Recensione Outlander Episodio 102: Castle Leoch

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La seconda puntata si apre con il riassunto, le scene salienti, la sigla e subito siamo catapultati in un mare di visi, barbuti, meno barbuti, rumore di ferri battuti, di finimenti di cavalli e poi fango, sporco, dappertutto. Non è un mondo pulito e tirato a lucido,  non è un  mondo asettico e privo di odori. Eccoci qui, siamo a Castle Leoch, con Claire e Jamie. E la prima voce che sentiamo è quella del vecchio Alec, lo capiremo in seguito il suo nome, che parla con Dougal intorno all’arrivo e all’Adunanza. Passa poi a rimproverare Rupert, un altro membro della spedizione del capo guerra McKenzie, reo a suo dire di essere troppo pesante per una cavalla. Tra una battuta e l’altra ai danni di Rupert fa il suo ingresso in scena uno dei personaggi cardine dei “dietro le quinte” della conduzione del castello: Mistress Fitzgibbons. Anche qui, come nel libro, è una donna piuttosto imponente, gioviale e diretta. La vediamo scherzare con gli uomini, li accoglie come un faro nella notte, li manda a mangiare, quindi si accorge di Claire e la guarda come noi guarderemmo un uomo verde con le antennine: con perplessità e un filo di sospettosa sorpresa.  Si avvicina, Jamie le spiega, ma Claire si rifiuta di seguirla supinamente. C’era da aspettarselo: Jamie ha bisogno di cure e lei non  può ignorarlo. E’ sempre la stessa infermiera che operava da sola i feriti nell’ospedale da campo in pieno conflitto mondiale. Alle sue proteste, Mrs Fitzgibbons si ferma e la osserva: “siete una guaritrice (ammaliatrice)? Siete una Beaton?” e la risposta di Claire “Qualcosa del genere” mentre si chiede freneticamente che cosa sia una Beaton, arriva appena prima dell’ordine perentorio della cuoca e tuttofare del castello: Jamie deve seguirle.

Entriamo con  Claire nel Castle Leoch, ripercorrendo quegli spazi che lei stessa ha attraversato solo due giorni prima con Frank, al posto di ragnatele, erbacce e abbandono c’è una serie di ambienti che vivono e pulsano. Mrs Fitzgibbons, efficientissima, porta a Claire un paiolo pieno di erbe che ha fatto bollire e che l’infermiera inglese le ha chiesto, oltre a bende e garze pulite. Quando Claire la saluta chiamandola con il cognome per intero, lei la stupisce con quel piglio rude: “Tutti mi chiamano Mrs Fitz, voi potete fare lo stesso.” Sparendo dietro la massiccia porta.

Il primo impatto con l’orrore della crudeltà umana arriva quando Claire, nell’atmosfera quieta di quella stanza in cui si sente solo il fuoco crepitare, scopre la schiena di Jamie: una fitta ragnatela di segni a rilievo su quella che doveva essere una bella schiena, segni che causano imbarazzo in  Jamie, ma è un doloroso imbarazzo che egli supera con il suo umorismo (la battuta sul mutismo delle galline è meravigliosa) nonostante quel che racconti a Claire ha la sostanza di una narrazione dell’orrore: i soprusi di Randall, le frustate e una probabile violenza adombrata, su sua sorella Jenny. Qui notiamo una cosa fondamentale, per lo sviluppo futuro dei rapporti tra Jamie e Claire: lei prova pietà ma non lo imbarazza con quel sentimento, lo fa sentire compreso e questo porta Jamie ad aprirle il cuore. Quando poi le parla del marito e Claire scoppia in  lacrime, dicendogli che è morto, Jamie la conforta con dolcezza ed ecco, la prima freccia è incoccata e parte: elettricità, complicità, a dispetto di una situazione anche dolorosa, attrazione palpabile tra loro due!

Dopo che Mrs Fitz l’ha aiutata a mettersi in ordine (splendido il riferimento alla brassiere come proveniente dalla Francia, terra di frivolezze!) ecco che Claire fa il suo ingresso, scortata come sempre, nella stanza più importante del castello: lo studio di Colum McKenzie. Qui Claire ha modo di appurare che è davvero in un altro tempo: tra le cose di Colum trova una data: 1743!

Il laird del castello avanza verso la donna con le sue gambe deformi e uno sguardo di cortesia che tradisce il desiderio di capire quale sarà la reazione di Claire, la quale, da par suo, resta si turbata ma ferma. La conversazione che segue è un piccolo capolavoro di diplomazia, sebbene in alcuni momenti capiamo che Claire sta applicando un metodo che le ha insegnato Frank: quando devi mentire attieniti il più possibile al vero e cambia solo i particolari che non sono verificabili e lei lo segue in pieno. E’ una vedova dell’Oxfordshire, in viaggio, che è stata aggredita e derubata e questo spiega lo strano ritrovamento sia da parte del comandante dei Dragoni che degli scozzesi. Ottiene di poter usufruire di un passaggio con lo stagnino ambulante che arriverà di li a cinque giorni, per Inverness.

Successivamente ha modo di ammirare una scena in cui scorge Dougal McKenzie che gioca con un bambino, in cortile e questo la porterà, la sera a cena, a tavola con il laird e sua moglie, a fare una pessima figura, attribuendo a Dougal la paternità di Hamish McKenzie, il figlio unico di Colum e futuro erede di tutto quanto. Sconcertata, si allontana, anche perché il vino del Reno che ha abbondantemente sorbito durante il pasto si fa sentire, Colum è un uomo astuto: ha continuato a interrogarla sulla famiglia francese di Claire e sulla provenienza. Il mattino seguente è nella enorme cucina del castello che Claire chiede notizie di Jamie a Mrs Fitz, che la indirizza alle stalle,  verso Est. Claire attraversa strade, poderi, immergendosi straniera in un mondo di stranieri, perché il tempo divide più di ogni altra cosa e sempre seguita da Rupert, arriva da Jamie.  Il rosso McTavish, così ha detto di chiamarsi, sta addestrando una magnifica cavalla, bianca. L’arrivo di Claire che provoca rumore getta un po’ di scompiglio, subito rasserenato dalla prospettiva di uno spuntino, momento  di intimità tra i due che possono parlare, è più Jamie che racconta di quando ha mangiato erba , o della taglia che ha sulla testa e del perché la ha e quando Claire obietta che avrebbe potuto mentirle o dirle che non erano fatti suoi, lui le confessa che ha deciso di fidarsi di lei. A questo momento importante tra loro due segue un divertente siparietto tra Claire e Rupert, messo alle calcagna della donna da Dougal, il quale la intrattiene sui pericoli di farsi seguire da altri e al quale Claire come sempre, replica da par suo (notevole la battuta sul farsi il bagno!).

Nei giorni seguenti Claire fa la conoscenza di una splendida donna dall’aria curiosa , Geillis Duncan, che le fa capire chiaramente di sapere molte cose su di lei e di saperne altrettante sulle erbe, la invita a casa sua al villaggio e spera di vederla quella sera, per la riunione. Le sere al castello sono allietate da vari intrattenimenti e tra questi c’è quello che il laird dedica ai suoi uomini, che possono andare da lui e farsi ascoltare per dirimere questioni.  In questa occasione, mentre Geillis, al fianco di Claire, cerca di spiegarle quel che gli altri dicono, giacché parlano rigorosamente in gaelico, ecco che si fa avanti un uomo che accusa sua figlia, una bella ragazza bionda, di averlo offeso con comportamenti poco consoni per una fanciulla. Ma mentre la ragazza sta per essere punita, si fa avanti Jamie: si offre di prendere non le cinghiate riservate alla ragazza, ma sceglie i pugni. Può farlo, spiega Geillis, perché è un uomo. E di pugni Angus, la mastodontica guardia di Colum, gliene da anche troppi, giacchè pare che quello sia l’intento di Dougal. Ma Jamie resiste, solo all’ultimo cade per terra, il debito della ragazza è sanato e lui ha imparato altro sui due McKenzie, fratelli di sua madre: li dentro deve stare in guardia.

Laoghaire, la ragazza bionda, è salva. Quando, subito dopo, Claire medica Jamie, è Mrs Fitz a ringraziarlo, perché Laoghaire è sua nipote. Lascia solo Jamie con Claire, la quale gli annuncia che sta per partire. Si vede chiaramente che Jamie ci resta male, ma non fa altro che augurarle buon viaggio e mentre si congedano, arriva Laoghaire per dire grazie a Jamie.

Claire si congeda da Mrs Fitz il mattino seguente e proprio mentre sta finalmente per unirsi al viaggio dello stagnino, Dougal la chiama, perché Colum le vuole parlare. Seguiamo Claire e Dougal e arriviamo in quella stanza dove, nella puntata precedente, i coniugi Randall hanno scherzato sui troll e hanno avuto un randez vous molto intimo: è il laboratorio di Davie Beaton, un guaritore che però non ha avuto dalla sua molta chance, è morto e adesso Colum vuole che Claire lo usi, perché, le dice chiaramente, lei sarà ospite al castello fino a che non avrà capito chi sia davvero. La disperazione urlata di Claire non serve: i due Mckenzie sono un muro troppo alto da scalare e alla nostra Claire non resta che piangere in silenzio.

Questa puntata è stata perfetta sotto molti punti di vista: il rapporto tra Claire e Jaime che inizia a farsi vedere, le atmosfere nel castello, la tensione sotterranea tra i McKenzie, la difficoltà di una donna sola in un’epoca non sua nel farsi credere nè spia né strega né altro. I dialoghi sono stati all’altezza e nella tensione recitativa degli attori, tutti davvero molto bravi, si è visto quel che avevamo subodorato alla prima puntata: questa serie è realizzata con grande, grande abilità narrativa. La scrittura di Ron Moore accresce e arricchisce e talvolta semplifica il romanzo, dando modo a chiunque di capire appieno ogni sottigliezza, ogni piega nascosta, svelando e celando quando occorre, con l’accompagnamento di una musica magistrale e di una fotografia sapiente.

Recensione a cura di Cristina Barberis.

3 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 102: Castle Leoch”

  1. Ora rischio il ban ma devo confessare che i romanzi della Gabaldon mi erano piaciuti fino ad un certo punto. Questo telefilm me la sta facendo riscoprire e mi sta facendo amare i personaggi che avevo dato per scontato. Poi il fatto che io ami alla follia queste ambientazioni aiuta di certo :3

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