Recensione Outlander Episodio 101: Sassenach

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Finalmente un  sogno che per milioni di lettrici  (e perché no, anche di lettori) si è fatto realtà, grazie alla Starz ma soprattutto grazie al produttore Ronald Moore, possiamo finalmente vedere in carne e ossa e splendore i nostri amatissimi Jamie, Claire e poi l’irruento Dougal e l’enigmatico Colum e la simpaticissima mrs Fitzgibbons, e l’astioso Padre McBain e l’intrigante Laoghaire…In breve, il mondo di Outlander è qui, possiamo vederlo,  annusarlo, immergerci in questo universo parallelo nel quale la bravissima Diana Gabaldon ci ha proiettati da circa una ventina di anni.  La storia la conosciamo tutti: Claire Beauchamp si concede una seconda (ma in verità sarebbe la prima) Luna di Miele con l’amato marito Frank Randall, storico ed ex formatore di spie per l’Intelligence Inglese durante il secondo conflitto mondiale ed  è, infatti,  al termine di questo che i due decidono di andare in Scozia. La puntata  si apre con l’incipit di Claire sulle sparizioni. Impatto visivo molto forte: montagne (parleremo di Highlanders!) avvolte da un tempo livido e  corrucciato. Poi, una considerazione sui ricordi e un virare sul blu che entra subito negli occhi e sottopelle: nero dei capelli di Claire, blu del cappottino, blu cupo e nero del cielo in tempesta. Impatto con una fotografia di prim’ordine!

Ed ecco la prima novità, che ho trovato di mio gusto, che mi è parsa naturale, la voce narrante di Claire, che ci introduce direttamente nell’opera. E’ infatti attraverso gli occhi, il cuore e la mente di Claire che Diana Gabaldon ci ha trasportati in lungo e in largo per l’intera saga. Ed è la voce di Claire, interpretata dalla sorprendentemente brava Caitriona Balfe ( ex modella, che ha sguardi e profondità e nerbo adeguati al ruolo) che ci parla di quel che stiamo per vedere: la Scozia del 1945.  Il blu vira sul verde delle mura dell’ospedale da campo, siamo a sei mesi prima, nel conflitto, e sul rosso del sangue e sul bianco delle ossa. Grida, e tensione che si avverte pizzicare sulla pelle e un’innegabile partecipazione emotiva per quel ferito che Claire, infermiera professionista, sta cercando di aiutare come può  in mezzo a quella desolazione, la Guerra genera solo dolore, ecco che arrivano i dottori. Claire smette, fotografia livida, corrusco di polvere, ambiente desolato, l’infermiera Claire Beauchamp Randall esce, si pulisce come può dal sangue ed è raggiunta dalla notizia che la Guerra, la II Guerra, è finita. Un sorso da una bottiglia che una ausiliaria le mette in mano, uno sguardo straniato, la Guerra è finita davvero. Torniamo nel blu e nero della Scozia e Claire ci dice che di tutto quel che ha fatto non cambierebbe una virgola. Farebbe esattamente lo stesso e mentre si avvia verso la pensione di Mrs Baird, ecco che inizia la sigla.

Due parole per questo piccolo gioiello ci vogliono: Bear McCreary è un musicista di prim’ordine, accreditato dai suoi successi, che, lo ammetto, non conoscevo. E’ bastata questa sigla, con immagini perfettamente studiate per riprodurre tutti i protagonisti da particolari, un piede chiazzato di fango, una mano che gira la manopola di una radio anni 40, i paesaggi mozzafiato, è bastata questa musica, una ballata composta appositamente per la serie, per conquistarmi. Siamo di fronte ad un piccolo capolavoro per la Tv. E’ questo che ho pensato. Sviluppato, scritto e prodotto da Ron Moore. Un nome da tenere a mente.

Dopo la sigla eccoci catapultati con Claire e Frank, in un’auto scoperta, in un giorno di sole, su una strada che serpeggia tra le montagne scozzesi e mentre Claire ci dice a che punto sono con il marito, la seconda luna di miele, il riscoprirsi come coppia, arriviamo a Inverness. Scaricano i bagagli, scherzano, entrano nella pensione, dopo aver notato che gli architrave sono cosparsi di sangue, ed incontrano la simpatica e scozzesissima padrona della pensione.

Dal dialogo che segue sappiamo che Frank Randall è uno storico che sta per conseguire finalmente la sua prima cattedra, che  i due sono in Luna di Miele e che Claire non segue molto gli studi del marito, il quale parlerebbe con  la signora Baird per ore del folclore locale. Ci sono delle differenze con il libro, infatti quando loro arrivano è primavera tarda e si sta per festeggiare Beltane. Nel serial tv siamo ad ottobre, a ridosso di Samhain (Halloween), tanto che Mrs Baird parla loro del sangue di gallo nero e di un festival da seguire. La camera in cui i due sposini staranno è quanto di meglio possa offrire una onesta pensione scozzese dell’immediato post guerra, quindi il letto cigolante che causa il sorriso dolce della proprietaria è il minimo degli effetti collaterali. Ed è qui che  Claire ci informa che Frank non solo era molto affascinato dalla genealogia in  generale ma dalla propria in  particolare. Genealogia che torna anche quando i due vanno a fare visita al gioviale e simpaticissimo Reverendo Wakefield, uno storico appassionato che divide con Frank la passione per i cimeli ed è con lui che trascorrono ore piacevoli, mentre a Claire, inaspettatamente, la governante del reverendo, legge le foglie del tea. Da li, dapprima per gioco, Mrs. Graham trae gli auspici alla maniera degli Antichi: Claire farà un viaggio non spostandosi di luogo ( e quindi come, verrebbe da chiedersi al suo posto) e che avrà due mariti, la linea del matrimonio è biforcata. Quelle considerazioni sono interrotte dall’arrivo degli uomini e non  più riprese.  Ed è qui che, subito dopo,  si posiziona una delle scene più importanti, secondo il mio avviso e più misteriose che ci siano: Claire si pettina allo specchio e qualcuno la sta guardando. E’ notte, piove, lampi, tuoni: sembra il tempo adatto perché accada qualunque cosa. Ma quando Frank di ritorno alla pensione domanda all’uomo che sta guardando da fuori sua moglie se gli occorra aiuto, non sembra che ci sia qualcosa di anomalo. E’ quando l’uomo, kilt, sporran, mantello e berretto, si volta per scomparire nel buio, letteralmente, che ci troviamo di fronte all’imponderabile: chi era? Un  uomo in carne e ossa oppure no?

I coniugi Randall cercano di mettere assieme l’amore per la storia e quello per la genealogia, visitando prima Castle Leoch, che Frank definisce dimora del clan McKenzie, e passando davanti  Cocknammon Rock (dove gli Inglesi facevano imboscate ai briganti highlander)  Claire ci parla dell’uomo che l’ha allevata, l’anticonformista zio Quentin Lamb, archeologo, alla morte dei suoi. Oppure andando a finire in un cerchio di pietre, in un posto chiamato Craigh na Dun, dove assistono ad un suggestivo rituale celebrato dalle donne del posto. Tranne le scene esterne, gli interni virano sempre sul blu e sul dorato della luce. Notevole impatto fotografico. Blu scuro, nero, oro, poi giallo,arancio e ancora oro e luce. Nel momento del rituale la scena si fa intimista, le donne scandiscono un tempo antico che suona nelle vene e nei cuori coi loro passi e che fa salire i brividi sulla pelle a chi assiste, per la suggestione che crea. Ci sembra di danzare con loro e quando il sole sorge e fa capolino e illumina Claire e Frank, ecco che restiamo ammirati a contemplare quella meraviglia, come se fosse la nostra prima alba. La fotografia di questa serie è di altissimo livello.

Ad ogni modo, i coniugi Randall non restano li, disturbati da una donna che sale a cercare qualcosa e tornano alla pensione. E’ Claire che, attratta da un fiore che ha visto proprio in occasione del rituale, ci torna. Passeggia, atmosfera perfetta, dolce, serena. E mentre si china per raccogliere il fiore, sente dei rumori, si alza il vento. Si alza Claire, segue i rumori, e, presa dalla curiosità, posa le mani sulla pietra più grande. Scivola in un mondo che è sempre quello ma non  lo è, in un tempo che è quello, ma non lo è più. Ma lei non sa. Si rianima, si alza, sconvolta, cerca di tornare alla macchina, ma non la trova. Inizia la ricerca, immergendosi sempre di più nel bosco e come se fosse il colpo di genio di un grande impresario teatrale, eccola in mezzo a spari autentici di moschetto, tra giubbe rosse, dragoni inglesi e highlander. Claire scappa e fa la conoscenza “ahilei” prima di Jonathan Wolverton Randall, l’avo di Frank, e lei per il marito lo scambia e poi di uno scozzese che la salva dal Randall antico e la posta via con sé. Si ritrova così in una capanna, scossa emotivamente, sporca, impaurita, con un gruppo di uomini vestiti in maniera completamente differente per lei.  La luce è sporca, blu e nera, livida. Pur volendo restare al di fuori dell’azione, quando vede che un uomo seduto vicino al fuoco del camino rischia che gli si spezzi qualche osso con un’errata manovra, lei interviene ed ecco che fa la conoscenza di Jamie, il cuore di questa saga. Il braccio torna al suo posto, il capo degli uomini, un granitico scozzese taciturno, Dougal McKenzie, sollecita tutti a ripartire. Claire deve andare con loro. Sempre più convinta che tutto attorno a lei sia strano, si trova come Amleto, a dover sistemare i cardini del tempo, perché Jamie le dice che quella chiazza nera che vede innan zi a sé è Inverness ed è qui che Claire capisce di non essere più nel suo secolo. Di nuovo la luce è blu, nera, piove, impatto emotivo scandito con una sapiente regia e una narrazione che non perde mai il passo. La musica è quanto di più azzeccato e perfetta ci sia per scandire la marcia degli highlander a cavallo.

La marcia si fa serrata, al tornare della luce è proprio Claire che, passando sotto Cocknammon Rock, ricorda gli avvertimenti del marito e salva gli scozzesi da un’imboscata. Parlano in gaelico e per noi come per Claire, è una lingua affatto conosciuta. Jamie la fa cadere da cavallo prima di gettarsi letteralmente nella baraonda, così Claire ne approfitta per cercare di tornare alle pietre, indietro. Da Frank. Ma Jamie la raggiunge, sporco, torreggiante, pieno di energia, sanguinante  e dopo averla minacciata di caricarsela in spalla, ottiene di farsi seguire. Il cammino riprende, sempre a cavallo, fino a che torna la notte (nell’oscurità si vede la Luna!) e Jamie sviene cadendo dalla sella. Claire lo soccorre, lo benda di nuovo e qui ci viene rivelato quel tratto caratteriale di Claire che è quello di usare un frasario non proprio pulito quando è in collera (Jesus H. Roosvelt Christ!) e di non farsi sottomettere da nessuno rispondendo per le rime a chi le cita San Paolo.

Jamie le spiega perché c’è urgenza di muoversi, le accenna a Randall e le fa capire quanto ciò che lei sa può essere diverso da quel che gli scozzesi li attorno sanno sul comandante dei Dragoni. Il cammino riprende e subito prima, per la gioia dei nostri cuore, Jamie la chiama ( a qualcuno sembrerà anzitempo) Sassenach. Allo schiarire della luce eccoli che arrivano a Castle Leoch, ma non più in rovina: è attivo, in funzione e Claire capisce, davvero, dal profondo che il suo viaggio è appena iniziato.

 Che dire? Grazie della pazienza di aver letto sin qui. La prima prova è andata alla grande, questa puntata è stata emozionante toccante, divertente e lirica. Attori perfetti, costumi che proiettano indietro nel tempo, ambientazioni curatissime, così tanto che ci sembra di poter entrare con Claire in quegli ambienti: nel bosco, nella capanna, davanti Castle Leoch. Non sembra davvero che ci sia nulla di meno che entusiastico da dire!

Recensione a cura di Cristina Barberis.

2 Risposte a “Recensione Outlander Episodio 101: Sassenach”

  1. Che dire, un anno fa ho trovato per caso il video dove il nostro Sam/Jamie ci insegna
    A corretta pronuncia scozzese di sassenach… Mi ha subito ricordato il Jamie di cui avevo letto nei libri della Gabaldon. Ho divulgato il verbo ed eccoci qui alla prima puntata dopo mesi di aspettative. Aspettative pienamente soddisfatte da un’accuratezza che non mi aspettavo. Temevo in un telefilm “da donne” (etichetta insulsa ma ampiamente usata) di solito così mal recitati e gestiti, da far vergogna. Per esempio, (anche se non amo la scrittrice)i film tratti dai romanzi della Philcher sono inquadrabili ed è un peccato avrebbero potuto rivalutare i romanzi e farne dei bei film.

  2. Hai ragione, purtroppo la Pilcher è stata largamente “massacrata” dai film che sono stati tratti dai suoi pregevolissimi romanzi. Questa serie, invece, si sta rivelando davvero superba, sotto ogni aspetto: una serie di gran pregio!

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