Recensione Outlander Episodio 105: Rent

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Vi è mai capitato di voler nascondere quello che siete? O che altri pensano che siate? Mi spiego meglio. Nella vita di tutti noi ci sono alcuni momenti che non possono non essere ricordati con imbarazzo o con dolore. Ma non  necessariamente per una qualche disgrazia, no. Ma per un fatto emotivo tutto nostro che, in genere, riguarda qualcosa che non volevamo che si sapesse, qualcosa che volevamo restasse nascosta. Non un difetto di carattere ma qualcosa di strettamente personale. A volte possono venir fuori per disgrazia, per incapacità di tenere il “silenzio” così a lungo su quel determinato aspetto.

Altre volte è dovuto a un fattore esterno. Saremmo persino disposti a non dar peso eccessivo al fattore esterno, se fosse solo accidentale. Ma quando è qualcuno che ci smaschera? Che mostra proprio quel nostro lato nascosto del carattere? Avete presente come quando siete li, adolescenti, che cercate di farvi una figura e una personalità tutte vostre in seno alla famiglia di origine e invariabilmente i vostri genitori tirano fuori foto di voi piccoli, che vi imbarazzano? Ecco, questo è uno di quei momenti che ricordo  con  un po’ di fastidio. Quando tutti gli adulti guardavano le mie foto da piccolina e commentavano. Per carità, non che dicessero chissà che, mai commenti malevoli, ma per me era fonte di imbarazzo. Ero una ragazzina timidina, figuriamoci. E chi non è timido, ma vuol che le sue cose siano solo sue? Esiste un limite che nessuno dovrebbe oltrepassare, credo, che è impastato di rispetto, di cortesia e di profondo senso di giustizia.

Quante volte siamo stati posti in imbarazzo? Quante volte ci siamo trovati nella necessità di doverci “adattare” agli altri, anche quando, e soprattutto quando, non li capivamo? Come pensate che si debba essere sentita Claire? Una “Sassenach” (l’ho sentita così tante volte in questa puntata, questa parola usata con  spregio che ne ho fatto il pieno per la serie intera!) e donna, una donna inglese in un contesto di maschi scozzesi. E non stiamo parlando di gente garbata come il nostro Ned Gowan, che finalmente arriva in scena, l’avvocato di Colum, colui che terrà le sorti di Claire. No, non di Mr Gowan, uomo di legge, istruito e con un certo aplomb. Ma parliamo di highlanders. Abitanti delle montagne. Rozzi, grezzi, sporchi e rudi nel linguaggio, nei modi. Del resto, quando si vuol indicare qualcuno tardo di comprendonio lo si apostrofa “montanaro” (dalle mie parti si diceva “Ma sei appena sceso dalle montagne?”) per indicare uno che è fondamentalmente chiuso, stupidotto e di sicuro grezzo.

Col quale si sa, è impossibile trattare se non  abbassandosi al suo livello. Perché si, ci si abbassa, è così che ci si proietta verso questo tipo di persone. E che cosa dimostrano di essere, questi maschi del clan MacKenzie, che maltrattano Claire, anche se lei non tace mai,  Angus in testa, ma ovviamente ha il beneplacito di Dougal, che non risparmia scherzi e battute e mima scene volgari, chiaramente, come fanno gli uomini quando sono fra loro (scherzi da caserma li avrebbe chiamati mia nonna) ancora Angus in testa, la maltrattano per tre quarti di episodio? Che cosa dimostrano di essere?

Beh lo volete sapere? Stavo mordendo la matita. L’ho spezzata. Ero così infuriata, così esacerbata da questo modo di fare, li vedevo con gli occhi di Claire, coi miei, lei è distante da me 70 anni, più o meno, loro oltre duecento e li vedevo immaginando di essere un lottatore di Sumo che li avrebbe presi e fatti a pezzi come noci. Ci pensate mai a che cosa significhi nutrire un  pregiudizio? Questo episodio ce lo fa toccare con mano, perché è un pregiudizio (donna e sassenach) che anima ogni gesto di questi uomini nei confronti dell’unica donna della spedizione. Avrebbero dovuto trattarla se non con riguardo, la credono una spia e la mal tollerano, ma almeno con un minimo di educazione (!), se proprio ogni norma di cavalleria è morta. Ma questo stesso pregiudizio mi è stato sbattuto in  faccia, completamente, quando ho visto quegli uomini lasciati a morire, sulle croci di sant’andrea, perché “traditori” e ho capito che cosa portava quei rudi, rozzi, grezzi highlanders a “mal” trattare una “sassenach”. No, non li giustifica, ma li mette sotto un’altra luce.

Un attore, meraviglioso, recentemente scomparso, in un film di enorme successo (lo vidi 25 volte in vhs) dice ad un certo punto ai suoi allievi  di guardare le cose sotto una luce diversa. Perché è solo cambiando la prospettiva che le cose appaiono più grandi o più complete di quel che abbiamo creduto fino a quel momento. Ebbene voglio fare mio il consiglio del mai troppo compianto professor John Keating e salire idealmente anche io su una scrivania per guardare questa puntata da un altro punto di vista, anche se fosse solamente uno.

E che cosa vedo? Voi, che cosa vedete? Vi dico quel che ho visto io, e che ha calmato il dolore nel mio stomaco: ho visto uomini che erano liberi sulle loro terre, con i loro costumi, con le loro beghe e le loro amicizie, con  il loro vissuto, che sono stati forzosamente, duramente, violentemente colonizzati e ridotti alla servitù, a pagare tributi ad un invasore (tra poche settimane ci sarà un importantissimo referendum, questa puntata potrebbe fare da traino per il rush finale!) a vedersi picchiare e confiscare beni, a vedere le loro donne picchiate o violentate, figli ammazzati, padri assassinati. Perché? Perché così vuole quel Re che loro non riconoscono e che per tutto il viaggio Dougal con una veemenza che sa solo di sangue e di passione, che ha il sapore della sferza e della spada, cerca di combattere raccogliendo denari per la causa giacobita (“perché comunque si dica Giorgio II, dubito che si pronunci Bragh Stuart!”)

Questo ho visto. E quando è proprio Angus, che l’ha trattata peggio di tutti, che inizia la rissa nella locanda, per riscattare in un  certo loro modo Claire, che viene offesa dagli altri scozzesi, badate bene, non sono inglesi  quelli, a suon di mazzate, una di quelle mega risse che farebbero inorridire noi moderni ma che all’epoca erano assolutamente normali, beh…Allora capisco che le cose sono più profonde e più sanguigne e più tenaci di come le ho viste all’inizio. E sebbene questo non mi faccia diventare più dolce nei loro confronti sotto taluni aspetti, posso però arrivare a capirli ( Murtagh ce lo spiega bene con una battuta) e a capire la durezza di quel mondo. Un mondo che, Claire ce lo ricorda (ho adorato tutti gli inserti con Frank, si, lo ammetto, questo Frank  della serie mi piace da matti!)  finirà tragicamente a Culloden  Moor. Il 16 aprile del 1746 questi uomini finiranno barbaramente trucidati e con loro finirà questo mondo. Per dare vita ad un altro “anglicizzato”, inglesizzato, in cui perderanno i loro nomi, la loro lingua, mai più il gaelico, i loro colori, gli stampi dei kilt saranno distrutti sistematicamente, le loro tradizioni, le loro feste. Mi fa pensare a quello che è successo ai nativi nord americani, i cosiddetti “indians”, le 500 Nazioni che l’arrivo dei coloni d’oltre oceano ha dapprima sterminato e poi rinchiuso, quei pochi, a morire di stenti ancora oggi nelle riserve federali.

Questo è il mondo in cui ci troviamo a vivere, in questo episodio sceneggiato da Toni Graphia e diretto da Brian Kelly, che ha l’odore del fuoco, il suono degli scherni in  gaelico, il sapore del sangue e di quei bocconi amari  che vengono porti a Claire . Ed è il mondo dove le preghiere per i connazionali assassinati su una croce si recitano in gaelico, in cui se un uomo ha fame e non  può pagare i tributi al laird MacKenzie, viene rifornito di tutto e dove le donne cantano mentre tingono le stoffe, usando urina (vi ricordate i follatori, delle tintorie dell’antica Roma? Non è cambiato nulla!) ed il mondo dove il solo inglese presente nel villaggio che tenta di salvare la donna inglese prigioniera dei “barbari scozzesi”, tacitato e umiliato, è però di ritorno con un drappello di Red Coats. E adesso aspettiamo che cosa avrà da dire la nostra Claire al tenente Jeremy Forster (at your service). E Jamie? Oh benedetto, meraviglioso, orgoglioso, forte e tenero Jamie, che difende il suo orgoglio, che difende Claire, mai dimenticando che anche lui è uno da guardare con sospetto, che ride con gli altri quando Claire risponde per le rime a Rupert, dimostrando così che lui, è si un highlander, è si uno rude scozzese dalla “errrre” ma è quell’uomo che è avanti ai suoi(“non giudicare quello che non sai”) e mai dietro gli inglesi, è colui che sa vedere lontano e che nonostante i suoi rigidi insegnamenti ricevuti, è disposto a capire. Non c’è che lui, così. Ed è di lui che Claire ( e noi tutte) si innamora.

Che dire delle musiche? Avete notato che non c’erano motivetti anni 40? Anche quando si parla di Claire? Ma ad un certo punto esce fuori la sigla? (E il cervo della sigla, che finalmente vediamo in interezza in questi meravigliosi paesaggi mozzafiato?) Perché qui Claire è sempre più addentro, è invischiata, nel viaggio dentro questo mondo che pure vuole lasciare, non riesce più a restare al margine, se mai le è successo. Lei è “in” quel mondo del 1743, che lo voglia oppure no. Infatti il contro canto lo fanno le donne con Donalda, che follano la lana. Pezzo assolutamente splendido. Si, questa puntata mi ha messo il pepe nelle viscere e il fuoco nel sangue e vi assicuro che se qualcuno parla ancora di ritmo lento o di mancanza di aderenza al libro, sta guardando il canale sbagliato!

Recensione a cura di Cristina Barberis.

4 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 105: Rent”

  1. Ho visto l’episodio ieri sera.Ho praticamente avuto le stesse sensazioni di cui parli,fino al momento in cui mi sono resa conto di aver sbagliato a giudicare e a capire.Leggere questa recensione è come sbirciare dietro le quinte.Vedi cose che stando davanti allo schermo ti sono nascoste!

    1. Grazie molte Raffaella, di quel che dici. Mi fa un piacere immenso sapere che quel che scrivo può dare un ulteriore spunto di riflessione, perciò non direi che tu hai in qualche modo avuto un’idea errata dell’episodio, solo diversa. Non esiste una giusta interpretazione, credo ma una serie di sfaccettature che arricchiscono. E se quel che leggi qui ti fa sembrare di essere “dietro le quinte” mi fa piacere anche di più!

  2. Il disagio palpabile di Claire è stato reso in modo esemplare. La prima cosa che ho pensato, quando lo ammette, è che questa povera donna capitata suo malgrado in un mondo diverso per usi, costumi e abitudini, oltre che lingua e cultura, dovrà convivere per sempre con degli estranei che non solo non la comprendono nè la tollerano, ma che le sono dichiaratamente ostili. Un incubo. Un vero incubo. La recensione, puntuale e accurata come tutte le altre, riporta con un esempio azzeccato questa sensazione. Sì, la spoliazione di se stessi, del proprio intimo di fronte ad estranei, ci si sente soli, nudi, indifesi, abbandonati fuori del proprio ambiente. Ecco Claire. Jaimie come tutti i suoi si comporta di conseguenza. Certo lui non racconta storielle volgari, nè si mette in mostra, a partecipa ovviamente perché è un maschio prima che un uomo e quelle sono le cose con cui ride e vive anche lui. Nota l’imbarazzo di Claire ma non sa ancora mettersi in relazione con lei ed è comprensibile. Tenerissimo quando difende Claire dormendo fuori della sua porta e non vuole entrare nella sua stanza per non comprometterla. Una delicatezza che molti altri per non dire tutti gli altri non avrebbero avuto. Mi piace legegre queste recensioni, mi aiutano a comprendere e memorizzare le puntate ^_^

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