle che lo affiancano, personaggi secondari che lo supportano. Quello che si può fare con un paio di righe o un paragrafo, non si può rendere con un film, in pellicola, poiché avremmo voluto sapere chi fosse questo tipo e perché Jamie si fida…Murtagh è funzionale, perfetto. Anche perché, ammettiamolo, c’è mai stato un solo momento in cui non lo sia stato? Duncan Lacroix è Murtagh. Qui Murtagh siamo noi, che speriamo, che preghiamo, che ci chiediamo, siamo noi a colloquio con Jamie. Piccola digressione: a parere mio questo episodio ha un sottotema decisamente evidente. La prigionia, che è quello principale, che emerge dalla narrazione dei fatti sia di Jamie che di Claire, fa vedere quanto tutto quanto questo sia possibile, nostro malgrado, e vero per tutti noi. I debiti si pagano e una prigione è il luogo deputato dove ogni debito contratto verso la società viene in qualche modo restituito, assolto, estinto. Nella vita di tutti noi i debiti, che siano di natura economica o emotiva, esistono, quelli che ci procuriamo, quelli che ci toccano in sorte, quelli che ci affibbiano altri. Il sottotema è: scrolliamoceli. Divorziamo dai debiti, se possibile. Qualunque sia la loro natura, perché fanno di noi dei prigionieri. E come vediamo la vita “in prigione”, che sia una gelida fortezza di pietra o una vita apparentemente agiata e di successo, è una non vita. Jamie viene chiamato da Lord John per una cena. Notiamo il buio, le tenebre in cui il nostro gigante rosso si dibatte sono le stesse in cui si trova il governatore, siano esse fisiche, mancanza di luce (diffidate di chi in pieno settecento vi illumina a giorno un ambiente, soprattutto se di notte,  o è un Re o sta mentendo) che mentali ed emotive, mancanza di risposte. Jamie emerge dal buio e lo fa a modo suo, non si fa corrompere dalla cena, ma Lord John è dannatamente solo e desidera compagnia. Jamie fa richieste sul cibo, non potete avere armi, non vogliamo armi, mettere trappole quando raccolgono la torba e prendere il crescione, integrare la dieta…Chi vi ha detto queste cose? Mia moglie. Siete sposato? She’s gone. E’ la verità ma la maggior parte della gente lo prende come sostituto cortese di “è morta”. Chi penserebbe ad una donna che viaggia nel tempo? Prigionieri delle convenienze. A volte nemmeno il linguaggio è veritiero, ma non nel caso di Jamie. Lui, se non può dire la verità, tace. Mente quasi mai. Si pongono a tavola, Jamie sa farlo, non è un contadinotto, schiena eretta, tovagliolo sulle gambe, non si avventa sul cibo, e come un raggio di sole che si fa strada tra le tenebre, il sorriso, riconosce il cibo, lo dice a John, che resta meravigliato, impreparato anche. Guardiamoli, per un lasso di tempo non sono prigionieri, ma sullo stesso piano, si godono la cena e la compagnia. Lo racconta poi a Murtagh e agli altri prigionieri. In blu immenso, solcato da nuvole che si allargano come i nervi in un corpo, il drappello di inglesi porta gli scozzesi fuori dalla prigione. Intorno l’erba alta, le montagne, i volti dei prigionieri sono pallidi, ma marciano, in fila, un carro davanti, due a cavallo dietro. Alcuni corrono di colpo, per controllare le trappole per i conigli, guardati dagli inglesi ed ecco che Jamie e altri due si dileguano. Un diversivo, per permettere a Jamie di sparire in una buca che i due poi coprono di terra e di erba, precedentemente staccata, mentre lo stratagemma del coniglio ha avuto successo. Il governatore Gray fa cercare Jamie, ma come gli fa intendere il caporale se è andato verso l’isola a nuoto potrebbe esser morto. Sullo sfondo pietroso di un riparo della torre John si libera, ha appena finito quando viene strattonato di forza contro un corpo gigantesco. Jamie gli ricorda l’episodio in cui si sono conosciuti, ricorda la notte in cui lui lo salvò e John promise di uccidere Jamie. Per Jamie una promessa è sacra a distanza di anni, William quasi non la ricorda. Avete visto l’impatto di questi corpi? La violenza e la passione che scorre tra loro? E non parlo di sensualità ma di passione che deriva dal confronto, dalla forza mascolina. Che non sempre è data solo dalla forza muscolare, anche dagli sguardi. La promessa: avete giurato! Questo desidera Jamie Fraser per sé: la morte. Ha senso la vita in prigione, la prigione creata dal vuoto di Claire? Non per lui. Un altro uomo avrebbe ragionevolmente preso in considerazione di risposarsi. Non lui. Jamie è stato messo su da Dio per Claire, con un’altra non funzionerebbe. Qui il cuore, incalzato dal ritmo, dalla potenza drammatica delle immagini, dalla musica, mi è salito in gola. Jamie in ginocchio, William attonito, poi l’immagine esplode letteralmente di potenza. John Gray che si appropria della spada, Jamie attende, il rosso dei capelli contro il rosso della manica dell’inglese, la musica cresce e…Colpo di scena, forse non così inaspettato per chi conosce la purezza, la lealtà, l’inflessibile rigore morale del governatore (non uccido prigionieri disarmati) …Non succede nulla, la delusione di Jamie che vede svanito un altro, il solo forse, tentativo di farsi uccidere, lui cattolico che non si ammazzerebbe mai, relegando se stesso nell’inferno. Parlano, in mezzo alla brughiera, due uomini incatenati dal destino a restare vicini, per un tempo che nessuno di loro due sa quanto possa durare e Jamie rivela che cosa non ha detto a William, le parole riferite alla moglie, che non hanno trovato riscontro e che non c’è nessun oro di Re Luigi XV. Quando Gray ribatte che non ha prove, per credergli, Jamie gli offre uno zaffiro, per avvalorare la propria parola, che avrebbe usato, dice, una volta uscito da lì. Che avreste fatto voi al posto di Lord John se un povero scozzese giacobita vi consegnasse, per farsi credere, una pietra di valore? Esattamente, gli crede anche Gray. Siamo nel 1966 al diploma di Bree che, come Jamie, guarda Claire per essere spronata e il giusto orgoglio paterno di Frank ci afferra il cuore in una commozione che non provavamo da un po’, ha un ritorno di complicità, in quello sguardo verso la moglie. L’ha amata tantissimo, Bree Randall, sua figlia, perché i figli sono di chi li ama. Questa è una verità. Il maggiore Gray fa curare Murtagh da un vero dottore e tre mesi dopo in un chiarore soffuso, di fuoco e di candele, lui e Jamie giocano a scacchi. Queste partite sono dei momenti che tutti e due aspettano con ansia, un modo per sovvertire l’ordine delle cose, per sciogliere le catene. Assorbito dall’atmosfera, John parla a Jamie di un “amico che lo ispirava” e che ha perso a Culloden, motivo per cui anche lui era incline a voler morire all’epoca. Il discorso scivola verso un’intimità sempre più coinvolgente, Jamie parla di Claire, la nomina. Il nome di una persona era, secondo molte popolazioni, la persona stessa. Pensate agli egizi che proteggono il nome del Faraone con una corda (cartiglio) per impedire che sia profanato dal male, pensate a Javhè che nel roveto ardente parla a Mosè e non gli dice il nome ma gli dà un titolo (Sono Colui che sono). Perché il nome è la persona. Così Jamie lo dice a John Gray, sorride, sono vicini, molto. Lo ringrazia per aver rischiato la vita per salvare quella di Claire, all’epoca, in quella lontana notte e succede qualcosa: in un gesto assolutamente naturale, tra due pari, tra due amici di vecchia data, John prende la mano di Jamie e si dice dispiaciuto per la perdita. Solo che loro non sono pari o vecchi amici. Guardiamo il cambiamento di Jamie Fraser che da ragazzino ha subito, evitandole con uno stratagemma, le attenzioni sessuali del Duca di Sandrigham e che è stato fatto oggetto da Black Jack di uno stupro. Jamie non è un fiorellino di campo, si candido ma non stupido. In un istante la complicità è distrutta. Intima a John Gray di levargli le mani di dosso o lo ucciderà. Jamie ha capito, John stesso ha capito. Perché noi lo sappiamo dal libro, il maggiore Gray è innamorato di Jamie Fraser. Ma a differenza di Jonathan Randall, lo rispetta. Ma è innamorato e questo maggiore inglese, che vive in un secolo in cui il rispetto diventerà moneta sonante e come tale si comprerà, gay e dalla parte del potere, si erge al di sopra di ogni considerazione. Il pianto di Jamie e la sua delusione, ha appena perso un possibile amico e il pianto di John, che lo ama e lo ha appena allontanato li legano molto di più di quanto non vogliano: rimpianto. In questo sono uguali. Non sono sullo stesso piano, se non per un istante, Claire e Frank. La informa che ha una possibilità di lavoro, a Cambridge e vuole portare via Brianna con sé, per sempre. Dopo diciotto anni chiede il divorzio. Claire e Frank in penombra, dopo una giornata intensa. Il rumore del fuoco, anche qui. Ma non c’è alcuna cosa a legarli se non il reciproco desiderio di avere Brianna con sé. (Come sempre, notate le luci, la fotografia, la recitazione, non vi sembra di esserci dentro?) La discussione sul divorzio, sul poter vivere in pace, felici, non è fuori contesto. Possiamo non approvare Frank, anche non amarlo, ma possiamo capirlo. Sua moglie non lo ama, sua figlia è il ritratto dell’uomo che l’ha generata, Frank desidera soltanto una moglie che lo ami. Ma quando lo dice, in quell’istante, così piccolo in cui le parole ancora suonano, il cuore di Claire trabocca. Anche Jamie avrebbe voluto lo stesso, ma per amore di lei e del bambino l’ha allontanata. Frank vuole, invece, portarle via la figlia, ma non per salvarla, ma per salvare il resto della sua vita. Le parole si spezzano, appuntite come lame, fanno male, in profondità. Frank esce con la macchina, Claire risponde ad una chiamata dall’ospedale. Intanto in Scozia la prigione di Ardsmuir sta per essere smantellata, diventerà una fortezza per la guarnigione, quindi i prigionieri devono essere mandati altrove, anche nelle colonie, che tradotto è America. Sotto la neve inclemente, immaginiamo il freddo, Jamie Fraser viene separato da Murtagh che lo vede scomparire oltre il cancello, legato dietro la sella del destriero di John Gray. Dopo tre giorni di marcia, in mezzo ad un paesaggio che sembra essere uscito dalle mani di una divinità per quanto è bello, il maggiore informa Jamie che non può dargli la libertà perché Sua Maestà, di cui Jamie è prigioniero, non ha ritenuto opportuno concedergliela, nemmeno dopo 14 anni di lavori forzati come previsto per gli altri.  Per lui però può fare tanto, ancora, lo manda da Lord Dunsany, dove i giacobiti o gli scozzesi non sono bene accetti quindi è meglio non presentarsi per quello che è. In un cielo livido, col vento, i monti intorno e una vallata dalla quale Hellwater spunta come un gioiello sul velluto, all’obiezione di Jamie sul motivo per cui è così gentile visto che lui non ha ceduto alle “avances” di William, questi replica che si pente di quel momento e che lo fa per saldare un debito. Il fratello ha saldato tutto. Ma quello era un debito di famiglia, questo è per il mio bene. La grandezza morale di questo personaggio mi ha sempre colpita. Se non lo avete fatto vi consiglio la lettura dei libri a lui dedicati. Dalla Scozia del diciottesimo secolo arriviamo a Boston del ventesimo: la dottoressa Randall sta rassicurando un paziente quando, attraverso la porta a vetri, vede Joe che le viene incontro. Il viso del collega e amico è impietrito: Frank ha avuto un incidente d’auto. Nella corsa di Claire sentiamo il peso del tempo sbalzarci all’indietro, verso la donna che amava Frank. Con la donna che non può sopportare l’idea che lui sia morto. Entriamo anche noi. Un corpo da solo e nessuno che lo rianima, la freddezza del bianco di una parte della sala, l’immobilità: tutto ci porta ad una sola conclusione. Questa Claire, con i fili bianchi nel nero dei capelli, con un trucco del tutto diverso sul viso, di colpo è la stessa donna che emozionata sposa Frank Randall, in tempo di guerra. La donna che, malgrado tutto, lo ha amato. La pietà e il dolore che leggiamo sul suo viso ci afferrano e ci confrontano con l’unico modo di sciogliersi da una prigionia troppo definitivo “Se sei ancora così vicino da sentirmi …Ti ho amato, molto. Sei stato il mio primo amore.” Quella lacrima di Claire che scivola sul naso di Frank mi ha spezzata. Questa scena sul libro è leggermente diversa, ma straniante e commovente. Qui è intima e commovente. Le luci sul soffitto, la musica, Claire che si avvicina alla porta ancora piangente ci proiettano nel futuro. Una prigioniera che non è più tale qui, anche senza ascriverle il desiderio di questa fine beninteso, e un prigioniero che avrà un’altra vita, di là. Man mano i debiti sono pagati, in un modo o nell’altro e chi dal debito è fatto povero, può tornare all’esistenza. La speranza brucia, come il fuoco, come l’amore.

Il debito è la peggiore povertà. [Debt is the worst poverty]. Thomas Fuller, Gnomologia, 1732.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

4 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 303: All Debts Paid”

  1. Puntata splendida ma densa di tristezza, di rimpianto e di storia, hanno per ovvie ragioni condensato quasi un libro e mezzo in quaranta – cinquanta minuti e tutto il bellissimo rapporto tra Jamie e Lord John ne risente in modo spaventoso, purtroppo.
    Claire è la sola luce assieme ai rossi capelli del suo marito scozzese in questa puntata, ottima la fotografia, i particolari, la cura degli arredi e dei costumi, ma gli occhi di Claire restano per me la luce portante del racconto, assieme poi a quelli di Jamie e poi a quelli di Lord John. La tristezza è palpabile come la pioggia, come la disperazione. La morte di Frank è il perno attorno al quale ruota l’improvvisa, giusta, desiderata e doverosa libertà di Claire. Era ora, in un certo senso, che si togliesse di mezzo con dignità.
    Ottima recensione, come sempre. Leggerla mi aiuta a focalizzare, ogni volta, i particolari.

    1. Prima di tutto grazie Fulvia del commento 🙂 .
      Purtroppo non sempre è possibile dare risalto, anche giusto e meritevole, a ogni parte o aspetto dei libri, vuoi come sia, sul libro hai lo spazio e il modo che la fruizione filmica toglie o, al limite, chiede un modo del tutto diverso. Claire è la bravissima Caitriona Balfe che a parere mio è un’ottima attrice e ha un modo incredibile di interiorizzare le emozioni del suo personaggio e di lasciarle salire in supericie con enorme maestria. Brava, non posso dirle che brava. Se non fosse stata valida lei, che è la protagonista della saga e noi vediamo questo mondo attraverso i suoi occhi, non dimentichiamolo, l’intera serie sarebbe naufragata. Ancora di più che per Sam Heughan, la scelta di Caitriona Balfe è stata del tutto oculata. Claire si trova libera, dopo venti anni di reclusione, portati egregiamente sulle spalle e adesso non può fare altro, avendo scoperto che lui è vivo…
      Grazie a te 🙂 , scrivere una recensione è immergersi in un viaggio, passo per passo, guardare quello che c’è intorno e portarlo su carta. Questo è il viaggio che compio ogni volta.

  2. recensione minuziosa ed attenta. Detto ciò non condivido il giudizio su Claire e Frank, perchè ho in mente la loro storia nei libri. Ho in mente la Claire di quelli ed è davvero inaccettabile,x conto mio! Santificare Frank, per poi farlo venir fuori in tutto il suo egoismo e malignità, ha senso mi chiedo???? Non ho mai provato alcun sentimento x lui,solo fastidio incommensurabile…… degno discendente del famigerato BJR ! Che dire di Claire?? vuole una figlia che ha “regalato” a Frank x pareggiare il senso di colpa????????????Lei è rimasta con Frank per raggiungere il suo scopo, la medicina , incurante della figlia se non x il ricordo che le risveglia……. Giganti Jamie e Lord Jonh…….

  3. Prima di tutto grazie Antonella Russo 🙂 per il commento. Che cosa intendi per santificare? Nessuno credo abbia mai dato uno spessore a Frank, non nei libri, la stessa Diana Gabaldon lo ha trattato molto come figura di contorno e nella serie, per dare il giusto risalto e, probabilmente, per esigenze di sceneggiatura, si è scelto di approfondire la sua parte non “santificarlo”. Sono state compiute delle scelte probabili, non per questo devono essere condivisibili da tutti, certo. Frank può non piacere, anzi, legittimo. Claire non resta con Frank per pareggiare nulla, se ricordi lei voleva rimanere con Jamie ma è stato lui, preoccupato della possibile sorte di moglie e figlio (all’epoca non poteva sapere che fosse femmina) a rimandarla indietro e da Frank, perché sapeva che Frank amava Claire e almeno era certo che qualcuno di affidabile si sarebbe preso cura di lei. Ed è in forza di questo unico motivo che Claire resta con Frank, per la promessa fatta a Jamie. Lei non ha sensi di colpa di fronte al marito, gli ha detto esattamente come stavano le cose, quando lui l’ha ritrovata nel 48 e Frank ha scelto di riprendersela lo stesso, incinta di un altro e innamorata di quello, le ha posto condizioni che Claire ha accettato e rispettato, non lo ha mai tradito a differenza di Frank. Quindi 🙂 non vedo sensi di colpa di Claire verso Frank, nemmeno l’essere innamorata di un altro, perché di quello Frank sa. Lei resta con Frank perché lui non le concede il divorzio, lui vuole Brianna. Non sua moglie, vuole la figlia che non potrebbe altrimenti avere dal momento che è sterile. E tu sai che se uno dei due non concede il divorzio si va in giudiziale, in Italia. Suppongo che la legislazione USA possa essere simile. Inoltre lui è il solo padre che Bree ha mai conosciuto ed è probabile che Claire valuti questo, perché tutto quello che lei fa, lo fa in vista e per la figlia, sempre. Si mette a studiare medicina per avere uno scopo nella vita, una donna come Claire non si sarebbe mai rassegnata a fare centrini o cene di beneficenza. 🙂 Almeno questo è quello che ho capito di lei dalla saga.
    Grazie di avermi dato la possibilità di questo dialogo, continua a seguirci.

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