Recensione Outlander Episodio 302: Surrender

Ci sono a volte dentro di noi quei lucidi momenti di consapevolezza. Non c’è una spiegazione logica, ci sono e basta. Affiorano, come fanno le bolle dal fondo della pentola, quando si scalda il cuore sul fuoco. È questo, secondo me, il filo conduttore di “Surrender” secondo episodio della terza stagione, scritto da Anne Kenney e diretto da Jennifer Getzinger e dirò di questa “mano di donna” che si sente, via via. Siamo tornati al “quadro” che presenta il tema che sarà sviluppato: “Wanted, by the Lords Justices, offering a reward of any person who shell seize and secure the infamous outlaw knows in these parts as the Dunbonnet”. Con un bel disegno che rappresenta un uomo barbuto, capellone e con un berretto. Sarà grigio quel berretto? Andiamo con ordine. L’ampia veduta assolata di Lallybroch ci dà l’idea di un posto vissuto, siamo nel 1752, sono passati sei anni da Culloden. Tre ragazzi, Claudel detto Fergus, Fergus Fraser, Rabbie (vi ricordate il ragazzino smunto che il padre picchiava tanto e che Jamie e Claire salvano?) e il piccolo Jamie si aggirano per la tenuta e nella buia piccionaia recuperano la pistola di Ian, una di quelle tipiche dell’epoca, canna liscia, una palla per volta, gittata molto corta e, con l’umidità, diventano inservibili. I tre parlano, si vantano, soprattutto Fergus che ha partecipato a Prestonpans, se ricordate e ha anche ucciso una persona e quello che è un incubo diventa, adesso, motivo di vanteria con il piccolo Jamie. Un interludio breve, rumore di cavalli, le giubbe rosse. Portano fuori di casa con una certa rudezza da vincitori Ian Murray, picchiano il piccolo Jamie, chiedono notizie di un fuorilegge chiamato Dunbonnet e siccome Ian mostra di non saperne nulla, arriva la specifica: Red Jamie. Il Capitano dei Dragoni Samuel Lewis non recede, vuole saperne di più e a Jenny, col pancione, non resta che elencare in una litania poco sacra i nomi degli ufficiali cui ha detto che sono sei anni che non vede “quel traditore di mio fratello”. Il Capitano li informa della taglia sostanziosa che pende su Red Jamie ma Ian continua la sua recita e il Capitano lo fa arrestare. Fermiamoci, avete sentito che cosa dice Jenny? Non può farne a meno, i giacobiti sono ribelli alla Corona e quindi traditori. Quanto pensate che le sia costato? E a Ian, farsi arrestare? C’è una misura dell’amore verso qualcuno che sia maggiore del darsi al suo posto? Fergus che esprime il suo francesissimo sdegno contro il caporale McGregor, scozzese ma giubba rossa, si è appena costruito un nemico su misura.  Le considerazioni di Jenny sugli scozzesi che si mescolano agli inglesi ci spiegano un po’ di più quel che è successo, chi ha partecipato alla lotta giacobita e chi no, non tutti gli scozzesi sono insorti. Qui siamo nelle Highlands e sono questi montanari feroci e duri ad aver sostenuto Bonnie Prince Charlie, gli altri, nel Sud, sono rimasti fedeli al Re “legittimo”, ma dagli Inglesi sono disprezzati esattamente come i Giacobiti. Carro, cavalli e Giubbe Rosse si allontanano e nel rumore di zoccoli e ruote e dietro un cancello di legno una figura si aggira furtivamente. Ed ecco che, se avevamo qualche dubbio, arriva il Berretto Bigio, ma sotto c’è un gigante rosso, che si muove a suo agio in una foresta di primordiale bellezza, nella quale tra la nebbia e il sole, tra l’aria che gela il respiro e i suoni tutto attorno, prima che la freccia si incocchi, un magnifico cervo appare quasi come una divinità, un genius loci. Pensate all’abilità di uccidere un animale con arco e frecce, alla precisione che deve muovere l’intero scagliare della freccia, occhio, mente e nervi saldi. Si tratta di un cervo che avrebbe sfamato una famiglia, in tempi in cui la selvaggina faceva la differenza. C’è una bella pratica descritta da Jamie per ringraziare lo spirito dell’animale, una prassi che probabilmente deriva da tempi lontanissimi, neolitici o quasi, visto che è comune con popolazioni assai distanti, europee e nord americane. Carico del peso del cervo Jamie arriva a Lallybroch di sera, si tratta di un pericoloso ricercato come si è visto e la prudenza non può mancare. Qui, evocata dal suo amore straziato, perché sono sei lunghi anni che non la vede, e non c’è stato giorno e non v’è stata notte in cui non l’abbia pensata, gli appare Claire. Di questo si tratta, una apparizione, qualcosa che emerge dalle ombre della sera e striscia nel cuore, illudendo i sensi. Ma è Jenny che sobbalza, spaventata. Informa il fratello, mentre lui lavora l’animale, che hanno incarcerato di nuovo Ian e pare che ogni comandante che arrivi da quelle parti voglia catturare Jamie. Jenny gli predice, chi ha letto la saga lo sa, che faranno delle ballate su di lui ma Jamie è tetragono, chiuso, non reagisce allo sprone un po’ azzardato di Fergus. Non reagisce a nulla questo uomo morto dentro, vivo solo per sdebitarsi del “fastidio” che procura con la sua non morte. Jenny è affranta dalla volontà del fratello di non voler essere quel che era. Da donna pratica sa che lui ha perso Claire, lo comprende, ma essendo vivo vorrebbe, anche in virtù dell’amore che ha per lui, che si riappropriasse della sua esistenza. Ma Jamie non ha più una vita. Come non ne ha più una Claire che, sopraffatta dalle esigenze del cuore e del corpo, lei in ombra, lui in luce, Jamie divampa nel rosso e nel fuoco, Claire  freme bruna e nel buio, sogna di avere Jamie lì, nel letto con lei. La consapevolezza della solitudine, in entrambi, diventa schiacciante, mortale. Sono morti dentro tutti e due. Ci troviamo a Boston nel 1949 e dopo aver messo la piccola Bree nel box, Claire legge sul Globe (The Boston Globe fondato negli anni 70 del 1800) della nascita dell’Eire come Repubblica, siamo quindi al 18 aprile del 1949. E’ forse per questo che solo un giorno o due prima Claire ha desiderato così intensamente che Jamie fosse lì con lei? Ci pensiamo a come hanno vissuto, da separati? Quello che Diana Gabaldon non ci ha raccontato, la serie prova a illustrarcelo. E in un progresso di Bree che si gira da sola, ecco uno squarcio di vita: arriva Frank, seminudo perché era sotto la doccia, Claire lo ragguaglia, lui è un padre amorevole, ascolta dei progressi, il dottore non capisce niente, intimità, desiderio, sguardi. Avete visto la mimica facciale incredibile di Tobias? Ingoia il desiderio di sua moglie, che lo tocca, come se stesse facendosi calare una lama giù per la gola, con estrema difficoltà e poi la consapevolezza eccola lì, se c’è questa vita da sposati da vivere, perché non anche così? Saltiamo in Scozia del diciottesimo secolo, perché c’è un cacciatore nel verde, in quell’acqua fredda e pulita, immerso in un surreale e fin troppo audace e scozzese verde, nel più genuino dei paradisi, tra gli uccellini, che si rifugia nella caverna. Quando al segnale giunge Fergus che però litiga con Jamie perché il ribelle giacobita non vuole insegnargli a usare la pistola. Le armi sono bandite ed è pericoloso usarle e, inoltre, Jamie ha sviluppato una sua precisa considerazione circa la guerra. Nonostante Fergus lo accusi di codardia, Jamie resta fermo nella propria decisione. Avete notato il tono che Jamie usa? Non solo perché soffre, ma perché non parla mai con nessuno e a forza di non usare la voce, esattamente come una parte del corpo qualunque, ecco che quando parla il suo tono è cupo, basso, graffiante.  Ed è un Jamie magro, taciturno, scavato, che non mangia un granché, che morde e sputa le parole, quello che va a controllare i registri della tenuta perché Ian è in galera. Giunge fortuitamente nel giorno del parto di Jenny, che sta anticipando. Un corvo avvistato dai tre ragazzi diventa motivo di guai: Rabbie sostiene che sua nonna, un vero personaggio la signora in questione, gli abbia detto che un corvo nel giorno del parto è messaggero di morte per il bambino. Subito Fergus, che sa come usare un’arma grazie a Murtagh che lo spiegò ai soldati sei anni prima, mira e uccide il corvo. Naturalmente una detonazione di arma da fuoco non può passare inosservata, non udita e attira le Red Coats alla tenuta. Ma prima è Jamie che si avventa su Fergus, per levargli l’arma e Mary McNab che rimprovera Rabbie. Com’è diverso Jamie Fraser dall’uomo che era un tempo, non è straziante? Sembra l’ombra di se stesso, non un fantasma, ma un corporeo non morto. Nasce, invece, un maschietto che sarà chiamato Ian, uno dei miei personaggi secondari preferiti col tempo. Jenny, come suo solito, non si perde dietro nulla, attacca l’argomento di petto. “Quanto tempo è che non sei stato con una donna?” Per lei è tempo, più che tempo, che Jamie torni a vivere e, in quello, intende tutto. Desta una certa impressione questo gigante rosso, un guscio vuoto, che tiene, invece, una giovane vita pulsante tra le braccia. “Non mi risposerò, mai più.” Ed eccola, ancora, la consapevolezza: non si tratta neppure di scegliere, questa è solo la luce di una scelta già fatta. Find the weapons. Non c’è nessuna azione che si compia che cada nel buio dell’oblio, specie se si tratta di un colpo di pistola. Le Red Coats col Capitano Lewis in testa irrompono nella tenuta e Jamie fa appena in tempo a nascondersi. Non hanno rispetto di nulla, frugano dappertutto in cerca dell’arma, in camera da letto di Jenny, frugheranno anche sotto le coperte della donna. Si tratta solo di una scozzese no? A domanda diretta Jenny inventa che il bambino sia nato morto e quando il caporale McGregor se ne rallegra, il Capitano lo tacita bruscamente. Le cose precipiterebbero se Mary non portasse la pistola, mentendo che sia sua, un ricordo del marito morto, e che abbia sparato per via del corvo e della sfortuna, che però non ha salvato ugualmente il povero bambino. Il Capitano si ritiene soddisfatto, pur minacciando Jenny di non aver pietà la prossima volta e porta via anche l’odiato caporale. Jamie torna in camera di sua sorella e tra il chiarore della finestra e il rosso dei suoi capelli, il blu della tenda e l’oscurità dietro Mary, le cose diventano nitide anche per noi: Jamie non è più presente a se stesso, non è un laird, non è un leader, non è un marito, non è un fratello, non è più. Semplicemente è morto quella notte a Culloden nella neve. Permettetemi una digressione: quanto è bella Lallybroch? Se consideriamo che  i Fraser/Murray non sono ricchi, siamo dopo Culloden, con la povertà, le razzie delle giubbe rosse e la carestia, basta ricordare il suggerimento circa la coltivazione delle patate da parte di Claire, la bellezza di questa tenuta è ancora più preziosa. La dignità con la quale si sforzano di vivere dopo una svolta epocale come il 16 aprile del 1746 è davvero incredibile. Non lo è, però, quel che Claire cerca nella intimità nel buio, la mano che sale, ha bisogno di lui, un bisogno di cui si vergogna, eppure è legato all’emotività, se non all’affettività. Claire che fa l’amore col marito, che cosa pensa? Che cosa prova? Claire innamorata di Jamie, come si sente, adesso? Claire che chiude gli occhi, nel buio che avvolge la coppia, e non permette a Frank di capire. Consapevolezze che non ci sono. Nel diciottesimo secolo le cose non vanno meglio. Dopo una magnifica veduta di Lallybroch (con broch tuarach sulla sinistra), assistiamo al ritorno di Ian a casa. Il caporale MacGregor che ce l’ha con Fergus, lo insegue nella foresta, ma Fergus rubava nelle vie di Parigi, una città moderna e affollata, sa che lo stanno seguendo e li porta fuori strada.  Quando le Red Coats se ne accorgono, Fergus li piglia in giro, li fa sentire sciocchi, lo inseguono e lui, spaventato dall’arrivo degli scouts, cade. Qui c’è una scena cruenta che, deve dare una possibilità a MacGregor di dimostrarsi quel bastardo che è e di giustificare il taglio della manina a Fergus. Sul libro sappiamo che avviene in modo del tutto diverso. Jamie che ha assistito alla scena soccorre Fergus “Ho visto Milady farlo molte volte” e lo porta alla tenuta. Davanti al fuoco, nella sicurezza della notte il gigante cade, su se stesso, sua sorella che lo raccoglie piangente, in una delle scene più commoventi dell’episodio, in cui il mio pianto era fermo tra i denti e gli occhi, lo consola, giacché intervenire avrebbe decretato la morte di tutti. Tu mi hai ricordato che c’è qualcosa per cui combattere (guardate la potenza sanguigna del fuoco, il rosso dei capelli,  il calore dell’interno, in una scena piena di sentimento…Scritta da mano femminile e diretta da mano femminile, ma non di “sentimentalismo” come spesso si accusano le scrittrici, ma di sentimento e c’è sangue e c’è passione e c’è determinazione). Torna su la promessa di pensare a Fergus che Jamie gli diede ai tempi di Parigi. Bellissimo questo ragazzino coraggioso, mi ricordo quanto mi colpì sul libro e rammento che piansi, commossa. Fergus che adora Jamie, come suo padre, quell’uomo che non sa manco chi sia, invece questo scozzese che lo ha raccolto dalla strada…Fergus è la parte bella, la parte buona che i Fraser hanno portato via dal soggiorno francese. Una figlia lasciata, un figlio portato con loro. “Sono stato molto fortunato milord…” Trova anche il modo di scherzare e avete visto? Jamie sorride, a labbra strette, ma sorride. E dal calore tinto di sangue della Scozia scendiamo in un Interno bostoniano, una allegra cena, risate, intimità mostrata e intimità cercata. Claire che tenta di rifarsi una vita. Intraprendenza di Claire, seduzione, ostinata seduzione, anche qui c’è il  fuoco nel camino, consapevolezza: Jamie non c’è, non c’è più, è morto a Culloden. Dove probabilmente si trova anche il cuore di Claire, la vita continua, è possibile farsi piacere di nuovo quel che c’era prima? C’è ancora? Lei chiude gli occhi. Non gli permette di baciarla, nessuno scambio intimo. A chi sta pensando? Claire quando sono con te, sono davvero con te, ma tu sei con lui. Consapevolezza di Frank. Lo sa, sua moglie ama l’altro, il padre di Bree. Non si può usare una persona. Non è giusto. Temevo che durante l’amore Claire chiamasse Jamie, lo ha fatto lo stesso, non ha incluso Frank. Quando qualcuno non c’è più, dicono, perdiamo una parte di noi. Sulle parti perdute del corpo, Ian tiene una piccola considerazione a Jamie, dandogli la misura di quanto lo comprenda “Claire era il tuo cuore” e ci cade dentro e sotto pelle lo sguardo perso di Jamie, quando il cognato glielo dice a voce alta. Questo Jamie è l’ombra di se stesso, un uomo disperato perché ha perso la donna della sua vita, l’unico amore della sua vita. Dopo aver visto l’ennesimo sfregio perpetrato dagli Inglesi dentro Lallybroch Jamie vuole consegnarsi (gli inglesi non impiccano più i giacobiti) e si accorda con la sorella, assolutamente contraria, e il cognato, rassegnato. Jamie non sei stato abbastanza in prigione per una vita sola? Non cambia molto dalla prigione in cui sono ora. Piccola riflessione: scritta da una donna, lo sentite il ritmo diverso? La vedete la discesa dentro le persone, nei loro sentimenti? Girata da una donna, guardate che attenzione ai particolari, ai colori, al fuoco, al verde, nel bosco, nell’acqua, agli occhi, occhi dappertutto, gli sguardi, perché è negli occhi e da questi che la consapevolezza fluisce. Mary McNab gli reca il cibo, lo sbarba. C’è dolcezza, consapevolezza che Claire non torna. Consapevolezza di Jamie che ha bisogno di una donna, ma non vuole cedere. La consapevolezza di Mary che sa che cosa c’era tra Jamie e Claire e glielo dice: non ho alcuna intenzione di farvi sentire come se l’aveste tradita. Quanta forza, quanta tenerezza, quanta compassione, quanto infinito rispetto c’è in queste parole? Voglio condividere qualcosa di diverso…Di cui abbiamo bisogno entrambi. Eccola la chiave di volta per Jamie. Che non scappa più. Che guarda Mary in viso, mentre Claire chiude gli occhi di fronte a Frank. Perché? Perché Mary non vuole nulla, lei semplicemente dà. Mi è piaciuta molto, davvero. Non si è intromessa, non ha cercato di dividere, di scardinare, ha solo dato. E’ davvero tanto tempo che non lo faccio, si è tenuto casto, nemmeno io, gesti, lenti, che esplorano, cose non più fatte, Jamie abbracciato nella tenerezza sensuale di Mary. Jamie che percepisce quello come un tradimento (E’ una cosa che faccio sempre…Tenere gli occhi chiusi? Mary lo capisce, ma non dice nulla, gli asciuga la lacrima e lo bacia) eppure ne ha bisogno, perché nessuno di noi può vivere nel dolore, in continuazione. Claire si rende conto che perso Jamie e la vita con lui deve trovare qualcosa di altrettanto grande, quindi decide di frequentare l’università per diventare medico. L’ambiente è ostile, maschile, chiuso, razzista. Una donna e un negro. Ci sono sguardi di riprovazione, di schifo, di compatimento, risatine, ci si tiene lontani, bisogna che si sentano isolati e… Joe Abernathy finalmente! Letti separati e sorrisi per Claire e Frank, quintessenza della coppia che cerca di far funzionare qualcosa che non sta in piedi e che, invece, deve funzionare per amore di Brianna (Fraser) Randall. Mentre funziona la messinscena di Jamie che viene catturato dalle giubbe rosse in un dialogo con Jenny assai più veritiero di quanto si vorrebbe. I soldi della taglia, Jenny distrutta, Jamie che la guarda e sembra volerla consolare. “Non ti perdonerò mai”. Per averla costretta a mandarlo in prigione, lei che per non volerlo fare ha rischiato lo stupro da parte di Black Jack Randall. Ed è con il suono di una cornamusa che Claire, che meraviglia com’è vestita, grandissima Terry Dresbach, ci dice con quello sguardo che la vita va avanti anche quando si ha il cuore in pezzi. Basta avere un altro grande, enorme progetto.

Come detto in principio, questo è l’episodio della consapevolezza, della introspezione, del rendersi conto. A parere mio è stato scritto e diretto magnificamente, non v’è bisogno alcuno che ci siano scene cruente o di guerra perché qualcosa ci colpisca nel profondo. Anne Kenney che lo ha scritto per la messa in onda è la regista di diversi episodi, non ultimo tra i quali il settimo della prima serie. La Getzinger non la conoscevo, mi ha conquistata. Adesso attendiamo, Jamie in prigione, Claire, in un certo senso, anche, vite parallele. Divisi, ma non dimenticati. Indimenticabili l’uno per l’altra. E andiamo avanti così.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

4 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 302: Surrender”

  1. Splendida recensione, come sempre.
    Questa puntata mi ha lasciato molto più l’amaro in bocca che i tragici fatti di Culloden, la morte di Rupert che pure fa malissimo … e pensavo anche io proprio al poco uso che Jamie fa della voce, delle parole e quel viso barbuto che non nasconde niente della sofferenza che lo consuma…
    Non mi fa pena e me ne dispiace Frank, che pure si comporta da vero gentiluomo. Povero, povero Frank, sembra che paghi il fardello di colpe non sue, quelle del suo orribile antenato …
    Quando alla fine la cornamusa suona con Jamie dentro la carrozza ho quasi sperato che lo salvassero. Lo so, non va così, ma è stata una bellissima chiusa. Non vedo l’ora che il tempo passi e che tornino assieme, anche se guardando la incredibile bellezza della Scozia mi viene male a pensare che dovranno lasciarla perché ormai o si piegano a diventare Inglesi o dovranno affrontare per il resto dei loro giorni una vita da traditori. Culloden ha sparso Scozzesi ovunque, Stati Uniti sicuramente ma moltissimi in Nuova Zelanda, c’è una intera regione di discendenza Highlander. Grazie per il meraviglioso quadro di questa recensione.

    1. Grazie Fulvia prima di tutto per il commento, fà sempre piacere recepire che quanto si fa è ben apprezzato. 🙂 Più che pagare per colpe non sue, Frank ha ripreso con sé una donna chiaramente innamorata di un altro uomo, che è stata chiara con lui e che ha accettato di vivere sotto lo stesso tetto in modo pulito e coerente, accettando di non parlare mai più di Jamie, di non nominarlo neppure e soprattutto con la figlia. Claire si sforza di far andare bene una unione cui manca la base, l’amore, convivono per venti anni tra alti e bassi e quando Frank muore, lei si sente libera di tornare suoi luoghi dov’era stata da giovane e da lì e senza volerlo scopre che Jamie non è morto a Culloden ma…Come hai visto nella passata stagione. Frank è un bel pg, ma a mio parere avrebbe dovuto lasciar libera la moglie, lui è un meraviglioso padre con Brianna e la alleva benissimo, amandola molto ma non lesina tradimenti, lui tradisce regolarmente la moglie, che dal canto suo lo sa e sopporta giacché le cose tra loro vanno come vanno. La moglie non lo tradirà mai con nessuno, ci sarebbe da obiettare che emotivamente lei è sempre stata sposata con Jamie, certamente. Ma non si può rimproverarle nulla, si comporta in maniera corretta verso Frank. Le prossime domeniche ci porteranno in prigioni, in brughiere desolate, o tra università, feste, simposi, aule di anatomia, fino alla riunione. Noi ci saremo.

  2. Bellissima recensione… puntata intensa ❤️ Quanto mi dispiace per Fergus.. aspetto con ansia la prossima puntata..

    1. Grazie infinite Gloria 🙂
      Molto intensa e vedrai che l’episodio dopo non ti deluderà!
      Fergus è un personaggio incredibile, si riprenderà dalla menomazione e … Non ti svelo nulla di più. Continua a seguirci.

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