Recensione Outlander Episodio 116: To Ransom a Man’s Soul

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“Farà piovere sugli empi

brace, fuoco e zolfo, *

vento bruciante toccherà loro in sorte.” (Salmo 10.)

Ain’t rest for the wicked. È quello che mi è venuto in mente mentre stavo guardando l’episodio, pedestremente potrei tradurlo con “Non c’è pace per gli empi” e questo mi ha riportato alla mente un passo di un Salmo che, molti e molti anni fa, mi colpì per la sua ferocia. Chi pensa che la Bibbia sia un libro di dolcezza e di poesie ha letto il libro sbagliato. Brace, fuoco e zolfo si usano per la purificazione, pensate solo a episodi di pestilenza e a quanto il solo rimedio fosse il fuoco per debellare il contagio ulteriore. È il vento bruciante che, per contro, mi ha sempre dato l’idea di qualcosa di terribile, di desolato. Il vento bruciante è quello che porta la carestia, la distruzione, non evoca di certo immagini di fertili vallate ricche di acque e di uccellini cinguettanti. Questo è quello che mi ha fatto venire in mente l’episodio finale della prima stagione di Outlander, “To Ransom a Man’s Soul” scritto da Ira Steven Behr e Ronald D. Moore, diretto da Anna Foerster. La scena iniziale, dopo il consueto quadro che ci porta dritti col pensiero alla fine dell’episodio, nella Abbazia di padre Alexander Fraser, è quasi idilliaca, il “presentat’arm” al mattino, l’inno, la bandiera e la calma serenità di una mattina priva di nubi e poi, di colpo, un uomo riverso su un tavolaccio, l’espressione degli occhi quasi assente, è nudo e accanto a lui un altro uomo. Una scena che potrebbe sembrare persino di una qualche dolcezza se non fosse per l’espressione di Jamie, la sua mano martoriata e perché quell’uomo è Jonathan Randall. E dove c’è lui, non c’è pace. Ed eccola la vestizione di un uomo che si alza dal proprio giaciglio, dopo aver consumato la notte, di un uomo che ignora la preghiera di un moribondo, di un uomo che esegue, nella perfezione di quella oscurità sonnolenta e mattiniera, ogni singolo gesto, con una calma serena e tranquilla, un nuovo giorno, c’è così tanto da fare non è vero? Impiccare Jamie, sistemare le carte, levarsi di dosso i resti della notte. Chissà se sono questi i pensieri del Capitano dei Dragoni di Sua Maestà Re Giorgio III, Jonathan “Black Jack” Randall, ma un rumore lo disturba, qualcosa di cupo e di profondo. Che strano, fuori ci sono solo voci, le voci dei soldati impegnati col cerimoniale di ogni mattina li a Wentworth. Che cosa potrà mai essere? Qualcuno lo chiamerebbe un piano ben congegnato, a me ha fatto schiudere un sorriso quel primo muso di quelle vacche scozzesi, una mandria, ben guidata da uomini che di secondo lavoro o per diporto le rubano, niente di meno che nei sotterranei più cupi e neri della Prigione. Una mandria che investe, come un fiume in piena che tutto travolge, la porta e che calpesta anche il più odiato tra gli Scozzesi di quell’anno, Capitan Randall. Lo ammetto,  avrei preferito più vacche, soprattutto avrei preferito che, per grazia di ogni dio infero, uno dei tre uomini dietro la mandria si fosse fermato per sparare il “colpo di grazia” al malcapitato Randall. Questo avrebbe cambiato un bel po’ la prospettiva, ma nel contesto è logico che invece proseguano. Creano un bello scompiglio quelle magnifiche vacche scozzesi (vi prego fatemele chiamare vacche è il loro nome italiano, mucche lo usano i bambini!) mettendo sottosopra la guarnigione mentre Murtagh carica in spalla quell’enorme peso che è di sicuro un uomo che sfiora i due metri e completamente inerte, scortato da Rupert e Angus. Avete notato la musica delle cornamuse? Una aria di vittoria e di incitamento, mi è piaciuta molto. Claire li aspetta in mezzo alla foresta, ma qui c’è la prima delusione, o meglio, il primo impatto con la realtà: quello che Jamie ha subìto è stato così devastante, ferite e tortura, che delira e invece della moglie aleggia innanzi ai suoi occhi il viso di Randall, motivo per cui lui tenta di strangolare  Claire. Pausa. Olio di lavanda. Qualcuno ha tentato di curarlo. Sul serio? Quanti di noi ci hanno creduto? Proseguiamo, il carro corre a velocità sostenuta nella foresta, non c’è tempo, non si può indugiare: non appena le Red Coats si renderanno conto di quel che è successo, partiranno all’inseguimento. Mi permetto, visto che ne ho facoltà faccio il peccato e mi assolvo, siamo in tema no? Mi permetto una piccola digressione: da quattro episodi in qua, la serie ha deviato dal seguire pedissequamente il libro e ha intrecciato i fili e la trama della storia in maniera a volte completamente diversa. Ci sono state polemiche in varie parti per questo, specialmente tra le fans di lingua inglese. Ci è stato suggerito dall’Autrice di posare il libro e di goderci lo spettacolo e io le do retta, però lo dico senza remore, mi dispiace che siano stati perpetrati dei tagli, uno dei quali, su un’arteria importante che conduceva in Francia. Il convento di Père Alexander Fraser è in Francia e Jamie vi arriva dopo un distruttivo viaggio in mare. Alexander Fraser è quello zio, fratello del padre, che ha già curato e ospitato Jamie, prima del suo ritorno in Scozia (ricordate che Jamie stesso parla del fatto che è stato in Francia?). Chiunque leggerà il libro si renderà conto di questa vistosa diversità. I motivi per cui si fanno scelte del genere sono tanti e tutti comprensibili. Resta però un po’ di rimpianto, dopo oltre 20 anni di attesa, tutto qui. Andiamo avanti. Padre Anselm fa ricoverare Jamie nel convento, perché Willie gli ha spiegato tutto e quindi Claire e Jamie e gli altri trovano aiuto e assistenza. E, sul serio, adesso Claire ha bisogno di tanta forza, perché l’uomo che ama disperatamente e che la ama allo stesso modo, la respinge. Quando prova a toccarlo, lui non vuole. Lei gli domanda che cosa gli ha fatto Randall e lui replica in maniera terribile <Troppo, ma non abbastanza>. Troppo, perché un uomo non ne resti spezzato, ma non abbastanza da ucciderlo. Ed ecco che impietosamente, Anna Foerster dirige l’occhio della camera e quindi il nostro, nel segreto di quella cella dove Randall ha inchiodato Jamie al tavolo. “Amorevolmente”, come può provare amore una creatura perversa come Randall, il Capitano dei Dragoni usa ogni “gentilezza” con Jamie. Gli dà da bere, lo schioda letteralmente dal tavolo, lo raccoglie quando cade vomitando per il dolore, lo prende tra le braccia e… stop. Fermo immagine. La scelta della postura a parer mio è artatamente composta, ricorda una Pietà, i credenti cristiani non me ne vogliano, ma è così, Black Jack raccoglie tra le braccia un morente. Una posa plastica di tutto rispetto che, di fatto, inganna la nostra mente dandole modo di rilassarsi, perché è la posa di una Madre che raccoglie il Figlio morto. Quindi una postura di completa e derelitta pietà. Lo contempla con la nostra stessa ammirazione, (sei una creatura magnifica) e poi inizia col baciarlo, non bacetti a stampo, ma baci da amante, veri, profondi. Chi di voi si è domandato come possano aver girato quelle scene i due attori? Non vi parlo di coinvolgimento emotivo, non con attrezzisti, elettricisti, cameraman e fonici attorno, no. Ma proprio il contrario, ci pensate a quante volte potrebbero averla dovuta girare, proprio per un improvviso scoppio di risa? O per una battuta? Si, sdrammatizziamo un po’, perché l’erotismo di questa scena è malato. Perverso, schifoso. Non c’è nulla per cui sentirsi quella pruderie addosso da fan girl urlante. Qui siamo su una soglia molto bassa di emotività. E Jamie che non collabora fa dire a Black Jack che lo scozzese gli si offre come “Cristo in croce” cioè inerte e sofferente. Ma il Capitano non è un uomo che si arrende così, non adesso che ha Jamie tra le mani. Lui prova un approccio diremmo dolce, da amante, prova a stuzzicarlo, a trattarlo con gentilezza, ma Jamie rifiuta (fai quello che devi fare) e Black Jack fa esattamente quello che vuol fare: stuprarlo. Non c’è amore in questo caso né gentilezza e le grida di Jamie hanno l’effetto voluto dal Capitano Randall. Cambio di scena: Jamie è nel convento con Claire e mentre lei tenta con l’aiuto di un frate di fargli bere il laudano, lui le confessa che Randall lo ha spezzato, che lo ha fatto strisciare e che gli ha fatto desiderare di essere morto. E guardiamolo, Jamie: quanto è vivo? Dov’è finita la sua anima? Chi ricorda, nel libro, di quando Jamie parla della piccola fortezza distrutta e dell’esserino sconvolto che non ha più un posto dove stare? Ecco, questo succede a chi viene abusato, in vari gradi e in varie forme, ma di fatto è lo spirito che viene spezzato e credetemi sulla parola, ogni torturatore lo sa. Lo sa bene. Claire riesce a curare la mano di Jamie, in una scena di una crudezza unica, che non lascia spazio a nessuno sforzo immaginativo, poi lo lascia nelle mani del frate e si allontana e, appena uscita, vomita. Avete notato quanto spesso sta succedendo? E’ un meccanismo naturale, ci si libera di quel che fa male. Fosse anche un’anima spezzata da recuperare. O un dolore che non si può ingoiare. Claire sosta a riposare la mente nella cappella e viene raggiunta da Padre Anselm (il sostituto di padre Alexander del libro) che in una scena molto, molto toccante ascolta l’intera confessione della donna e invece di dare in escandescenze (strega, bugiarda, folle!) dichiara che probabilmente è un miracolo quello che è avvenuto e che Dio le ha perdonato i peccati e lui la assolve, con una benignità paterna che, per una volta tanto, fa vedere la bellezza di quella fede cristiana veramente vissuta con rettitudine di cuore. Sul libro c’è un bella riflessione di Claire sul sollievo psicologico della confessione, ve la consiglio. Claire tornata da Jamie, ormai è mattino, apprende due cose: una che il malato si rifiuta di mangiare e due che ha la febbre e mentre è li a dare richieste e fare considerazioni, Jamie la gela “Non puoi salvare un uomo che non vuole essere salvato”. Conosciamo abbastanza Claire da capire che cosa farà. Non solo lei è preoccupata ma anche Murtagh e Willie, mangiare è essenziale e Jamie non vuole farlo. Murtagh tenta di scuoterlo, probabilmente, il loro gaelico mi è purtroppo ignoto e Jamie sprofonda di nuovo nei ricordi. Nelle torture che Randall gli infligge, lui “vede” Claire, una specie di oasi felice che la sua mente proietta per non dover cedere alla follia. Quella follia che scatena in Jamie quella supina accettazione del marchio di Randall, giacché, ormai, non c’è nessuna Claire. Perché, adesso, Claire è relegata in fondo all’anima, non può “sporcarla” con quello che sta subendo, quindi, ormai è alla totale mercé di Randall, anche mentale. Siamo di nuovo nell’abbazia: Jamie non solo non vuole mangiare ma dice a Murtagh prima e a Willie dopo, che vuole morire. Quando Murtagh, in una scena molto commovente, dichiara a Claire che non lo guarderà agonizzare come un animale in trappola, Claire sviene. Una volta che riprende i sensi insieme con Murtagh, che lo suggerisce, e con il frate che accudisce Jamie, capisce che per far andare Jamie dove lui non vuole andare, deve scendere nel buio desolato della sua anima e riportarlo alla luce. Sul libro lei arriva da sola a questa conclusione, ma qui Murtagh è un pezzo da novanta della serie e il suo intervento è perfetto. Così Claire inizia la sua lotta con Jamie, una lotta anche fisica, ma quando arriva al marchio ecco che Jamie le svela quel che davvero lo sta facendo morire: lui non ha sempre sofferto, Randall è stato anche “comprensivo”, gli ha permesso di immaginare che le cure e le carezze fossero di Claire e lui ha goduto. Ed è questo che Jamie non sa e non può perdonarsi, si ritiene non solo un traditore di sua moglie, come se l’avesse tradita con un’altra donna, ma soprattutto di averla portata in mezzo a quell’inferno di disperazione, la sua preziosa Claire. E da par suo, Randall non gli permette di provare quel sollievo <Come potrà mai perdonarti?>. Non gli permette di provare il sollievo che fisicamente ha avuto, il sollievo di non provare dolore, questo è il godimento, di non subire un altro stupro coatto, sebbene questo non sia dissimile perché indotto sotto costrizione e paura, come rapporto, quindi è di fatto uno stupro, quel sollievo che allevierebbe il viaggio alla sua anima. Qui c’è una delle scene più belle, a mio avviso, dell’intera serie e una tra le più convulse, intense, coinvolgenti, emotive, commoventi e romantiche, appassionate dichiarazioni di amore che sia mai stata portata su uno schermo in una serie televisiva. Una densa, vigorosa scena in cui ho pianto a fontana, tipo cartone animato, sappiatelo! E dopo questa scena, c’è il finale, quello che segui con lo stomaco ridotto ad un nodo e tre fiocchi dalla tensione, con il pacchetto di fazzoletti che hai prima stropicciato senza pietà e poi usato fino all’ultimo. Il marchio di Randall viene rimosso e Jamie decide di partire per la Francia. E’ il momento degli addii: Willie che dice cose dolcissime e si fa abbracciare da Claire, perché è “un vero amico”, Angus che si butta su Claire baciandola sulle labbra, preso da un impeto passionale che mi ha fatto sbellicare dalle risa e ringrazio chiunque abbia pensato questa scenetta e Rupert che bacia la mano a Claire, in un arrivederci. E mentre la barca attraversa quel piccolo tratto di mare ecco il tema della sigla iniziale che si dispiega con un battere ritmico allegro, è dirompente: finalmente, la luce è tornata! Mentre la Cristabel avanza verso la Francia, è il momento delle rivelazioni, per noi, vedere che nonostante tutto Jamie non è così massacrato dal mal di mare come nel libro, per lui, perché dopo aver promesso a Claire di riportarla in Scozia si sente proporre dalla moglie di voler fermare Bonnie Prince Charlie e ancora per tutti, perché Claire è incinta. E la notizia, meravigliosa, è sottolineata dalla musica, perfetta, che fu usata dalle Druide nel cerchio di pietre, una musica magica ed estremamente evocativa. Lasciamo Claire e Jamie sulla nave diretti in Francia e stacchiamo, dandogli solo un arrivederci, con le parole splendide della sigla iniziale che qui, stavolta, chiude, chiude il cerchio e si torna all’inizio.

È finita. La serie per questa stagione ha smesso qui, così, di accompagnarci tra le rutilanti avventure di Jamie e di Claire, tra la Scozia blu e verde e gli abissi del cuore umano e le vette della felicità più piena. È finita con l’episodio più denso, crudo, ferino, animalesco, disperato, combattuto e redento di tutta la stagione. Ego absolvo te. Perché non c’è pace per gli empi, a meno che non si smetta di credersi empio e ci si riscatti o si lasci che qualcuno riscatti la nostra anima. Grazie di averci seguito, grazie di aver gioito, pianto e riso con noi.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

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